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Eterno ritorno

La storia si ripete nel nuovo thriller filosofico di Jane Jensen

RECENSIONE di Andrea Rubbini   —   02/05/2014

Malachi è un uomo che il destino ha benedetto con doni preziosi. Ha una memoria fotografica e un'intelligenza straordinaria, oltre a una preparazione storica impareggiabile. Conduce una vita di successo a Manhattan, dove gestisce un negozio di antiquariato di altissimo livello con l'aiuto di Gratchen, la sua impeccabile segretaria. Le consulenze di Malachi sono ricercate in tutto il mondo dalle persone più facoltose, pertanto è sempre in viaggio. Glaciale, preciso in modo maniacale e sfrenatamente ambizioso, Malachi paga però un caro prezzo per i suoi doni. Come l'inquisitore Eymerich descritto da Evangelisti, Malachi fugge da qualunque contatto umano. È intollerante, chiuso in sé stesso e nascosto dietro la corazza dell'intelligenza. Per lui non esistono le emozioni, tanto meno quelle del prossimo. Ma le crisi di panico che deve tenere a bada con grosse dosi di Xanax sono una spia di allarme.

Eterno ritorno

Il bambino che è in lui, ferito da un grave trauma infantile, chiede a gran voce di essere amato. Un altro aspetto molto interessante di Malachi è la sua bisessualità, del tutto insolita per quanto riguarda il protagonista di un videogioco. A tale proposito è apprezzabile la disinvoltura con cui è stata trattata la sessualità del protagonista, con naturalezza e senza voyeurismi. Questo personaggio tormentato, profondo e seducente è però qualcosa di più del semplice protagonista di Moebius: Empire Rising. Si può dire che Malachi è il gioco; lui è il motivo principale per cui clicchiamo su ogni punto sensibile delle schermate e continuiamo a giocare soprassedendo sui vari difetti. Un personaggio così riuscito è un altro successo dell'autrice Jane Jensen, che quasi vent'anni fa si è fatta conoscere e amare dai giocatori con le avventure di Gabriel Knight. Dopo una pausa dal mercato principale, la brillante Jensen è tornata dietro le quinte di nuove avventure grafiche, come Gray Matter e Cognition. Solo adesso, però, con Moebius: Empire Rising, torna nelle vesti di regista, game designer e scrittrice, sostenuta nella produzione da Pinkerton Studio e Phoenix Online Studios. Ma più che con il suo team, Jensen ha un grosso debito di gratitudine con i finanziatori che hanno reso un successo la campagna Kickstarter di Moebius: Empire Rising. Almeno loro, stando a quanto si legge in giro, sono soddisfatti del risultato. Noi la pensiamo allo stesso modo, ma è innegabile che qualcosa stona in questa avventura. Per capire di cosa si tratta, dobbiamo cominciare dall'inizio, ossia da quando Malachi viene reclutato da una misteriosa organizzazione nota come FITA, che si occupa di proteggere gli eventi destinati a ripetersi nella storia dell'uomo da chi vorrebbe alterali per i propri loschi fini.

Un thriller metafisico con un protagonista misterioso e sfuggente: Jane Jensen graffia ancora

A ciascuno il suo ruolo

Moebius: Empire Rising è un interessante thriller con al centro una cospirazione internazionale. La documentazione storica fornita nel corso del gioco è dettagliata e verosimile e si intreccia a teorie esoteriche che rendono la narrazione più stuzzicante, anche se un po' pacchiana. Il racconto ci chiede di pazientare qualche ora in attesa che trovi il suo ritmo, ma una volta entrati nel vivo della vicenda, seguire le avventure di Malachi in giro per il mondo è un piacere. Qualche colpo di scena è abbastanza ovvio, ma il fatto di spostarci fra tanti scenari globali risolleva il racconto dagli sporadici cali di tensione.

Eterno ritorno

Peccato che le città sembrino riproduzioni di cartoline turistiche, con i personaggi secondari pronti a rinforzare i cliché del posto. Nel complesso, comunque, i cambi di latitudine servono bene la storia e danno un senso di spaziosità che compensa le poche schermate dedicate a ogni città. Gran parte del piacere di Moebius: Empire Rising risiede però nei dialoghi, specialmente per quanto riguarda le battute di Malachi, splendidamente interpretate dal suo doppiatore, e sulle osservazioni che fa il protagonista riguardo ai dettagli esteriori. Non c'è mobile, quadro o decorazione che sfugga al suo occhio analitico. In ogni occasione, Malachi inquadra alla perfezione l'oggetto che ha di fronte e lo liquida con poche, precise parole. Nel corso dell'avventura Malachi dovrà inoltre valutare reperti antichi molto speciali o biografie di personaggi chiave. Il nostro eroe è infatti alla ricerca di nuove incarnazioni di archetipi storici, uno dei quali lo interpreta lui stessa, come scoprirà nel corso delle sue indagini per conto della FITA. Queste analisi cominciano con la raccolta di informazioni. Una volta che abbiamo tutti i dati possiamo accedere al nostro smartphone e confrontarli fra loro per arrivare al verdetto finale. Ognuna di queste analisi è corredata inoltre da numerose informazioni storiche che rendono ancora più affascinanti le indagini. La relativa semplicità con cui si arriva a una soluzione è coerente con la bravura di Malachi e ci fa sentire ancora più nei panni di un genio dalla mente affilata.

Eterno ritorno

Un altro sistema di gioco molto appagante è il profilo che Malachi stila a colpo d'occhio delle persone che incontra. Scegliendo l'apposita icona dal menù dei comandi accediamo a una schermata nella quale per ogni dettaglio rilevante della persona che abbiamo di fronte sono associate tre risposte possibili. Se azzecchiamo il significato di ogni dettaglio otteniamo punti bonus e la possibilità di intraprendere azioni extra. Ancora una volta si tratta di un'abilità in linea con il personaggio principale, che si rispecchia in quasi tutte le scelte di design. Ad aggiungere un tocco di tecnologia e modernità all'avventura ci pensano le funzioni dello smartphone, che possiamo usare per chiamare i nostri contatti, fare ricerche su Internet e analizzare le informazioni. Tutto avviene in modo guidato e intuitivo: si tratta insomma di quelle tipiche illusioni di libertà che sono sempre molto in voga nei videogiochi, ma in questo caso funzionano molto bene. A questo punto vi starete forse chiedendo che fine hanno fatto gli enigmi. Ne parliamo nel prossimo paragrafo, insieme ad altri aspetti del gioco che non funzionano.

Pecche di stile

Arrivati a questo punto avrete capito che se abbiamo amato Moebius: Empire Rising è grazie al suo protagonista e alle sezioni di analisi di persone e reperti, molto affascinanti e fuori dai soliti percorsi delle avventure grafiche. Ci chiediamo quindi se c'era davvero bisogno di inserire enigmi classici, considerando come sono stati gestiti. La loro banalità è salutare per la storia, che può procedere senza incagliarsi, mantenendoci sempre in movimento.

Eterno ritorno

Un po' come avviene nelle avventure dei Telltale. Il problema semmai è nella disposizione degli oggetti legati ai puzzle. Pur di salvaguardare la verosimiglianza, Malachi non si mette quasi mai in tasca quello che trova, ma aspetta invece di averne bisogno. Ciò significa che dobbiamo esaminare tutte le schermate per poi tornare ogni volta indietro a prendere quello che ci serve. Purtroppo capita spesso di anticipare il gioco sul tipo di puzzle che ci attende in base agli oggetti visti, e questo non fa che rendere ancora più tedioso il dovere tornare sui nostri passi. Per chiudere c'è poi un labirinto finale, poco ispirato e messo lì come per caso, fuori posto rispetto alle dinamiche principali del gioco. A questo si aggiungono personaggi secondari che non si avvicinano neppure alla profondità di Malachi e una realizzazione tecnica che, nonostante gli sforzi, lascia spesso a desiderare, in particolare per quanto riguarda le animazioni. Siamo d'accordo che per un'avventura grafica non sia necessario spremere i processori, ma in questo caso una produzione anche solo di medio livello avrebbe giovato alle ambizioni narrative di Jane Jensen che, è bene ribadirlo, si dimostra ancora una volta molto capace. Nonostante le ombre, però, Moebius: Empire Rising ci ha conquistati. Ha una forte personalità e si mantiene interessante fino alla fine, con alcuni passaggi magistralmente riusciti. Se fosse stato più solido e rifinito, Moebius: Empire Rising avrebbe potuto ambire a diventare una delle avventure più interessanti del momento. In ogni caso merita una possibilità, soprattutto da parte dei fan, con la speranza che sia il primo capitolo di una lunga serie.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
  • Processore Intel Core i7 2600
  • 8 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
  • Sistema operativo Windows 7

Requisiti minimi

  • Processore Intel Core 2.0 GHz
  • RAM 2 GB
  • Scheda video ATI o NVidia con 512 MB RAM
  • Sistema operativo Windows XP / Vista / 7

Conclusioni

Digital Delivery: Steam
Prezzo: 27,99€
Multiplayer.it
7.8
Lettori (7)
8.6
Il tuo voto

Malachi è un protagonista negativo molto seducente e dal grande carisma, un anaffettivo geniale che riesce ad ammettere la propria fragilità solo dopo l'incontro con un altro uomo. Sulla base delle abilità di Malachi, Moebius: Empire Rising offre meccaniche di gioco semplici ma appaganti, all'interno di un thriller che unisce un'accurata documentazione storica a teorie pseudoscientifiche un po' pacchiane ma senza dubbio intriganti. Purtroppo sotto il profilo tecnico Moebius: Empire Rising presta il fianco a molte critiche. E non giovano alla valutazione finale neppure i personaggi secondari tratteggiati in modo vago o la superficialità con cui sono stati gestiti gli enigmi classici. Nonostante le mancanze, però, i sette capitoli del gioco ci sono volati, e sino alla fine abbiamo apprezzato la compagnia di Malachi. Se questo per voi può bastare, allora non rimarrete delusi da Moebius: Empire Rising.

PRO

  • Malachi è il fulcro del gioco e non delude mai
  • L'analisi di reperti e persone è appagante
  • Un fiume di testi ben scritti
  • Documentazione storica accurata
  • Colonna sonora perfetta per il genere

CONTRO

  • Gestione degli oggetti tediosa
  • Puzzle superficiali di cui spesso si potrebbe fare a meno
  • Realizzazione tecnica quasi sempre carente
  • Personaggi secondari appena accennati