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Poco sale, niente pepe

Per questa ricetta ci servono: mezzo chilo di spaghetti, sugo di pomodoro fresco, sale, pepe, pennino e Nintendo 3DS

RECENSIONE di Michele Maria Lamberti   —   09/03/2015

Molti di voi ricorderanno gli anni attorno alla metà del decennio scorso, quando si affacciavano prepotentemente alla ribalta i cosiddetti casual games.

Poco sale, niente pepe

Non furono solo cellulari e social network, con le loro utenze che avevano tanta voglia di giocare ma che erano decisamente poco avvezze alle raffinatezze dei più bei titoli PC e console, a diffondere la moda (alcuni direbbero "il morbo", ma questo è un altro discorso), ma anche un'insospettabile come Nintendo, che con le sue due ammiraglie, Nintendo DS e Wii, e i loro sistemi di controllo innovativi diede il la a tutta una serie di esperimenti intriganti. Le prime ondate di giochi per Nintendo DS, se ricordate, vedevano la presenza di tutta una serie di "collezioni di minigiochi" (a dare l'esempio era stata la stessa Grande Enne con i divertentissimi minigame della riedizione di Super Mario 64), alcune presentate proprio così, sic et simpliciter, altre a cui veniva data una sorta di vestito, un setting, un pretesto per poter muovere pennini, inclinare console e soffiare dentro microfoni. Tra questi ultimi, Cooking Mama, ad ambientazione culinaria: dalla prima uscita nel 2006 la casalinga più potente del Giappone ne ha tagliate di cipolle, giungendo in scioltezza, e senza contare conversioni e incursioni in altre attività domestiche, al quinto episodio.

Il quinto episodio di Cooking Mama: una ricetta che comincia decisamente a sapere di già visto?

Uau! Anche meglio di Mama!

Chiariamo subito il titolo del paragrafo, poi ci torneremo meglio: sentirete talmente tante volte la frase di cui sopra dalla chiara e cristallina voce di Mama, che ben presto sostituirete al nome della protagonista un epiteto partenopeo o giù di lì, il cui significato recondito è però facilmente comprensibile anche a Bergamo Alta. Tra le diverse opzioni che il gioco vi porrà di fronte subito dopo la schermata dei titoli, la principale è Sfide di Mama, da cui poi avrete accesso ad una serie di modalità. Il succo della questione è "Cuciniamo!": avete a disposizione una serie di ricette, sessanta in tutto ma ovviamente non tutte disponibili dall'inizio, ognuna delle quali divise in fasi, più o meno una decina per i piatti iniziali e via crescendo con l'aumentare della complessità.

Poco sale, niente pepe

Ce n'è per tutti i gusti, anche se pesa l'origine nipponica, dai primi ai secondi ai dolci, tutti dall'apparenza piuttosto succulenta. Ogni fase della ricetta è praticamente un minigioco, la maggior parte dei quali richiede semplicemente di muovere il pennino sul touch screen nel senso indicato a schermo: tagliare cibi, mescolare, impastare, aprire scatolette, tutto questo è piuttosto intuitivo. Ma diverse altre tipologie vi attendono: avrete a che fare con elettrodomestici dal funzionamento strano, dovrete valutare il giusto tempo di cottura di un ingrediente, affrontare delle specie di rhythm game che però di ritmico hanno ben poco, giacché le indicazioni sono solo grafiche e non già musicali, e ogni tanto fare pure cose che non hanno nulla a che vedere con la cucina vera e propria, tipo evitare che il cane rubi il pollo che avete messo ad asciugare. Una gran varietà, sembrerebbe, solo che entro le prime dieci ricette avrete praticamente già affrontato, e più volte, tutte le tipologie di minigame che gli sviluppatori hanno previsto; più in là potrebbe cambiare la superficie, magari state impastando della pasta sfoglia invece che della carne macinata, ma la meccanica sarà sempre identica. Per di più, e veniamo al discorso introduttivo, il livello di sfida è generalmente praticamente nullo, non solo per una facilità intrinseca, ma in quanto Mama è comunque molto generosa e per non prendere il massimo dei voti in ogni fase bisognerà davvero impegnarsi molto, e anche facendolo la nostra "insegnante" sarà comunque pronta a rimediare i danni permettendoci di andare avanti tranquillamente. Scelta fatta in vista del pubblico, sostanzialmente infantile, al quale il prodotto si rivolge, direte voi. Bene, ma allora come spiegare quel minigioco che salta fuori ogni tanto, senza apparente motivo (avrebbe senso, ad esempio, se fosse una sorta di "boss di fine livello"), e che è difficile e frustrante non tanto in sé, ma perché le indicazioni sono vaghe e insufficienti? Capita spesso, ad esempio, coi "rhythm game" di cui abbiamo accennato. E, sebbene sia possibile fare pratica con ogni fase singolarmente, nella modalità di gioco principale la ricetta va forzatamente affrontata intera e in sequenza: se quindi in mezzo a tante medaglie d'oro ne avete presa una di bronzo e volete rimediare, vi tocca sorbirvi pure tutte le altre sezioni, magari banali e prive di mordente.

L'effetto 3D

Presente, ma del tutto inutile, in quanto tutta l'azione di gioco si svolge sullo schermo inferiore. Si limita a staccare Mama e qualche elemento dell'interfaccia dal fondale, ma perlomeno i programmatori hanno avuto l'accortezza di tararlo molto basso, in modo che non possa distrarre dal gameplay.

Se non è zuppa, è pan bagnato

In un sistema di gioco che tutto sommato scorre via piacevole e che adotta consapevolmente estrema semplicità e anche una certa dose di banalità, per venire incontro al pubblico al quale si rivolge, la mancanza che più si sente è insomma quella di un senso di progressione e di coerenza del tutto. Si è lanciati di ricetta in ricetta senza che il livello di sfida si alzi in maniera congrua, eccezion fatta forse per il numero di fasi che ogni preparazione richiede, senza aggiungere elementi di gameplay diversi, e senza un obiettivo ben chiaro da raggiungere, a parte il comunque molto debole e generoso sistema di punteggi e di medaglie. Tutto ciò non è giustificabile col discorso del segmento di mercato: perché, ci chiediamo, un bambino o un giocatore casual non ha diritto, per esempio, a qualche elemento manageriale che pure sarebbe facilmente inseribile in un contesto simile, a un abbozzo di storia, insomma a qualcosa che leghi insieme tutte le peripezie culinarie e doni una struttura anche basica al tutto?

Poco sale, niente pepe

Il punto è che anche gli episodi precedenti presentavano la stessa scialba coerenza, e dunque sorge più che legittimo il dubbio che i programmatori non abbiano fatto altro che reiterare in maniera solo leggermente diversa quanto già visto in passato. Vero è che ci sono altre quattro modalità zeppe di minigiochi da sbloccare man mano: si tratta di aiutare Mama in varie attività, domestiche, nell'orto, e in negozio, ma anche qui, dove pure si ravvisa una maggiore difficoltà, non si fanno molti passi avanti in varietà e gameplay. Leggermente diversa è "Studiamo!", anche questa una collezione di minigame ma più tendenti al Brain Training di casa Nintendo, e da ricordare la presenza del Dojo, che ci propone solo alcune fasi delle ricette ma con un tempo limite molto stringente, e di una modalità sfida in multiplayer locale per due giocatori con una sola scheda: sebbene anch'esse limitate, presentano sicuramente un interesse maggiore per gli utenti più scafati. Completare le varie ricette ci dà anche la possibilità di personalizzare la cucina di Mama, che vediamo costantemente sullo schermo superiore, con diverse suppellettili, elementi d'arredo, colori e così via. Questo ci porta direttamente al discorso grafica: niente che non si sarebbe potuto fare anche su Nintendo DS, a conferma del sospetto di un non eccessivo impegno nel rinnovare la serie, ma gli ingredienti e i piatti sullo schermo inferiore sono ben resi, mentre sull'altro schermo domina come dicevamo Mama sempre tutta contenta (in 3D, ma con ben poche animazioni) nel suo luccicante e allegrissimo ambiente di lavoro. Buono il sonoro, con delle simpatiche musichette ben composte, effetti discreti e un parlato, in italiano, non ricchissimo ma squillante e cristallino.

Conclusioni

Multiplayer.it
6.0
Lettori (3)
5.1
Il tuo voto

Cooking Mama: Bon Appétit! strappa una sufficienza in virtù di due fattori. Non è un gioco che si possa definire brutto, e in fondo è facile pensare che, come avveniva in passato, anche oggi ci sia un'utenza attratta da questo genere di giochi, sebbene, sospettiamo, molto meno ampia. Questo però non solleva il team di sviluppo dall'accusa di scarso impegno nel rinnovare una serie ormai giunta al quinto episodio canonico, e nel gameplay, e nella presentazione, e nella mancanza di una struttura coerente e logica che doni un pizzico di sale in più a quella che ormai da quasi dieci anni si presenta come una semplice collezione di minigiochi, tutti piuttosto simili l'uno all'altro, a tema culinario.

PRO

  • Gameplay adatto al pubblico di riferimento
  • Scorre via piacevole, sebbene senza sussulti

CONTRO

  • Mancano senso di progressione e obiettivi veri
  • Sempre uguale da dieci anni