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Uno sparatutto esplosivo

Rise of the Triad è tornato con tutto il suo irriverente carico di caos e stravaganza

RECENSIONE di Mattia Armani   —   05/08/2013

Rise of the Triad, come il suo omonimo predecessore, si rifà a una ricetta classica degli FPS, una formula che affonda le sue radici laddove tutto è iniziato, in quel Wolfenstein di cui ambiva ad essere addirittura un sequel. Il titolo di Interceptor Entertainment, in sostanza, ci invita in una corsa a tutto spiano attraverso castelli medievali illuminati da luci fantascientifiche, popolati da soldati di chiara ispirazione nazista e sorvegliati da potenti super-generali ed esperimenti genetici. Ma nella serie Apogee le cose prendono una piega più grottesca, alla Duke Nukem 3D, con rutti, battute autoreferenziali, brandelli di nemico che imbrattano lo schermo e dispositivi dagli effetti talvolta stupefacenti e molto spesso grotteschi.

Rise of the Triad è un appassionato tributo al lato frenetico e irriverente della storia degli FPS

La magia degli shooter d'annata

Degno rappresentante dell'era di mezzo, quella in cui elementi 2D e 3D venivano mescolati per necessità tecnologiche, Rise of the Triad è stato inevitabilmente accantonato dall'avvento di Quake, portabandiera della rivoluzione tridimensionale. Ma la peculiare formula visiva di quel genere sospeso a metà tra passato e futuro ha segnato l'immaginario di molti e sopravvive nel nuovo Rise of the Triad attraverso scelte che sacrificano le potenzialità dell'Unreal Engine ma restituiscono un qualcosa di decisamente unico. I corpi dei nemici si straziano in modo implausibile, proiettano cascate di sangue dal look bidimensionale, e si sbriciolano in mille pezzi quando vengono colpiti in pieno dalle esplosioni che a loro volta sono condite da fiammate e aloni di luce eccessivamente luminosi.

Uno sparatutto esplosivo

Il risultato, dal punto di vista tecnologico, non è dei migliori anche a causa di texture dalla qualità decisamente altalenante. Il tutto, comunque, è funzionale nell'ottica di un tributo che non punta certo a recuperare un look decisamente datato, come dimostra l'implementazione di un avanzato sistema di illuminzione, ma vuole mantenere intatto lo spirito caotico dell'originale. Spirito che vive di sangue a profusione, di rumori molesti, di luci intense e di strani dispositivi che possono concederci straordinari poteri cosmici oppure renderci ridicoli, come nel caso del celebre Dog Mode che è rimasto sicuramente impresso nella mente di coloro che hanno giocato all'originale Rise of the Triad. E l'eredità comprende anche la temibile staffa oscura, la potentissima mazza da baseball incantata e l'arsenale di armi esplosive che include missili capaci di scatenare l'inferno e l'inaffidabile ma decisamente sorprendente missile ubriaco. Tutto sottolineato e magnificato dall'inevitabile colonna sonora metal, altro elemento seminale dei classici FPS che in Rise of the Triad si rifà alle sonorità dell'originale, debitrici di Doom, reinterpretate in chiave moderna con discreta abilità. Quando tutti questi elementi entrano in risonanza ecco manifestarsi quella frenetica e caotica magia degli shooter d'annata che include trappole, altro elemento ricorrente del genere, i super boss, con tanto di giri e super attacchi speciali, e migliaia di oggetti luccicanti da raccogliere per pompare il punteggio.

Come in un platform

La campagna single player di Rise of the Triad è basata sulla classica struttura a punteggio con 20 mappe distinte l'una dall'altra e suddivise in checkpoint. Questi sono piuttosto numerosi e servono a evitare l'eventuale frustrazione, decisamente possibile nel caso in cui si decida di affrontare il titolo alle difficoltà più elevate, senza implementare il salvataggio libero che snaturerebbe la sfida legata ai punti. Non che le varie stanze siano impossibili da affrontare ma per accumulare punti è necessario essere veloci e inanellare serie di uccisioni. E la cosa può rivelarsi più complicata del previsto quando si affrontano nemici che sparano con una cadenza di fuoco elevata resa ancora più pericolosa da una mira sempre più precisa man mano che la difficoltà cresce. Inoltre gli avversari più potenti, più numerosi via via che avanziamo lungo i venti livelli della campagna, sono dotati di armi con proiettili esplosivi, sempre molto pericolose grazie a una cadenza di fuoco estrema, e di reazioni automatiche ma efficaci come la fulminea capriola che i graduati effettuano automaticamente ogni volta che vengono colpiti o come la temibile rete che ci paralizza lasciandoci in balia del fuoco nemico e ci costringe a ricorrere al pugnale per ritrovare la libertà.

Uno sparatutto esplosivo

Ma le reazioni, come poc'anzi accennato, sono automatiche e sono quindi prevedibili come le trappole, tutte temporizzate, e come gli elevatori e le piattaforme che contraddistinguono gli svariati momenti platform del titolo. Anche i nemici spuntano fuori sempre con le medesime tempistiche, compaiono negli stessi punti di spawn e molto spesso restano fermi o si limitano ad avanzare verso di noi in linea retta. Tutto, in sostanza, è prevedibile, come in un platform, compresi i boss che si muovono in modo schematico (per dirla alla vecchia maniera fanno i cosiddetti "giri") e che possono essere abbattuti più velocemente imparandone a menadito lo schema di movimento. E persino quelli che ci appaiono come palesi difetti sembrano essere studiati per costringerci a imparare a memoria le mappe. I nemici, infatti, non sono molto visibili, la direzione da cui arrivano i colpi è segnalata in modo per nulla preciso e le mappe sono piene di zone in cui il personaggio si incastra senza alcuna speranza di potersi liberare. Da tutto questo deriva, inevitabilmente, che nel single player di Rise of the Triad la memoria è più importante della skill ed è assolutamente fondamentale, vista anche la necessità di esplorare per trovare chiavi e zone segrete, per massimizzare i punteggi. In definitiva, gli unici elementi rimasti a garantire una certa varietà sono i power-up casuali, gli schizzi di sangue, i buoni vecchi cheat e la presenza di cinque personaggi caratterizzati da caratteristiche differenti.

Se non spari in compagnia

Il comparto multigiocatore di Rise of the Triad neutralizza il più grande difetto del single player che non brilla nel voler riproporre una componente esplorativa decisamente datata e poco avvincente. Nelle partite online, invece, il combattimento non si interrompe mai e l'abbondanza di detonazioni e frattaglie soverchia qualsiasi altra considerazione. Purtroppo a non essere abbondante è l'offerta che è limitata a sole cinque mappe e alle modalità team deathmatch, deathmatch e capture the flag, ma gli sviluppatori hanno incluso nell'offerta il versatile editor UDK e hanno già promesso update e DLC in quantità per sostenere quello che secondo loro è il vero fulcro dell'esperienza. Un'affermazione non certo azzardata se consideriamo che il comparto multigiocatore non rinuncia alle peculiarità del titolo e che le amplifica grazie alla maggiore soddisfazione che deriva dalla possibilità scatenare l'assurda potenza di alcuni power-up e delle armi esplosive sulla capoccia di avversari umani.

Uno sparatutto esplosivo

Avversari anche in questo caso differenziati per caratteristiche e tutti dannatamente veloci e difficili da colpire. E quest'ultimo elemento rende ancora più importante il ruolo degli svariati lanciamissili, delle armi magiche e dei power-up i quali, come abbiamo anticipato, possono avere effetti estremamente positivi o maledettamente negativi. Il risultato è volutamente caotico con mappe disegnate per esaltare i summenzionati elementi tra cunicoli letali e grandi spazi che sono funzionali al gioco balistico implicitamente incluso nella presenza di numerosi armi basate su proiettili esplosivi. Niente di nuovo, ovviamente, ma questo è implicito nell'operazione tributo. Questo include un'elevata customizzazione con tanto di classica console di comandi e comprende un software dedicato che permette di creare server personalizzati. Inoltre i giocatori che non vogliono giocare online non sono costretti a registrarsi e possono passare per la modalità offline che consente comunque di farlo in LAN. Ovviamente in questo caso le statistiche non vengono registrate ma per gli sviluppatori è più importante che il gioco risulti DRM free sotto tutti gli aspetti, esattamente come l'originale Rise of the Triad.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo: Windows 7
  • Processore: Intel Core i7 920
  • Memoria: 6 GB RAM
  • Scheda video: GeForce GTX 570

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows XP / Vista 32-bit / Windows 7 32-64 bit
  • Processore: 2.4 GHz Dual Core
  • Memoria: 2 GB RAM
  • Scheda video: ATI Radeon HD 3870 / NVIDIA 8800 GT
  • Spazio su disco: 7 GB HD space

Requisiti consigliati

  • Sistema operativo: Windows 7 64-bit
  • Processore: 2.4 GHz Quad Core
  • Memoria: 4 GB RAM
  • Graphics: AMD Radeon HD 6950 / NVIDIA GTX 560
  • Spazio su disco: 7 GB HD space

Conclusioni

Digital Delivery: Steam
Prezzo: 13,99€
Multiplayer.it
7.5
Lettori (12)
7.5
Il tuo voto

Ironico al punto giusto, sanguigno al punto giusto e grottesco al punto giusto, il titolo targato Interceptor Entertainment subisce la mancanza di novità salienti e questo vale sia per la campagna, sia per il comparto multigiocatore, sia per l'aspetto estetico. Ma alcuni elementi dell'originale riescono ancora a emergere e se a questo aggiungiamo il prezzo contenuto e il versatile editor UDK il quadro definitivo, per chi apprezza il genere, è positivo.

PRO

  • Un tributo azzeccato
  • Esplosioni in quantità e power-up decisamente particolari rendono il titolo unico
  • Editor e supporto multiplayer di buon livello

CONTRO

  • Poche modalità multiplayer al lancio
  • Qualche bug di troppo
  • Nessuna novità saliente