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Fortune City: la città che non muore mai

Mancava da diverso tempo all'appello un seguito per Dead Rising: Capcom colma la lacuna quest'anno, cambiando sviluppatore ma rimanendo fedele alla formula originale

RECENSIONE di Giorgio Melani   —   24/09/2010

Versione testata: Xbox 360

Ha fatto discutere un po' tutti l'affidamento in outsourcing dello sviluppo di Dead Rising 2, seguito di un gioco per molti aspetti rivolto all'occidente ma caratterizzato da salde radici nipponiche. Primo gioco originale di Capcom per Xbox 360, all'epoca prima piattaforma next-gen e dunque territorio doppiamente insidioso per il publisher, che si trovava a lavorare su una tecnologia nuova e per un bacino di pubblico ancor più "alieno", il primo Dead Rising è rimasto nelle menti di molti giocatori, in generale imprimendosi in qualche modo in chiunque l'abbia provato.

Fortune City: la città che non muore mai

Si tratta di un gioco che guarda a occidente su molti aspetti, a partire dall'ambientazione per arrivare alle ovvie citazioni della produzione cinematografica classica di genere horror, sottogenere zombie, eppure anche di un titolo dal cuore puramente nipponico, risultante in una commistione di suggestioni, ispirazioni e intenti che ha contribuito a costruirne un'identità propria, ben distinguibile dal resto della produzione videoludica. Come detto in altre sedi, Dead Rising è un vero cult, una gemma grezza con il suo gameplay poco raffinato eppure coerente con le sue premesse, sopra le righe ma non incapace di catturare il giocatore nelle maglie della sua trama, negli intrecci tra i folli personaggi e nell'empatia che lega indissolubilmente al sempre ironico Frank West, il protagonista non a caso spinto ultimamente da Capcom a comparire in svariate occasioni come uno dei personaggi più famosi del pur ricco carnet di protagonisti delle sue produzioni storiche. Le premesse di Dead Rising 2 potevano facilmente far storcere il naso agli appassionati del primo capitolo, dunque, a partire dalla scelta di un team di sviluppo "gaijin" come i canadesi Blue Castle e, in gran parte, anche per la scelta del nuovo protagonista, figlio di un dichiarato intento di apertura all'occidente da parte di Capcom. E così dall'impacciato e dimesso Frank West siamo passati al biondo e indubbiamente yankee Chuck Greene, da un fotografo troppo curioso ci ritroviamo ora ad interpretare un motociclista con l'aria da duro e una missione da compiere, un eroe indubbiamente più ortodosso. In verità, come vedremo, pur senza l'entusiasmo di stampo nipponico di West anche il nuovo protagonista saprà farsi apprezzare dal pubblico, così come l'avventura che si srotolerà di fronte ai suoi piedi saprà probabilmente convincere tutti coloro che hanno amato il primo capitolo, e non solo.

Un uomo con una missione

La storia ormai è nota: dopo gli inquietanti eventi di Willamette la strana infezione zombificante si è estesa ad altre zone del nord America, colpendo varie città tra cui la vitale e spumeggiante Fortune City, sorta di Las Vegas ormai presa d'assalto dall'orda di morti viventi. Con lo spirito dissacrante e satirico nei confronti della società che accomuna questo gioco a certe produzioni cinematografiche del genere, si assiste alle opposte e drastiche reazioni della gente nei confronti dell'apocalisse, tra iniziative spietate come lo spettacolo "Terror is Reality", ovvero un reality show dove gli zombie vengono macellati a centinaia da concorrenti a bordo di moto corazzate, e tentativi di riabilitazione dei morti viventi attraverso gruppi di protesta per la difesa dei loro diritti. Entrambi gli elementi, peraltro, verranno toccati da vicino nella storia di Chuck Greene, che si presenta alquanto più strutturata rispetto a quella che caratterizzava il primo capitolo, almeno per quanto riguarda il personaggio principale. Attraverso il furbo ma apprezzabile sistema dell'episodio scaricabile Case Zero è stato spiegato prima del lancio di Dead Rising 2 come Chuck Greene si sia trovato tra le strade della città in questione e perché sia fermamente alla ricerca di denaro e Zombrex, il farmaco che ritarda la trasformazione in zombie di cui la figlia ha continuamente bisogno. Come nel primo capitolo della serie, anzi in maniera ancora più marcata, l'impatto coi morti viventi è diretto e drastico. Non c'è tanto la tensione dell'attesa per la manifestazione dell'orrore, qui la minaccia è sempre incombente e soverchiante in termini numerici, il terrore deriva dalla massa, è un sentimento scaturito dalla quantità più che dalla qualità, per così dire. Nel giro di pochi minuti si assiste al prologo e ci troviamo subito in mezzo all'azione, con cittadini non ancora infetti da salvare, altri contagiati da aiutare e folli sopravvissuti che, come da tradizione romeriana, rappresentano probabilmente l'aspetto più inquietante del male presente a Fortune City. La narrazione degli eventi procede piuttosto serrata tra una missione e l'altra, con la storia suddivisa in "casi" principali da portare avanti ma, come caratteristica della serie, un approccio completamente libero agli obiettivi da portare a termine in base alle priorità del giocatore e sostanzialmente alla sua coscienza. D'altra parte, oltre agli zombie, è il tempo la principale minaccia con cui fare i conti, avendo Chuck 72 ore per salvare la figlia, risolvere un po' di problemi a sé stesso e ai suoi compari di sventura e lasciare la città prima dell'arrivo dei militari. Ancora una volta, dunque, gli zombie non si presentano come il nemico più temibile.

Tanti casi per Chuck Greene

Come se non bastasse l'orda di zombie famelici e una figlia malata da salvare, Chuck dovrà fare i conti con una vasta serie di problemi che gli pioveranno addosso già nelle prime ore di gioco, costringendolo a parecchio lavoro extra per potersi togliere da almeno una parte dei guai. Chi ha giocato il primo Dead Rising conoscerà bene la sensazione di schiacciante impotenza di fronte ai troppi casi umani da seguire, qui aumentata esponenzialmente, con l'esplorazione di Fortune City libera come in un sandbox, fatta eccezione per delle linee guida principali che portano avanti l'impianto narrativo, sta al giocatore decidere quanti casi secondari seguire per portare in salvo quanti più civili possibile o semplicemente scoprire qualche retroscena in più sugli eventi accaduti in città. I problemi, come detto sono principalmente due: il tempo che scarseggia legato alla necessità di portare a termine le missioni entro un dato limite e ovviamente la smisurata quantità di zombie che, seppure senza un accanimento personale nei confronti di Chuck, faranno di tutto per frapporsi fra il protagonista e la sua meta, portandoci spesso a menare colpi in maniera disperata nel tentativo di farci largo tra la fiumana di non-morti. Occasionalmente, come cifra stilistica della serie, l'azione vira verso lo scontro con i boss, che generalmente sono uomini scampati al contagio ma decisamente provati dal punto di vista psicologico, ovvero i suddetti folli ben più pericolosi dei "semplici" morti viventi. Non è solo il buon cuore dei giocatori a spingere verso la faticaccia di portare in salvo altri tapini rimasti assediati dagli zombie, ma piuttosto l'avidità nella raccolta di punti extra. I "punti prestigio" vengono utilizzati per aumentare l'esperienza di Chuck come in un vero e proprio RPG, con tanto di passaggio di livello e ampliamento delle capacità, nella fattispecie rappresentate da speciali "carte" in grado di fornire istruzioni su come effettuare attacchi speciali o creare nuove e sorprendenti armi attraverso la fusione di più oggetti, elementi indispensabili per poter proseguire nel gioco, di conseguenza rendendo altamente consigliabile il salvataggio di quanti più dispersi possibile.

Fortune City: la città che non muore mai

Il sistema di combattimento è estremamente basilare, rendendo Dead Rising 2 più vicino al picchiaduro a scorrimento, per quanto riguarda questo aspetto, che non il survival horror. Si tratta semplicemente di menare colpi a destra e a manca, con diverse combo effettuabili e due diverse tipologie di attacco per ogni arma, solitamente uno veloce e uno "caricato". Diventa dunque fondamentale la scelta dell'arma stessa, in quanto la sua capacità offensiva trasforma sensibilmente gli effetti degli attacchi, con l'ovvia conseguenza che le armi combinate siano molto più efficaci di quelle normali. Da notare anche il fatto che gli oggetti si deteriorino col tempo, rendendo necessario un loro ricambio alquanto frequente all'interno dell'inventario. Non sono molte le armi tradizionali nell'arsenale a disposizione di Chuck, anche il secondo capitolo resta fedele alla linea tracciata dal capostipite e ci concede la possibilità di utilizzare come arma potenziale praticamente qualsiasi oggetto sia trafugabile dai numerosi negozi, uffici e casinò di Fortune City, con effetti spesso decisamente esilaranti, specialmente se utilizzati in concomitanza con gli stravaganti capi d'abbigliamento anch'essi a disposizione tra gli scaffali dei centri commerciali.

Obiettivi Xbox 360

Anche dal punto di vista degli obiettivi sbloccabili Dead Rising 2 è rimasto fedele all'originale, presentando tutti achievement di pari valore, da 20 punti. Questo vuol dire che in totale sono ben 50 gli obiettivi da raggiungere, ed essendo molti di questi slegati dalla trama principale e ottenibili attraverso prestazioni particolari, l'impresa della raccolta completa dei 1000 Gamerpoints si presenta piuttosto ardua.

Un po' stanco, ma migliore

Alla prova dei fatti, in mezzo all'orda di zombie, Dead Rising 2 ripete fedelmente la formula creata dal predecessore senza apportare nulla di significativo, ma il suo lavoro è soprattutto di raffinamento ed evoluzione a diversi livelli. Coloro che temevano uno snaturamento dello spirito originale possono stare tranquilli, questo secondo capitolo è sì più concessivo nei confronti del giocatore, ma l'angoscia del non riuscire a portare in salvo tutti i sopravvissuti o di risolvere il caso entro il limite di tempo è rimasta invariata, per non parlare del sistema di salvataggio volutamente arcaico che costringe a lunghe e pericolose traversate per raggiungere l'agognato bagno pubblico. Il problema può essere semmai l'eccessiva fedeltà al modello originale, che comunque non si distingue più di tanto per un'azione di gioco complessa e profonda, specialmente se portata avanti per le 7-8 ore (senza considerare i tentativi falliti) necessarie a concludere la storia. Per variare un po', Capcom ha deciso di arricchire l'offerta ludica inserendo una modalità multiplayer che può divertire per qualche ora ma che stenta un po' a decollare, offrendo semplicemente la possibilità di giocare in cooperativa con un compagno (nel qual caso si assiste semplicemente all'apparizione di un altro giocatore senza nessuna giustificazione dal punto di vista narrativo) oppure a qualche mini-game per un massimo di 4 giocatori contemporaneamente.

Fortune City: la città che non muore mai

Opzioni non proprio fondamentali ma indubbiamente apprezzabili per aumentare la longevità e la varietà dell'azione. L'altro punto di vista secondo il quale Dead Rising 2 fa propria l'accezione migliore della formula "more of the same" è l'impianto grafico che fa da sfondo al gioco, basato sulla nuova versione del motore proprietario MT Framework che anche in questo caso riesce a distinguersi ottimamente. Uno degli slogan di maggiore effetto durante la campagna promozionale del gioco era la presenza di "7000 zombie contemporaneamente su schermo". Difficile ovviamente poter verificare l'effettiva quantità di corpi ciondolanti per le strade, ma sono sicuramente moltissimi e l'effetto è impressionante, soprattutto considerando la relativa stabilità del framerate (tranne che in alcuni casi dove l'affollamento è veramente eccessivo). Al di là della quantità, anche qualitativamente si registra un'evoluzione sostanziale rispetto al primo, ancora acerbo capitolo, con modelli poligonali più avanzati e texture maggiormente definite, la cui visione risulta peraltro esaltata dalla scelta di una città colorata e variegata come Fortune City. Pur non trattandosi di uno dei titoli più impressionanti sul lato tecnico, detiene sicuramente il primato in termini di shock da quantità di nemici contemporaneamente su schermo. L'accompagnamento audio prosegue nel gioco degli opposti contrapponendo alla situazione terrorizzante le tipiche musichette in stile centro commerciale o casinò, salvo poi virare sul nippo-rock più spinto quando l'azione subisce le impennate, in particolare in corrispondenza degli scontri con i boss.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.0
Lettori (207)
8.0
Il tuo voto

Il temuto imbastardimento della formula originale di Dead Rising, quella che l'ha reso un vero cult in questa generazione di console, non si è di fatto verificato. Dead Rising 2 è semplicemente un'evoluzione del primo capitolo, che amplifica e migliora l'esperienza originale in quasi ogni sua parte, a partire dalla grafica per arrivare all'ampiezza della zona di gioco e alla maggiore cura nel comparto narrativo. Ottima la nuova dinamica evolutiva del protagonista e interessante l'introduzione del multiplayer, seppur non fondamentale. I difetti sono in fondo gli stessi che potevano essere ascritti al primo capitolo: una certa semplicità e ripetitività di fondo nell'azione di gioco e, seppure mitigato, quello spirito hardcore che rende alquanto difficile portare a termine tutte le "quest" aperte, con tanto di sistema di salvataggio ostico. Si è inevitabilmente placata la spinta innovativa del capostipite, rispetto al quale Dead Rising 2 difetta anche un po' di carisma, ma tutto sommato ne guadagna in bilanciamento e, non ultimo, in divertimento.

PRO

  • Grafica e vastità del sandbox
  • Evoluzione del personaggio
  • Humor e horror

CONTRO

  • Struttura che può risultare monotona
  • Frustrante in alcune fasi
  • Caricamenti lunghi