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Un incubo a occhi aperti

Ambientato prima degli eventi della serie madre, Escape Dead Island è un curioso spin-off in terza persona

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   26/11/2014

Capita talvolta che sul banco di prova di Multiplayer.it arrivino prodotti di qualità modesta, che per un motivo o per l'altro hanno difficoltà a confrontarsi con l'attuale offerta videoludica. Spesso si tratta di giochi con problemi tecnici o di design, ma che dietro un primo impatto molto negativo o un inizio stentato nascondono qualcosa di buono, elementi che magari possono venire apprezzati dai puristi del genere o dai fan di un determinato franchise.

Un incubo a occhi aperti

In tali frangenti è auspicabile sottrarsi alla tradizionale pratica del tiro al piccione e sottolineare appunto questi aspetti positivi, così che il lettore possa avere un quadro il più possibile completo del prodotto e valutarne eventualmente l'acquisto. Purtroppo capita anche che il titolo in prova, sviscerato in tutti i suoi contenuti e osservato da qualunque angolazione, confermi effettivamente la pessima impressione preliminare, nel qual caso non si può che prenderne atto e tirare le somme. Per farla breve, Escape Dead Island non ci è piaciuto per niente. L'idea di realizzare uno spin-off della serie creata da Techland in terza persona, alla Dead Rising, sulla carta non era male; e allo stesso modo intrigava l'ambientazione in stile prequel, che avrebbe cercato di chiarire in che modo il virus si era diffuso sull'isola di Banoi, contagiandone gli abitanti e trasformando quel paradiso tropicale in un vero e proprio inferno, un'apocalisse zombie capace di inghiottire chiunque. Tuttavia queste idee sono state concretizzate in modo a dir poco mediocre, consegnandoci un'esperienza molto limitata, tecnicamente arretrata e dal design scadente.

Escape Dead Island è un prodotto di scarsa qualità, che sembra vecchio di due generazioni

Flashback e flashforward

Le prime sequenze di Escape Dead Island ci vedono controllare l'agente speciale "Kilo Two", incaricato di infiltrarsi nei laboratori della Geopharm sull'isola di Narapela ed eliminare una talpa. Ben presto l'operazione assume connotati imprevisti, dato che il virus prodotto dalla multinazionale ha cominciato a diffondersi e a trasformare le persone in non-morti affamati di carne umana.

Un incubo a occhi aperti

Questa escalation pone fine all'avventura dell'agente, che serviva fondamentalmente per introdurci al sistema di controllo del gioco e, in particolare, alle sue meccaniche stealth. Sei mesi dopo, eccoci tornare sull'isola nei panni del vero protagonista, Cliff Calo, un ragazzotto americano figlio di papà (letteralmente) con la felpa con cappuccio smanicata, i pantaloni a pinocchietto, un set di tatuaggi sulle braccia, l'immancabile acconciatura in stile boy-band e un atteggiamento da pallone gonfiato al college. Presa in prestito la costosa barca del padre, un famoso giornalista, il ragazzo parte insieme a due amici, Linda e Devan, per realizzare uno servizio su ciò che sembra stia accadendo nell'arcipelago di Banoi. Quando però i tre sbarcano a Narapela, le cose si mettono subito male: Linda viene morsa da uno zombie e Cliff è costretto a una corsa contro il tempo per trovare una possibile cura al contagio, aggirandosi all'interno di uno scenario che pullula di morti viventi. Spesso e volentieri gli eventi assumono una piega inaspettata e il protagonista si risveglia da qualche parte, convinto di aver sognato ma ancora in possesso di oggetti che testimoniano ciò che è accaduto in precedenza. Diciamo che gli sviluppatori di Fatshark hanno provato a scrivere una trama interessante contrapponendo realtà e stati di alterazione, ma il risultato è modesto, pieno di buchi narrativi grossi come case, che peraltro non vengono chiariti neppure nel finale.

Trofei PlayStation 3

I cinquanta Trofei (più il Platino) di Escape Dead Island uniscono operazioni lineari (completare i singoli livelli e il gioco, entrare in possesso di tutte le armi) ad altre che si basano sui meri numeri dell'esperienza, come ad esempio l'eliminazione di un tot di nemici e la raccolta dei file sparsi all'interno delle location.

Tu zombi, io non zombo

In Escape Dead Island non è possibile saltare. Un fattore che, di raccordo con i limiti del design che affliggono l'isola di Narapela, crea situazioni difficilmente proponibili oggi come oggi, a maggior ragione nell'ottica di un'ambientazione liberamente esplorabile.

Un incubo a occhi aperti

Il personaggio sale su di un'altura di un metro e non può scendere se non tornando sui suoi passi, si arrampica su di un tetto e non può saltare giù se non utilizzando scale o corde, ci sono mura invisibili dappertutto e ciò non fa che sottolineare la natura vetusta della produzione, tanto che la sensazione è di trovarsi di fronte a un concept nato un paio di generazioni fa, su PlayStation 2 o Wii, e trasformato convenientemente nel gioco con cui abbiamo a che fare oggi. La scarsa qualità degli scenari, con addirittura il pop-up dell'erba che sembra crescere al momento, ci accompagnerà purtroppo per tutte e sei le ore della campagna in single player, visto l'ampio backtracking, che cercherete inevitabilmente di limitare correndo come matti da un obiettivo all'altro. Tutto nell'avventura di Cliff Calo sa di vecchio; a cominciare dal comparto tecnico, con modelli poligonali pieni di spigoli e incapaci persino di muovere decentemente la bocca durante i dialoghi, privi di animazioni di raccordo che portano la direzione a optare per comode dissolvenze in nero qualora ci siano eventi particolari da raccontare, attraverso l'uso di vignette (disegnate da un artista che ha lavorato anche per la Marvel, ma di cui al momento ci sfugge il nome) in cui peraltro l'aspetto del protagonista è diverso rispetto alla grafica in-game.

Un incubo a occhi aperti
Un incubo a occhi aperti

L'applicazione del cel shading riesce a mascherare solo in minima parte tanta pochezza, ma il top si raggiunge nelle improbabili transizioni da luce a buio (capita di guardare l'interno di un edificio che appare illuminato e che si "scurisce" all'improvviso quando vi accediamo) e, soprattutto, in un frame rate che spesso e volentieri arranca nonostante la scarsa conta poligonale e le texture in bassa risoluzione. Il comparto audio non contribuisce in alcun modo a migliorare la situazione, a causa di dialoghi (in inglese, sottotitolati in italiano) viziati da un livello di recitazione pessimo, specie per quanto riguarda le voci femminili, e di una colonna sonora banale e anonima. I problemi più grossi di Escape Dead Island risiedono tuttavia nel gameplay, che cerca di proporre un'alternativa a Dead Rising (ficcandoci dentro anche la fotocamera, peccato che ai fini pratici sia inutile) in cui gli zombie sono molto meno numerosi e dunque i combattimenti non finiscono per essere banalizzati, anzi c'è spazio per le eliminazioni stealth (avvicinandosi silenziosamente alle spalle di un non-morto per poi colpirlo di sorpresa con un cacciavite) e per un grado di sfida tutt'altro che banale, in particolare nelle fasi avanzate, quando vengono introdotte tutte le tipologie di nemici (dagli spitter ai saltatori, dalle "sirene" agli zombie con gli artigli) e magari attaccano contemporaneamente. Il fatto che gli scontri sappiano essere impegnativi non basta tuttavia a elevarne la qualità, vista la penuria di manovre disponibili (di fatto un'unica combo, a cui si aggiunge la "fatality" se l'avversario è a terra) e, soprattutto, una rilevazione delle collisioni particolarmente infelice, che liscia un colpo su tre e ci espone troppo spesso a contrattacchi che non avevamo meritato di subire. Manca inoltre del tutto un sistema di crescita del personaggio che vada al di là dell'equipaggiamento, nonché una soluzione efficace per passare rapidamente dalle armi melee a pistola e fucile, strumenti parecchio imprecisi e quasi inutilizzabili dalla breve distanza.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 3
Multiplayer.it
4.8
Lettori (10)
3.2
Il tuo voto

Escape Dead Island è un prodotto di qualità insufficiente, una grossa delusione laddove sulla carta un action adventure con gli zombie alla Dead Rising, ma con un maggiore focus sui singoli scontri e qualche elemento stealth, avrebbe potuto dire la sua in attesa del nuovo episodio della serie in arrivo su next-gen. Tutti gli aspetti del gioco rimandano a piattaforme di due generazioni fa, dalla grafica al gameplay, passando per un sistema di combattimento che riesce a fornire una sfida extra ma a costo della solidità, viste le collisioni quasi sempre imprecise e un'organizzazione dell'equipaggiamento poco funzionale al tipo di azione.

PRO

  • Combattimenti spesso impegnativi...

CONTRO

  • ...ma il rilevamento delle collisioni fa acqua da tutte le parti
  • Tecnicamente vecchio di due generazioni, e scatta pure
  • Trama confusionaria, tanto backtracking inutile