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Odissea nello spazio

Ecco la nostra recensione del gioco più atteso dell'anno per Wii U

RECENSIONE di Christian Colli   —   30/11/2015
Odissea nello spazio

Xenoblade Chronicles X è un gioco che mette in crisi. Vi risparmieremo la solita introduzione a colpi di cenni storici, tanto se se state leggendo questa recensione - e avete letto il nostro precedente provato - probabilmente saprete già che, nonostante il titolo sia praticamente identico, questa nuova produzione firmata Monolith Soft non si collega in alcun modo alla precedente, né agli altri "Xeno" usciti su PlayStation e PlayStation 2 tanti anni fa. Quello che forse non sapete è che Xenoblade Chronicles X non è un JRPG, perciò se pensavate di affrontarlo come tale state facendo un errore madornale. È proprio lo spirito sbagliato con cui impugnare il GamePad. Xenoblade Chronicles X è, più che altro, un free roaming in stile The Witcher 3, per nominare un videogioco recente. In un certo senso, è stata questa la più grande scommessa di Monolith Soft e Nintendo: offrire sulla console più sottovalutata della scorsa generazione un vero e proprio kolossal, un titolo di una complessità incredibile pensato soprattutto per una nicchia di giocatori tenaci e intraprendenti. In questa recensione non vi spiegheremo ogni meccanica o feature del gioco: sarebbe impossibile, e non ci basterebbe lo spazio per farlo. Esamineremo invece i punti cardine, cercando di spiegarvi cosa ci è piaciuto e cosa non ci è piaciuto nelle oltre settanta ore che abbiamo passato ad esplorare il meraviglioso mondo di Mira.

State tranquilli: Xenoblade Chronicles X è esattamente l'esperienza indimenticabile che vi aspettavate

È solo l'inizio?

Xenoblade Chronicles X è uscito in Giappone da sei mesi e nel frattempo se ne sono sentite di cotte e di crude sulla sua trama. L'opinione più diffusa tra i giocatori della versione nipponica era che la storia sentisse la mancanza della firma di Tetsuya Takahashi, lo storico sceneggiatore di Xenogears, della trilogia di XenoSaga e del precedente Xenoblade Chronicles fissato coi temi religiosi, la filosofia e la mitologia biblica. Takahashi, in qualità di director, ovviamente ha influito molto sulla trama di Xenoblade Chronicles X, ma le distanze che il nuovo titolo Monolith Soft prende dai precedenti Xeno sono di natura differente: si avverte la voglia di raccontare qualcosa di nuovo e di diverso dal solito.

Odissea nello spazio
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Ecco, quindi, che la trama abbandona quasi del tutto ogni elemento fantasy o mistico per restare fortemente ancorata alla science fiction tra battaglie spaziali, alieni e spiegazioni pseudo-scientifiche. C'è spazio anche per una riflessione sulla natura della specie umana, ma i dodici capitoli in cui si divide la storyline principale indugiano raramente in astruse digressioni spirituali. Elma, la bella BLADE che ci risveglia dal sonno criogenico, è meno protagonista di quanto lasciassero intendere i filmati promozionali: dato che il nostro alter-ego è muto, e si limita a riflettere le nostre decisioni quando i dialoghi ce lo permettono, Elma rappresenta il punto di collegamento tra il giocatore/spettatore e le vicende che si susseguono sullo schermo. Di protagonisti, in Xenoblade Chronicles X, non ce ne sono veramente. Il nutrito cast di comprimari - tra i quali spiccano sicuramente l'ingegnosa Lin, il misterioso Lao e l'irresistibile nopon Tatsu - è approfondito attraverso le missioni d'intesa, sidequest più o meno opzionali che ci raccontano le relazioni tra i personaggi e vari retroscena decisamente meno scontati di quanto possano suggerire le fattezze non proprio memorabili dei loro protagonisti. Abbiamo detto "più o meno opzionali" perché le missioni principali hanno sempre dei prerequisiti da soddisfare: a volte bisogna completare determinate missioni d'intesa, più spesso bisogna aver scoperto una certa percentuale della mappa. Considerata la natura del gioco, tra un capitolo e l'altro si possono passare parecchie ore a esplorare e a completare gli incarichi secondari, il che infierisce parecchio sul ritmo di una storyline principale avvincente ma, tutto sommato, abbastanza breve. Tenete presente che il finale di Xenoblade Chronicles X non è completamente risolutivo: il gioco è un perfetto stand-alone autoconclusivo, ma i vari capitoli sollevano enigmi e misteri che non trovano soluzione prima dell'epilogo. Perché così tante specie aliene sembrano destinate a raggiungere Mira? Come mai i Ganglion ci tengono tanto a distruggere gli esseri umani? Chi ha costruito le immense strutture in giro per il pianeta? Domande che restano senza risposta in quella che, effettivamente, sembra essere la piattaforma di lancio di un nuovo, promettentissimo franchise.

Il GamePad

Oltre ad alcune informazioni di minor rilievo - come lo stato della connessione a Internet o la disponibilità di una nuova missione principale - il joypad/tablet del Wii U riproduce sul suo piccolo schermo l'interfaccia FrontierNav, praticamente una mappa interattiva del pianeta Mira e di Neo Los Angeles.

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La mappa può essere visualizzata in tre modi diversi, e il principale la divide in piccoli esagoni caratterizzati ciascuno da un obiettivo che, una volta raggiunto, ne sblocca la percentuale di completamento. L'interfaccia, inoltre, permette di visualizzare la posizione degli obiettivi durante certe missioni, e di teletrasportarsi da un punto di interesse all'altro semplicemente toccando l'esagono in questione. Attraverso la mappa è anche possibile gestire le sonde, modificandone la tecnologia per alterare l'estrazione di miranium e la raccolta di materiali, come una specie di gioco nel gioco. Ovviamente è anche possibile giocare direttamente su GamePad senza guardare lo schermo del TV, ma non è consigliabile se non per brevi lassi di tempo, dato che i testi rimpiccioliti risultano estremamente difficili da leggere. Senza contare che bisogna richiamare la mappa FrontierNav come fosse un menu a parte ogni volta che serve, il che accade decisamente spesso.

La vera star

Inutile girarci intorno, il vero protagonista di Xenoblade Chronicles X è il pianeta Mira. I filmati pubblicati in questi mesi non rendono davvero giustizia alla sensazione di muovere i primi passi nel nuovo mondo che Monolith Soft ha tanto minuziosamente plasmato per noi. Noi non abbiamo contato i chilometri e non sappiamo dirvi se è vero che l'area esplorabile sia più o meno estesa di quelle nei videogiochi della concorrenza, ma possiamo confermarvi che il pianeta Mira è sicuramente una delle ambientazioni più vaste, affascinanti ed imponenti mai ideate in questo media.

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La magia non sta nelle creature gigantesche che pascolano per i verdi campi di Primordia, né nei mostri alieni che si mimetizzano con i cespugli e le rocce di Oblivia. Non è nelle colossali cascate di Noctilium né nelle imponenti costruzioni che punteggiano Sylvanium o Cauldros. E la potenza di calcolo di Wii U, sempre sottovalutata e qui spremuta fino all'ultimo bit, con buona pace delle texture slavate, dell'aliasing e della risoluzione a 720p, c'entra relativamente. Il miracolo, quelli di Monolith Soft, lo hanno fatto coi dettagli: lo stratificato ciclo giorno/notte, gli svariati effetti atmosferici completamente casuali, le scariche elettriche che formicolano sulla sabbia durante le tempeste, l'aurora boreale che dipinge il cielo di notte, gli arcobaleni che lo solcano al mattino dopo una forte pioggia. Perché la pioggia e il vento variano d'intensità a prescindere dalla regione; perché certe creature escono dalle loro tane solo a certe ore del giorno e lo stesso vale per gli abitanti di Neo Los Angeles, com'è normale che sia; perché gli alieni più grossi non ci calcolano nemmeno quando siamo a piedi ma cominciano a spazientirsi se ci avviciniamo a bordo dei nostri mech, gli Skell. L'ecosistema progettato da Monolith Soft è di una complessità strabiliante, ma funziona solo perché il pianeta che lo ospita non è un mucchio di rocce poligonali disposte a caso. Il giocatore che esplora Mira deve pensare tridimensionalmente, perché la semplice esplorazione è già gameplay di per sé. Non è un caso se la forza di gravità ci consente di effettuare salti disumani: Xenoblade Chronicles X è anche un po' platform. Per collocare le sonde - fondamentali per trarre profitti e risorse dal pianeta e scoprire la mappa - bisogna saltellare come Super Mario da una collinetta all'altra, bisogna attraversare immensi laghi a nuoto, inoltrarsi in grotte labirintiche, arrampicarsi sopra le montagne e magari svolazzare a bordo di uno Skell. Mira è quasi interamente esplorabile fin da subito: i nemici di livello 50 si aggirano tra quelli di livello 10, per esempio, ma non c'è nulla da temere, poiché basta un po' di cautela e magari un'oncia di sfrontatezza per aggirare qualunque mostro e spingersi fin dove vuole la nostra curiosità. Dovessimo finire nel campo visivo di un gigantesco scimmione senza riuscire a scappare in tempo, Xenoblade Chronicles X ci rimanda direttamente al checkpoint più vicino: si può salvare in qualsiasi momento e non esiste il Game Over, né quando si perde contro un nemico in cui ci si è imbattuti per caso, né quando ci dà troppo filo da torcere un boss obbligatorio della storia. In quest'ultimo caso, il gioco si offre persino di abbassare temporaneamente la difficoltà per venirci incontro, e questo perché Xenoblade Chronicles X è difficile, complicato ma mai e poi mai sadico.

La teoria del caos

Il sistema di combattimento è forse l'unico, vero punto di contatto tra i due Xenoblade: chiunque abbia giocato il primo Xenoblade Chronicles si sentirà subito a casa visto che, al netto di alcune differenze, le basi sono rimaste invariate. Resta, quindi, quel mix di azione e tempi di ricarica che fece storcere il naso ai puristi e incantato chi cercava qualcosa di diverso, ma non troppo, nei "soliti RPG giapponesi". Più simile a quello dei MMORPG vecchia scuola, il sistema di combattimento di Xenoblade Chronicles X ci mette un po' di tempo a ingranare, ma regala enormi soddisfazioni, specie una volta che si imparano a giostrare i vari membri del gruppo impartendo loro gli ordini giusti al momento giusto.

Odissea nello spazio
Odissea nello spazio

Ogni personaggio appartiene a una "classe" che ne caratterizza l'armamentario, le abilità e il ruolo in battaglia. Elma, ad esempio, impugna un paio di spade corte e due mitragliette: il suo compito è quello di infliggere più danni possibili in battaglia. La piccola Lin, dal canto suo, combina una mitragliatrice e un possente scudo per distrarre il nemico e incassare i suoi colpi al posto degli altri tre membri della squadra. Il nostro avatar è invece una specie di jolly: a partire da un'unica classe si diramano varie sottoclassi che insistono su arsenali, ruoli e compiti ben precisi, per un totale di sei classi differenziate per armi, tecniche e abilità passive. Sta al giocatore scegliere con quale classe affrontare il prossimo combattimento, dato che si può cambiare idea in qualsiasi momento: l'unico limite, insomma, sono i punti esperienza necessari a sbloccare le varie abilità. Una cosa è sicura, e cioè che non esistono curatori in Xenoblade Chronicles X. I personaggi guariscono grazie agli Urli dei guerrieri, la meccanica "quick time event" che sprona il giocatore a premere il tasto B quando si soddisfano determinate condizioni: superata con successo la cosiddetta "prova dell'anima", si guadagnano punti vita e svariati benefici, senza contare che vengono temporaneamente potenziate le tecniche dello stesso colore dell'Urlo. Anche gli Urli sono completamente personalizzabili: nel menu apposito, possiamo scegliere quale benefici ottenere a seconda delle condizioni soddisfatte. Come se non bastasse, casomai non fosse chiaro che il sistema di combattimento è molto più complesso di quel che possa sembrare durante i primi minuti di gioco, subentrano col tempo altre meccaniche come l'indicatore della tensione, quello del morale, il Turbo e i punti deboli dei nemici. A tutto ciò si aggiunge l'ingegnosa possibilità di agganciare dei punti ben precisi del bersaglio, in puro stile Monster Hunter: ogni parte del corpo del nemico possiede un proprio indicatore vitale e, una volta distrutta, non solo aumenta le probabilità di ottenere un bottino più raro, ma debilita anche il mostro di turno. Tagliando la coda a un lucertolone alieno, per esempio, gli impediremo di usarla per attaccarci, e distruggendo la corazza di un tartarugone troppo cresciuto infliggeremo più danni per tutto il resto della battaglia.

Odissea nello spazio
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Il sistema di combattimento di Xenoblade Chronicles X è, insomma, incredibilmente sfaccettato, e ci vogliono non poche ore per prendere confidenza con tutti i vari parametri: non stiamo neppure sfiorando i bottini, le statistiche casuali, i potenziatori e addirittura i diversi fabbricanti di armi che possiamo aumentare di livello per ampliare le loro offerte. A tutto questo marasma si aggiungono, naturalmente, gli Skell. I mech antropomorfi rappresentano indubbiamente uno dei fattori più affascinanti di Xenoblade Chronicles X, ma d'altro canto bisogna dire che li abbiamo un po' sopravvalutati. Personalizzarli è uno spasso, intendiamoci: esistono decine e decine di telai, armi, componenti ed opzioni, e in caserma è persino possibile ridipingerli a piacimento. Sbloccare gli Skell non è un'impresa facile, dato che bisogna raggiungere una fase discretamente avanzata del gioco, ma una volta saliti a bordo del nostro mech trasformabile si cambia praticamente il modo di approcciare Mira. I luoghi che prima ci apparivano irraggiungibili improvvisamente non lo sono più, specialmente dopo aver equipaggiato il modulo per volare, e le stazze imponenti di certi nemici non spaventano più come prima: i bonus offerti dagli Skell permettono di affrontarli e tener loro testa, ma il sistema di combattimento non cambia più di tanto, eccezion fatta per alcune nuove meccaniche come il campo di stasi e la visuale dall'interno della cabina, e inizialmente i danni inferti a bordo di uno Skell possono apparire persino inferiori rispetto a quelli che infliggeremmo a piedi. È solo un'altra sfaccettatura di Xenoblade Chronicles X con cui bisogna far pratica, ma alcuni aspetti hanno decisamente ridimensionato il nostro entusiasmo. Il carburante è l'ultimo dei problemi, dato che si ricarica automaticamente nel tempo e a un certo punto si estrae miranium a sufficienza per rimpinguarlo, ma il denaro è un discorso a parte. Il gioco ci regala il nostro primo Skell, ma gli altri bisogna acquistarli, e più si sale di livello e più costosi diventano i telai. Inoltre, i nemici possono distruggere i nostri Skell, costringendoci a spendere cifre esorbitanti per ripristinarli una volta esauriti i buoni dell'assicurazione: ecco perché bisogna sempre decidere con cautela chi deve combattere a piedi e chi deve salire a bordo del suo Skell. La gestione degli Skell, insomma, è un'altra dinamica particolarmente intricata del titolo Monolith Soft. Certamente aggiunge profondità a un sistema di combattimento e di esplorazione incredibilmente complesso che, purtroppo, il gioco non spiega esaurientemente, lasciando il compito alla community e al "trial and error".

La modalità multigiocatore

Xenoblade Chronicles X offre due modalità multigiocatore. La prima, asincrona, ricorda per certi versi quanto proposto da From Software nei suoi Dark Souls. Il giocatore partecipa virtualmente agli sforzi congiunti di una squadra assemblata a caso con gli utenti collegati a Internet, contribuendo all'uccisione di certi nemici o alla raccolta di determinati oggetti entro un certo limite di tempo.

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L'idea è carina, ma gli obiettivi non sono sempre chiarissimi, le ricompense discrete e difficilmente i giocatori si sforzano per completarla. Molto più utile, invece, la possibilità di reclutare nel party gli avatar dei giocatori umani che incontreremo in giro per Mira: essendo un riflesso dei loro veri proprietari, sempre che li abbiano registrati al terminale apposito, questi BLADE possono essere anche molto più equipaggiati e potenti dei nostri personaggi, dandoci quindi un enorme vantaggio in battaglia. L'altra modalità multigiocatore, invece, trasforma Xenoblade Chronicles X in una specie di Monster Hunter: i giocatori, controllando i loro avatar, si incontrano, formano un gruppo e accettano le missioni proposte al terminale, andando a caccia di mostri più forti e remunerativi del normale, tra cui alcuni spettacolari super boss. Dato l'esiguo numero di giocatori online prima del lancio ufficiale, non abbiamo avuto la possibilità di provare a fondo questo interessante diversivo che, comunque, non ha inciso sul nostro giudizio: nei giorni successivi all'uscita pubblicheremo quindi uno speciale di approfondimento sulla modalità multigiocatore.

Un lavoro da pionieri

Quando abbiamo cominciato a giocare Xenoblade Chronicles X, lo abbiamo fatto avvicinandoci cauti a quello che sembrava un JRPG ancor più sperimentale del quasi omonimo predecessore. Pensavamo che la storia ci avrebbe presi per mano e che ogni meccanica sarebbe stata spiegata attraverso elaborati tutorial mentre esploravamo gradualmente Mira. Niente di più sbagliato. Xenoblade Chronicles X ci ha gettato subito nella mischia, spizzicando qualche nozione di base per catapultarci nel mondo di Mira con un paio d'armi e tanta curiosità. Insomma, non ci hanno neanche detto che nel menu c'è un manuale digitale che spiega (comunque sommariamente) le varie meccaniche del gioco, senza contare che gironzolando tra le varie schermate sono saltati fuori bestiari, enciclopedie degli oggetti raccolti, sinossi, diagrammi più o meno utili e mille altre informazioni.

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In questo senso, c'è un termine per definire Xenoblade Chronicles X ed è "soverchiante". Il gioco di Tetsuya Takahashi seppellisce il giocatore sotto una quantità esorbitante di informazioni e meccaniche fin dai primi minuti, il che potrebbe renderlo poco appetibile soprattutto ai giocatori che si aspettavano un'esperienza più lineare persino per i canoni dei titoli free roaming. Tuttavia, è solo dopo aver esplorato Mira per qualche ora, sfuggendo a mostri giganteschi e disperatamente più potenti di noi, che si comincia a intuire la filosofia di Xenoblade Chronicles X. E la cosa comica è che ce l'hanno spiegata fin dall'inizio in quelle che ci sembravano soltanto cinematiche narrative. In fondo, è proprio la morale di tutta la storia. Noi siamo pionieri: nei confronti di Mira, gli alieni siamo noi. Non sono il pianeta e la sua fauna a doversi adattare alle nostre esigenze. Siamo noi quelli che ci dobbiamo adeguare. Magicamente, questa realizzazione può cambiare dal giorno alla notte il nostro punto di vista nei confronti del gioco, rendendo molto meno incisive quelle che possono sembrare delle ingenuità ma che invece sono proprio scelte di design. Sempre nel campo della soggettività rientrano anche i nostri giudizi in merito al character design e alla colonna sonora, che hanno spaccato in due l'opinione dei giocatori. Per quanto riguarda il primo, in realtà ci sembra poco soggettivo affermare che è alquanto bruttarello e generico, soprattutto una volta scoperto che le anonime fattezze di molti personaggi nascondono caratteri e motivazioni decisamente interessanti e sfaccettate. Monolith Soft, per certi versi, sembra essere tornata all'ibrido anime/realismo di XenoSaga Episode II per cui era stato tanto criticato. Nel cast di comprimari spiccano solo pochi character design come quello di Elma, di Lin o del colonnello Vandham, mentre molti altri membri del party come Gwin, Irina o H.B. sembrano generici avatar dei giocatori. È un peccato, soprattutto se si considera che il lato artistico di Xenoblade Chronicles X, specie per quel che riguarda gli scenari, i costumi e i mech, è assolutamente strepitoso e non fa rimpiangere le performance che avrebbero concesso hardware più potenti di Wii U. Sul versante della colonna sonora, invece, abbiamo un Hiroyuki Sawano in grande spolvero: già autore delle musiche di anime come Gundam Unicorn, Guilty Crown e Kill la Kill, Sawano ha composto per Xenoblade Chronicles X una moltitudine di tracce che passano un po' per tutti i generi, ma che hanno già diviso profondamente il pubblico. È comprensibile, poiché le tracce "rap" non è che c'azzecchino molto con un RPG fantasy/sci-fi. Eppure, la colonna sonora di Sawano funziona benissimo. Si è dato troppo peso alle comunque orecchiabilissime canzoni di sottofondo mentre si combatte o si gira per Neo Los Angeles, quando le tracce più tradizionali composte per l'esplorazione delle varie mappe, divise tra giorno e notte, a tratti superano persino quelle memorabili del precedente Xenoblade Chronicles. La verità è che le musiche di Sawano riescono in qualche modo a esprimere la natura dello scenario che stiamo esplorando, mentre i suoi brani più frenetici danno ai combattimenti una marcia in più, calandoci nel sofisticato contesto dell'esplorazione spaziale da parte di una specie in via d'estinzione che cerca di imitare la vita normale lasciata a milioni di anni luce di distanza.

Conclusioni

Multiplayer.it
9.6
Lettori (172)
9.0
Il tuo voto

Speriamo che abbiate letto questa lunghissima recensione, perché esprimere solo con un numero la nostra esperienza con Xenoblade Chronicles X sarebbe quasi impossibile. Abbiamo scelto un voto politico, quindi: lo stesso di Xenoblade Chronicles. Partendo dal presupposto che la nuova fatica di Monolith Soft non è un gioco perfetto, abbiamo optato per quel voto in particolare per una serie di ragioni. In primo luogo, chiunque non sappia che i due giochi non sono collegati non entrerà in crisi cercando di capire quale sia meglio e quale sia peggio. Entrambi, poi, hanno lo stesso valore significativo: sono i due giochi che hanno ridefinito la console su cui girano verso la fine del suo ciclo vitale, quando nessuno pensava che Wii e Wii U avrebbero potuto proporre qualcosa del genere. Xenoblade Chronicles X, da questo punto di vista, è un vero e proprio miracolo, talmente è complesso, vasto, ricco e stratificato. Il pianeta Mira è, semplicemente, un incredibile contenitore di avventure, esperienze e scoperte: andate e conquistatelo. La specie umana conta su di voi.

PRO

  • Mira è uno dei pianeti più affascinanti che abbiamo mai esplorato in un videogioco
  • Trama avvincente, personaggi sfaccettati
  • Enorme profondità di personalizzazione sotto ogni aspetto

CONTRO

  • Il character design lascia parecchio a desiderare
  • È così vasto e complesso che potrebbe intimorire i giocatori meno pazienti
  • Poche spiegazioni e tutorial striminziti