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Figli delle guerre

Dopo una lunga gestazione, il nuovo episodio di Brothers in Arms debutta sui dispositivi mobile

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   17/12/2014

Sono passati quasi cinque anni dall'uscita di Brothers in Arms 2: Global Front, e da allora il panorama degli sparatutto mobile è decisamente cambiato, trovando un'evoluzione non solo tecnica ma anche contenutistica. Il terreno di gioco è dunque diverso, con competitor particolarmente forti (specie in casa Gameloft) che obbligano a fare scelte precise al fine di diversificare la propria offerta; e il nuovo Brothers in Arms 3: Sons of War è figlio proprio di tali esigenze.

Figli delle guerre

Il franchise, creato da Gearbox Software quasi dieci anni or sono e approdato sui dispositivi mobile nel 2008, torna infatti a utilizzare una visuale in terza persona, e lo fa con l'intenzione di porsi in competizione diretta con gli ormai numerosi cover shooter disponibili su App Store e Google Play. Le prime fasi della lunga campagna in single player, composta da otto capitoli ambientati durante la seconda guerra mondiale tra Francia, Italia, Belgio, Germania e Danimarca, fanno pensare proprio a un prodotto del genere, ovvero uno sparatutto in cui bisogna appostarsi, magari cambiando riparo alla bisogna, ed eliminare i nemici che compaiono di volta in volta sullo schermo. In realtà il gameplay è quello di un vero e proprio third person shooter, che però utilizza l'espediente degli appostamenti per conferire solidità a un'esperienza che altrimenti si rivelerebbe fin troppo ballerina, viste le evidenti mancanze dell'intelligenza artificiale (provate ad avvicinarvi a un nemico, specie da dietro, e osservate la lentezza delle sue reazioni) e un sistema di controllo touch che si sente a proprio agio solo in un contesto statico. Un bonus è rappresentato dal nostro "fratello" di turno, a cui possiamo chiedere aiuto per un colpo piazzato, ma si tratta di una feature che passa un po' in sordina.

Brothers in Arms 3: Sons of War soffre un po' di una crisi d'identità, ma ha una campagna ricca e solida

Fratello, non fare l'asino

Capita che durante le sparatorie si venga colti alla sprovvista, con un nemico che sbuca di fronte mentre ci spostiamo da un riparo all'altro, e in tali frangenti le debolezze del prodotto Gameloft vengono alla luce in maniera netta e impietosa, unitamente a una narrazione che appare frettolosa, priva dei tempi necessari per raccontare efficacemente la trama a corredo. Si tratta di problemi che impediscono a questa produzione di imporsi in maniera netta, ma che dopo qualche partita si tende a considerare decisamente di meno, spostando la propria attenzione sulla varietà delle missioni e su di una campagna che non risparmia situazioni, idee, momenti coinvolgenti.

Figli delle guerre

Eliminare tutti i nemici, liberare degli ostaggi, piazzare esplosivi, dedicarsi alla contraerea, coprire i compagni da lontano con il fucile da cecchino oppure resistere per un po' di tempo agli attacchi sono solo alcune delle cose che ci troveremo a fare nel gioco. La mira semiautomatica (che non è possibile disattivare) svilisce un (bel) po' il grado di sfida, tuttavia la solidità dell'impianto rimane intatta e, allo stesso modo, l'impegno richiesto per completare i livelli cresce in modo graduale, insieme alla tradizionale progressione in stile freemium che ci obbliga a utilizzare il denaro virtuale guadagnato per potenziare l'arsenale (formato da fucili, mitra, fucili da cecchino e altre armi extra, eventualmente acquistabili a parte) e a sopportare qualche attesa perché le operazioni di miglioramento vengano completate, a meno di non voler utilizzare la valuta pregiata. La presenza degli ormai tradizionali "punti azione", che si consumano ogni volta che affrontiamo una missione, anche due o tre alla volta, non costituisce un problema insormontabile durante la prima metà dell'avventura, complici i frequenti passaggi di livello, che ripristinano tutta l'energia. Nelle fasi più avanzate bisognerà però mettere in conto qualche limitazione in più, seppure nulla di drammatico. Sul fronte della realizzazione tecnica, Brothers in Arms 3: Sons of War si muove fra alti e bassi, limitando la varietà dei modelli poligonali e risparmiando un po' sulle animazioni, ma diversificando le ambientazioni e mantenendo alta la loro densità. Certo, qualche shader avanzato avrebbe contribuito a donare maggiore profondità agli scenari, e lo stacco con i più recenti titoli Gameloft risulta abbastanza netto.

Conclusioni

Versione testata iPhone (1.0)
Digital Delivery App Store
Prezzo Gratis
Multiplayer.it
7.9
Lettori
ND
Il tuo voto

Brothers in Arms 3: Sons of War soffre un po' di una crisi d'identità, nel senso che risulta evidente l'intenzione iniziale degli sviluppatori di realizzare un cover shooter piuttosto che uno sparatutto in terza persona vero e proprio, ed è infatti in campo aperto che il gameplay incontra tutta una serie di difficoltà. Sarebbe tuttavia un peccato considerare solo questi aspetti dell'esperienza e non la sua generale solidità, nonché la ricchezza di una campagna fatta di numerose missioni principali e secondarie, con un occhio di riguardo alla varietà delle situazioni.

PRO

  • Campagna lunga e variegata
  • Modello freemium non particolarmente limitante
  • Il gameplay funziona molto bene negli appostamenti...

CONTRO

  • ...ma traballa al di fuori di tale ambito
  • La mira semiautomatica rende le cose un po' troppo facili
  • Tecnicamente indietro rispetto agli standard Gameloft