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La storia di un pixel

La storia della tecnologia videoludica racchiusa in un unico gioco

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   08/04/2015

Capita spesso che gli sviluppatori indipendenti prendano la storia dei videogiochi come base per le loro produzioni. Oltre che per riflettere sul medium in sé, evidenziandone alcuni aspetti e problematiche, comprese le inevitabili idiosincrasie, è anche un ottimo modo per raccontare qualcosa che conoscono bene e che vivono giornalmente, senza arrischiarsi in terreni che non sono di loro competenza.

La grafica migliora con il procedere dei livelli e delle generazioni tecnologiche
La grafica migliora con il procedere dei livelli e delle generazioni tecnologiche

A Pixel Story di Lamplight Studios nasce da questa tendenza e mette subito in tavola le sue carte. Il protagonista è la pallina di Pong che viene prescelta per una missione anti-sistema. Se ricordate era un quadrato bianco. Estratta dal suo mondo fatto di un background nero e due racchette bianche, ottiene una forma antropomorfa e una missione: distruggere un programma malvagio che vuole instaurare una dittatura informatica controllando tutte le applicazioni del sistema. Non c'è ritorno e al povero Pixel non resta che imbarcarsi in un lungo viaggio, guidato e aiutato da programmi ribelli. Inizialmente l'eroe può solo saltare, ma superando le mappe svilupperà altri poteri. Ad esempio nel secondo livello otterrà un cappello che gli consentirà di creare una sua copia cache, utile per superare alcuni puzzle. Tutti i poteri sviluppati saranno legati al copricapo e determineranno un aumento della difficoltà, ma anche la possibilità di raggiungere aree prima inaccessibili. Ne riparleremo nei paragrafi successivi. Immaginiamo comunque che abbiate già capito che A Pixel Story è fondamentalmente un platform puzzle game con elementi da "metroidvania". Quindi è pieno di piattaforme su cui saltare, di ostacoli da evitare e di rompicapo da risolvere. Niente di troppo originale sulla carta, non fosse per alcune trovate che lo pongono una spanna sopra a titoli simili.

A Pixel Story fa rivivere la storia della tecnologia dei videogiochi, e noi lo abbiamo recensito

Puzzle che passione

Ma vediamo alcuni dei puzzle tipici di A Pixel Story che ci aiutano a capire come il gameplay sia stato strutturato intorno a una precisa e meditata progressione della difficoltà. Nel primo mondo, una foresta, Pixel deve riuscire a raccogliere una mela da un albero, come chiestogli da un personaggio secondario.

La stanza sicura, dove salvare la partita e riposarsi un po'
La stanza sicura, dove salvare la partita e riposarsi un po'
Recuperare il cappello è fondamentale
Recuperare il cappello è fondamentale

Per farlo dovrà tirare una leva, correre verso un rimbalzante che gli farà raggiungere una piattaforma elevata dove tirare un'altra leva e così via fino in cima. L'esecuzione del puzzle non richiede soltanto una buona capacità di osservazione, ma anche abilità con i controlli, dato che bisogna essere molto rapidi se si vuole riuscire. Specifichiamo, prima di parlare del secondo puzzle, che la difficoltà media delle missioni principali è accessibile a tutti, o quantomeno a chiunque abbia giocato un platform puzzle game in vita sua. I ragazzi di Lamplight hanno però pensato anche a quelli che vogliono una sfida maggiore, distribuendo per le mappe delle stanze sbloccabili spendendo delle monete che si raccolgono nei livelli (niente acquisti in-app, tranquilli). Entrandoci ci si trova all'inferno, ossia di fronte a sfide degne dei livelli avanzati di Super Meat Boy. Solo per superare la prima stanza abbiamo faticato le proverbiali sette camicie, tra palle di fuoco da schivare e spuntoni letali da evitare. Le stanze sfida non sono obbligatorie, ma domarle dà una certa soddisfazione. Torniamo ai puzzle standard e facciamo un altro esempio. Come dicevamo, il primo potere di Pixel gli permette di creare una sua copia cache. Come la si può usare? Ad esempio la si può mettere su una piattaforma sicura prima di affrontare un pericolo, in modo da avere una specie di ancora di salvezza sempre attiva, oppure in molti puzzle viene usata per compiere azioni che altrimenti comporterebbero morte certa, come tirare una leva posta sulla traiettoria di un cannone, oppure far scendere una piattaforma che finisce contro degli spuntoni. In alcuni casi è molto utile anche per raggiungere piattaforme altrimenti inaccessibili, come in un frangente specifico in cui tirando una leva c'è pochissimo tempo per salire su una piattaforma che viene abbassata dal meccanismo. Come fare? Basta avanzare, piazzare il cappello sulla sporgenza di fronte a al punto di discesa della piattaforma, tornare alla leva, tirarla, quindi richiamare la copia cache e salire sulla piattaforma. Anche se ci fermiamo qui con gli esempi, ormai dovreste avere capito come funziona il gameplay di A Pixel Story, che diventa sempre più intricato con il passare dei livelli.

Questioni generazionali

Una delle caratteristiche più interessanti di A Pixel Story è il lato tecnico. Oltre a essere diviso in livelli, il gameplay è diviso in generazioni tecnologiche.

Dai pixel al 3D il passo è lungo
Dai pixel al 3D il passo è lungo

Cioè, andando avanti nell'avventura la grafica si evolve e passa dall'essere in stile pixel art a 8-bit, al diventare un 2.5D di buona fattura. Nel mezzo ci sono altri stili di pixel art che fanno riferimento all'epoca 16-bit. In totale le generazioni tecnologiche sono quattro, tutte molto diverse tra loro nello stile, ma tutte realizzate ottimamente per quello che è il fine del titolo: essere una cavalcata nell'evoluzione tecnologica del medium videoludico. Anche la colonna sonora, formata da brani davvero eccellenti, segue lo stesso percorso, intonandosi alla perfezione all'epoca grafica rappresentata sullo schermo. Insomma, ci troviamo di fronte a uno di quei casi in cui il lato tecnico rappresenta davvero un valore aggiunto perché usato come strumento di crescita del videogiocatore e non soltanto come modo per appagarlo nei suoi bassi istinti da consumatore tecnologico. Per il resto ci fa piacere citare l'ottimo sistema di checkpoint, che consente di teletrasportarsi da una parte all'altra dei livelli già percorsi in modo da favorire la ricerca di segreti e memorie, queste ultime necessarie in un certo numero per proseguire (le restanti sono legate a degli extra). Anche in termini di durata il titolo di Lamplight Studios non se la cava male: per concludere la storia principale ci vogliono circa sei ore, mentre l'intero gioco richiede più o meno venti ore per essere terminato.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore Intel Core i7 -4770
  • 16 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX 960
  • Sistema operativo Windows 8.1

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows XP SP3
  • Processore: Intel Core 2 Duo 2.4ghz o equivalente
  • Scheda video: Shader Model 3.0, 3rd Generation Intel Core HD Graphic (2500/4000)
  • RAM: 2 GB
  • Spazio su disco: Circa 1500 MB

Conclusioni

Multiplayer.it
8.9
Lettori (3)
8.2
Il tuo voto

A Pixel Story è una di quelle perle che ogni tanto la scena indipendente continua a proporre, nonostante una certa inflazione di idee che ormai la domina. Il gameplay non è originalissimo e ci sono alcune incertezze nella scrittura, ma non esitiamo a consigliarvelo per tutte le qualità descritte nell'articolo, che lo rendono una sorpresa rilevante e degna di attenzione. Se volete vedere l'evoluzione tecnologica dei videogiochi in un solo titolo, è un acquisto obbligato. Ma lo è anche se vi piacciono i platform game pieni di puzzle.

PRO

  • Buoni puzzle grazie al sapiente uso dei poteri del protagonista
  • La rappresentazione delle generazioni grafiche vale da sola il prezzo del biglietto

CONTRO

  • Qualche incertezza nella scrittura
  • Non originalissimo