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Beati gli occhi che vedono

Outlast 2 ci trascina in un viaggio torbido, oscuro e inquietante nei meandri della follia umana

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   24/04/2017

A quattro anni di distanza dal primo capitolo, Red Barrels ha deciso di esplorare nuove tematiche con Outlast 2, mettendo da parte le ambientazioni chiuse degli esordi in favore di una storia che si svolge per larga parte all'aperto, durante una lunga notte maledetta. La trama ruota attorno a Blake Langermann, un operatore video che si occupa di realizzare servizi giornalistici d'inchiesta insieme a sua moglie Lynn, recandosi di volta in volta sul luogo del misfatto. Stavolta i due sono diretti in elicottero verso il deserto dell'Arizona, dov'è stato rinvenuto il cadavere di una giovane donna incinta, forse vittima di un culto religioso. Qualcosa però va storto, uno dei motori entra in avaria e il velivolo precipita al suolo: quando ci risvegliamo, nei panni di Blake, non abbiamo che il tempo di recuperare la videocamera, raggiungere il punto dello schianto e scoprire che Lynn è misteriosamente scomparsa. L'hanno portata via, ma chi è stato e perché? È buio pesto, tuttavia gli infrarossi del camcorder ci permettono di scorgere in lontananza delle case, un mulino a vento e le immancabili piantagioni di granturco. Qualcuno deve sapere cos'è successo: meglio fare in fretta e bussare a qualche porta. O forse no?

Outlast 2 è violento, oscuro, malato e dannatamente coinvolgente: un survival horror di gran classe

Pecore in mezzo ai lupi

Outlast 2 ripropone le dinamiche survival horror "passive" che i fan della serie ben conoscono: il protagonista di questa nuova, angosciante avventura è un uomo normale, finanche un po' codardo, che si limita a testimoniare l'orrore che vede registrando specifiche sequenze e fotografando lettere e messaggi, salvo poi fuggire a gambe levate nel momento in cui qualcuno lo minaccia.

Beati gli occhi che vedono

Un approccio inevitabilmente frustrante perché è facile immaginare come chiunque, messo alle corde, possieda l'istinto di autoconservazione necessario a impugnare un sasso o una mazza per cercare di difendersi; ma tuttavia necessario al fine di instillare nel giocatore il timore vero, la tensione di chi sa che deve fare attenzione ai propri passi per evitare di allertare i folli individui che gli stanno dando la caccia, e che non si farebbero alcuno scrupolo a ucciderlo nel modo più doloroso possibile. Blake arriva a tale conclusione dopo pochi minuti, quando si imbatte in carcasse di animali sventrati e case apparentemente disabitate, al cui interno sono però presenti le prove di un culto, quello creato dal santone Sullivan Knoth, che spinge le persone a sacrificare i propri figli nel nome di un dio malvagio e vendicativo. La figura di Knoth, tratteggiata attraverso note sparse in giro per gli scenari, appare tanto folle quanto inquietante: si tratta di un esaltato che soddisfa i suoi istinti più bassi stuprando e uccidendo giovani donne, forte di un ascendente quasi sovrannaturale sul proprio "gregge". Sono stati infatti i suoi uomini a rapire Lynn, convinti che stia per dare alla luce il figlio dell'anticristo, e Blake dovrà fare il possibile per trovarla e trarla in salvo; sebbene a un certo punto la questione si faccia ancora più spinosa, perché le forze in campo in realtà sono due e hanno obiettivi opposti ma ugualmente sinistri.

La passione

Sebbene l'impianto di base sia lo stesso, le differenze fra Outlast e Outlast 2 appaiono evidenti, in particolare per quanto concerne le ambizioni di questo sequel: la campagna, divisa in sei capitoli i cui nomi sono ispirati alla Bibbia, richiede una decina d'ore per essere completata, dunque mediamente il doppio rispetto al primo episodio della serie.

Beati gli occhi che vedono
Beati gli occhi che vedono

Non ci si imbatte però in una storia che viene trascinata per i capelli, anzi la direzione mantiene sempre una grande lucidità, lasciandoci intendere determinate cose e comunicando in modo inoppugnabile alcune scomode verità; in particolare quelle che riguardano i "flashback", che portano Blake a confrontarsi con due realtà differenti: da una parte la cittadina maledetta di Temple Gate, dall'altra l'istituto scolastico cattolico in cui, tanti anni prima, ha assistito impotente al suicidio di un'amica. La natura più ampia degli scenari sacrifica in parte alcuni elementi che nel primo capitolo rivestivano un ruolo di grande rilevanza, come i nascondigli dentro cui rifugiarsi in attesa che i nemici si allontanassero, presenti ma il più delle volte inutilizzati in favore di un approccio meno attendista. Tornano invece i nemici inarrestabili, in particolare la terribile "strega" che avevamo già visto nella demo, la cui entrata in scena viene accompagnata da grida lancinanti e ultraterrene, e le cui "finisher" nei nostri confronti sono visivamente dolorosissime. Sul piano del gameplay sono anche stavolta pochissimi i puzzle da risolvere, con semplici dispositivi da attivare previo il ritrovamento di uno specifico componente, mentre si è spinto davvero tanto sulle limitazioni della visuale, con un buio praticamente perenne che avvolge qualsiasi zona della mappa e che ci mette in una situazione davvero detestabile nel momento in cui si rimane senza batterie per la videocamera; anche perché gli assassini che presidiano le location dimostrano in più di un'occasione di possedere occhi che ben si abituano alle tenebre, a differenza nostra. L'unica, pur importante concessione fatta dai ragazzi di Red Barrels nell'ottica della sfida risiede nella possibilità di riprendere la partita esattamente da dove l'avevamo interrotta prima di finire ammazzati, così da evitare quantomeno la frustrazione di dover ripetere intere sequenze a ogni game over. Un'arma a doppio taglio, però, visto che tale soluzione apre inevitabilmente al trial & error.

Non sanno quello che fanno

Beati gli occhi che vedono

Blake può correre (sebbene per brevi tratti), nascondersi, arrampicarsi su determinate superfici, strisciare e utilizzare dei bendaggi per curarsi le ferite: abilità importanti per sopravvivere in un contesto come quello di Outlast 2, rese visivamente in maniera molto pratica grazie a un'interfaccia minimale, a cui mancano i riferimenti di una mappa e che dunque ci porta spesso e volentieri a esplorare territori che si trovano ben al di fuori della nostra comfort zone di videogiocatori moderni. La videocamera, che in alcuni momenti ci verrà finanche sottratta, si pone in tal senso come uno strumento fondamentale, di fatto gli occhi e le orecchie (grazie al microfono di prossimità) del protagonista, impegnato a vagare per campi, chiese adibite a stanze di tortura, boschi, cave e finanche fiumi. Le situazioni messe in campo da Red Barrels risultano piuttosto varie e sembra non esserci limite alla crudeltà dei nostri antagonisti, che proveranno a fare di noi un martire non appena gliene daremo l'occasione. Tuttavia, dal punto di vista strutturale è facile puntare il dito contro gli espedienti utilizzati, con il problema della visibilità a rendere ardua e faticosa una progressione che diversamente risulterebbe molto più rapida, forse persino banale in confronto a qualsiasi altro titolo stealth. La maestria degli sviluppatori è stata dunque quella di miscelare sapientemente tutti questi elementi per ottenere la tensione, lo spavento, l'atmosfera malata e un intreccio narrativo che svela pienamente le proprie carte solo alla fine, quando il passato e il presente di Blake fanno la pace, a modo loro.

Pescatori di uomini

Beati gli occhi che vedono

Sebbene un titolo come Outlast 2 non abbia necessariamente bisogno di una grafica di eccellente qualità per raggiungere il proprio obiettivo, il lavoro svolto da Red Barrels in tal senso appare molto buono: Il motore rimane l'Unreal Engine 3, con tutti i suoi limiti, ma i modelli poligonali hanno subito dei sostanziali miglioramenti rispetto al capitolo d'esordio e c'è ovviamente tutta la parte relativa agli scenari, che hanno acquistato una maggiore varietà.Certo, alcuni spigoli rivelano la natura indipendente della produzione, ma gli autori hanno fatto molta attenzione a utilizzare gli strumenti a loro disposizione nel miglior modo possibile, evitando di mettersi in situazioni troppo complicate. Il Creator Update di Windows 10, con l'introduzione dell'HDR, ha contribuito durante i nostri test a valorizzare i colori del gioco, che tuttavia si è rivelato un po' più pesante del previsto: sulla configurazione di prova, a 4K e con tutti gli effetti al massimo, non siamo riusciti a ottenere i 60 frame al secondo stabili, mentre a 1440p si verificava un curioso glitch sui colori che però non sappiamo se dipenda dal gioco, da Windows o dallo schermo che abbiamo utilizzato. Nessun problema invece a 1080p, che per questo tipo di esperienza e la sua complessità poligonale rimane probabilmente la scelta più equilibrata. Se per la grafica è stato fatto un ottimo lavoro, lo stesso si può dire assolutamente per il sonoro, con dialoghi in inglese (sottotitolati in italiano) molto ben interpretati, intensi e convinti, nonché un sound design in grado di contribuire in modo decisivo alla tensione generale.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore: Intel Core i5 6600K
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 1070 Jetstream
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 10

Requisiti minimi

  • Processore: Intel Core i3 530
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 260, ATI Radeon HD 4870
  • Memoria: 4 GB di RAM
  • Hard disk: 30 GB di spazio richiesto
  • Sistema operativo: Windows Vista, Windows 7, Windows 8, Windows 10 a 64 bit

Requisiti consigliati

  • Processore: Intel Core i5
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 660, ATI Radeon HD 7850
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Hard disk: 30 GB di spazio richiesto
  • Sistema operativo: Windows Vista, Windows 7, Windows 8, Windows 10 a 64 bit

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 27,99 € / 29,99 €
Multiplayer.it
8.5
Lettori (27)
7.9
Il tuo voto

Outlast 2 è violento, oscuro, malato e dannatamente coinvolgente: un survival horror di gran classe, che migliora il capitolo d'esordio sotto tutti i punti di vista e raggiunge quelli che probabilmente sono i limiti oltre cui il sottogenere "passivo" difficilmente potrà spingersi. Sul piano della direzione è stato fatto un lavoro pressoché perfetto, così come appare certosino l'impegno profuso dagli sviluppatori per renderci la vita difficile, dal buio pesto della stragrande maggioranza delle ambientazioni alla carenza di batterie per la videocamera. Elementi caratterizzanti per un franchise che ora si trova di fronte a una grande sfida: come potranno gli sviluppatori creare qualcosa di ancora più violento, disturbante e spaventoso per il prossimo capitolo?

PRO

  • Grandissima tensione, direzione perfetta
  • Trama inquietante e appassionante
  • Molto più lungo e visivamente vario rispetto al primo Outlast...

CONTRO

  • ...ma in termini di gameplay il gioco è quello
  • Molto lineare, sconfina spesso nel trial & error
  • Su PC pesa un po' per essere un titolo in Unreal Engine 3