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Micro Machines World Series: la nostalgia ha rotto il... turbo

Codemasters recupera un marchio che ha segnato l'infanzia di qualunque giocatore nato tra gli anni '80 e '90. Ma le sensazioni sono ancora quelle?

RECENSIONE di Aligi Comandini   —   30/06/2017

La nostalgia è una compagna amorevole e silenziosa, che riporta alla mente momenti meravigliosi risalenti agli anni più felici della nostra vita, durante i quali le preoccupazioni erano poche e la gioia della scoperta molta. Al contempo, però, sotto la sua maschera benevola la nostalgia nasconde anche il pesante velo dell'ignoranza: più ci abbandoniamo al suo abbraccio e più difficile diventa valutare in modo critico e cristallino ciò che ci si para davanti; è una partner oppressiva e violenta, che prende a pugni la ragione in favore dei "bei tempi andati" e dell'effimero calore offerto dai ricordi. E si sa, non c'è niente di meglio di un paraocchi messo volontariamente per nascondere i difetti, dunque sono innumerevoli le società che ultimamente hanno deciso di fare uso di questa forza, facilmente sostituibile alla scarsità di idee e alla mancanza di coraggio. Guardatevi attorno, pare di esser tornati negli anni '90: la gente si strappa i capelli per il Super Nintendo Mini, Crash torna su Playstation, e ad Hollywood decidono di fare il remake di Jumanji e di portare Baywatch al cinema. Non si tratta di operazioni totalmente negative (in molti casi rappresentano una grande occasione per far capire alle nuove generazioni le meraviglie del passato), ma vista la malizia di fondo è inevitabile che ogni tanto si decida di riesumare un cadavere in pessimo stato. Qui subentra Codemasters, un team di sviluppo che non ha bisogno di presentazioni e che in quegli anni ci ha sguazzato, oggi impegnato a ridare vita a un marchio che ha accompagnato l'infanzia di innumerevoli giocatori, Micro Machines. Se non l'aveste capito dall'incipit, purtroppo abbiamo a che fare con un corpo morto conservato abbastanza male.

Ricordi velocissimi

Non vogliamo fare gli splendidi, sia chiaro. Quando è stato annunciato Micro Machines World Series anche a noi è venuto un colpo al cuore. La serie è stata un baluardo del gaming da divano, foriera di sfide all'ultimo sangue assolutamente esaltanti, e molto più brutale e impegnativa da padroneggiare di quanto si possa credere. Il problema è che quando il codice del gioco è arrivato e abbiamo fatto partire il tutto... qualcosa dentro di noi si è immediatamente incrinato. World Series è infatti un titolo estremamente diverso dai Micro Machines Originali, capace di differire profondamente persino da capitoli tridimensionali come Micro Machines V3 e V4: la base del gioco in realtà è sensibilmente più vicina a un altro titolo Codemasters, Toybox Turbos, una sorta di "Micro Machines senza licenza" che prese i fondamentali della serie e li snaturò in larga parte.

Micro Machines World Series: la nostalgia ha rotto il... turbo

Ci spieghiamo meglio: Fino al V3 la serie si basava principalmente su "tipi" di Micro Machines da guidare, diversificati tra loro e alle volte addirittura con piste dedicate (come ad esempio i motoscafi, che si sfidavano in vasche e piccoli stagni); Dopo il V3 Codemasters ha deciso di cambiare direzione, puntando prima sulla possibilità di mescolare i veicoli nelle competizioni, e in seguito con Toybox esclusivamente alle gare miste con veicoli dotati di caratteristiche proprie. World Series fa esattamente questo, ma laddove Micromachines V3 offriva una sfida esaltante anche in single player - con tanto di tornei avanzati e un gran numero di piste - decide di concentrarsi esclusivamente sull'esperienza multiplayer. Niente tornei in singolo, solo una modalità "Schermaglia" dove si può gareggiare con l'intelligenza artificiale in corse che non offrono alcun premio a chi le affronta e vanno perciò usate per memorizzare i circuiti (o per sfidare i propri amici in locale, chiaramente). Peraltro non è che sia un'impresa così difficile ricordarsi ogni curva in questo caso, perché le piste sono soltanto dieci.

Dov’è il resto?

Questi dieci circuiti sono più che curati, per carità: al solito ci troviamo davanti a piste perfette per delle macchinine giocattolo, da scrivanie ricoperte di prodotti di cartoleria a tavoli zeppi di cibo con un cagnolone sullo sfondo che fissa la vostra sfida ansimando. C'è ancora tutto lo charme dei predecessori nelle location dove le Micro Machines si battono, a mancare è tutto il resto. Le automobili sono dodici, non molte di più delle piste, e non diversificate poi più di tanto a livello di controlli, perché un eccessivo rimaneggiamento della risposta tra un mezzo e l'altro avrebbe sbilanciato eccessivamente le gare (velocità e accelerazione dei mezzi sono praticamente identiche, a mutare è la risposta in curva); la velocità generale è diminuita, per rendere meno frustrante il gioco (non è comunque facilissimo controllare i mezzi su certi circuiti, ma provate a riprendere in mano il V3 o il secondo capitolo e noterete una differenza abissale); molta enfasi, infine, è stata posta sulle battaglie, che sono sì divertenti ma stravolgono la formula.

Micro Machines World Series: la nostalgia ha rotto il... turbo

Le auto disponibili sono dopotutto dotate di abilità specifiche - con tanto di mossa speciale caricabile - come se fossero eroi di un Dota-Like. La Shimu-Nita (sì, si chiama davvero così) può rilasciare strisce energetiche che rallentano i nemici e spara un laser costante, il carro armato dei G.I. Joe spara colpi poderosi e precisi e può lasciare mine stordenti, e via così per una sfida a cui la varietà non manca di certo. Il problema è però il bilanciamento: certi veicoli sono chiaramente più indicati alle battaglie di altri, vuoi per l'efficacia delle loro armi primarie, vuoi per l'utilità di certi poteri se li si confronta con altri. Questo rende una modalità già caotica un completo disastro a tratti, ed è uno spreco perché i combattimenti di questo tipo (oltre a svolgersi in arene dedicate) sono anche rinfrescati dalla presenza di alternative al Deathmatch tipico come il Cattura la Bandiera o la modalità Conquista, ove un po' di tattica ed equilibrio avrebbero giovato enormemente all'esperienza.

Trofei PlayStation 4

Micro Machines World Series vanta ben 44 trofei, ma non aspettatevi sfide particolarmente elaborate. La maggior parte li otterrete casualmente durante le battaglie, altri vi chiederanno di usare tutte le auto del gioco, mentre per gli ultimi dovrete solo salire di livello. Insomma, non si tratta di un platino veloce, ci metterete del tempo (soprattutto a raggiungere il livello 40).

Salvati da un'eliminazione

La volontà di inseguire titoli multiplayer più blasonati si percepisce persino nello sblocco delle ricompense, visto che partecipando alle gare online si guadagna esperienza per salire di livello, e ad ogni livello ottenuto si ottiene un forziere contenente monete, emote per le auto, timbri messi in campo alla distruzione degli avversari e battute audio dei piloti (vi ricorda qualcosa?). Il fatto è che questo titolo non presenta delle fondamenta abbastanza solide per supportare una struttura simile. Il gameplay è semplice e intuitivo, non privo di finezze ma ben lontano dalla stratificazione di altri racing arcade o delle potenzialità di giochi competitivi di tutt'altro tipo. La presenza di eventi speciali online con modificatori non basta a giustificare il prezzo del biglietto, e il divertimento caotico delle battaglie in rete non è paragonabile alla competitività che i predecessori scatenavano in locale. Nel complesso, World Series, è un passatempo dimenticabile. Il marchio Micro Machines meritava ben altro trattamento, ben altri contenuti.

Micro Machines World Series: la nostalgia ha rotto il... turbo

È tutto da buttare dunque? No in realtà, perché nel gioco è comunque presente una modalità che salva almeno in parte la baracca: l'Eliminazione. Si parla di corse con visuale modificata (quella normale segue le auto dall'alto ma è angolata, in Eliminazione invece si riavvicina a quella dei primi capitoli, in verticale sui mezzi), ove la telecamera segue solo il pilota in testa e si avvicina gradualmente finché tutti gli sfidanti non vengono eliminati. Potrebbe sembrare banale, ma è in realtà questo l'elemento migliore del gioco, perché racchiude il meglio dello spirito competitivo del marchio di appartenenza e risulta a dir poco inebriante in compagnia di amici. Il divertimento scaturito dall'Eliminazione è la cosa che secondo noi fa raggiungere a World Series la sufficienza piena, un'opzione extra che completa le immancabili modalità inserite nel pacchetto e nell'insieme risulta meglio riuscita sia delle battaglie con poteri fissi sopra descritte che delle gare classiche. Nulla di particolarmente speciale da aggiungere poi sul comparto grafico del gioco, piacevole e colorato, oltre che arricchito dalla licenza Hasbro (che ha permesso di inserire chicche come un corazzato Cobra e armi Nerf all'interno del titolo) ma di certo non indimenticabile o particolarmente ispirato. Qualche rado e ingiustificato calo di frame rate ci ha preoccupato, tuttavia sono apparsi davvero pochissime volte. Chiudiamo con la solidità dell'online, che non abbiamo potuto testare purtroppo molto a fondo (i server sono stati aperti solo per alcune ore prima del lancio). Quel che possiamo dirvi è che gli eventi speciali di cui parlavamo in precedenza saranno attivati a tempi alterni, e che il matchmaking ha arrancato un po' durante la nostra esperienza, sostituendo i giocatori umani con l'intelligenza artificiale dopo pochi secondi il più delle volte. Poco male comunque, le basi messe in campo restano quelle, e indipendentemente da tutto la nostra valutazione non cambia: i Micro Machines del passato sono lontani.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 29.99 €
Multiplayer.it
6.2
Lettori (10)
6.2
Il tuo voto

Da un revival di Micro Machines ci aspettavamo di più. Capolavori assoluti nella serie non ce ne sono mai stati, ma titoli capaci di farci innamorare di quelle macchinine e scagliare il pad a terra con furia durante le sfide tra amici sì. Questa nuova incarnazione della serie è sicuramente spassosa a tratti, ma le semplificazioni apportate, i contenuti risicati, gli sbilanciamenti nelle battaglie e l'enfasi generale sull'online la allontanano dai migliori capitoli. Nel complesso si tratta di un titolo appena sufficiente, un vero spreco.

PRO

  • La modalità Eliminazione è spassosa e ricorda i predecessori
  • Il gioco è ancora molto divertente con amici a disposizione

CONTRO

  • Le abilità delle auto in battaglia sono piuttosto sbilanciate
  • Il gameplay rallentato manca della finezza dei predecessori
  • Poche piste, poche auto, pochi contenuti