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Nelle terre selvagge

Gearbox ci porta su Pandora per farci vivere un'avventura un pò RPG e molto FPS. Imbracciamo il fucile e spariamo in faccia a tutto quello che si muove!

RECENSIONE di Matteo Santicchia   —   23/10/2009

Versione testata: Xbox 360

Nonostante esca in un periodo ricco di uscite, col rischio di essere fagocitato sentendo il famoso/famigerato analista di mercato Pachter da blasonati titoli come Modern Warfare 2 e Dragon Age, Borderlands ha tutte le carte in regola per emergere forte delle sue peculiarità e del suo stile unico. Si potrebbe facilmente definirlo uno sleeper hit, una produzione minore non particolarmente strombazzata dalla stampa specializzata, ma il pedigree degli sviluppatori Gearbox (Brothers in Arms tra i molti) ci mette subito in guardia su quello che ci aspetta, ovvero un titolo tripla A con tutti i crismi del caso, che se la gioca alla pari sia con la guerra moderna sia con l'era dei draghi.

L'arte del saccheggio

Superficialmente Borderlands è in tutto per tutto un gioco che segue lo schema " uccidi-saccheggia-equipaggia" o per meglio dire una sorta di Diablo con le pistole. Si allontana da subito quindi lo spettro di un paragone pesante con Fallout. A conferma di questa tesi vi è anche l'importanza e il peso che la trama gioca nell'impasto totale del titolo, che è grosso modo pari a zero. Nei panni di uno dei quattro personaggi disponibili ci troviamo sul pianeta Pandora alla ricerca di un fantomatico tesoro di origine aliena nascosto in una cripta da scovare chissà dove. Tutto qua, la differenza tra missioni principali e missioni secondarie è molto labile, le prime sono numericamente inferiori ma ci garantiscono l'accesso a nuove aree, più soldi e un bottino spesso di maggior pregio, le seconde invece ci premiano con soldi, armi e upgrade in quantità variabile.

Nelle terre selvagge

Gli amanti di una storia articolata, ben scritta e piena di colpi di scena potrebbero storcere il naso, ma complice l'impostazione del titolo questa problematica scorre via liscia senza troppi patemi. Durante le nostre scorribande per Pandora, un pianeta desolato e polveroso, che ci fa subito venire in mente le atmosfere post atomiche di un Mad Max, visiteremo villaggi e conosceremo diverse persone. In questi luoghi sarà possibile acquisire missioni (soprattutto secondarie) proprio come si fa negli MMORPG attraverso dei pannelli, mentre parlando con pochi e selezionati abitanti si porterà avanti nella maggioranza dei casi la missione principale. Il tutto è funzionale all'aumento dell'esperienza e all'equipaggiamento di nuove armi, nuovi scudi e nuove granate. Non è importante sapere chi sono gli alieni eridiani, quello che ci preme è essere potenti tanto da poter utilizzare la loro tecnologia, le loro armi. Le missioni si accumulano e si eseguono incuranti delle ore che passano in preda a una sorta di "sindrome compulsiva da saccheggio", l'accumulo non è fine a sè stesso e fortunatamente Gearbox è stata intelligente nel non costringerci a usare solo ed unicamente le armi più potenti in assoluto. Di fatto le varie classi di nemici, che certamente non brillano per intelligenza artificiale, possono essere uccisi facendo particolare attenzione ai loro punti deboli. Ad esempio quelli senza scudo soffrono particolarmente il danno da fuoco, esplosivo e da acido, al contrario se protetti da scudo è meglio colpirli inizialmente con armi elettriche, mentre le bestie del deserto Skag e gli psiconani si dimostrano particolarmente insofferenti verso i fucili a pompa. Le combinazioni sono molte e nei concitati scontri a fuoco ci ritroveremo spesso a cambiare arma, sconvolti dal fatto che quella che sembra essere una ridicolina pistolina è molto più letale di un robusto e rumoroso fucile d'assalto.

Scelte letali

Uccidi, uccidi e uccidi ancora. Questo è il leitmotiv di Borderlands declinato però in quattro stili diversi, a seconda di chi si è scelto all'inizio. Le classi presenti rappresentano gli stereotipi tipici del genere RPG. Abbiamo il soldato, buono dalle medie e lunghe distanze, il tank, letale da vicino grazie alla sua resistenza e ai suoi pugni d'acciaio, la sirena, rogue del gruppo veloce e letale e il cacciatore che predilige invece gli scontri da lontano grazie alla sua passione per i fucili da cecchino. A queste differenze di base si aggiunge anche l'abilità speciale diversa per ogni tipologia: il soldato schiera una torretta mitragliatrice automatizzata, il tank va in berserk, colpendo più forte e rigenerando energia, la sirena diventa invisibile aggiungendo anche un danno ad area, mentre il cacciatore chiama in soccorso una sorta di falco per aiutarlo a fare strage di nemici.

Nelle terre selvagge

In più al salire dell'esperienza (oltre alla maggiore abilità con l'arma più utilizzata) è possibile spendere i punti acquisiti in varie abilità passive, come ad esempio maggior danno, minor rinculo o caricatori più capienti per le armi, più energia e più scudi, più potenza e durata per il proprio attacco peculiare di classe. La personalizzazione del proprio arsenale è quindi il cuore del gioco. La sarabanda di possibilità continua con gli scudi, più o meno potenti o più o meno lenti nel ricaricarsi, adatti a un tipo di danno piuttosto che a un altro, i vari tipi di granate, "appiccicose", a rimbalzo, a frammentazione o teletrasportate o i costosissimi mod di classe, che aumentano le proprie abilità peculiari, molto utili soprattutto nell'ottica delle partite multiplayer. Borderlands sembrerebbe un gioco complesso, pieno di statistiche e informazioni da leggere, con frequenti momenti in cui ci si ferma a scegliere cosa tenere e cosa vendere, ma per nostra fortuna ogni oggetto rilasciato dai nemici in modo del tutto casuale, ma che comunque tiene conto del livello raggiunto, ci viene presentato in una comoda sovraimpressione direttamente in game che ci informa delle sue caratteristiche comparandole con l'arma imbracciata, un modo questo che evita il continuo passare dall'inventario.

Luna park mortale

Pad alla mano come si traduce tutto ciò? Borderlands prima di essere un RPG alla Diablo è un solido FPS. Le lunghe peregrinazioni per le vaste aree di Pandora potrebbero risultare noiose, visto che in fin dei conti si tratta il più delle volte di viaggiare fino a un certo punto, uccidere tutti o raccogliere/azionare qualcosa e poi tornare indietro per la ricompensa, ma complice il buon level design con aree piene di ripari, punti elevati e nascondigli dove far ricaricare il proprio scudo, l'azione non risulta mai troppo ripetitiva anche perchè come scritto precedentemente la buona varietà di nemici, mai troppo sbilanciati rispetto al livello raggiunto, garantisce un approccio alle sparatorie piuttosto diversificato. Cosa questa che bilancia un'intelligenza artificiale poco sviluppata e che tiene conto solo delle caratteristiche di base del nemico, con alcuni che per loro natura caricano a testa bassa e altri che si tengono più in disparte preferendo colpire da distanza di sicurezza. Ovviamente il pericolo ripetitività è dietro l'angolo, ma in un gioco del genere è un rischio calcolato: la foga nella ricerca di nuovo armamentario compensa una trama appena accennata, un respawn totale e dovuto dei nemici e missioni quasi sempre uguali a sè stesse. Di fatto la personalizzazione del proprio alter ego è così ben implementata, che non pesa fare tonnellate di missioni secondarie in attesa di eseguire senza patemi quella principale troppo impegnativa.

Nelle terre selvagge

A proposito di missioni difficili è interessante sapere come Gearbox ha gestito la dipartita del proprio personaggio. Si muore spesso nel gioco, ma per nostra fortuna l'esperienza acquisita così come le armi non vengono perse. La rinascita nei molti punti di salvataggio si paga in dollari sonanti, che comunque si trovano copiosi in tutto il pianeta. Non bisogna però esagerare entrando in scena a testa bassa sparando a casaccio, visto che la quantità di denaro che si paga va di pari passo con il livello del proprio eroe e le munizioni non sempre si trovano a portata di mano. Per spettacolarizzare il momento del trapasso è poi possibile nei momenti che procedono la morte vera e propria, con lo schermo che vira in rosso sangue, tentare di uccidere un nemico; se si riesce si rientra in gioco con una frazione di scudo e di energia. In definitiva Pandora è in pratica una specie di tiro al bersaglio su larga scala, una sorta di immenso parco giochi in cui muoversi "allenandosi" costantemente per la sfida successiva: villaggi, miniere abbandonate, canyon infestati da Skag, fabbriche e stazioni eoliche sono il nostro poligono di tiro personale, dove sperimentare l'efficacia del nostro arsenale senza soluzione di continuità. Poco importa se il tutto sia legato solo da un semplice canovaccio narrativo, la storia in Borderlands la fa il nostro inventario, la nostra potenza di fuoco. Finito il gioco poi è possibile anche rigiocarlo mantenendo inalterate le proprie statistiche e il proprio arsenale; i nemici da subito saranno più ostici, equivalenti più o meno al nostro livello, garantendo una sfida di tutto rispetto e un bottino con armi e mod più pregiati e devastanti.

Una serata tra amici

Se il single player funziona, ma è prono comunque a una certa ripetitività di fondo che potrebbe alienare molti utenti, il potenziale di Borderlands esplode letteralmente nelle partite con più giocatori. Il menù è ricco, si può giocare cooperativamente in rete, in locale via uplink o split screen in verticale. La perfetta calibrazione delle quattro classi presenti porta in dote al gioco oltre alla frenesia dell'azione in prima persona anche una buona parte tattica.

Nelle terre selvagge

Intendiamoci non si gioca seguendo strettamente i paletti imposti dal proprio personaggio (per fortuna ad esempio, tutti possono curare gli altri) ma saper combattere al meglio delle proprie possibilità i nemici è fonte di grande soddisfazione. Il fattore noia scompare di fronte a un party ben affiatato, che si sappia coordinare alla perfezione e cosa molto importante che gestisca le fasi di raccolta bottino con buona oculatezza. Coloro che credono che giocare in più persone equivalga a un abbassamento drastico della difficoltà sono completamente fuori strada: la resistenza dei nemici naturalmente aumenta, stessa cosa dicasi per i punti esperienza e per il bottino. Scegliendo la modalità multiplayer è possibile partecipare a una partita avviata o a una nuova di zecca sia con un personaggio creato ex novo, sia con uno sviluppato nel single player. L'unica cosa da tenere in mente è che se si entra in una partita più avanti rispetto alla "propria storia personale" le missioni non verranno conteggiate, mentre fortunatamente esperienza e armi sì. L'ideale è che colui che si trovi più indietro crei la partita avendo inoltre l'accortezza di scegliere compagni di viaggio più o meno allo stesso livello per evitare colpi singoli one shot one kill. A diversificare ancora di più l'azione in ogni tipologia di gioco scelta è possibile sfidare il proprio compagno in una sorta di duello all'ultimo sangue che blocca il gioco in una sorta di bolla spazio temporale oppure si può entrare in una delle molte arene PvP sparse per Pandora.

Obiettivi Xbox 360

Il gioco premia il giocatore con 1000 punti per un totale di 50 achievements, tra questi 8 sono segreti. Gli obiettivi non sono particolarmente difficili da ottenere, si guadagnano con la semplice progressione nel gioco, raggiungendo un determinato livello o sbloccando via via le zone di Pandora. Gli altri riguardano il numero di nemici uccisi con le abilità speciali, o con le armi a danno elementale, il numero di missioni portate a termine in cooperativa e molti altri. L'obiettivo più interessante è quello che premia il giocatore con 10 punti per aver giocato con qualcuno di Gearbox o almeno con qualcuno che ha avuto la fortuna di farlo.

Cartoon splatter

Tecnicamente il lavoro di Gearbox è di grande pregio, il cambio radicale nello stile, da "normali texture realistiche" a cel shading ha certamente rafforzato il gioco, donandogli uno stile visivo unico e peculiare. Il forte e spiazzante impatto globale è quello quindi di un mondo fumettoso e cartoonesco, ironico e mai troppo serioso, con colori caldi di giorno e uno strano effetto notte al calare del sole (c'è infatti il ciclo giorno notte). Parlando di texture la scelta di ricorrere al look da fumetto si porta in dote quella che superficialmente può apparire come piattezza e scarsità di dettaglio, ma a ben vedere il tutto è funzionale allo stile scelto dagli sviluppatori. Quello che invece è del tutto questionabile è la pochezza di vita su Pandora: animali e nemici a parte, il pianeta è fondamentalmente deserto. Non che ci aspettassimo un'ambientazione pulsante di vita come in Grand Theft Auto, il gioco non lo richiede, ma si rimane spiazzati dal vedere un mondo vuoto che si anima solo quando si estraggono le pistole. Decisamente positivo è il character design, con una buona varietà di banditi e soldataglia da uccidere, alcuni veramente ben caratterizzati come i gia citati psico nani, i "palestrati duri" o alcuni enormi boss, mentre un deciso plauso va al robottino mentore Clap Trap, l'unico essere artificiale dalla parlantina sciolta sotto anfetamina. Buone le animazioni e cosa da sottolineare è particolarmente presente lo splatter, che va di pari passo con la potenza delle nostre armi. Si passa con disinvoltura da semplici uccisioni che fanno accasciare il nemico colpito, a colpi che fanno esplodere la testa in una simpatica fontana di sangue o ancora meglio, singoli proiettili che spappolano manco fosse dinamite i corpi! L'unica vera criticità che affligge Borderlands, più di alcuni sporadici cali di frame rate è un insistente pop in delle texture al caricamento (invero piuttosto lungo) di una nuova area. Talvolta passano più di dieci secondi prima che il mondo di gioco assuma il suo aspetto definitivo.

Borderlands è un buon titolo, una festa per tutti quelli che non hanno paura di perdersi in ore e ore di gioco fatte di frenetiche sparatorie, gestione minuziosa del proprio inventario e decine di missioni molto simili. Quello che però più conta è che il tutto risulta estremamente godibile e divertente, soprattutto se giocato cooperativamente con un affiatato gruppo di amici. La ripetitività e la conseguente noia è il nemico numero uno del gioco soprattutto se giocato da soli, ma questo è un pericolo connaturato al genere e che solo dopo molte ore potrebbe affacciarsi. Insomma lo strano mix tra FPS e RPG estremamente action funziona egregiamente, corroborato anche da un comparto grafico di grande personalità, più per stile e carisma che per effettiva potenza mandata a schermo. Immediato e molto divertente Personalizzazione del proprio inventario Modalità cooperativa Ripetitività rischiosa nel single player Trama solo accennata Intelligenza artificiale basilare