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L'ultimo richiamo prima dell'epilogo

Kingdom Hearts HD II.8 è finalmente disponibile anche nel vecchio continente: sarà valsa l'attesa per l'ultimo tassello prima del gran finale?

RECENSIONE di Emanuele Gregori   —   23/01/2017

Sembra essere la volta buona. A meno di particolari sorprese, questo ennesimo viaggio, più o meno nuovo in base alle proprie precedenti esperienza, si rivelerà l'ultimo antefatto a quel Kingdom Hearts 3, che ormai da una decina d'anni stiamo aspettando. Passando per un paio di capitoli importanti ed una miriade di iterazioni secondarie, ci siamo raccontati per un decennio come ogni nuovo esponente sarebbe stato il collegamento definitivo al terzo titolo numerato della serie. E così sono arrivati i vari Birth by Sleep, Coded, Unchained e via dicendo. Inutile nasconderci dietro un dito, tutti sapevamo all'uscita delle due precedenti collection - la I.5 e la II.5 - che Square Enix, Nomura e tutto il suo team avrebbero trovato il modo di riportare su console casalinga anche l'ultimo capitolo importante uscito su Nintendo 3DS: Dream Drop Distance. Con l'uscita imminente delle precedenti remastered su Playstation 4 e l'aggiunta di quest'ultima iterazione, il cerchio sarà completo e perfetto. Nove titoli che insieme formano il percorso della saga in attesa di quel decimo, che metterà fine a tutto. Nulla potrà più ostacolare il raggiungimento della chiusura di questo viaggio durato più di quindici anni. Andiamo quindi a vedere come questo Kingdom Hearts II.8 si presenta sul mercato, analizzando i tre lavori contenuti al suo interno e localizzandolo in una time line sempre più confusionaria.

Kingdom Hearts II.8 HD è la conclusione di un lavoro di accorpamento che ci accompagna al gran finale!

Retrocopertina X

Per chi si fosse perso parecchi anni fa nell'infinità quantità di titoli che la serie ha generato, sicuramente resterà spiazzato dalla presenza di un film vero e proprio all'interno di questa collection. Kingdom Hearts X Back Cover non fa altro che racchiudere, in circa un'ora di scene in totale computer grafica, quello che è il percorso vissuto dai maestri delle cinque fazioni di X - prima browser game giapponese, poi tramutato e perfezionato nella sua versione mobile con l'aggiunta della denominazione Unchained, arrivata da noi solo la scorsa estate. Se il piacevolissimo titolo portatile racconta una storia ambientata mille anni prima di quella di Sora e compagni dal punto di vista di una serie di bambini in grado di utilizzare il Keyblade, il film ci presenta quelli che sono i risvolti politici e di potere dei maestri di quegli stessi bambini, nonché i fatti che portarono alla prima, famosissima, guerra del Keyblade.

L'ultimo richiamo prima dell'epilogo
L'ultimo richiamo prima dell'epilogo

Dando per assodato che chiunque sia avvezzo a Kingdom Hearts sappia di cosa stiamo parlando, per tutti gli altri basti sapere che, in un universo in bilico tra luce ed oscurità, pochissimi individui sono in grado di maneggiare dei manufatti - i cosiddetti Keyblade - che sappiamo essere di tre tipologie diverse (luce, oscurità e del cuore delle persone). Queste armi dal potere sconfinato sono in grado di portare indifferentemente pace e caos, in base all'utilizzo che se ne fa. Nonostante non si conosca realmente e nei dettagli lo svolgimento dei mille anni precedenti all'inizio dell'avventura di Sora e compagni, la certezza è quella di non voler replicare quella sanguinosa guerra di cui si narra da ormai un millennio. All'atto pratico, l'esperienza si traduce in circa un'ora di buone scene, scritte discretamente ed animate anche meglio. L'impatto visivo è ben lontano da quello di altre produzioni cinematografiche di Square Enix, ma non si può nascondere un certo piacere nel vedere quello che Kingdom Hearts potrebbe diventare se diventasse una serie animata. A detta dello stesso Nomura, questa opera totalmente nuova ed inedita, proprio a causa della porzione di storia che racconta, è fruibile in qualsiasi momento e senza la necessità di essere inserita prima o dopo un altro titolo della stessa collection. Narrando fatti così lontani nel tempo, l'unico scopo che assolve è quello di andare a dare un contesto alla guerra del Keyblade e aggiungere quindi un altro tassello al quadro generale. Ciò che rende Back Cover ancor più importante della sua stessa posizione nella cronistoria di Kingdom Hearts è il fatto che mette definitivamente a nudo la volontà di Nomura di relegare il rapporto con la Disney a qualcosa di totalmente marginale. Se non lo si fosse già compreso da parecchi anni, la collaborazione, inizialmente fondamentale all'interno del progetto, si è via via tramutata in qualcosa di secondario. Ecco quindi che Back Cover di personaggi Disney ne è completamente privo, se non attraverso un vago riferimento ad un universo inizialmente unito sotto il nome di "Mondo delle Fiabe". Un'ultima annotazione riguardo Back Cover va fatta sullo sforzo produttivo relativo al cast di doppiatori d'eccezione. Nessun nome altisonante come la serie principale che annovera(va) il mai troppo compianto Christopher Lee nei panni di Ansem il Saggio, ma il tutto è comunque di altissimo livello, con attori già rodati e sentiti di recente anche in Final Fantasy XV.

Sogno, caduta, distanza

Parlare della versione rimasterizzata di Kingdom Hearts 3D è allo stesso tempo facile e difficile. Nel primo caso perché si tratta di un'opera che fa gridare al miracolo per come riesce a portare su PlayStation 4 un titolo Nintendo 3DS di ormai cinque anni fa. Dall'altra perché, proprio questo miracolo, rende difficile raccontare l'operazione come una semplice remastered. Anche riguardo a questo, Nomura era stato parecchio chiaro nelle scorse settimane, affermando come la riedizione del titolo portatile potesse essere considerato un vero e proprio remake.

L'ultimo richiamo prima dell'epilogo

Non solo dal punto di vista estetico, ma anche per ciò che concerne il riadattamento delle meccaniche legate al doppio schermo ed alla natura touch della piattaforma sulla quale era stato concepito. Andiamo con ordine: Dream Drop Distance si colloca successivamente agli eventi di Kingdom Hearts II e Kingdom Hearts Coded. Con un gruppo ormai rodato formato da Sora e compagnia, Yen Sid è pronto a mettere in guardia i signori del Keyblade della possibilità che il maestro Xehanort, sia tornato alla sua forma umana dopo la sconfitta del suo Heartless Ansem e del rispettivo Nessuno Xemnas. Il mentore di Re Topolino è quindi deciso a sottoporre Sora e Riku al test per decretare o meno il loro passaggio ufficiale al rango di Maestri del Keyblade. I due vengono così spediti in una forma alternativa di passato nella quale sono chiamati a chiudere le sette serrature dei "mondi dormienti", quei luoghi chiusi in un limbo e non del tutto liberi dall'oscurità. Questo pretesto ha permesso, tra le altre cose, di inserire accanto alle vecchie conoscenze anche dei mondi inediti per la serie. Ritrovatisi nella Città di Mezzo, Sora prima e Riku dopo, incontreranno una serie di personaggi che prendono il posto dei vecchi abitanti della città. Addio Final Fantasy e benvenuto The Worlds Ends with You. Il crossover in questo caso si concretizza con quelli che sono i personaggi di un titolo Square Enix per Nintendo DS del 2009, scelta opinabile ma giustificata dalla piattaforma a cui il titolo era inizialmente destinato. Altra peculiarità estremamente particolare del titolo è rappresentata della "caduta", mezzo attraverso il quale Sora e Riku scopriranno a loro spese di non trovarsi nella stessa versione dei mondi che visiteranno, ma in due realtà parallele all'interno delle quali vivranno le loro storie in modo totalmente autonomo. Due campagne legate indissolubilmente l'una all'altra, ma alternate da una barra, quella della "caduta" appunto, che andrà a scaricarsi regolarmente durante l'utilizzo di un personaggio fino a portarlo al sonno e al cambio immediato di alter ego giocabile. Questa meccanica, che solo la follia di Nomura poteva essere in grado di scaturire, lì dove su Nintendo 3DS risultava talmente veloce da diventare frustrante, è stata estremamente ammorbidita in questa riedizione. Ecco quindi che i tempi di svuotamento della barra e la durata delle frazioni con ognuno dei personaggi si sono allungate esponenzialmente.

L'ultimo richiamo prima dell'epilogo
L'ultimo richiamo prima dell'epilogo

Parlando più specificatamente dell'adattamento del titolo, è incredibile notare come ognuno dei mini giochi e attività presenti nella versione portatile sia stata adattata e riportata in questa remastered. Ci sono i "tuffi", equiparabili alle vecchie rotte gummiship; o la semplice ma mai troppo scontata possibilità di sfruttare il touch pad del DualShock 4 per accarezzare i propri spiriti, sui quali torneremo tra poco. Tornano il "fluimoto" e il "cambiarealtà": caratteristiche sulle quali si basano il combat system e l'esplorazione e che consistono, in buona sostanza, nella possibilità di sfruttare gli ambienti per spostarsi velocemente e nel colpire i nemici con attacchi particolari, in base alla specifica azione effettuata. Gli spiriti, come accennato prima, rappresentano una delle due facce delle nuove creature introdotte in questo capitolo: i Divorasogni. Difficile riassumere in una manciata di caratteri la quantità di variabili che questi esserini possono generare, ma è sufficiente sapere che esistono due versioni di ogni Divorasogni: l'incubo e lo spirito. Mentre la prima rappresenta la nuova reale minaccia dell'equilibrio, la seconda si nutre degli incubi stessi e per questo è possibile crearne e assoldarne di svariati tipi. Ecco che anche Kingdom Hearts si avvicina all'imperante "collezionali tutti" di casa Nintendo. Ognuno degli spiriti gode di un proprio livello, un sistema di affinità fortunatamente non troppo stringente e un albero delle abilità personalizzato, sul quale spendere i cosiddetti punti unione e sbloccare comandi da inserire nelle console di Sora e Riku. Un sistema simile a quello di Birth by Sleep, ma che sfrutta a pieno l'introduzione di questi nuovi esserini. Concludiamo l'excursus sull'adattamento di questo Dream Drop Distance parlando dell'aspetto che più lascia a bocca aperta: l'impatto visivo. La paura che ci saremmo trovi di fronte ad un titolo veramente difficile da digerire su PlayStation 4 era imperante. Nomura ed il suo team ci hanno invece strabiliati, riuscendo a riproporre in alta definizione quasi tutti gli ambienti, che non spiccano certo per profondità o distruttibilità, ma che risultano un vero e proprio miracolo considerata la piattaforma di partenza. I modelli dei personaggi godono di una quantità di poligoni sostanzialmente superiore e tutti i particellari sono stati ricreati da zero, avvicinandosi spaventosamente a quelli presenti in nel prologo di Kingdom Hearts III. Un lavoro incredibile quello relativo a questa remastered/remake, che non mancherà di dettare dei nuovi standard all'interno di questa fetta di mercato e che ci spinge a consigliare caldamente il titolo anche a tutti coloro i quali avessero già consumato il gioco su portatile ormai un lustro fa.

Trofei PlayStation 4

La collection vanta un totale di 70 trofei, divisi in 55 per Dream Drop Distance e 15 per Birty by Sleep 0.2. Lì dove il primo vanta 47 bronzi, 5 argenti, 2 ori e l'agognato platino, il capitolo nuovo di zecca si deve accontentare di 13 bronzi, 1 argento ed 1 oro, mancando quindi del trofeo più ambito. I compiti restano più o meno sempre i soliti. Troviamo la richiesta di finire le campagne ai vari livelli di difficoltà, uccidere un certo quantitativo di nemici e sbloccare i vari finali segreti e segretissimi. Ci sarà da giocare parecchio per raggiungere il 100%.

Un passaggio frammentario

È il momento della verità, il primo assaggio di un Kingdom Hearts casalingo a due generazioni di distanza da quella perla indimenticabile che è il secondo capitolo. Con l'aiuto dell'Unreal Engine 4 e uno stacco generazionale che è l'unico elemento in grado di ripagare dell'attesa, abbiamo messo le mani su questo prologo.

L'ultimo richiamo prima dell'epilogo

Cercando di evitare il più possibile di parlare della trama del titolo, data anche la sua natura così fuggevole in termini di longevità, è sufficiente sapere che gli eventi prendono luogo successivamente al finale di Birth by Sleep. Aqua, maestra del Keyblade, iniziatrice di Kairi all'utilizzo dell'arma e amica fraterna di Terra e Ventus, è decisa a trovare un modo per ritrovare i suoi amici e per questo intraprende un viaggio che la possa portare fuori dal Regno dell'Oscurità nel quale è rimasta rinchiusa alla fine del capitolo per il portatile di Sony. Con queste premesse si svolge l'intero arco narrativo del titolo, in grado di rispondere a poche delle domande lasciate aperte ed introdurne molte altre. Nomura è stato chiaro: questo prologo deve essere giocato come ultimo elemento prima del prossimo Kingdom Hearts III, ed effettivamente risulta esserne un vero e proprio prologo. Dal punto di vista del gameplay, essendo l'incipit del prossimo capitolo numerato della serie, si torna alla classica impostazione di attacchi e magie. Spariscono i menù dei comandi e torna a consumarsi la barra del mana ogni volta che si lancia un incantesimo. Questo però non ha impedito al team di sviluppo di integrare alcune delle innovazioni degli ultimi dieci anni. Ecco quindi che si ripresenta il "Focus", un indicatore in grado di ricaricarsi tramite i danni effettuati e che permette di lanciare una serie di attacchi in successione, contro un numero di bersagli precedentemente evidenziati. Accanto ad esso si vanno a collocare i "comandi situazionali", che altro non sono che l'unione tra i comandi di reazione del secondo capitolo e gli stili di comandi di Birth by Sleep. Ciò che ne scaturisce è un turbinio di effettistiche a schermo, varietà nelle combo e spettacolarità che difficilmente è possibile ricordare nel panorama videoludico. Kingdom Hearts è sempre stato il festival dei colori, ma in questo caso ciò che ci troviamo di fronte va oltre ogni possibile immaginazione e vedere un classico Blizzaga che trasforma in ghiaccioli gli Heartless oppure un Bramamagia che fa volteggiare Aqua rilasciando effetti particellari a profusione è visivamente pazzesco. Non c'è molto altro da dire su un titolo che, nel momento in cui decolla e non se ne può più fare a meno, si conclude lasciando l'amaro in bocca di un'avventura durata una manciata di ore. Bella, interessante, che fa presagire un terzo capitolo in grado di concludere la saga nel migliore dei modi, ma che non è altro che un bellissimo assaggio. È giusto spendere qualche riga su alcune idee simpatiche come quella del guardaroba: questa non è altro che la personalizzazione estetica della protagonista, con una quantità smodata di vestiti ed accessori che è possibile sbloccare dopo aver completato una serie di obiettivi. Per quanto estremamente marginali, si tratta di elementi in grado di prolungare l'esperienza dei veri e propri "completisti".

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Multiplayer.it
8.5
Lettori (72)
8.6
Il tuo voto

Kingdom Hearts II.8 HD è la perfetta conclusione di un percorso di raccolta che, oltre al mero fine commerciale, ha sempre denotato l'amore e la passione di Nomura e del suo team per questa creatura, con la quale in tanti siamo cresciuti negli ultimi quindici anni. Kingdom Hearts III è alle porte, si spera, e dal prossimo 31 marzo, tutti i possessori di PlayStation 4 potranno godere dell'intero parco titoli della serie in attesa del suo epilogo. In questo caso specifico, ci troviamo di fronte ad un film di media qualità, una remastered talmente strabiliante da sembrare un vero e proprio remake e un prologo nuovo di zecca tanto bello quanto breve. Non si può non consigliarne l'acquisto a chiunque sia un amante della saga e voglia un giorno ritrovarsela tutta su di un'unica console. Per tutti gli altri, data la mole di titoli e l'intreccio narrativo assurdamente difficile da sbrogliare senza una giusta analisi, il consiglio è di recuperare le precedenti remastered e concludere poi con questi tre titoli. Kingdom Hearts III, ti aspettiamo a braccia aperte!

PRO

  • Dream Drop Distance è talmente bello da sembrare un remake
  • Back Cover accende una piccola luce riguarda l'antica guerra
  • Birth by Sleep 0.2 ci regala un assaggio del vero finale

CONTRO

  • Back Cover non lascia visivamente a bocca aperta
  • Birth by Sleep 0.2 finisce proprio sul più bello