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Dragon's Lair 3D - Return to the Lair

Torna Dirk, ma questa volta ha guadagnato una dimensione!

RECENSIONE di Paolo Matrascia   —   27/10/2003
Dragon's Lair 3D - Return to the Lair
Dragon's Lair 3D - Return to the Lair

C'era una volta

Niente di nuovo all’orizzonte: una principessa rapita, un mago - Mordroc- crudele e temibile, un immenso castello ricco di nemici e trabocchetti, un eroe impavido - Dirk - che si getta a capofitto tra le grinfie del pericolo al solo grido d’aiuto della sua amata, bella ed indifesa - Daphne.
Anche per chi non ha mai giocato all’originale Laser Game, la trama che farà da Background a DL3D saprà fin da subito di vecchio e stantio. I cliché ci son tutti, i luoghi comuni pure. Del resto è pur vero che nessuno si aspettava colpi di scena, dialoghi articolati ed un intreccio narrativo profondo. Inoltre, riciclando lo stesso canovaccio del primo - mitico - "Dragon's Lair", i designer hanno potuto solleticare le corde più profonde dell’animo romantico di tutti i giocatori di vecchia data riproponendo ambientazioni e situazioni sicuramente care ai più. Avremo prova ben presto di questo con il nostro “trionfale” ingresso nel mitico castello: il temibile mostro tentacolare è ancora lì che sorveglia il ponte levatoglio… Ah, i ricordi.
Insomma, la storia più interessante sarà certamente quella raccontata dagli inserti speciali forniti a corredo del gioco vero e proprio (a mo’ di DvD). Stiamo parlando di tre diversi filmati, purtroppo in lingua inglese e non sottotitolati, che attraverso interviste ed approfondimenti vari sveleranno nuovi dettagli ed aneddoti sullo sviluppo del titolo originale programmato ormai più di venti anni fa. Decisamente interessante.

Dragon's Lair 3D - Return to the Lair
Dragon's Lair 3D - Return to the Lair

Di cappa e di spada

Dovevamo salvare una principessa ricordate? Per raggiungere il nostro obiettivo saremo quindi chiamati a guidare il versatile Dirk attraverso decine di stanze piene zeppe di nemici e trabocchetti delle più disparate concezioni. Si passa dalle normali situazioni da dover risolvere in pieno stile platform bidimensionale anni ’90, con salti a volte di precisione millimetrica (a volte quasi frustranti) e ritmo di gioco infinitesimale, a quelle più evolute, ma pur sempre piuttosto inflazionate, che ci vedranno alle prese con leveraggi, pulsanti e combinazioni varie.
Durante le nostre peregrinazioni saremo supportati dalla suadente voce della nostra Daphne (le voci sono in lingua originale, tuttavia tutto il testo, sottotitoli inclusi, è stato localizzato in italiano) che oltre a darci più di una volta qualche utile consiglio ci spiegherà come sfruttare i diversi artefatti magici che guadagneremo avanzando man mano nel corso del gioco. Ovviamente, quasi inutile dirlo, tra un precipizio da superare come un insolito Tarzan medioevale mediante il sapiente utilizzo di funi appese al soffitto ed una stanza magica infestata da un’orda di oggetti animati e pazzi omicidi, ogni tanto dovremo utilizzare la nostra fidata spada. Purtroppo i combattimenti risultano essere la parte più debole dell’intera produzione: le poche mosse a nostra disposizione e la poca spettacolarità delle stesse ci annoieranno ben presto. Anche l’introduzione di “mosse speciali” o dell’attacco a distanza con la balestra non riesce a risollevare più di tanto le sorti.
Nonostante questo, il sapiente miscelamento tra sezioni ad enigmi ed altre a combattimento riesce comunque a mantenere un ritmo di gioco abbastanza godibile.

Dragon's Lair 3D - Return to the Lair
Dragon's Lair 3D - Return to the Lair

Il mio regno per una cella

E’ inutile girarci troppo intorno: l’elemento più caratteristico e peculiare di questo DL3D risiede certamente nell’utilizzo del Cell Shading. Per quei pochi che ancora non lo sapessero ricordiamo che il Cell Shading è uno stile grafico che permette, pur utilizzando un motore grafico tridimensionale, di trasmettere al videogiocatore un feeling visivo molto simile (se non identico) a quello di un normalissimo cartone animato.
I colori pastello a tinta unita e senza ombreggiature, gli spigoli duri e decisi: guardando le immagini su queste stesse pagina avrete un riscontro immediato di quanto appena spiegato. Utilizzato dapprima con successo da titoli per console come Jet Set Radio la tecnica del Cell Shading ha fra i suoi innegabili pregi il fatto di garantire un impatto visivo personale e gradevole anche con un basso numero di poligoni e, quindi, con motori grafici non troppo avidi di risorse.
Con queste premesse, in un mercato dove “Ma ‘ndo vai se il motore treddì non ce l’hai?”, era praticamente ovvio che il nuovo capitolo di un gioco basato sull’universo di Dragon's Lair dovesse sfruttare questo sistema grafico: ed i risultati possono considerarsi ottimi. Non si raggiungeranno i livelli di XIII – sempre di casa UbiSoft, ma è pur vero che chiudendo un occhio sulla povertà intrinseca di molti ambienti di gioco dopo poche ore di gioco ci sembrerà davvero di giocare all’interno di un cartone animato. La stessa, tristemente celebre (per le finanze dei giocatori del tempo almeno) scena di morte, pur essendo questa volta realizzata con il motore grafico tridimensionale è praticamente identica alla sequenza bidimensionale utilizzata nel cartoon originale.
Certo, siamo distanti dalle meraviglie grafiche di titoli di ultima generazione - e non solo - come Unreal 2 o Max Payne 2 ma è pur vero che se i tecnicismi non sono tutto DL3D riesce nell’intento di presentare un aspetto grafico che riesce a distinguersi dalla massa.
L’aspetto sonoro, invece, rimane quasi nell’anonimato ma senza pecche evidenti. Qualche musica orecchiabile ma alla lunga decisamente monotona ed una serie di effetti sonori anch’essi direttamente ispirati (e forse addirittura ripresi) dal primo Dragon's Lair riusciranno comunque a non farci abbassare il volume del nostro sottosistema audio per accendere lo stereo di casa.

Dragon's Lair 3D - Return to the Lair
Dragon's Lair 3D - Return to the Lair

Commento

Diciamocelo, non ci troviamo di fronte ad un capolavoro; e neppure a qualcosa che ci si avvicini. Eppure questo “Dragon's Liar 3D” riesce a divertire e non certo in virtù del suo blasonato pedigree. Audiograficamente non ci fa gridare al miracolo (anzi) ma, lo ripeto ennesimamente, il particolare stile grafico adottato riesce a sopperire egregiamente a questa insufficienza ed a giustificare la mancanza di tecnicismi spettacolari visivamente ma vuoti emotivamente.
Il mix tra enigmi e combattimenti, poi, è complessivamente ben calibrato. Peccato che proprio i combattimenti si rivelino essere ben presto abbastanza monotoni e che qualche volta il sistema di telecamere non si riveli propriamente “user friendly”.
Gli enigmi invece risultano il più delle volte ben congegnati e mai troppo frustanti, lo stesso sistema di controllo tranne rare eccezioni (quando ad esempio inspiegabilmente non si riesce a direzionare il personaggio nel giusto verso o quando la visuale di gioco viene modificata all’improvviso senza nessun preavviso di sorta) appare semplice ed immediato.
Un titolo senza troppe pretese che, nonostante non vanti nessun acuto degno di nota, riesce però a divertire, anche se preso a piccole dosi e senza ore di allenamento. E questo, dopo tutto, non è poco.

    Pro:
  • Il ritorno di un mito, con tanto di "inserti speciali"
  • Grafica personale e riuscita
  • Requisti Hardware minimi
    Contro:
  • Gameplay non molto profondo
  • Combattimenti poco avvincenti

Torna un mito

Dopo più di vent’anni dall’uscita del titolo originale e a quasi un anno di distanza dal debutto sul mercato americano finalmente arriva anche sui nostri scaffali “Dragon's Lair 3D”.
Prodotto sotto la supervisione dello stesso Don Bluth e sviluppato dalla Dragonstone Software, questo nuovo titolo UbiSoft cerca di sfruttare uno tra i brand più rinomati nel mondo dell’intrattenimento videoludico con un gameplay collaudato ed uno stile grafico decisamente ancora poco sfruttato, specialmente in ambito PC.
Se a prima vista quindi DL3D potrebbe far storcere il naso a qualcuno, magari nel timore di trovarsi di un fronte ad un’abile operazione commerciale in pieno stile “azione nostalgia”, possiamo dirvi fin da ora che questo titolo cerca comunque di trovare una propria identità e personalità videoludica nell’ambito dello sconfinato mondo degli Arcade Adventure con grafica tridimensionale. Ci sarà riuscito?
Prima di rispondere procediamo con ordine ed iniziamo con la Storia: Tanto, tanto tempo fa in un regno felice…