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Orso oscuro

Un protagonista tenero per un platform durissimo

RECENSIONE di Fabio Palmisano   —   14/03/2013

Similmente a quanto accaduto per molti altri generi videoludici, i platform bidimensionali si sono notevolmente evoluti nel corso degli anni, abbandonando via via le meccaniche più classiche e ritrite per abbracciare con maggiore convinzione elementi puzzle il cui peso specifico va a braccetto con l'immortale pratica di saltare a destra e a manca. Al qui presente Penumbear l'identikit appena tracciato calza a pennello, vediamo dunque se oltre alla forma gli sviluppatori sono stati capaci di curare anche la sostanza.

Peluche in the dark

Il titolo del gioco targato Taco Graveyard non è solo un gradevole gioco di parole, ma è anche il nome del protagonista, un tenero orsetto che si risveglia in totale solitudine nelle segrete di un misterioso castello: accompagnato solo da una lucciola, il nostro eroe dovrà affrontare i cento livelli che lo separano dalla libertà, mettendo in campo un misto di abilità ginniche e di capacità di risolvere enigmi.

Orso oscuro

Complici una grafica che predilige il bianco e nero ed un feeling malinconico coadiuvato anche da una colonna sonora particolarmente efficace, Penumbear può ricordare per certi versi Limbo, per merito oltretuttto di un gameplay anche qui incentrato sulla risoluzione di puzzle ambientali. Le differenze sono comunque ben visibili, a cominciare da una struttura ludica che predilige stage circoscritti, con un inizio ed una fine ben precisi e spesso e volentieri dotati un tema -desumibile dal nome del livello stesso- che indica quale sia la chiave di volta per venire a capo degli enigmi. Questi ultimi si basano per la maggior parte sullo sfruttamento delle luci strategicamente piazzate dagli sviluppatori all'interno dei livelli, e che possono venire accese o spente dalla lucciola che accompagna il protagonista: un aspetto che va di pari passo con la singolare abilità di Penumbear, capace di camminare sulle linee d'ombra generate dalle varie fonti di illuminazione. Al di là delle originali meccaniche appena descritte, il lavoro di Taco Graveyard rivela ottimi valori anche per ciò che concerne il level design, apprezzabile soprattutto per come riesca ad aggiungere in maniera dolce e progressiva sempre qualche nuovo elemento: è sufficiente dunque attraversare la prima dozzina scarsa di stage per veder ampliare notevolmente il ventaglio di varietà in merito di puzzle, fra luci intermittenti, pulsanti da attivare a distanza, un numero maggiore di lucciole a propria disposizione per effettuare più azioni in contemporanea e via discorrendo. Il tutto mentre la parte più strettamente platform di Penumbear non si nasconde certo in un angolo, anzi: pur sfruttando pochi essenziali comandi, il prodotto si rivela capace di mettere in difficoltà anche i veterani del genere, con le sue richieste di salti millimetrici e con ostacoli e nemici particolarmente insidiosi, dato che basta un contatto con l'orsetto per decretarne il decesso.

Orso oscuro

Alla luce di questi aspetti, non ci vuole molto per rendersi conto che quello di Taco Graveyard non è un gioco per signorine, contraddistinto com'è da un livello di difficoltà che si fa davvero feroce soprattutto negli stage più avanzati: gli enigmi diventano sempre più cervellotici e le piattaforme più difficili da raggiungere, con un sistema di checkpoint che oltretutto non si mette propriamente al servizio del giocatore. Chiunque non si intimorisca di fronte a simili prospettive troverà in Penumbear un prodotto davvero molto valido, che a tutte le sue già citate qualità aggiunge anche qualche buon incentivo alla rigiocabilità, considerando come ogni schema nasconda un tot di peluche da raccogliere, opportunamente nascosti negli anfratti più reconditi ed inaccessibili. Di fatto, l'unica componente di Penumbear ascrivibile all'ambito delle negatività è quella visiva, con una grafica sicuramente funzionale e tutto sommato anche evocativa che tuttavia non riesce ad incidere particolarmente né dal punto di vista artistico né da quello meramente tecnico.

Conclusioni

Versione testata: iOS (1.1)
Terminale utilizzato: iPhone 4S
Prezzo: 1,79€
Multiplayer.it
8.4
Lettori (2)
4.8
Il tuo voto

Penumbear sviluppa alcuni dei concetti espressi brillantemente dall'ottimo Limbo e li interpreta secondo la propria personalissima visione, rivelandosi capace di regalare un'esperienza ludica appagante a chiunque non si faccia spaventare da un livello di difficoltà decisamente sopra alla media delle produzioni iOS. Forte di una componente platform essenziale ma competente e soprattutto di enigmi vari e ben congeniati, il titolo Taco Graveyard magari non stupirà per particolari qualità artistiche o tecniche, ma si tratta senza dubbio di un acquisto consigliatissimo agli amanti del genere, visto anche il suo prezzo invitante.

PRO

  • 100 livelli impegnativi e ben strutturati
  • Buon bilanciamento tra puzzle e platform
  • Longevità piuttosto elevata

CONTRO

  • Tanto difficile da poter risultare frustrante
  • Graficamente non è niente di che