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Il mondo può bastare

Uno strategico cyberpunk dalle strade infinite

RECENSIONE di Andrea Rubbini   —   31/08/2015

I piani perfetti esistono solo nei film. Nella realtà, una pattuglia cambia il percorso all'ultimo minuto, una guardia si volta quando meno ce lo aspettiamo, il silenziatore del fucile da cecchino lo abbiamo dimenticato a casa e la porta blindata ha un sistema di sicurezza aggiuntivo che non avevamo previsto. Sarebbe stato meglio spendere qualche credito in più per ottenere informazioni extra, ma ormai è troppo tardi. Il cyborg di supporto è troppo lontano per fare uno scanner dell'area e siamo costretti a muovere in fretta l'hacker per trovare quel dannato dispositivo, prima che le guardie trovino noi. Troppo lenti, siamo stati scoperti. In un secondo tutta la base è un concerto di sirene e proiettili. Ci ritiriamo, l'hacker muore. Missione fallita? Neanche per sogno. Un nuovo corpo clonato sostituisce quello vecchio e il nostro cyborg è di nuovo in pista. Il processo gli ha tolto un po' di punti esperienza, ma ora sappiamo cosa dobbiamo fare: prepararci meglio e comprare un nuovo equipaggiamento. Poi tornare e finire il lavoro lasciato in sospeso. Magari armati di lanciarazzi. Perché la nostra corporazione lavora giorno e notte. E soprattutto non si arrende mai. Questo è lo spirito di Satellite Reign, erede del classico Syndicate, dal quale prende gli aspetti migliori per poi costruirsi una propria identità. C'è un po' di Commando, XCOM e Shadowrun in questo gioco, e una volta tanto, il nuovo è meglio del vecchio.

Il mondo può bastare
Il mondo può bastare

Lo scopo del gioco è ancora fare crescere la corporazione criminale di cui facciamo parte, ma il piano adesso è più concreto. Abbiamo una gigantesca città da dominare e non ci fermeremo finché non l'avremo tutta sotto il nostro controllo. I quattro quartieri che compongono l'area metropolitana sono immensi e magnifici da vedere. Per accedere da uno all'altro bisogna ottenere l'accesso ai rispettivi checkpoint, ma non c'è una rigida progressione di gioco, come vedremo più avanti. Il primo impatto con Downtown è spiazzante, non si sa dove guardare. Schermi pubblicitari coprono le facciate degli edifici, freddi alberi al neon illuminano piazze invase dalle bancarelle ai piedi di altissimi grattacieli corporativi. Ovunque brillano luci fluorescenti e una pioggerella leggera cade senza sosta dal cielo invisibile. Si può fare lo zoom e osservare la qualità dei dettagli, sorprendenti in un gioco così vasto. La struttura della città è complicatissima, piena di condotti, passaggi secondari e ponti. Inoltre è costantemente sorvegliata da telecamere, cani meccanici, guardie armate e torrette da combattimento. Vicoli bui sono il rifugio di senzatetto radunati intorno a un fuoco, mentre grovigli di scale si arrampicano intorno a edifici che sembrano mettersi i piedi in testa gli uni con gli altri per emergere dal marasma cittadino. Se la crescita caotica e incontrollata è una costante in ogni area della città, i singoli quartieri hanno però uno spirito proprio. Downtown è il classico crocevia cyberpunk dove i disperati si incontrano ai margini della vita mondana, il quartiere industriale, dove domina il giallo, è invece una zona di carico e scarico, mentre la griglia ospita molti complessi di lusso. Ovunque però sorgono le grandi corporazioni, con i loro segreti industriali difesi da plotoni di guardie e robot. Quelle corporazioni sono il nostro nemico. Dobbiamo batterle in ricerca, rubare i crediti dai loro caveau e schiacciarle sotto il nostro tallone di titanio. C'è posto per un solo re in questa città. E pazienza se ci vanno di mezzo i civili. Con loro d'altronde non parliamo mai. Sono solo carne da esaminare con lo scanner in cerca di nuovi corpi da clonare, scienziati da corrompere o informatori da pagare. Finché sono utili vanno bene. Alla nostra squadra di cyborg non interessa fare shopping o spendere crediti negli strip club. Non ci sono interni da esplorare o storie da scoprire come in Shadowrun. L'azione si svolge all'aperto, dentro le mura protette della Ronin, sotto lo sguardo delle telecamere della banca, dietro le porte corazzate della Dracogenics. Quando un agente entra in un edificio per rubare qualcosa, non vediamo cosa accade all'interno. Ma dopo qualche secondo lo vediamo uscire insieme a una scritta che stampa un sorriso malefico sul nostro volto. Abbiamo quello per cui siamo venuti. Ora dobbiamo solo uscire vivi.

Una città aperta da conquistare e infiniti modi per farlo, questo è Satellite Reign

Cyborg senza cuore

La nostra corporazione funziona come un'agenzia pubblicitaria. Un cinico account ci passa le missioni e le informazioni di cui abbiamo bisogno, dopodiché la nostra squadra di creativi deve trovare una soluzione originale al problema. La squadra è formata da quattro elementi di classi diverse. Ci ha colpiti il fatto che sia possibile incrociare le abilità delle diverse classi pur mantenendo le rispettive specializzazioni. Per esempio il soldato può apprendere abilità di infiltrazione, così da lasciare libero l'hacker di investire nel potenziamento offensivo. I punti abilità però si sudano parecchio, perciò questo genere di scelte è sempre difficile. E comunque possiamo creare la squadra ideale per il nostro stile di gioco, ma non esiste la squadra perfetta per ogni missione. Satellite Reign offre infatti una vera città aperta dalle mille possibilità, perciò è impossibile prevedere tutto. A volte ciò che conta è la configurazione della nostra squadra, in altri casi sono le informazioni extra che siamo riusciti a reperire o come abbiamo gestito le risorse a fare la differenza. Ognuno di questi aspetti è influenzato poi da altre scelte fatte in precedenza, e stiamo parlando solo della fase preparatoria.

Il mondo può bastare
Il mondo può bastare

Una volta entrati in un'area controllata non c'è modo di prevedere il comportamento delle guardie, perché gli spazi sono vasti e complicati e la nostra visuale limitata. Quando siamo convinti di avere imparato il giro che fa una pattuglia, ecco che qualcosa cambia all'improvviso. Ci sono inoltre numerosi ingressi da valutare, intricati sistemi di sicurezza, cavi di trasporto sui tetti e permessi di acceso che sbarrano le porte. Il bello è che possiamo anche forzare i nostri cyborg a compiere un'azione per cui non sono addestrati, ma se ci va male i risultati sono disastrosi, come cadere da una fune proprio sotto lo sguardo di una telecamera o rimanere fulminati da un generatore. La grande quantità di variabili in gioco rende ogni scelta una scommessa e ci costringe spesso a improvvisare. Il fatto che non si possa salvare durante una missione aumenta notevolmente la tensione, come durante una partita a XCOM in modalità Ironman. Riguardo al combattimento, temevano che fosse la classica scorciatoia per chi non vuole pensare troppo alle missioni, come accade in quasi tutti i giochi che includono elementi stealth. Invece anche sotto questo aspetto Satellite Reign non ammette scorciatoie. Ogni scontro a fuoco deve essere prima ponderato e inserito in una strategia globale più ampia, perché il nemico, sebbene carente nell'intelligenza artificiale, è armato e all'altezza della situazione. Non c'è quindi uno stile di gioco privilegiato, perciò è bene essere pronti a fare saltare in aria una base quando serve così come a strisciare inosservati da un riparo all'altro. Anche l'ordine con cui intraprendere le missioni è lasciato alla nostra discrezione. Possiamo completare un quartiere per volta o sforzarci per ottenere l'accesso a un'area più avanzata, giusto per manomettere un altro po' di sportelli bancomat e investire i crediti ottenuti nella ricerca di nuove armi o dispositivi. Scelte, scelte e ancora scelte. Ce n'è abbastanza per giocare a lungo, insomma. Solo non aspettatevi altro rispetto a quanto detto sopra. La città è invitante e piena di missioni da fare, ma sono tutte dello stesso tipo. Si pianifica un assalto, lo si porta a termine e si passa al successivo. In mezzo c'è poco o nulla. Se però cercate uno strategico in tempo reale profondo e dettagliato, che vi costringa a valutare ogni mossa, passeranno almeno venti ore prima che avvertiate un po' di stanchezza. E non è comunque detto che succeda.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore Intel Core i7 2600
  • 8 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
  • Sistema operativo Windows 7

Requisiti minimi

  • Processore x86 Dual Core 2.4 GHz
  • RAM 3 GB
  • Scheda video DirectX 9 GPU con 1GB di memoria
  • Direct X 9.0c
  • Sistema operativo Windows 7 o superiore

Conclusioni

Digital Delivery Steam
Prezzo 23,99 €
Multiplayer.it
8.8
Lettori (13)
8.7
Il tuo voto

Satellite Reign è molto più di un Syndicate contemporaneo. Le sue scelte di design rigorose e innovative ne fanno un gioco a parte, unico nel suo genere alla pari del classico per Amiga. Dell'originale conserva però la qualità essenziale, la seducente libertà di azione che oggi è sempre più rara da trovare. Il tutto sotto il cielo cupo di una megalopoli cyberpunk.

PRO

  • Missioni aperte a decine di approcci diversi
  • Meccaniche di infiltrazione complesse e variegate
  • Ambientazione cyberpunk convincente

CONTRO

  • Negli scontri più caotici la microgestione delle unità fa un po' dannare
  • Talvolta la pianta cittadina è fin troppo complessa