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DeadCore, recensione

Wolfenstein incontra Mario in un interessante crossover

RECENSIONE di Luca Olivato   —   23/10/2014

Non di rado capita di provare titoli "borderline", non appartenenti ad una categoria ben definita: in particolare avviando DeadCore per la prima volta ci è parso di aver sovrascritto i file di Mirror's Edge con quelli di Portal, due campioni d'incassi che hanno fatto della mescolanza di genere il proprio punto di forza.

DeadCore, recensione

Allo stesso modo l'opera prima di 5 Bits Games, minuscolo team (5 indica proprio il numero di programmatori) composto perlopiù da ex membri di Neko Entertainment, si allontana dalle definizioni canoniche di first person shooter pur apparendo a tutta prima uno dei tanti figli di Doom. I primi vagiti di DeadCore risalgono al novembre del 2012, quando venne presentato con il nome di Deadlock al 7 Days FPS, una convention in cui sviluppatori indipendenti sono chiamati a partecipare all'ampliamento concettuale dei giochi in prima persona realizzando il proprio contributo nell'arco di una settimana. Da allora si è evoluto grazie al supporto (anche economico) della comunità di Desura, piattaforma su cui la versione alpha è stata ben presto resa disponibile, ed ha persino cambiato titolo, per evitare problemi di copyright con quello che sarebbe diventato Interstellar Marines. Pochi mesi fa l'eco degli entusiasmi è giunta all'orecchio di un publisher di fama mondiale come Bandai Namco che ha deciso di porre sotto la propria egida il lavoro dei giovani francesi e di darne il risalto che, lo diciamo subito, merita in pieno.

Old school tutta la vita

Come scritto in apertura, DeadCore è un platform in prima persona, un riuscito intruglio tra uno sparatutto adrenalinico e un po' retrò come Quake III Arena e l'altrettanto sempreverde Super Mario World. Scopo dell'innominato protagonista è quello di scalare l'immensa torre in cui è ambientato, superandone i cinque stage che lo separano dalla cima.

DeadCore, recensione

La trama, onestamente un po' pretestuosa, può essere approfondita scovando i vari "log" disseminati per i livelli che, unitamente a nuove tracce audio e power-up permanenti, rappresentano gli inevitabili collezionabili. I controlli, pur essendo basilari, sono estremamente ben congegnati e permettono al giocatore di prendere immediatamente confidenza con le meccaniche di gioco. Inizialmente viene richiesta solo un po' di precisione con i salti, considerando che la forza di gravità è molto meno elevata che negli sparatutto classici; in particolare bisogna impratichirsi con quello in volo che permette di coprire delle distanze più lunghe di quelle che consentirebbe una singola pressione della barra spaziatrice. Le prime piattaforme diventano così un valido esercizio per prendere le misure al gioco, ma ben presto ci si renderà conto che saper calibrare gli atterraggi non è che il minimo sindacale per poter proseguire. Alla fine del primo livello si entrerà in possesso di una pistola in stile Portal che serve sia per attivare o disattivare determinati interruttori sia per sbarazzarsi (temporaneamente) di fastidiosi cubi-robot che ostacolano i movimenti del giocatore: il numero di munizioni è però limitato e bisogna farne un utilizzo parsimonioso. Infine, verso la metà del terzo livello, diventerà indispensabile utilizzare il tasto E, a cui è associato lo scatto: sino a quel momento non se ne sente una particolare necessità.

DeadCore, recensione

Avanzando nella risalita della torre diventa importante sincronizzare i movimenti perché le piattaforme su cui saltare sono sempre più instabili e irte di imprevisti come pale eoliche, fasci laser e torrette antiuomo: insidie che vanno eluse con velocità perché magari quell'interruttore a cui si è sparato poco prima di lanciarsi nel vuoto attiva un portale che resta aperto solo per pochi istanti. Il tempismo tipico dei platform e coordinazione richiesta dagli shooter online sono le qualità da vecchia scuola senza le quali proseguire in DeadCore diventa un'impresa a dir poco disperata. Fortunatamente la curva d'apprendimento è molto ben calibrata ed i programmatori hanno saggiamente deciso di abbondare con i checkpoint da cui ripartire in caso di fallimento. Come facilmente prevedibile il superamento "al primo colpo" di certe sequenze sarà altamente improbabile: in DeadCore vige perciò la regola del "trial and error" che non risulta eccessivamente frustrante grazie sia ai rapidissimi tempi di rinascita che soprattutto alla soddisfazione derivante dal superare passaggi che a prima vista sembravano richiedere l'uso massiccio di sostanze stupefacenti.

DeadCore è un titolo inaspettato, realizzato con amore da un piccolo gruppo di giovani talentuosi

Momenti da trance mistica

Il comparto tecnico è davvero ben riuscito. Lo stile futurista tradisce le origini transalpine del progetto con alcuni richiami ad un altro titolo cyberpunk come Remember Me; al contempo pulizia e minimalismo delle location, ottenuti grazie ad una studiata cura dimagrante di palette di colori e poligoni, sono rimarcabili perché permettono di avere sempre le idee ben chiare sulla direzione da seguire.

DeadCore, recensione

L'engine utilizzato è il gentile Unity, qui in una delle sue incarnazioni più indovinate: nonostante le parsimoniose richieste hardware garantisce un frame rate sempre elevato e senza incertezze di sorta. Altrettanto da menzionare il comparto audio: effetti sonori e soprattutto colonna elettronica non sono un mero accompagnamento del gioco, ma sono stati studiati per completare l'esperienza audiovisiva con risultati psichedelici in grado di mandare in catarsi il giocatore alle prese in epici volteggi. Si tratta di una miscela micidiale che non sentivamo dai tempi di Wipeout 2097, e crediamo che un accostamento del genere sia il più bel complimento che possa essere fatto ai ragazzi di 5 Bits Games. Portare a termine DeadCore richiede indicativamente cinque o sei ore, quantitativo di tempo che aumenta leggermente per sbloccare tutti gli achievement. Per chi volesse mettere in mostra lo smisurato ego esiste anche la modalità "speedrun", in cui viene richiesto di completare dei livelli in tempi particolarmente brevi che verranno successivamente pubblicati nelle classifiche mondiali.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
  • Processore: Intel Core i7 860 a 2.8 GHz
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 670
  • Sistema operativo: Windows 7 a 64 bit

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows XP, Vista, Windows 7, Windows 8 con gli ultimi Service Pack, OS X 10.6
  • CPU: Intel Core 2 Duo 2 GHz o AMD Athlon 64 X2 2 GHz
  • Memoria: 3 GByte RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce 8800GT o ATI Radeon HD 3850
  • DirectX: Versione 9.0c
  • Disco rigido: 4 GByte di spazio disponibile
  • Scheda audio: compatibile con DirectX 9.0c

Requisiti consigliati

  • Sistema operativo: Windows 7, Windows 8 con gli ultimi Service Pack, OS X 10.9
  • CPU: Intel Core i5 3 GHz o AMD FX-6200 3.8 GHz
  • Memoria: 4 GByte RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 660 o AMD Radeon HD 7850

Conclusioni

Digital Delivery Steam
Prezzo 9,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (12)
8.9
Il tuo voto

DeadCore è un titolo destinato esclusivamente ai giocatori PC (Windows, Mac o Linux), e non solo perché non ne verranno realizzate conversioni per console (che sarebbero assolutamente inutili, considerata l'impossibilità di utilizzare il joypad) ma perché richiede il sincronismo e la simbiosi con l'intramontabile coppia mouse e tastiera che solo i vecchi "fraggatori d'antan" sapranno apprezzare e padroneggiare adeguatamente. Chi si ritiene in possesso delle abilità per entrare nella torre di certo sarà risucchiato da una piccola gemma in grado di regalare emozioni forse dimenticate; per tutti gli altri il primo progetto di 5 Bits Games potrebbe rappresentare un ostacolo un po' troppo ostico che però andrebbe quantomeno provato nella versione dimostrativa.

PRO

  • Meccaniche di gioco ispirate e coinvolgenti
  • Comparto tecnico brillante
  • Colonna sonora super

CONTRO

  • Alcuni passaggi possono apparire troppo frustranti
  • Un paio di livelli in più avrebbero reso il gioco più completo
  • Una modalità multiplayer, anche rudimentale, sarebbe stata molto gradita