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Fire Emblem Warriors, la recensione tra fanservice e strategia

Abbiamo recensito il musou ispirato alla famosissima serie strategica di Nintendo e Intelligent Systems

RECENSIONE di Christian Colli   —   18/10/2017

Il genere dei musou è sempre stato visto con occhio particolarmente critico in Occidente, soprattutto perché il suo principale esponente, Dinasty Warriors, è rimasto per anni nella nicchia dei super fan del Giappone e dei videogiochi alternativi. Negli ultimi tempi, però, lo sviluppatore Omega Force ha avuto l'opportunità di lavorare a marchi famosi in tutto il mondo - come One Piece, Ken il Guerriero, Berserk o Dragon Quest - che hanno contribuito a diffondere maggiormente la cultura dei musou. Considerati generalmente titoli dal gameplay ripetitivo e caotico, questi action in terza persona sono invece popolarissimi in Giappone e questo spiegherebbe come mai Nintendo abbia voluto affidare a Omega Force e Team Ninja lo sviluppo di uno spin-off ispirato a The Legend of Zelda. Era il 2014 quando Hyrule Warriors faceva timidamente capolino sugli scaffali dedicati a Wii U e Nintendo 3DS: fummo in molti ad aggrottare la fronte, salvo poi ricrederci sulla qualità di un titolo sì ripetitivo, ma anche maledettamente divertente e ricchissimo di contenuti. A distanza di pochi anni, Nintendo riprova l'esperimento del musou su licenza con uno spin-off di Fire Emblem, l'amatissima saga strategica fantasy di Intelligent Systems. Ci troviamo davvero di fronte al solito musou?

Dimensioni a confronto

Vogliamo subito chiarire la nostra posizione in merito a una questione abbastanza spinosa che ha seguito lo sviluppo del gioco e che ha sollevato un enorme polverone nella community dei fan sfegatati di Fire Emblem: il roster. I grandi appassionati storici hanno digerito poco la scelta di incentrare Fire Emblem Warriors principalmente sugli ultimi capitoli usciti per Nintendo 3DS, considerati poco rappresentativi. Non ci sono Roy o Ike in questo musou, bensì soprattutto i protagonisti di Fire Emblem Awakening, Fire Emblem Fates e Fire Emblem Echoes: Shadows of Valentia con un piccolo accenno a Fire Emblem: Shadow Dragon e al Fire Emblem uscito nel 2003 per Game Boy Advance. I personaggi giocabili - al netto di eventuali DLC ancora da definire - sono per esempio Chrom, Lucina, Daraen, Ryoma, Xander, Celica, Lyn, Marth e altri ancora per un totale di ventitré. A noi il roster non ha dato minimamente fastidio, anche perché la scelta di Nintendo, che indubbiamente ha supervisionato il progetto da vicino, ha perfettamente senso: è chiaro che la grande N abbia voluto spingere i Fire Emblem più recenti e popolari che hanno rilanciato il brand in tutto il mondo quando, solo pochi anni fa, neppure si localizzava più per il mercato occidentale. Ad averci infastidito un po', semmai, è stato il fatto che alcuni personaggi siano effettivamente "cloni" di altri. Lucina e Chrom, per esempio, si giocano nello stesso identico modo, così come i cavalieri pegaso o gli arcieri. Tendenzialmente neanche questo è un difetto enorme, ma Hyrule Warriors al lancio proponeva un roster maggiormente diversificato.

Fire Emblem Warriors, la recensione tra fanservice e strategia

Fatta questa doverosa premessa, il nostro più grande timore era che gli eroi summenzionati si trascinassero dietro i problemi di caratterizzazione che hanno afflitto gli ultimi Fire Emblem. Per quanto strampalata sia la trama di Fire Emblem Warriors, abbiamo invece constatato una sceneggiatura più che discreta che giustifica in modo convincente l'incontro di tutti questi personaggi, impiegando i dialoghi e le cutscene per caratterizzarli nel miglior modo possibile ogni volta che interagiscono. I protagonisti veri e propri della storia sono i principi Rowan e Lianna di Aytolis, un regno che all'improvviso subisce l'attacco di un'orda di mostri. La regina affida ai suoi figli uno scudo magico e i due partono alla ricerca di un modo per scacciare gli invasori, imbattendosi regolarmente negli eroi degli altri Fire Emblem che provengono da dimensioni parallele che tutto a un tratto si sono spalancate su quella dei due principi. I nostri a volte dovranno allearsi, altre volte farsi strada con le cattive, ma in ogni caso finiranno per scoprire una minaccia molto più pericolosa di quanto credessero e che richiederà gli sforzi di tutti: noi seguiremo le loro peripezie nel corso di una modalità Storia che dura una quindicina di ore che e permette di controllare fino a quattro personaggi in missioni sempre più complicate in cui non si dovranno soltanto affettare centinaia di nemici, ma spremere anche le meningi.

Fire Emblem Warriors, la recensione tra fanservice e strategia

L'arte della guerra

Come contraltare alla Storia troviamo la modalità Epica: essa ricorda la sezione Avventura che rappresentava il cuore di Hyrule Warriors, prolungandone enormemente la longevità su Wii U e Nintendo 3DS. In questo caso, lo sviluppatore nipponico ha apportato qualche ritocco all'ottima formula del passato, rendendola più accessibile e interessante soprattutto agli occhi dei fan di Fire Emblem. Completando le missioni della Storia, magari raggiungendo obiettivi specifici, si sbloccano infatti delle quest extra in modalità Epica che non hanno nulla a che fare con le vicende dei principi di Aytolis e che ricalcano invece le battaglie più importanti dei Fire Emblem in gioco, rappresentandole attraverso i familiari sprite pixellosi su mappe a quadretti: ogni nemico corrisponde a una missione che può sbloccare altri contenuti, materiali rari, armi speciali e altri collezionabili. La modalità Epica è il vero banco di prova dei giocatori di Fire Emblem Warriors: una volta completate tutti gli incarichi della Storia a ogni livello di difficoltà, è in modalità Epica che si continua a giocare per decine di ore, crescendo i vari eroi, sbloccando ogni loro abilità e "promuovendoli". In questo senso, infatti, lo sviluppatore giapponese è riuscito a catturare in modo esemplare lo spirito della serie strategica, strutturando il suo ultimo musou in modo sorprendentemente originale e stratificato.

Fire Emblem Warriors, la recensione tra fanservice e strategia

Abbiamo detto che Omega Force ha apportato vari miglioramenti al gameplay collaudato di Hyrule Warriors, ma la verità è che così facendo, e implementando nella classica formula dei musou un substrato tattico, ha nettamente elevato la qualità della sua proposta. Nel caso specifico, non è stato il triangolo delle armi della serie Intelligent Systems ad averci stupito positivamente: il gioco sottolinea l'importanza di affrontare i nemici con gli strumenti giusti perché le spade infliggono più danni alle asce, le asce alle lance e le lance alle spade, ma in realtà si tratta di un rapporto di potenza - dal quale sono peraltro esclusi archi e tomi magici, particolarmente efficaci contro le unità volanti e quelle a cavallo - facilmente aggirabile con un po' di bravura e un indicatore del Risveglio o dell'attacco finale caricati al massimo. No, la meccanica determinante in questo caso consiste nella possibilità di controllare due unità contemporaneamente, scambiandole a piacimento con la semplice pressione di un tasto. Mutuata da alcuni Fire Emblem del passato, questa feature offre vantaggi considerevoli sia in difesa sia in attacco e un'eccezionale varietà di situazioni poiché, oltre a sbloccare attacchi in coppia estremamente potenti e spettacolari, consente di indebolire i nemici richiamando l'alleato per un attacco rapido e di crescere i legami tra i vari personaggi, garantendo ulteriori bonus che possono fare la differenza in determinate battaglie, specialmente in modalità Epica.

La strategia nel musou

Proprio come accadeva in Hyrule Warriors - è più facile menzionare lo spin-off di The Legend of Zelda piuttosto che uno dei più recenti e semisconosciuti Dinasty Warriors - anche questa volta possiamo richiamare la mappa in qualunque momento, durante una missione, per assegnare dei compiti specifici ai nostri alleati. Essi solitamente rispettano i parametri comportamentali automatici che peraltro possiamo anche modificare, ma la maggior varietà di ordini disponibile, unita a un'intelligenza artificiale sensibilmente migliorata, trasformano le battaglie in un riuscitissimo connubio tra l'azione frenetica dei musou e la microgestione di un videogioco strategico in tempo reale. Ciò si avverte soprattutto nelle missioni a tempo in cui è necessario attaccare un bersaglio prima che scompaia dalla mappa, salvare un personaggio in difficoltà o attivare le eventuali vene del drago che, alterando la geografia dello scenario, aprono nuovi passaggi o intrappolano i nemici dove non possono nuocerci. Le quest avanzate offrono una notevole varietà di situazioni, anche se avremmo preferito qualche vero boss in più, come succedeva in Hyrule Warriors, invece che i ripetitivi scontri con gli stessi eroi che spesso finiscono per unirsi al roster. Tutti i piccoli miglioramenti apportati alla cosiddetta qualità della vita rendono comunque Fire Emblem Warriors un titolo estremamente godibile. Rispetto a Hyrule Warriors è molto più facile accumulare le risorse e i materiali per sbloccare le abilità dei vari eroi e fabbricare o fondere nuove armi, inoltre le missioni ci sono sembrate nettamente più veloci e dinamiche.

Fire Emblem Warriors, la recensione tra fanservice e strategia

Tecnicamente, Fire Emblem Warriors primeggia nella resa dei modelli poligonali dei vari eroi, curatissimi e animati eccezionalmente bene. Allo stesso tempo, si fa carico dei problemi storici dei musou che, in un certo senso, hanno conferito al genere una discutibile reputazione: i nemici sono praticamente tutti identici, anche perché il gioco ne visualizza centinaia contemporaneamente, molti meno se si gioca in split-screen insieme a un amico. In questi casi, lo sviluppatore ha preferito diminuire i nemici a schermo per non incidere ulteriormente su un frame rate che scende pericolosamente sotto i 30 fotogrammi. La modalità multigiocatore purtroppo ha alcune fastidiose ripercussioni anche a livello di gameplay poiché, diminuendo i nemici, rende molto più difficile completare alcuni obiettivi secondari, ma resta comunque un'opzione simpatica per giocare in compagnia. Qualora si giochi da soli, invece, Fire Emblem Warriors gira a 1080p e 30 frame al secondo assolutamente granitici se Switch è nel Dock, 720p e ancora 30 fotogrammi al secondo privi di incertezze in modalità portatile. La tanto chiacchierata opzione Velocità di movimenti effettivamente riduce la risoluzione nel Dock a 720p, aumentando il frame rate a 60 fotogrammi: sta dunque al giocatore scegliere se preferisce la fluidità dei combattimenti alla maggior pulizia e definizione delle immagini, ma si tratta certamente di un'alternativa graditissima che speriamo di vedere implementata più spesso in futuro.

Conclusioni

Versione testata Nintendo Switch
Multiplayer.it
8.0
Lettori (28)
7.6
Il tuo voto

Fire Emblem Warriors non è né un semplice clone di Hyrule Warriors né un hack'n'slash senza cervello, ma una nuova interpretazione strategica del tanto vituperato genere musou che si sposa meravigliosamente col brand di Intelligent Systems, offrendo una bella dose di fanservice e decine di ore di gioco. Chiaramente sconsigliato a chi i musou non li può proprio vedere, lo suggeriamo invece ai fan di Fire Emblem che vogliono provare qualcosa di diverso dai combattimenti tattici a turni e a chiunque cerchi un buon gioco d'azione per la sua nuova console Nintendo.

PRO

  • Molto più strategico e dinamico dei soliti musou
  • È fedele allo spirito di Fire Emblem
  • Longevità elevatissima

CONTRO

  • Diventa presto ripetitivo
  • Sconsigliato a chi proprio non sopporta il genere
  • La modalità multigiocatore comporta troppi sacrifici