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Il male vince sempre

Dungeon muffi, corridoi polverosi, demoni buffi, calderoni oleosi, fogne melmose, eroi malandati, meccaniche boriose e votacci ispirati

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   01/03/2013

Impire fa uno strano effetto. Le prime due, tre ore sembra di trovarsi di fronte al degno erede di Dungeon Keeper, quindi i problemi che nei livelli di gioco più semplici erano smorzati iniziano a prendere corpo diventando preponderanti, mentre i pregi finiscono in secondo piano sparendo infine nel magma di bug e confusione che regna da un certo punto in poi. Difficilmente capita di trovare un'esperienza ludica in cui si passa

Il male vince sempre

dalla quasi euforia alla delusione completa, ma questo è decisamente il caso dell'ultima fatica di Cyanide Montreal. Il protagonista del gioco, che ci sarà presentato nel filmato introduttivo, è un demonologo fallito e un po' toccato, Oscar Van Fairweather, che risveglia un demone dall'aspetto buffo suo malgrado, chiamato Baal, con cui vuole conquistare il regno di Ardania partendo dal sottosuolo. Il suo scopo è che lì dove c'è il bene vinca il male, dove c'è l'amore arrivi l'odio, dove c'è l'ordine regni il caos e che i venditori di Nutella vendano solo bieta. Insomma, è il solito sciroccato a cui le donne non la davano mai e che per questo ha sviluppato un odio profondo per tutto e tutti.

Il male vince sempre

Purtroppo è anche un discreto incapace, fatto di cui ci si rende conto guardando i vari filmati d'intermezzo e che non ha alcun riflesso sul gameplay. Comunque il plot è il minore dei problemi. Come abbiamo già detto alcuni dialoghi sono divertenti, ma all'ennesima dimostrazione di debolezza e stupidità da parte del buon Fairweather, viene voglia di lasciarlo in balia dei suoi nemici e vederlo straziare nel modo più feroce possibile. Non mancano momenti trash con battute da osteria e altri di una bassezza quasi imbarazzante. Ma fin qui siamo nell'ordinaria amministrazione e in fondo nessuno si straccerà le vesti se uno strategico non rende moltissimo dal lato narrativo. Ma ora veniamo al gioco... purtroppo.

Crediamoci ancora

Come dicevamo, all'inizio Impire promette bene. Dungeon Keeper incontra un gioco di ruolo, ci sarebbe quasi da versare una lacrimuccia per la commozione. I primi minuti si passano ad apprendere i rudimenti del gameplay, quindi s'impara a scavare gallerie, ad accumulare risorse, a creare truppe, a gestirle e così via. Il tutorial è molto chiaro e svela tutto quanto c'è da sapere per iniziare a giocare efficacemente. Il giocatore ha un duplice scopo: costruire e difendere un dungeon ed esplorare altri dungeon in cerca di risorse e missioni da completare. Entrambe le fasi sono molto importanti, ma per non perdere subito bisogna prima di tutto imparare a difendere il proprio regno dagli attacchi degli eroi di turno, che arrivano con sempre maggiore frequenza al crescere della difficoltà delle missioni per farci la festa.

Il male vince sempre

Quindi bisogna fare attenzione alle scalette che di tanto in tanto vengono calate nei corridoi e che preannunciano l'arrivo dei bellimbusti locali in cerca di gloria. Capirete che migliori sono le truppe prodotte, maggiori sono le probabilità di difendersi efficacemente trasformandoli in ammonimenti per altri malcapitati. All'inizio si disporrà soltanto di creature di scarso valore, ma con il proseguire del gioco e l'esplorazione si sbloccheranno dei servitori di grande potenza. Ogni tanto bisognerà compiere delle missioni all'esterno dei sotterranei, inviando le truppe raggruppate a razziare obiettivi specifici. In quest'ultimo caso si tratta di azioni che si svolgono fuori dal controllo del giocatore, cui viene dato il solo onere di selezionare le truppe da inviare. Fin qui non sembrano emergere grosse problematiche. In realtà potremmo citare qualche difettuccio nei controlli, con troppi click del mouse che vanno a vuoto, e potremmo anche dire che già dalla seconda mappa si nota una certa macchinosità dell'azione di gioco, con le truppe costrette a fare avanti e indietro tra i dungeon. Ma, in fondo, si finisce per ritenere che il teletrasporto compensi egregiamente alcune lentezze e che i livelli avanzati potrebbero rivelare delle grosse sorprese.

La dura realtà

Presto ci si rende conto del vero dramma di Impire: tutte le carte migliori vengono giocate sin da subito e presto il gioco diventa un semplice ripetere sempre le stesse azioni, con il dungeon da ricreare ogni volta da zero e quello da esplorare che somiglia immancabilmente al precedente. Gli ambienti sono tutti uguali, le azioni da compiere sempre le stesse e la variabili minime. In questo la modalità single player tradisce moltissimo il design pensato per il multiplayer,

Il male vince sempre

con il dungeon destinato esclusivamente alla gestazione dell'esercito con cui si deve partire alla conquista. A differenza di Dungeon Keeper, dove si potevano costruire molte varietà di stanze, qui ci si limita a poche infrastrutture, tutte automatizzate. Insomma, dopo aver costruito non c'è quasi più bisogno dell'intervento del giocatore, se non nella difesa con la costruzione di alcune trappole. Capirete bene che uno schema del genere dopo un po' stanca, soprattutto quando le missioni diventano lunghe. Ad esempio, dopo una missione giocata per più di un'ora e mezza... ma che succede? Il desktop? Di giaguari da smacchiare non se ne vedono in giro, quindi deve essere stato un bug. Poco male, riavviamo e... dobbiamo rifare quasi tutto? I salvataggi automatici funzionano davvero male, ma non ci arrendiamo. In fondo basterà salvare a mano... no, anche i salvataggi manuali registrano momenti predeterminati e, in caso di sconfitta o di bug (purtroppo frequenti), si è costretti a rigiocare lunghe sezioni già superate. Le cose non vanno affatto bene.

Ancora?

Andando avanti nelle missioni il senso di scoramento diventa sempre più forte e gli stimoli a proseguire si sciolgono come cioccolata al latte d'estate. Anche gli elementi da gioco di ruolo, tipo i punti DEC, da spendere per acquistare equipaggiamento e per sbloccare truppe e stanze, guadagnabili svolgendo missioni e azioni speciali, servono a poco per risollevare il quadro complessivo. All'inizio scegliere cosa sbloccare può essere interessante, ma con il tempo si capisce che basta seguire uno schema preciso per avere sempre la meglio.

Il male vince sempre

Le possibilità di personalizzazione sono ridotte all'osso e arrivare alla fine di alcune mappe, sapendo che nelle successive si dovranno rifare esattamente le stesse azioni, è alienante. Crea lavoratori, costruisci stanze, crea esercito e ripeti finché morte non ti separi dal mouse. Le parti esplorative non migliorano la situazione e, anzi, le aggravano, visto che le interazioni sono limitatissime e ci si riduce ad esplorare, eliminare nemici, aprire forzieri, raggiungere l'obiettivo di turno e fine della storia. I combattimenti mancano di ogni strategia. Le truppe partono alla carica appena vedono i nemici ed è davvero difficile gestirle nel mentre, così ci si limita ad assemblare gli eserciti (quattro truppe per ogni raggruppamento, per un massimo di cinque raggruppamenti) e a mandarli all'arrembaggio, rimpiazzando i caduti di volta in volta. L'unica variante è che ogni tanto bisogna ordinare alle creature esauste di andare a rifocillarsi in una specie di osteria, per recuperare morale ed energia, obbligo che spezza enormemente l'azione. Insomma, arrivati alla sesta missione si inizia a desiderare che lo strazio finisca e si dispera di vedere una novità eclatante e accattivante apparire sullo schermo. È chiaro che non accadrà nulla. Fino alla fine.

Conclusioni

Multiplayer.it
4.2
Lettori (11)
3.8
Il tuo voto

Impire è un titolo che vorrebbe dire molto, ma che non riesce a superare i suoi limiti. All'inizio non è malvagio, ma presto rivela la sua incapacità di proporre qualcosa di nuovo, sia a livello di meccaniche, sia a livello di design delle mappe, tutte troppo simili nel loro essere vuote e poco interessanti. Probabilmente sarebbe bastato un sistema di quest più articolato, oppure un diverso modo di gestire le risorse e le truppe, per migliorare la situazione. Così com'è può essere appetibile soltanto per chi non ce la fa a vivere senza giocare un semi-clone di Dungeon Keeper ogni tanto.

PRO

  • Venduto a prezzo budget
  • Inizialmente interessante

CONTRO

  • Andando avanti nelle missioni emergono limiti immensi
  • Qualche bug di troppo
  • Tecnicamente non eccelso

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
  • Processore Intel Core i7-3770K @ 3.50GHz
  • 16 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX680
  • Sistema operativo Windows 8

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows XP, Vista, o Windows 7
  • Processore: Intel Core™2 Duo Processor E8400 3.0GHz o AMD Athlon 64 X2 6000+,
  • RAM: 3 GB
  • Scheda video: NVIDIA GeForce 8800 o ATI Radeon HD3000 con 512MB di VRAM
  • Spazio su disco: 400MB
  • DirectX: 9.0c