Tra i vari scenari da fine del mondo immaginati dall'uomo, quello chiamato Grey Goo è sicuramente tra i più curiosi: si tratta di una vera e propria poltiglia (Goo) composta da nanoparticelle in grado di replicarsi autonomamente e consumare tutte le risorse del pianeta, portando così all'apocalisse.
Da tutto ciò nasce l'idea del Grey Goo di cui invece parliamo oggi, vale a dire il frutto del lavoro di Petroglyph Games, team responsabile di Star Wars: Empire at War. Uno studio che grazie ai suoi membri può vantare una quantità tale di esperienza nel campo degli strategici in tempo reale, da far impallidire gran parte degli altri sviluppatori attualmente presenti sulla scena: a comporlo troviamo persone responsabili di pietre miliari dell'intero genere come Dune II e Command & Conquer. Quest'ultimo titolo è stato anche citato più volte nel corso dei mesi, per descrivere l'intenzione di Petroglyph di tornare alle proprie origini: i ragazzi con base a Las Vegas hanno infatti deciso di affidarsi all'appiglio nostalgico per i bei tempi andati, provando a sfornare un titolo in grado di rievocare gli strategici degli anni '90, insieme alle loro meccaniche, all'ombra di un mercato che nel frattempo si è ridefinito con StarCraft 2, ma non solo. Vista la fiducia meritata dai membri di Petroglyph, non abbiamo potuto fare a meno di calarci all'interno del gioco, sperando che il Grey Goo non finisca per inghiottire anche noi ma soprattutto che i fan degli strategici in tempo reale possano effettivamente avere una nuova alternativa all'orizzonte.
Grey Goo ci riporta indietro nel tempo fino a Command & Conquer, con qualche novità
Ecosistema 9, lotta a 3
La storia raccontata nella campagna di Grey Goo ha luogo centinaia di anni dopo che gli umani si sono avventurati per la prima volta nello spazio, conoscendo naturalmente altre civiltà. Una di queste è quella dei Beta, esseri umanoidi un tempo grandi viaggiatori nello spazio ma costretti sul pianeta Ecosistema 9 dopo una guerra: su questo luogo pieno di risorse, i Beta sperano di riuscire a tornare a esplorare i mondi, ed è proprio qui che ha inizio il racconto.
In seguito a un esperimento i Beta entrano in contatto con gli Umani, seconda fazione del gioco, finita anch'essa su Ecosistema 9 per risolvere i propri problemi. Dopo essere entrati inizialmente in conflitto, Beta e Umani dovranno fare i conti contro la terza fazione Goo, che come già detto trae ispirazione dallo scenario apocalittico descritto a inizio recensione. Detto questo, non ci sentiamo di dilungarci oltre, visto che l'universo immaginato da Petroglyph per Grey Goo merita di essere scoperto dai giocatori stessi, attraversando la trama e le missioni preparate per la modalità campagna. Al suo interno, come dicevamo, tre fazioni come vuole il numero classico del genere degli strategici in tempo reale, da controllare nelle quindici missioni divise equamente in cinque per ognuna di esse: prima Beta, poi Umani e poi Goo, per fare naturalmente anche da ponte verso la componente multiplayer del gioco. Sia in schermaglia contro la CPU, sia online, è infatti possibile prendere parte a match che a seconda della mappa arrivano fino a un massimo di quattro giocatori collegati, con tipologia Standard (distruzione degli edifici più importanti), Annientamento (distruzione totale di edifici e unità) o Distruggi QG (distruzione dell'edificio principale): se numero e dimensioni delle mappe non sono al momento così entusiasmanti, vale la pena notare che editor e Steam Workshop sono già funzionanti a pieno regime, e che proprio nell'ottica di riportare in auge i bei tempi che furono è possibile anche effettuare partite via LAN coi propri amici, elemento ormai rarissimo al giorno d'oggi. Presenti anche le unità epiche, grazie alle quali portare a compimento attacchi micidiali.
Ready, Set, Goo!
Le meccaniche di gioco di Grey Goo si basano essenzialmente sulla raccolta di risorse e sulla costruzione della propria base. In verità, l'unica risorsa presente in questo titolo è il cosiddetto Catalyst, una specie di petrolio da raccogliere e portare alla base per far sì che esso venga utilizzato sia nella creazione di nuovi edifici, sia nell'addestramento di nuove unità.
Da questo punto di vista, per quanto riguarda Beta e Umani c'è poco da spiegare: con le dovute differenze, la loro gestione riprende da vicino i canoni classici del genere. Guardandoli da un livello più alto, i Beta si presentano comunque in modo più versatile rispetto agli Umani, dal canto loro specializzati nella costruzione di strutture difensive. La fazione Goo merita invece un discorso completamente a parte, visto che praticamente non ha una base: il suo quartier generale, se così possiamo chiamarlo, è infatti una massa gelatinosa chiamata madre, in grado di spostarsi all'interno della mappa per portarsi direttamente sulle sorgenti di Catalyst, replicandosi in altre madri o tipologie diverse di Goo, da usare per generare le unità. Di fatto quindi, non sono presenti edifici, e l'intera forza Goo può essere mossa in lungo e in largo senza una fissa dimora all'interno dell'area di gioco. Un'idea che in modalità per singolo giocatore dà sicuramente i suoi frutti, ma che in multiplayer scopre il fianco a pericolosi scenari all'interno dei quali i giocatori che controllano Beta e Umani sono costretti ad andarsene in giro per la mappa (o a occuparla tutta) per cercare di stanare l'ammasso Goo avversario. Tornando alla modalità singola, sia in campagna che in schermaglia possiamo dire che l'intelligenza artificiale avversaria si comporta in modo piuttosto buono, offrendo tre livelli di difficoltà ma dandoci comunque del sano filo da torcere fin dal principio. Per quanto riguarda la campagna, ci sarebbe piaciuto forse avere la possibilità di affrontare qualche missione aggiuntiva in compagnia delle tre fazioni, per riuscire a conoscerne meglio punti di forza e di debolezza prima di affrontare le partite online.
Gooarda che roba
Per creare Ecosistema 9 e l'intera ambientazione di Grey Goo, gli sviluppatori hanno fatto ricorso a un aiuto non da poco: quello di Weta Workshop, società neozelandese alla quale (per dirne una) si deve una buonissima parte della realizzazione degli effetti visti nella trilogia de Il Signore degli Anelli.
Il risultato finale è un mondo all'interno del quale è facilissimo immergersi, grazie alle varie scene d'intermezzo contraddistinte da animazioni di tutto rispetto per i personaggi protagonisti della storia, doppiati in modo altrettanto egregio. Di ottima fattura anche la colonna sonora, affidata alle mani di Frank Klepacki, anch'egli proveniente dal vecchio team Westwood all'interno del quale si occupò della realizzazione delle musiche per titoli come Dune II, Blade Runner e lo stesso Command & Conquer. Scusate se è poco. Trattandosi di uno strategico, un ruolo importante è svolto anche dall'interfaccia, progettata da Petroglyph all'insegna dell'accessibilità, facendo leva sull'uso dei tasti QWERTY per combinare l'apertura dei vari menu alla selezione rapida dell'unità o dell'edificio che si vuole costruire. Il motore di gioco si dimostra affidabile anche su macchine non proprio di ultima generazione, anche se in fasi più concitate è possibile notare una perdita di frame rate.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore Intel Core i7 2600
- 8 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
- Sistema operativo Windows 7
Requisiti minimi
- Sistema Operativo: Windows 7 32-bit
- CPU: 3.5 GHz Intel Core i3 Dual Core
- RAM: 4 GB
- Hard Drive: 15 GB
- Scheda Video: GeForce GTX 460 or AMD Radeon HD 5870
Requisiti consigliati
- Sistema Operativo: Windows 7 64-bit
- CPU: 3 GHz Intel Core i5 Quad Core
- RAM: 8 GB
- Hard Drive: 15 GB
- Scheda Video: GeForce GTX 570 o AMD Radeon HD 7870
Conclusioni
Grey Goo è ciò che i suoi creatori avevano promesso: una solida esperienza con cui tornare al vecchio mondo degli strategici, affiancata da idee più attuali come quelle che riguardano il design delle fazioni, Goo in primis. Il gioco però non è esente da lacune, come quelli che abbiamo avuto modo di elencare: tutto ciò ci porta a pensare che con un po' di tempo in più da dedicare ai lavori avremmo potuto vedere un titolo davvero entusiasmante, in grado di rivaleggiare pienamente con il Command & Conquer dal quale invece si limita a trarre ispirazione. Quello che abbiamo, a ogni modo, merita sicuramente l'attenzione dei fan della vecchia scuola di questo genere, cresciuti a pane e Westwood.
PRO
- Presentazione e sonoro
- Interessante progettazione delle fazioni
- Supporto a Workshop e LAN
CONTRO
- Qualche calo di framerate di troppo
- Campagna un po' breve
- Poche mappe di base, anche se buone nel design