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Il ritorno di un genere dimenticato

Da Kickstarter con furore, arriva la guerra spaziale secondo Born Ready Games

RECENSIONE di Rosario Salatiello   —   23/01/2013

Della serie di sviluppatori che hanno deciso di cavalcare l'onda di Kickstarter e del crowdfunding nel corso del 2012, Born Ready Games con il suo Strike Suit Zero è tra i primi ad arrivare nel 2013 con il prodotto finale sul mercato. Un prodotto in realtà già in stato di creazione piuttosto avanzata in occasione del round di finanziamento, avvenuto tra ottobre e novembre, come dimostra il nostro provato del gioco risalente al mese di agosto. Grazie a Kickstarter, il team con base a Guildford ha comunque avuto modo di portare a termine il progetto, raccogliendo più di 174.000$: quasi il doppio rispetto alla richiesta iniziale di 100.000$.

Il ritorno di un genere dimenticato

Motivo della buona accoglienza riservata a Strike Suit Zero, la forte influenza proveniente da una buona fetta di videogiochi risalenti agli anni '90, facenti parte del genere ben definito di combattimento spaziale di cui hanno fatto parte i vari X-Wing, Homeworld e Freespace, non a caso citati dagli sviluppatori come fonti d'ispirazione per il loro gioco. All'interno del team, tanto per gradire, la presenza di numerosi addetti ai lavori dei suddetti titoli, ai quali i ragazzi di Born Ready Games hanno aggiunto la giusta dose di talento per sfornare un prodotto degno di essere accostato ai suoi illustri predecessori, ma allo stesso tempo in grado di essere apprezzato nel 2013. Obiettivo finale: riportare in auge un genere ormai quasi dimenticato dall'industria videoludica.

L'universo nel 2299

In Strike Suit Zero, il giocatore si ritrova a far parte delle forze della U.N.E. (United Nations of Earth), una coalizione del pianeta Terra impegnata a fronteggiare una guerra che potrebbe distruggere il mondo stesso. Dall'altro lato del conflitto, l'unione delle forze provenienti dalle colonie spaziali, in grado di trovare l'arma definitiva per distruggere la Terra, preparandosi così a sferrare l'attacco finale. Una trama trattata in modo volutamente breve in questa sede, ma che pur non brillando per originalità si fa godere pienamente attingendo a piene mani dai classici del genere sci-fi.

Il ritorno di un genere dimenticato

Attraverso tredici missioni, il nostro alter-ego virtuale dovrà riuscire a scongiurare il pericolo che incombe sulla Terra: l'andamento degli eventi sarà influenzato anche dalle nostre azioni e dal nostro stesso rendimento in battaglia, in base a cui prenderanno vita finali alternativi. Le missioni sono composte anche da obiettivi secondari, utili per ottenere potenziamenti per le proprie unità, che si dividono in quattro tipi diversi. Per quanto riguarda il gioco vero e proprio, l'impressione, bellissima, è quella di trovarsi realmente in uno scontro a larga scala: le missioni infatti non si svolgono in solitaria, ma anzi ci si ritrova spesso e volentieri ad agire insieme ad altri compagni controllati dalla CPU. Nonostante il giocatore finisca spesso per decidere le sorti della missione, è facile sentirsi una piccola parte di un qualcosa di molto più grande: un esempio lampante è quello in cui ci si ritrova ad aprire la strada ai propri alleati dotati di armi pesanti, distruggendo torrette e altre armi pericolose delle navi nemiche per offrire al proprio schieramento una situazione di vantaggio nel successivo momento della battaglia.

Volare, oh oh

Gli scontri che l'intelligenza artificiale del gioco mette in atto tra le unità appartenenti alle due fazioni sono affascinanti, al punto che talvolta capita di distrarsi a guardare ciò che avviene intorno a noi. Rimanendo in tema di IA possiamo dire (col beneficio del dubbio, visto che secondo gli sviluppatori questo aspetto subirà un ulteriore aggiustamento nella versione finale) che anche senza impostare al massimo la difficoltà, il livello di sfida offerto da Strike Suit Zero è piuttosto elevato, con nemici in grado di effettuare manovre evasive al momento giusto e allo stesso modo attaccarsi alla coda della nostra nave senza pietà, costringendoci a scappare dai loro missili.

Il ritorno di un genere dimenticato

Prima di ogni missione, il giocatore può scegliere quali armamenti montare sul proprio mezzo: c'è la categoria delle armi più leggere, come mitragliatrici e cannoni laser, e quella legata alle armi pesanti, come razzi di vario tipo. Oltremodo apprezzabile la modalità in cui le varie armi vengono descritte: non solo tramite testo, ma anche con un breve video che le mostra realmente in azione. Al centro di tutto troviamo naturalmente la Strike Suit: si tratta di un'unità che viene acquisita nelle prime fasi di gioco, in grado di trasformarsi dopo aver accumulato un certo quantitativo d'energia (chiamata Flux) attraverso la distruzione di nemici e rottami vari presenti in giro per il livello. Una volta attivata la Strike Mode, l'unità diventa un mecha dotato di una serie di abilità speciali con cui ribaltare le sorti in battaglia, dando la possibilità al pilota di ingaggiare automaticamente gli obiettivi e sparare colpi letali dal doppio cannone in dotazione: ma anche in questo caso occorre fare estrema attenzione, perché l'invulnerabilità non è contemplata e il raggio del cannone non è poi così ampio. Alla fine di ogni missione viene assegnata un'eventuale medaglia, insieme a un punteggio con il quale entrare nelle leaderboard di Steam, le cui funzionalità sono pienamente supportate; un ulteriore incentivo a rigiocare le missioni viene offerto dai già citati obiettivi secondari, utili per ottenere potenziamenti in grado di offrire una posizione di vantaggio nelle missioni successive, dove se ne può avvertire sicuramente il bisogno.

Nel blu dipinto di blu

Se la giocabilità non delude, dal punto di vista tecnico Strike Suit Zero continua a dire prepotentemente la sua: ogni missione si svolge su un vero e proprio "dipinto spaziale" (vedere gli screenshot a corredo per credere), sul quale si muovono le astronavi frutto della creazione di Junji Okubo, già al lavoro su Steel Battalion, Appleseed: Ex Machina e Infinite Space. Volendo trovare il pelo nell'uovo, possiamo dire che dal punto di vista del dettaglio i modelli delle navi potrebbero essere migliori, a parte la Strike Suit che fa la sua figura. Per il resto, assolutamente nulla da eccepire. Anche il sonoro si presenta con delle ottime referenze, al di là del doppiaggio completo in lingua inglese (così come i sottotitoli): come compositore ritroviamo infatti Paul Ruskay, già apprezzato in occasione di Homeworld, mentre le parti di musica accompagnate da voce sono state affidate a Kokia, cantante giapponese arrivata con qualche brano anche nei mercati occidentali. Un gioco da tenere d'occhio anche in ottica futura, visto il già annunciato supporto a Oculus Rift quando questo sarà messo in commercio.

Il ritorno di un genere dimenticato

Conclusioni

Versione testata: PC
Digital Delivery: Steam
Prezzo: 13,99€
Multiplayer.it
8.0
Lettori (25)
7.8
Il tuo voto

Strike Suit Zero è uno dei motivi per i quali possiamo essere contenti dell'ascesa di Kickstarter come via di finanziamento nell'industria videoludica. In un genere come detto a inizio articolo quasi dimenticato, Born Ready Games ha voluto scommettere sul suo progetto, fornendo un prodotto finale d'indubbia qualità: l'obiettivo di dare un degno erede ai giochi citati a inizio articolo può essere ritenuto centrato, così come è innegabilmente presente anche un certo livello di appeal sulle nuove generazioni di videogiocatori grazie a quello che è un incontro d'influenze provenienti sia da oriente che da occidente. Strike Suit Zero è difficile, forse a tratti addirittura frustrante: ma è così che ce lo aspettavamo, ed è così che gli sviluppatori l'hanno realizzato. Prendere o lasciare, ma se amate il genere si tratta senza ombra di dubbio di un acquisto obbligato.

PRO

  • Tecnicamente ispiratissimo
  • Ambientazione indovinata
  • Divertente e immediato

CONTRO

  • Troppo difficile per alcuni
  • Un pizzico di monotonia
  • Nessuna reale innovazione