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Arcadecraft, recensione

Arcadecraft prova a farci riscoprire il fascino delle mai dimenticate sala giochi. Ci sarà riuscito?

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   06/06/2014

Negli anni ottanta, e in parte anche nei primi anni novanta, entrare in una sala giochi era un momento sacro per molti videogiocatori. I sistemi da casa più diffusi non erano assolutamente in grado di riprodurre le meraviglie che illuminavano quei cassoni mangiasoldi su cui moltissimi videogiocatori della prima ora sono cresciuti, videoludicamente parlando.

Arcadecraft, recensione

Solitamente si andava in una sala giochi fissa, dove si conoscevano a memoria i singoli giochi e la disposizione stessa dei coin-op. Ogni tanto ci si concedeva qualche scappatella per scoprire cos'avevano da offrire le altre sala giochi e magari conoscere qualche titolo mai arrivato nella nostra. Aggiungiamo che si trattava della dimostrazione palese che l'immagine del videogiocatore solitario fosse solo un luogo comune anche allora. Tante amicizie sono nate scambiandosi consigli su come superare un boss di Gun Smoke o giocando insieme a titoli come 1943. E come dimenticare il classico gruppo di bulli, che non mancava mai di perseguitare gli altri avventori mentre giocavano, cercando di rubargli la partita o picchiandoli direttamente senza nessun motivo, tanto per ribadire che erano loro a comandare? Ecco, anche quella era una forma di socializzazione (non piacevolissima, diciamolo). L'importante, comunque, non è tanto conoscere i singoli aneddoti, quanto capire che si trattava di un ecosistema più complesso di quello che possa sembrare a chi lo osservi da lontano, senza averlo conosciuto direttamente. Complesso e rimasto nel cuore di chi lo ha vissuto. Tra questi possiamo annoverare anche chi sta scrivendo questo articolo. Capirete quindi la felicità provata nel sapere che qualcuno stava realizzando un gestionale dedicato proprio a quel mondo, ormai quasi completamente tramontato, o comunque diventato altro lì dove sopravvissuto.

Le sala giochi tornano in Arcadecraft, un gestionale fin troppo casual che non ci ha convinti del tutto

Cos'è il mouse?

Arcadecraft di Firebase Industries ci mette nei panni di un gestore di una sala giochi dell'inizio degli anni ottanta. Lo scopo è farla crescere di fama e di giro d'affari in un periodo che va dal 1981 al 1986 (in realtà si può giocare anche per tutto il 1987, ma senza nuovi coin-op da acquistare). All'inizio bisogna scegliere un nome per la nostra attività, quindi il sesso del gestore e infine entrare in azione mettendo le mani sui primi cassoni e personalizzando l'ambiente.

Arcadecraft, recensione

Il primo difetto di Arcadecraft emerge appena si comincia a voler fare qualcosa, visto che ci vuole poco a capire che l'interfaccia di gioco è pensata per essere gestita con un joypad, con un cursore che si muove su una scacchiera dove bisogna afferrare e trascinare gli oggetti casella per casella, senza poterlo fare liberamente usando il classico puntatore del mouse. Lo stesso vale per la selezione di oggetti già posizionati, che vanno fatti raggiungere dal cursore e cliccati con tasti diversi a seconda dell'azione da compiere. Insomma, Arcadecraft è un gestionale, genere tipico del mondo PC, ma sembra provarle tutte per indisporre chi è abituato a giocare soprattutto con mouse e tastiera. Se volete aggiungiamo che anche la gestione della telecamera è macchinosa come quella degli oggetti e avrete capito che ci troviamo di fronte a un mezzo disastro, a meno di non attaccare un joypad al PC e fare finta di niente, che poi è quello che abbiamo fatto per scrivere questa recensione.

Gestione minima

Purtroppo Arcadecraft è molto carente anche dal punto di vista gestionale, che poi è il suo difetto più imperdonabile. Di fatto il giocatore è chiamato soltanto ad acquistare coin op e piazzarli nell'unico ambiente disponibile, non modificabile se non in alcuni elementi cosmetici, dei quali parleremo più avanti. Tenuto conto di alcuni fattori, come la varietà dei generi dei giochi acquistati, utile per attirare il pubblico, o il posizionamento dei cassoni, che deve avere un minimo di armonia evitando buchi o zone morte, il lavoro del gestore finisce qui.

Arcadecraft, recensione

Sì, non stiamo scherzando. Ogni coin-op ha un suo prezzo e, a seconda della fama della sala giochi e di quella del gioco stesso, i clienti saranno più propensi a investirci o meno le loro monetine, facendo crescere il nostro conto in banca. Il problema è che in Arcadecraft non succede assolutamente nulla. Anzi, quattro eventi ci sono, ma sono soltanto quattro (pochi di più, in realtà) e si ripetono per tutti gli anni di gioco. All'inizio può anche essere divertente dover riposizionare tutti i coin-op per colpa di un black out, oppure dover cacciare dal locale un cliente che prende a calci le macchine in preda alla frustrazione, o ancora riparare i guasti che vanno annoverati nella manutenzione ordinaria, ma alla lunga si tratta di attività stancanti. A volte capita che un collezionista voglia comprare una nostra macchina a prezzi folli, altre volte che ci venga offerto un coin op esclusivo, ma per il resto non succede davvero niente di niente che aggiunga un po' di pepe alla monotonia del gameplay. Mettiamoci anche che la nostra attività principale, all'aumentare delle macchine e del successo, diventerà lo svuota gettoniere (va fatto a mano, ma si può assumere un dipendente per aiutarci, anche se la sostanza cambia poco) e capirete che ci vuole davvero poco per desiderare di giocare a qualsiasi altro titolo uno abbia installato sul PC.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
  • Processore Intel Core i7 2600
  • 8 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
  • Sistema operativo Windows 7

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows 7
  • Processore: 1.7 GHz Dual Core
  • RAM: 4 GB
  • Scheda video: NVIDIA 250 GTS / ATI Radeon 4800 Series compatibile con DirectX 10 o superiori
  • Spazio su disco: 300MB
  • DirectX: 10

Requisiti consigliati

  • RAM: 6 GB

Si è incastrata la gettoniera

Ogni mese apparirà un riepilogo dei risultati, con i soldi guadagnati e le spese sostenute. Verremo anche avvisati del rilascio di nuovi coin-op, prodotti da diverse case, che potremo acquistare per rimpinguare la nostra collezione o sostituire i vecchi (gli ultimi giochi tireranno sempre più clienti di quelli passati).

Arcadecraft, recensione

I coin-op in sé dovrebbero essere il punto di forza di Arcadecraft, e in realtà lo sono (ce ne sono più di cento da acquistare), non fosse che anch'essi richiedono soltanto una gestione superficiale, quasi da titolo casual. Gli unici due fattori modificabili in ogni cassone sono il prezzo della singola partita e il livello di difficoltà. Cosa comportano a livello di gameplay? Nulla, almeno per la nostra esperienza. Ogni volta che abbiamo provato ad aumentare il prezzo dei gettoni abbiamo riscontrato un rallentamento nelle entrate del coin-op, anche abbassando il livello di difficoltà del gioco per provare a equilibrare. In sostanza la strategia vincente si è rivelata essere la stessa per tutti gli anni di gioco, anche al massimo del successo: lasciare il prezzo più basso e tenere il livello di difficoltà su medio. Per farvi capire quanto sia superficiale la parte gestionale, vi basti sapere che gli anni con il maggior afflusso di nuovi coin-op sono i primi. Dov'è il problema, vi starete chiedendo. Be', è il momento in cui si hanno meno soldi.

Arcadecraft, recensione

Quando si raggiunge un benessere economico tale da poter acquistare ciò che si vuole, ossia negli ultimi anni di vita dell'attività, non ci sono abbastanza macchine tra le quali scegliere e si finisce semplicemente per comprare tutte quelle disponibili, senza discernimento, vendendo via via le macchine più vecchie. Insomma, i cassoni sono fatti anche bene graficamente e molti ricordano dei famosi titoli reali, ma la curiosità dura davvero poco, anche perché non si ha molto tempo per osservarli da vicino (non sono giocabili), dovendo svuotare in continuazione le gettoniere. Anche dal punto di vista tecnico Arcadecraft è davvero povero. I coin-op sono belli, ma il resto è carente da ogni punto di vista. La sala giochi è brutta e poco varia nell'aspetto. Certo, si può personalizzare, ma le opzioni di personalizzazione sono davvero poche e spesso si risolvono nel cambiare qualche colore. Pensate che oltre ai coin-op, gli unici altri oggetti acquistabili sono un jukebox, un distributore automatico e due decorazioni stagionali: una zucca per Halloween e un abete decorato per Natale. Insomma, i contenuti scarseggiano, anche se gli sviluppatori ne hanno promessi di nuovi al più presto. Per ora, comunque, la situazione è disperante.

Conclusioni

Digital Delivery: Steam
Prezzo: 12,99€
Multiplayer.it
4.0
Lettori (1)
3.8
Il tuo voto

Non ci siamo. Arcadecraft poteva facilmente stregare dei nostalgici irredenti come noi, ma non ci è riuscito. Il motivo principale del suo fallimento è la mancanza di contenuti, che rende già la prima partita uno strazio da concludere (ci vogliono appena quattro ore, non stiamo certo parlando di giorni). Aggiungiamoci anche il sistema di controllo, pensato per i joypad, e la puerilità della parte gestionale, davvero semplicistica, per condire il disastro. Certo, ci sono i cento coin op e ha dalla sua l'originalità del tema. Purtroppo questi elementi non bastano per risollevare Arcadecraft dall'oblio che merita.

PRO

  • Cento coin-op
  • Tema originale che punta alla nostalgia

CONTRO

  • Parte gestionale semplicistica
  • Poche cose da fare e pochi eventi
  • Sistema di controllo da joypad
  • Personalizzazione del locale quasi inesistente
  • Un solo ambiente