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Alla conquista dell'universo

Il terzo capitolo di Evochron non promette certo la Luna, ma ci regala una galassia e qualche migliaio di pianeti

RECENSIONE di Mattia Armani   —   11/10/2010

La saga creata da Shawn Bower trae le sue origini dai primordi del gaming spaziale, epoca in cui dominava Elite, massimo rappresentante dei free roaming galattici. Non a caso una delle feature più impressionanti di Evochron Mercenary, ovvero la possibilità di vagare per l'universo ed esplorare qualsiasi corpo celeste senza alcun caricamento, era già disponibile nel titolo sviluppato da Braben e Bell ben 26 anni fa, sebbene con alcune limitazioni dovute ai limiti di memoria. Ma alla formula di Elite si sono aggiunti nuovi elementi portati da diversi titoli, tra cui figurano ovviamente i due predecessori dell'oggetto di questa recensione, che negli anni passati hanno tenuto in vita la flebile fiamma dei free roaming spaziali.

Alla conquista dell'universo

Gli elementi più rilevanti di questa evoluzione sono le quest, la possibilità di trivellare materie prime e quella di destreggiarsi pilotando la propria astronave in circuiti spaziali. E sono questi gli elementi base di Evochron in cui non c'è un contesto vero e proprio che ci obbliga a scegliere una missione piuttosto che un altra, ma una galassia enorme e piena di possibilità dove le vicende storiche che fanno da sfondo non devono necessariamente riguardarci. Ma se questa scelta favorisce la sensazione di essere un granello sperso per l'universo, e consente all'unico sviluppatore di concentrarsi sulla struttura di gioco, contemporaneamente priva l'universo di uno spessore narrativo spesso fondamentale per dare al giocatore un obiettivo da inseguire con passione.

Verso l'infinito e oltre

Per contestualizzare il nostro ruolo nell'universo esistono però alcune fazioni che ci permettono di interpretare un ruolo e di decidere chi favorire con le nostre missioni e chi invece inimicarsi durante il percorso verso il successo. E si tratta di un percorso piuttosto arduo che passa attraverso missioni di routine, come la creazione di rotte spaziali che richiede la semplice distruzione di asteroidi, ma che talvolta ci mette a dura prova come accade durante i servizi di scorta ad astronavi appetibili per criminali o fazioni opposte. Inoltre esistono un mercato dei beni da sfruttare per incrementare le nostre risorse, un equipaggio da gestire e possiamo migliorare le prestazioni della nostra nave acquistando nuove componenti che consentono di personalizzarne e potenziarne ogni dettaglio. Certo, la complessità del mercato e del micromanagement non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella di X3 ma la varietà di opzioni di Evochron Mercenary è fuori discussione e fuori discussione è anche la qualità del modello di volo che si basa sulla meccanica newtoniana. Fisica nuda e cruda dunque che possiamo usare per compiere manovre estreme usando per esempio l'inerzia per eseguire testacoda spaziali e colpire un nemico che fino a un attimo prima era un inseguitore. E prevedibilmente abbiamo anche a disposizione gli afterburner che ci consentono di incrementare esponenzialmente la velocità per inseguire un avversario o per sfuggire ai suoi laser mentre sganciamo tutte le contromisure disponibili.

Alla conquista dell'universo

Inoltre la nostra nave dispone di motori verticali che consentono ulteriori manovre di fuga ma sono anche fondamentali per muoverci con maggiore precisione durante missioni pacifiche come la trivellazione di asteroidi, la collocazione di satelliti o l'esplorazione di relitti. Ma il sistema inerziale non è molto comodo al di fuori dei combattimenti e per ovviare a questo inconveniente la nostra nave dispone di un sistema ISD che, quando viene attivato, utilizza i motori ausiliari per correggere automaticamente la deriva inerziale e rendere la guida più semplice e intuitiva. Ovviamente l'ISD sfrutta i motori secondari della nave consumando più carburante rispetto alla navigazione standard e riduce l'autonomia, fondamentale per potersi muovere liberamente nello spazio senza dover fare rifornimento ad ogni stazione. Ovviamente per gli spostamenti più lunghi abbiamo a disposizione i classici salti iperspaziali ma la versione iniziale dell'iperguida, che potremo cambiare grazie ai nostri guadagni, non è molto potente ed è insufficiente anche solo per consentirci di saltare da un pianeta all'altro. A completare l'offerta di Evochron Mercenary troviamo quattro classi per specializzarsi in altrettante mansioni, dandoci una direzione inziale verso la quale orientare i nostri sforzi. D'altronde come anticipato i compiti da svolgere non si limitano alle attività commerciali e combattive ma comprendono anche missioni di spionaggio e corruzione e ci viene persino data la possibilità di costruire stazioni spaziali.

Anche in italiano...

...come giustamente segnalatoci nei commenti, ci è stato fatto notare come sia disponibile una traduzione del gioco in lingua italiana, realizzata da un gruppo di volenterosi utenti. Vi lasciamo al link a cui reperirla, un motivo in più per sperimentare questo interessante titolo indie.

Il brutto anatroccolo

La prima cosa che balza agli occhi di Evochron Mercenary è la bassa definizione dell'immagine che non cambia anche impostando risoluzioni estreme. Ovviamente si tratta di un escamotage mirato a nascondere le pecche di un motore grafico poverissimo, ma ci troviamo davanti a un titolo molto complesso, giocabile e ricco di possibilità che è stato sviluppato da una sola persona. Un solo sviluppatore che ha realizzato un engine che consente di viaggiare per interi quadranti galattici e di penetrare attraverso l'atmosfera dei pianeti senza alcun caricamento. E nonostante la qualità delle cime e della vegetazione non sia certo elevata, i pianeti sono arricchiti da effetti ambientali validi e da specchi d'acqua suggestivi che bilanciano, seppure relativamente, le evidenti pecche estetiche. Inoltre il motore di gioco calcola anche l'attrito atmosferico che può danneggiare la nave alle alte velocità ed è sconsigliabile lanciare un salto iperspaziale quando si è soggetti alla gravità di un corpo celeste a meno di non avere velleità suicide. Dal punto di vista estetico, colori e forme ricordano vagamente Wing Commander e non è un male anche se purtroppo terreno e strutture non sono molto superiori a quelle utilizzate nell'ormai vetusto titolo Origin. Per fortuna, come abbiamo già accennato, il titolo adotta lo stesso trucco utilizzato nei titoli di Chris Robers che limavano i difetti sgranando l'immagine, ma risulta impossibile migliorare laser, contromisure e missili che sono realizzati in modo amatoriale e ricordano più una demo dei primi motori tridimensionali piuttosto che un titolo completo.

Alla conquista dell'universo

Se non altro pianeti, asteroidi, stelle, buchi neri e nebulose, quando li osserviamo dal buio dello spazio, ci colpiscono grazie a colori intensi e texture vivide ed il risultato finale è un panorama suggestivo che viene esaltato da sinfonie spaziali decisamente azzeccate e coinvolgenti. Più spartani invece gli effetti audio, sia in termini di quantità che di qualità, ma a recuperare il pathos fantascientifico ci pensa la voce femminile del computer di bordo che ci avvisa di tutto quello che ci capita intorno, incluse emergenze di altitudine. Ed è da menzionare anche l'HUD dell'astronave che è dotato di ogni tipo di segnalatore o finestra informativa ed è disegnato, e colorato, splendidamente. Insomma, nonostante l'engine modesto e gli investimenti di una sola persona, l'effetto finale, per quanto non certo orientato all'alta definizione, è sicuramente capace di coinvolgere gli appassionati di fantascienza, a patto ovviamente di chiudere un occhio sulla povertà di dettaglio. Inoltre non possiamo non sottolineare la presenza di un multiplayer da ben 35 giocatori che consente di ingaggiare piloti in carne e ossa in combattimenti, gare di velocità, clan war e persino in sfide a cattura la bandiera. Ma l'elemento multiplayer più rilevante è la modalità cooperativa che consente ai 35 giocatori di giocare liberamente nello stesso server effettuando scambi commerciali e collaborando per affrontare le missioni più difficili. Missioni che diventano ancora più complesse e divertenti grazie alla possibilità di usare la chat vocale che è inclusa nel codice del titolo.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.0
Lettori (10)
8.0
Il tuo voto

Evochron Mercenary migliora una serie di aspetti già presenti nella saga ma è ancora troppo debole sul versante estetico. Modelli e illuminazione infatti non sono nemmeno lontanamente vicini ad una qualsiasi produzione odierna e di fronte a questo i 30 dollari di prezzo appaiono sinceramente troppi. Eppure la formula del titolo di Shawn Bower, che include un comparto multiplayer paragonabile a quello di un piccolo MMO, è una delle più ricche e complesse del panorama ludico attuale e non si può non apprezzare la possibilità di attraversare e dominare interi quadranti dell'universo senza alcuna limitazione. Insomma consigliamo di provare la demo a tutti gli appassionati di free roaming spaziale e soprattutto a chiunque abbia apprezzato Elite e puntualmente venga deluso dalle formule che tentano di emularlo.

PRO

  • Un vero e proprio universo da esplorare
  • Modello di volo divertente e complesso
  • Multiplayer ricco e vario

CONTRO

  • Tecnicamente arretrato
  • Effetti sonori migliorabili
  • Comparto narrativo inesistente

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema Operativo: Windows 7
  • Processore: Intel Core i7 920
  • Memoria: 1.5GB
  • Scheda video: GeForce GTX 275

Requisiti minimi

  • Sistema Operativo: Windows XP/Vista/Windows 7
  • Processore: 2.0 GHz AMD/Intel
  • Memoria: 1.5GB
  • Spazio su disco: 750MB
  • Scheda video: 128 MB DirectX 9.0c

Requisiti consigliati

  • Sistema Operativo: Windows XP/Vista/Windows 7
  • Processore: 2.4 GHz AMD/Intel multicore
  • Memoria: 2GB
  • Spazio su disco: 1GB
  • Scheda video: 512 MB DirectX 9.0c