63

La caccia alle streghe

Cosa succede quando s'incontrano un archeologo e un avvocato in una città a metà strada tra realtà e fantasia?

RECENSIONE di Michele Maria Lamberti   —   19/03/2014

Dal mondo dei fumetti dov'è sostanzialmente nato, il concetto di crossover è entrato prepotentemente nel panorama dei videogiochi. Si tratta in pratica di riunire in un solo prodotto due (o più) serie con relativi personaggi e universi, e se da un lato si potrebbe ben dire che il ricorso a tale pratica serve a coprire una certa mancanza di idee e di propensione al rischio da parte dei grandi boss dell'industria, dall'altro non si può negare che a ogni crossover annunciato si mobilitano le masse, al tempo stesso eccitate e intimorite da quello che potrebbe venir fuori dall'incontro/scontro di sistemi spesso molto diversi tra di loro.

La caccia alle streghe

In ambito videoludico, protagonista indiscussa anche se non unica sulla scena è Capcom (non a caso, suggeriamo, una casa che vanta decine e decine di franchise amatissimi, ma che anche è stata spesso accusata di pratiche, diciamo così, un po' conservative): dai mitici scontri con SNK, la rivale anni '90 per eccellenza, agli improbabili incroci con l'universo Marvel sino a Project X Zone, il bel RPG strategico per Nintendo 3DS che addirittura riuniva in un solo pacchetto tutti i suoi personaggi assieme a quelli di SEGA e di Namco, la Casa di Osaka non ha mai rifiutato di collaborare con la concorrenza per la soddisfazione dei fan. Immaginate, quindi, quanto devono essere stati contenti ai piani alti della Grande C quando Level-5, nella persona di Akihiro Hino, CEO della società ed ideatore assieme a Jun Suzuki della serie del Professor Layton, propose a Shu Takumi, creatore invece per Capcom della saga degli Ace Attorney, di fondere i due concept in un'unica cartuccia. Narra la leggenda, o meglio, narra Keiji Inafune, che a Osaka fossero tutti pronti a scommettere sul rifiuto di Takumi, ma Hino fu talmente convincente, affidando tra l'altro allo stesso Takumi la direzione creativa del tutto, che a fine 2012 Il Professor Layton Vs. Phoenix Wright: Ace Attorney fu finalmente realtà. Perlomeno in Giappone: dopo una lunghissima fase di localizzazione anche in Europa abbiamo la possibilità di metterci sopra le avidissime mani, con la stessa identica sensazione mista di hype e timori vari che si conviene agli appassionati, e non sono pochi, di entrambi i mondi. Si tratta di un gioco per veri gentiluomini, oppure dovremo sollevare tutta una serie di obiezioni e scovare numerose contraddizioni? Non vi resta che continuare a leggere.

Il miglior crossover mai realizzato? Scopriamolo con la nostra recensione!

Welcome to the Labyrinth

Londra, giorni nostri. Durante una tipica serata inglese, con acqua e fulmini a farla da padroni, un'automobile sfreccia a tutto gas fra le strade. Dentro vi sono un uomo e una misteriosa ragazza vestita di rosso. Stanno scappando da qualcosa, ma questo qualcosa presto li raggiungerà costringendoli ad uno spettacolare incidente, non prima però che Sebastian Fate, questo il nome del conducente, consegni una lettera alla misteriosa fanciulla raccomandandole di farla leggere solo ed esclusivamente ad Hershel Layton, suo vecchio professore di archeologia.

La caccia alle streghe

E la giovane, rimasta illesa, questo fa: irrompe nello studio di Layton mentre questi e il suo giovane assistente, Luke Triton, stanno discutendo amabilmente di streghe e magia nera cimentandosi di tanto in tanto con un enigma, giusto per non perdere l'abitudine. Letta la missiva, il Professor Layton e Luke decidono di accogliere e proteggere la donna, che intanto ha rivelato di chiamarsi Luna Minstrel e di venire da molto lontano. Non l'avessero mai fatto: non vi anticipiamo troppo - scoprirete giocando!- ma fatto sta che il duo deve ben presto cominciare a setacciare la città per infine imbattersi in un vecchio tomo misterioso, le cui pagine sembrano modificarsi quasi di volontà propria, e da questo libro verranno risucchiati a Labirintia, una città che sembra uscita da un volume di fiabe medievali. Mentre accade tutto ciò, in mezzo alla tempesta un volo internazionale sta per portare su suolo inglese un illustre avvocato americano, tale Phoenix Wright, e la sua giovane ed esuberante assistente, Maya Fey, in viaggio verso Londra per partecipare ad un programma internazionale di scambio della Federazione degli Avvocati. I due sanno che dovranno prendere parte ad un processo-fiction utile a illustrare all'uditorio le differenze tra il sistema giudiziario americano e quelli europei, ma quello in cui si trovano coinvolti è in realtà un processo vero e proprio, nel quale difendono una misteriosa ragazza bionda accusata nientemeno che di furto e aggressione. Risolto brillantemente, come al solito, il caso, Phoenix e Maya s'imbattono però anche loro nell'enigmatico tomo risucchiatore, che, chiaramente, li risucchia. Chi è veramente Luna Minstrel? Cos'è quel libro scritto e riscritto costantemente da una mano invisibile? E perché Layton, Luke, Phoenix e Maya si ritrovano all'improvviso in una città fiabesca i cui cittadini amano e temono allo stesso tempo l'impenetrabile figura del Narratore? Sono questi i misteri che ci è chiesto di rivelare.

E tu questa la chiami archeologia?

Nei primi due capitoli, dei dodici nei quali è diviso, che vi abbiamo sommariamente raccontato qua sopra il gioco è molto chiaro: una volta nei panni da gentiluomini di Layton e Luke e l'altra nelle vesti eleganti ed eccentriche di Phoenix e Maya, chiunque abbia mai giocato ad uno solo dei Professor Layton e/o degli Ace Attorney si troverà subito a proprio agio. I due gameplay sembrano, poi scopriremo che non è esattamente così, non essere cambiati di una virgola, e le prime fasi dell'avventura fungono da introduzione molto soft ai due diversi sistemi di gioco.

La caccia alle streghe

Così, alla guida di Layton, ci si muove per splendidi scenari tridimensionali da indagare pixel per pixel alla maniera introdotta con La Maschera dei Miracoli. Una volta raggiunta una zona sensibile segnalata dal cambio di colore del cursore, il giocatore può approfondire, a volte anche zoomando per avere una visione migliore di un determinato particolare, e dare così il via o ad un semplice commento del Professore e di Luke, o a un'importante spiegazione, oppure, cuore del gioco, ad un enigma. Di enigmi ce ne sono, come sempre, di facoltativi, che possono essere abbandonati in ogni momento o addirittura non intrapresi affatto senza che questo pregiudichi il proseguimento, e di obbligatori, di solito proposti da qualche personaggio secondario, e nessuna novità sembra essere stata introdotta nella concezione dei vari puzzle. Perlomeno sarà così sino a circa metà gioco quando, dalla collaborazione con Wright, il Professore scoprirà che in un enigma ce ne può essere racchiuso tranquillamente un altro. Le varie tipologie di enigmi presenti sono anch'esse non innovative, dagli enigmi più logici a quelli più analitici, dai labirinti ai puzzle visivi, non c'è quasi nulla che non sia stato visto nelle due trilogie su Nintendo 3DS e predecessore; fortunatamente ad essere rimasta la stessa è anche la qualità media di ogni minigioco. Certo, vista la varietà si va molto a gusti: alcuni giocatori odieranno quelli che invece altri ameranno, ma per tutta la durata della storia non possiamo dire di esserci imbattuti in un puzzle brutto o realizzato male. Forse in qualcuno un po' troppo facile, ma è un argomento che affronteremo in seguito. Tornano anche sia le Monete Aiuto, questa volta però più facili da scovare, e i Picarati. Le Monete Aiuto si trovano sparse per gli scenari e servono esattamente a quello che sembra, ovvero sbloccare degli aiuti, quattro possibili per ogni enigma coi primi tre che costano una moneta e l'ultimo, risolutivo, che ne richiede due. I Picarati sono invece la ricompensa per ogni soluzione: ogni enigma ha uno specifico valore in Picarati in base alla sua difficoltà, e si scende di cinque per ogni risposta sbagliata.

L'avvocato del diavolo

Il primo processo che affronteremo non ha nulla di diverso da quelli canonici della serie degli Ace Attorney, e ne illustrerà il sistema di base a tutti quelli che ancora non lo conoscono. In pratica, vari testimoni si alterneranno con le loro dichiarazioni, tutte in genere tese a confermare la colpevolezza del cliente di Wright. L'avvocato può a questo punto sia incalzare il testimone, in modo tale da cercare di ottenere una dichiarazione più precisa, sia, al momento opportuno, presentare una prova tra quelle presenti nel Registro Processuale, che contraddice chiaramente quanto appena detto in aula. È in questi casi, per chi non lo sapesse, che Wright urla il suo celebre "Obiezione!" e punta il suo famoso dito indice. Ogni Ace Attorney, però, introduce un particolare twist di gameplay, e non è da meno anche questo singolare crossover.

La caccia alle streghe

A Labirintia, infatti, dove pure Wright sarà coinvolto in una serie di processi di cui non vogliamo anticiparvi nulla, non valgono le leggi del mondo moderno (vale però sempre, chissà perché, la curiosa caratteristica secondo la quale è l'accusato a dover dimostrare di essere innocente e non il contrario), né ci si può avvalere dei moderni ritrovati della scienza forense quali lo studio delle impronte digitali o l'analisi vocale; pare non funzionino neanche i particolari poteri dei quali Wright e Maya hanno fatto sfoggio nei titoli precedenti, ma in compenso c'è l'usanza di chiamare a testimoniare anche due o più personaggi contemporaneamente. Nella parte processuale, a differenza di quella enigmistica, si vede insomma sin da subito una grossa novità, che potrebbe tranquillamente entrare a far parte della serie regolare: mentre un testimone parla, infatti, un altro potrebbe reagire in maniera particolare, e se il giocatore se ne accorge e sfrutta questa cosa a suo vantaggio può trarne un'informazione vitale per il buon andamento del processo. A noi questo concept ha ricordato un po' quegli enigmi "investigativi" del Professor Layton, presenti pure qui, nei quali in base a varie dichiarazioni si deve scoprire chi mente o ricostruire un determinato episodio, e ci sembra di poter parlare in questo caso perlomeno di un'influenza di uno dei due gameplay sull'altro. Altro intervento, in questo senso, è quello delle Monete Aiuto che possono assistervi negli interrogatori, e dei Picarati che si ottengono alla fine di ogni processo, in base alla credibilità che avete conservato presso il giudice. Il caso opposto, al quale abbiamo velocemente accennato nel paragrafo precedente, è pure interessante ma stranamente molto poco sfruttato, presentandosi solo a metà gioco e di lì in poi poche volte. In tutti i modi si vede, nei processi, la mano di Takumi: i casi sono molto intricati e molto appassionanti, ma più logici e fluidi che in altre occasioni, mancando quasi del tutto quei frangenti nei quali, pur avendo colto la contraddizione, proprio non si riesce a capire quale prova presentare e/o in risposta a quale affermazione.

L'effetto 3D

Come il resto, realizzato con grande cura: dona una piacevolissima profondità agli scenari già meravigliosi, stacca i personaggi dal resto per un bell'effetto pop-up (provate a muovere leggermente la console lateralmente mentre giocate...) e si rivela addirittura utile al gameplay in pochi enigmi. Settato un po' verso l'alto, ma in questi casi basta regolare la levetta e il gioco è fatto.

Crocevia tra mondi

Pare quindi che, a parte quei piccoli tocchi descritti, i due tipi di gameplay rimangano sostanzialmente separati tra di loro. Non così, invece, i destini dei due gruppi di personaggi: gentiluomini e avvocati presto s'incontrano a Labirintia e, contrariamente a quanto si può desumere dal titolo, iniziano una strettissima collaborazione che ruota attorno alla figura di Luna Minstrel. Vedremo anche Phoenix Wright risolvere enigmi e Hershel Layton puntare il dito in tribunale, in una trama che osa di più rispetto al gameplay; appassionante e coerente, fiabesca e misteriosa come in tutti i Layton, eccentrica e con punte di dramma assolutamente rimarchevoli come in tutti gli Ace Attorney, la storia convince e coinvolge come non mai e rappresenta accanto ai concept poco innovati ma sempre di qualità il punto d'attrazione principale di tutto il pacchetto. Un po' deludenti, specie dal lato del carisma, invece i personaggi secondari, specie se visti dall'ottica del fan di Phoenix Wright per i quali sono sempre stati un'attrattiva formidabile, vedasi i vari procuratori distrettuali. Ma com'è raccontata, poi, questa storia? Innanzitutto, con un'estetica che riunisce il meglio dei due mondi: Layton e Luke, coi loro immutati tratti caratteristici, si distinguono sempre abbastanza nettamente dal resto, che invece sembra più virare, perlomeno per quanto riguarda gli altri protagonisti, sullo stile manga della serie avvocatesca, ma i designer sono riusciti nell'impresa di non far sembrare le due saghe completamente estranee, complice anche l'ambientazione che si presta a volte ad interpretazioni "Laytoniane", a volte "Wrightiane".

La caccia alle streghe

Che dire a questo proposito delle scene animate, spesso pure molto lunghe, prodotte dallo stesso studio che ha curato quelle di Dual Destinies? Dei veri e propri cartoni animati che in TV non sfigurerebbero affatto. Ottimamente doppiati in italiano, per giunta: la qualità del doppiaggio in game sembra calare un po', cosa comprensibile viste le modalità di doppiaggio dei giochi, ma resta il suo valore, e poi, volete mettere ascoltare in italiano Phoenix e Maya che di tale trattamento non avevano mai goduto? E la grafica, che in fin dei conti si limita a riciclare gli asset dei due giochi Nintendo 3DS del Professor Layton, specie per quanto riguarda gli scenari completamente tridimensionali, ma che per quanto riguarda Ace Attorney è in realtà la prima realizzazione poligonale, essendo questo gioco uscito in Giappone precedentemente a Dual Destinies, ed è in definitiva ottima, con scenari splendidi e personaggi molto dettagliati ed animati alla perfezione, dovendo segnalare solo degli sporadici cali di frame rate in occasione di scene molto affollate. Per finire con le musiche, assolutamente strepitose, nelle quali si riconosce più l'impronta del gioco Level-5 che di quello Capcom, ma anche qui, ascoltare il classico tema di Ace Attorney declinato con profusione d'archi darà i brividi a qualsiasi fan che si rispetti. Staremmo delle ore, avrete capito, a parlarvi degli altissimi valori di produzione, nonché del fan service profuso a piene mani (non dimenticatevi, quando giocherete, di dare un'occhiata al giudice), ma questa recensione è già arrivata ad una lunghezza considerevole quindi vediamo di tagliar corto abbandonandoci ad una riflessione: le due fanbase hanno diverse cose in comune, e spesso un giocatore che fa parte di una fa parte anche dell'altra.

La caccia alle streghe

Tra queste c'è l'amore per le storie ben narrate e per le sfide logiche che, sebbene declinate in maniera completamente diversa, sono alla base di entrambi i gameplay. Il Professor Layton Vs. Phoenix Wright: Ace Attorney queste caratteristiche le mantiene intatte e forse le esalta in virtù del singolare incontro, ed in questa ottica si può vedere anche la scelta di mantenere piuttosto separate tra loro le parti enigmistiche e quelle processuali. Vista così, è una cosa che ha senso. Un senso che dura parecchio, peraltro: non siamo di fronte ad un gioco che unisce due metà, ma in pratica ad un gioco che ne unisce due interi. Non finirete l'avventura se non dopo almeno trenta ore, presupponendo che non vi blocchiate e che rinunciate a qualche enigma facoltativo; le sezioni non sono esattamente ripartite, con gli enigmi che prendono il sopravvento essendo alla base anche della fase investigativa di Phoenix e, a volte, come caratteristica di entrambe le serie, pare che si voglia allungare il brodo con qualche dialogo un po' troppo prolisso, così come pare che in generale la difficoltà media e degli enigmi e dei processi sia leggermente più bassa che in passato, ma questo potrebbe derivare sia da un'abitudine di chi scrive ai due sistemi, sia dalla volontà di attrarre magari con la presenza dell'altra chi una delle due serie non l'ha mai giocata. Ma saranno tutte ore fantastiche, in compagnia di alcuni dei personaggi migliori che la storia del videogioco recente abbia mai sfornato, di una trama di altissima qualità, e di due gameplay diversi forse non ben fusi tra di loro, ma che però hanno in comune l'alta qualità, l'uso della materia grigia e il sottilissimo piacere che si prova quando si trova una soluzione ad un enigma difficile e quando si urla un'obiezione ben motivata. Poi, per fare le due cose insieme, ci sarà sempre tempo. Tempo che sarà occupato, e chiudiamo, dal materiale extra sbloccabile alla fine in base ai Picarati ottenuti e dai DLC con episodi inediti.

Conclusioni

Digital Delivery: Nintendo eShop
Prezzo: 44,99€
Multiplayer.it
9.2
Lettori (71)
9.3
Il tuo voto

È la somma che fa il totale, diceva Totò, e pare avesse pronunciato questa frase immaginando una storia di un archeologo e di un avvocato che s'incontrano in una città misteriosa, a metà strada tra realtà e fantasia... Il Professor Layton Vs. Phoenix Wright: Ace Attorney è una scommessa azzardata ma vinta alla grande, unisce il meglio dei due mondi in una storia molto appassionante, ricca di colpi di scena, di dramma, di suspense, di umorismo, e in un'ambientazione che riesce a rendere tutto coerente. Due gameplay diversi dai quali forse ci si poteva aspettare una maggior compenetrazione, ma che qui sono declinati con una qualità che nulla ha da invidiare ai migliori episodi di entrambe le saghe. Poi, valori di produzione altissimi e una longevità degnissima di nota per un gioco che non può mancare nella softeca di chiunque. Che siate fan di una serie o dell'altra, di entrambe o di nessuna, privarsi di quello che è forse il miglior crossover mai realizzato e di un grande gioco di per sé, non avrebbe senso. Brava Capcom, brava Level-5.

PRO

  • Valori di produzione a livelli visti poche volte
  • Una trama appassionante e memorabile
  • Due gameplay-simbolo dei portatili Nintendo, al loro meglio

CONTRO

  • Non osa nell'influenza di uno stile di gioco sull'altro
  • Personaggi secondari non all'altezza delle serie regolari