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Oscura vendetta

A oltre cinque anni dal controverso E.Y.E: Divine Cybermancy, Streum On Studio si riscatta con Space Hulk: Deathwing

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   18/12/2016

Cosa sono gli Space Hulk? Si tratta di enormi relitti spaziali alla deriva, pieni di segreti e di insidie. Quando i Deathwing, la prima compagnia degli Angeli Oscuri, si imbattono in uno di essi, gli Space Marine dotati di poteri psichici sentono che al suo interno si nasconde qualcosa di straordinariamente prezioso per l'Imperium. Così viene organizzata una piccola spedizione che avrà il compito di esplorare la stazione abbandonata, rinvenire i corpi dei soldati che la controllavano e indagare sul carico che trasportavano. Nella pesante armatura di un Bibliotecario, accompagnati da un Apotecario e da un'unità d'Assalto, dovremo dunque addentrarci nello Space Hulk, percorrerne i lunghi e bui corridoi, sopravvivere alle molteplici orde di Genestealer che si nascondono nelle pareti della struttura e scoprire perché questo relitto è così importante. Il tutto nell'ambito di una campagna da giocare in single player o in cooperativa con altri tre utenti, caratterizzata da una trama scritta in collaborazione con Gavin Thorpe, nome certamente non nuovo ai fan di Warhammer 40.000.

Space Hulk: Deathwing è un titolo estremamente fedele al franchise, duro e complesso, pieno d'atmofera

Fedele all'Imperium

La prima cosa che colpisce di Space Hulk: Deathwing è l'assoluta fedeltà alle dinamiche del board game da cui è tratto. Nel gioco da tavolo gli Space Marine dovevano infatti esplorare un relitto, accedere a stanze piene di creature ostili, portare a termine l'obiettivo di turno e infine procedere verso una zona d'estrazione, il che è esattamente ciò che viene chiesto di fare durante le nove missioni che compongono la campagna del titolo di Streum On Studio.

Oscura vendetta

Si tratta di una struttura fondamentalmente semplice e intrinsecamente ripetitiva se la confrontiamo con quella di un qualsiasi altro sparatutto, ma che non mancherà di coinvolgere ed esaltare i fan del franchise di Games Workshop. Il grado di sfida dell'esperienza è infatti piuttosto alto, il che crea una certa tensione quando ci si addentra in una nuova zona della stazione senza sapere cosa potrà sbucare dai condotti d'areazione e quando. L'unità medica dispone di un set di medkit da distribuire fra i componenti della squadra, ma il numero delle "iniezioni" va gestito con saggezza per non rimanere a corto di energia sul più bello. Da questo punto di vista il gioco è quasi un survival e spesso richiede un doppio tentativo per ogni missione, data l'enorme quantità di nemici da affrontare e la distanza che bisogna percorrere per raggiungere gli obiettivi indicati di volta in volta sulla mappa. Insomma, c'è grande atmosfera e le situazioni in stile "Aliens - Scontro Finale" sono all'ordine del giorno, vedi anche lo scanner che segnala la direzione da cui proviene l'attività ostile; ma proprio per via di questi fattori diventa talmente complesso completare una missione come ultimi sopravvissuti della squadra, o semplicemente privi dell'Apotecario e delle sue cure, che a quel punto bisogna prendersi il rischio di aprire un portale (ne abbiamo a disposizione pochi e servono diversi secondi perché si attivi) e tornare all'hub, ripristinando i compagni caduti, oppure ricominciare il livello da capo. Un'eventualità indubbiamente frustrante, specie se si sono ormai raggiunte le fasi finali dello stage, ma che si rivela inevitabile nel momento in cui abbiamo subito dei danni e all'orizzonte si prospetta un incontro ravvicinato con uno o più Broodlord.

Chi vi ha detto di morire?

È un peccato che l'approccio survival scelto dagli sviluppatori per Space Hulk: Deathwing non sia stato esteso anche alle risorse disponibili e magari al sistema di potenziamento: quest'ultimo consente, spendendo i punti guadagnati in battaglia, di amplificare le capacità psichiche del Bibliotecario che controlliamo nel gioco, consentendogli di sferrare poderosi attacchi che elettrificano, sbaragliano o bruciano i nemici, e che necessitano di un periodo di cooldown per essere riutilizzati;

Oscura vendetta
Oscura vendetta

oppure di migliorare le abilità tattiche della squadra, che si muoverà in modo più intelligente e sfruttando meglio la posizione; o ancora di velocizzare il controllo dei sistemi dello Space Hulk, vedi ad esempio l'hacking delle temibili torrette che sorvegliano determinate zone. Le munizioni delle armi sono infinite: una scelta che cozza con l'interpretazione hardcore dell'esperienza, ma che risulta più che comprensibile se pensiamo al grado di difficoltà generale della campagna e al numero limitato di medkit. Ciò detto, il sistema di combattimento appare solido e sfaccettato: man mano che si procede nei livelli è possibile sbloccare nuovo equipaggiamento e modificare il setup di ogni unità prima di essere teletrasportati nel relitto, imbracciando armi dalla resa molto differente: pistole, mitragliatrici leggere, Gatling potenti ma poco precise, lanciafiamme, cannoni al plasma dal ratio di fuoco variabile, oppure strumenti per il corpo a corpo come gli artigli fulmine, il martello tuono o la mazza dell'assoluzione. A seconda della selezione, come nel recente Warhammer: End Times - Vermintide, si può ottenere una configurazione ideale per gli scontri dalla distanza o per quelli ravvicinati. Imbracciando ad esempio un cannone al plasma, eccellente per potenza sebbene lento nella ricarica, potremo fare fuoco con il grilletto destro e utilizzare il maglio di ferro o la spada di fuoco con il grilletto sinistro. La possibilità di ricorrere al dorsale sinistro per parare eventuali attacchi rende sfaccettato e coerente l'impianto messo a punto dagli sviluppatori, che in tal modo consentono ai nostri personaggi di rispondere colpo su colpo e di evitare danni inutili. La fisicità degli scontri non è al livello di Dishonored (per fare un paragone con un titolo che utilizza un approccio simile, con attacco e parata sullo stesso "lato" in termini di layout), ma risulta soddisfacente. Allo stesso modo, la possibilità di effettuare uno zoom che evidenzia il calore degli avversari permette di aprire il fuoco anche dalla lunga distanza, quando i Genestealer e gli ibridi (questi ultimi armati di mitragliatrice o lanciarazzi, dunque molto pericolosi) sono ancora ignari della nostra presenza.

Fianco a fianco

Space Hulk: Deathwing include una modalità multiplayer cooperativa per quattro giocatori che riprende per molti versi le meccaniche di Left 4 Dead. Selezionata una partita fra quelle in elenco, ambientate in uno dei nove livelli della campagna, potremo scegliere la nostra classe fra cinque possibilità e supportare la squadra coprendo le spalle ai compagni, o magari curandone le ferite se decidiamo di vestire i panni dell'unità medica.

Oscura vendetta

Durante i nostri test non abbiamo riscontrato problemi con l'online, peraltro discretamente popolato, sebbene appaia inutile l'impostazione di default che azzera il progresso a ogni nuova partita relativamente all'equipaggiamento: meglio sbloccare tutto e subito per avere maggiore scelta. Giocato in compagnia, il titolo di Streum On Studio cambia volto: le dinamiche survival diventano decisamente meno marcate e percorrere i lunghi corridoi dello Space Hulk senza essere da soli risulta più divertente, smorzando la frustrazione che spesso accompagna l'inevitabile backtracking. Una situazione ideale può essere quella di quattro amici appassionati di Warhammer 40.000 che si organizzano per completare insieme la campagna, magari al livello di difficoltà più alto: un compito improbo, che potrete portare a termine solo combattendo con la furiosa determinazione che si addice a un Angelo Oscuro!

Croce e delizia

Il quadro fin qui dipinto per Space Hulk: Deathwing è indubbiamente positivo: parliamo di un titolo straordinariamente fedele al franchise da cui è tratto, capace di creare una grande atmosfera e di generare una genuina tensione mentre si esplorano le anguste location di una campagna dura e spietata, che necessita di circa dieci ore per essere completata.

Oscura vendetta
Oscura vendetta
Oscura vendetta

Gli sviluppatori hanno attinto agli asset di Warhammer 40.000, consegnandoci uno Space Hulk credibile, a tratti inquietante, estremamente vasto e pieno di pericoli che possono provenire da qualsiasi direzione. Strutturalmente semplice, infarcito di situazioni in cui si attiva un interruttore per poi affrontare svariate ondate di nemici, il gioco giustifica per larga parte un'intelligenza artificiale delle creature talvolta scarsina: ci sta che l'unico fine dei Genestealer sia raggiungerci e colpirci, così come l'abilità degli ibridi di ripararsi fra un colpo di fucile e l'altro, ma capita talvolta che gli avversari si allontanino inspiegabilmente, disinteressandosi del combattimento e rendendoci più facile la loro eliminazione. I progressi rispetto al controverso E.Y.E: Divine Cybermancy sono comunque sostanziali da tutti i punti di vista, sebbene ci siano aspetti dell'esperienza ancora spigolosi, che necessitano di un'opera di semplificazione, in primis un'interfaccia che sulle prime appare un po' troppo caotica e un paio di glitch da sistemare (il setup dei poteri psichici si resetta di volta in volta...). Il supporto per il controller è purtroppo parziale: non è possibile invertire l'asse Y e la navigazione nei menu è a dir poco problematica, dunque in attesa di un aggiornamento bisogna scendere a compromessi oppure utilizzare mouse e tastiera, cosa che giocando sul divano davanti alla TV potrebbe non essere semplicissimo (e non lo è stato, infatti). Strana mancanza per un titolo che nei prossimi mesi arriverà anche su PlayStation 4 e Xbox One. Sul fronte della realizzazione tecnica si è scelto di sacrificare le musiche in favore dell'atmosfera, mentre la grafica si muove fra alti e bassi: la rappresentazione del relitto è ottima ed è stato fatto un buon lavoro con il sistema di illuminazione, fondamentale per un'esperienza del genere, ma tanti altri aspetti appaiono un po' datati, dall'effettistica ai modelli poligonali. Il flash intermittente del cannone d'assalto è fastidioso (attenzione se avete disturbi legati alla fotosensibilità!) ma in generale la resa delle armi è buona e i nemici si spappolano che è un piacere, lasciandoci a camminare in un mare di sangue e membra. Le prestazioni però non brillano: per essere un titolo mosso dall'Unreal Engine 4, Space Hulk: Deathwing si rivela fin troppo pesante, mettendo in difficoltà alcune configurazioni. Nel nostro caso, con un i5 6600K e una GTX 1070, abbiamo giocato a 1440p con tutto al massimo ottenendo i 60 frame al secondo, ma ci sono situazioni in cui inspiegabilmente si verificano cali di fluidità e la cosa andrebbe sistemata con una certa urgenza.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore: Intel Core i5 6600K
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 1070 Jetstream
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 10

Requisiti minimi

  • Processore: Intel Core i5 2400, AMD FX 8320
  • Scheda video: AMD Radeon HD 7870, NVIDIA GeForce GTX 660
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Hard disk: 40 GB di spazio richiesto
  • Sistema operativo: Windows 7, Windows 8, Windows 10 a 64 bit

Requisiti consigliati

  • Processore: Intel Core i7 3770, AMD FX 8350
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 970, AMD Radeon R9 290
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Hard disk: 40 GB di spazio richiesto
  • Sistema operativo: Windows 7, Windows 8, Windows 10 a 64 bit

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam
Prezzo 39,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (8)
8.4
Il tuo voto

Non è semplice valutare un titolo come Space Hulk: Deathwing, in quanto le sue mancanze strutturali coincidono con la volontà degli sviluppatori di rimanere il più possibile fedeli al board game originale. Va visto in quest'ottica il crudele backtracking a cui veniamo costretti dopo aver affrontato migliaia di feroci Genestealer e altre creature raccapriccianti, una soluzione che va di pari passo con un approccio spietato e che consegna agli appassionati di Warhammer 40.000 un'esperienza dura, complessa, ricca di risvolti strategici, godibile soprattutto se la si affronta insieme a tre amici in cooperativa. La produzione ha ancora qualche spigolo e qualche glitch, tecnicamente si muove fra alti e bassi, ma l'impianto funziona e l'atmosfera c'è tutta.

PRO

  • Atmosfera, tensione e un grado di sfida non indifferente
  • Sistema di combattimento solido e sfaccettato
  • Estremamente fedele al franchise...

CONTRO

  • ...il che si traduce in qualche inevitabile limite
  • Graficamente valido ma non spettacolare, va ottimizzato
  • Qualche spigolo ancora da smussare