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Avadon: The Black Fortress, recensione

Arriva anche su iPad il gioco di ruolo di Spiderweb Software dallo stile antico e dal gameplay piuttosto complesso

RECENSIONE di Pierpaolo Greco   —   19/07/2011

Non è affatto semplice recensire un gioco come Avadon: The Black Fortress, perchè si rivolge a un'utenza ben precisa, piuttosto intransigente e in grado di passare sopra a qualsiasi difetto stilistico o contenutistico che affligge il titolo, ignorando completamente la stragrande maggioranza dell'utenza che utilizza l'iPad come rapido e leggero passatempo.

Avadon: The Black Fortress, recensione

Sviluppato dai ragazzi di Spiderweb Software e sbarcato già su PC e Mac OS X qualche mese fa, questo RPG classico sembra rimasto inchiodato all'inizio degli anni '90, lasciando da parte gran parte delle evoluzioni che hanno percorso il genere negli ultimi 20 anni. E' un gioco di ruolo nudo e crudo, con grandi riferimenti non solo visivi ai primissimi titoli di BioWare, su tutti Baldur's Gate, e che vi terrà impegnati per non meno di 30 ore a patto di riuscire a digerire tutte le peculiarità del suo gameplay.

Per molti? Sicuramente non per tutti!

Da un punto di vista di atmosfera e lore il lavoro fatto da Spiderweb è sicuramente interessante anche se non particolarmente originale. Ci troviamo nel continente di Lynaeus, nel pieno del classico medioevo fantasy e due fazioni sono in guerra. Da un lato una serie di territori desolati appartenenti a un vecchio impero ormai in disgregazione ricchi di barbari guerrafondai, le Farlands, dall'altro il Patto, un accordo tra cinque nazioni confinanti con l'obiettivo di tenere a bada proprio gli invasori limitrofi. A gestire questa alleanza e far sì che venga rispettata c'è la fortezza nera di Avadon, un enorme castello governato dal misterioso e spietato re Redbeard che si avvale dell'aiuto di una cerchia ristretta di uomini eletti denominati i Cuori, gli Occhi e le Mani. Il gioco si apre con il vostro protagonista che viene invitato nella fortezza per essere investito della carica di Mano con il preciso compito di attraversare le nazioni del Patto per tenere a bada eventuali insurrezioni, complotti al potere e più in generale mantenere il sottile regime del terrore che sembra essere l'unica cosa in grado di tenere in piedi la fragile alleanza. Ovviamente nella lunga avventura non mancheranno una manciata di dilemmi morali che dovrete affrontare e approfondendo il lore che compone il gioco scoprirete che Redbeard e Avadon non sono propriamente visti di buon'occhio e gran parte delle richieste della popolazione vengono soffocate nel sangue.

Avadon: The Black Fortress, recensione

Ma non vogliamo rivelarvi altri dettagli, vi basti sapere che la componente narrativa nel gioco è preponderante e talvolta addirittura faticosa da seguire. Avadon: The Black Fortress infatti sommerge il giocatore di migliaia di righe di testo, veri e proprio muri di parole (tutte rigorosamente in inglese, visto che il gioco non è localizzato nella nostra lingua) che dovrete necessariamente leggere per capire qualcosa di quello che sta accadendo nel mondo. Ogni quest ma soprattutto ogni dialogo con le decine di personaggi non giocanti che incontrerete, vi obbligheranno a leggere per gran parte del vostro tempo di gioco e, a meno che non siate dei grandissimi amanti dei giochi di ruolo old-style, la cosa potrebbe presto venirvi a noia, soprattutto considerando il fatto che l'iPad non è propriamente indicato per leggere piccoli testi bianchi su sfondi grigi. Tra l'altro già la componente narrativa sembra evidenziare quello che è poi il principale problema del titolo: il minimo lavoro di adattamento al device di Apple fatto dallo sviluppatore in fase di conversione. Dialogare con gli NPC e vedere le varie risposte elencate numericamente senza alcun tipo di feedback in fase di selezione, fa pensare immediatamente al precedente controllo tramite puntatore del mouse o attraverso i numeri della tastiera.

La struttura di gioco

Se ancora non fosse chiaro da quanto scritto o anche soltanto dando un'occhiata alle immagini, Avadon: The Black Fortress è un gioco di ruolo classico con visuale isometrica. L'azione di gioco si svolge in tempo reale fino a quando non si viene coinvolti in un combattimento. Quando questo avviene, il gameplay diventa a turni obbligando il giocatore a gestire i suoi personaggi barcamenandosi tra movimenti, attacchi e abilità speciali, con l'aiuto visivo di una griglia a quadretti che offre indicazioni sullo spazio occupato da ogni personaggio e nemico. E ovviamente che gioco di ruolo sarebbe Avadon senza la consueta e piuttosto arcaica, a dirla tutta, gestione del protagonista e dei comprimari? All'inizio del gioco ci viene data la possibilità di selezionare la classe di appartenenza del proprio avatar tra le quattro disponibili. Troveremo quindi il classico tank corazzato, il Blademaster, una sorta di ladro abbastanza protetto dal punto di vista dell'armatura, lo Shadowwalker, la maga tutta danni e poca protezione, la Sorceress, e per finire un ibrido tra un curatore e un medio damage dealer, la Shaman.

Avadon: The Black Fortress, recensione

Non sarà possibile personalizzare dal punto di vista estetico il proprio personaggio (persino il sesso è bloccato) mentre avanzando di livello sarà possibile spendere punti nelle classiche statistiche di forza, destrezza, intelligenza e resistenza e sbloccare una serie di abilità, ognuna con più livelli di potenziamento, all'interno di una classica struttura ad albero piuttosto semplificata. La gestione è totale e completa anche per quello che riguarda i compagni che porteremo con noi durante la nostra avventura: sarà possibile averne due appartenenti alle classi descritte poco sopra. Anche la gestione dell'inventario è piuttosto standard con una borsa composta da 35 spazi occupabili dagli oggetti raccolti (ne avremo comunque una per personaggio) e 12 slot differenti su ogni combattente per equipaggiare quanto raccolto. Se sulla carta tutto questo ben di dio è piuttosto allettante e promettente, la sua realizzazione pratica si scontra con l'approssimativo lavoro fatto dallo sviluppatore in fase di conversione. L'interfaccia di gioco è infatti scarna e poco intuitiva e in alcuni frangenti è addirittura scomoda da utilizzare con il touch. Ad esempio per vedere le statistiche di un oggetto o il funzionamento di un'abilità è necessario tenere premuto il dito sugli elementi in questione. Il problema è che il pop-up con le informazioni appare proprio sotto l'area toccata obbligando il giocatore a spostare costantemente il dito per vedere cosa c'è scritto sotto, senza però muoverlo eccessivamente pena la selezione di un altro oggetto o magia complice la grandezza ridotta degli elementi su schermo. E come se questo non bastasse, il gioco non offre una vera e propria schermata per il loot nè permette di raccogliere gli oggetti direttamente dalla schermata di gioco. E' invece necessario aprire l'inventario ogni volta per vedere cosa c'è a terra nelle immediate vicinanze e non è propriamente piacevole ripetere l'operazione ogni volta che un nemico muore.

Avadon: The Black Fortress, recensione

Tecnicamente il titolo si presenta letteralmente ridotto ai minimi termini. Da un punto di vista grafico c'è poco in grado di stupire: la visuale isometrica restituisce uno scenario piuttosto piatto e abbastanza scarno complice una direzione artistica sicuramente varia ma che si scontra con la mancanza di dettagli di un engine piuttosto datato. Non ci sono animazioni dei personaggi tanto per intenderci e il protagonista con i suoi compagni di avventura non riflettono i cambi di equipaggiamento: rimarranno vestiti sempre allo stesso modo dall'inizio alla fine. E' indubbio che lo spessore di Avadon: The Black Fortress si riversa tutto nel cuore pulsante del suo gameplay e nella profondità della componente ruolistica ma allo stesso tempo non si può far finta di nulla davanti a un comparto grafico che sembra rimasto ancorato ai tempi di Ultima Online. A livello sonoro si nota purtroppo la quasi totale assenza di accompagnamenti musicali, mentre i rumori d'atmosfera e gli effetti sono presenti in buona quantità ma rimangono abbastanza anonimi nella loro caratterizzazione.

La versione testata è la 1.0
Prezzo: 7,99 euro
Link App Store

Conclusioni

Multiplayer.it
7.0
Lettori (9)
6.1
Il tuo voto

Come detto anche in apertura Avadon: The Black Fortress non è un gioco semplice da recensire perchè rappresenta uno di quei classici esempi in cui il target di riferimento può veramente fare la differenza. Se siete dei grandissimi appassionati di RPG, per qualche strano motivo non possedete nè un PC nè un Macintosh e siete pronti a mandare giù un'interfaccia macchinosa e che poco sfrutta le caratteristiche dell'iPad allora il titolo può rappresentare un valido acquisto ricco di sostanza che vi terrà compagnia per tantissime ore. Tutti gli altri però, e siamo convinti che si tratti della stragrande maggioranza dei giocatori su device Apple, faticheranno non poco ad entrare in sintonia con il progetto di Spiderweb Software che sembra tradire un'opera di conversione poco attenta alle caratteristiche dell'iPad e veramente limitata da un punto di vista tecnico. Un progetto profondo e a tratti affascinante, ma sicuramente dedicato a una cerchia ristretta di persone.

PRO

  • Profondo in termini narrativi
  • Molto longevo
  • Alcuni elementi ruolistici sono inediti e ben accetti su iPad...

CONTRO

  • ...ma molti altri tradiscono una conversione da PC/Mac piuttosto superficiale
  • L'interfaccia di gioco è scomoda e poco reattiva
  • Tecnicamente retrogrado