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Eyes in the Dark: The Curious Case of One Victoria Bloom, la recensione

Vediamo se un miscuglio generazionale a livello audiovisivo riesce ad amalgamarsi allo stile dei roguelite in questa recensione di Eyes in the Dark.

RECENSIONE di Mattia Pescitelli   —   21/07/2022

Avere un'idea coerente alla base del proprio progetto è fondamentale. Come lo è anche l'influenza del bagaglio culturale personale di chi concretizza tali idee. Però, non bisogna farsi sopraffare dalle proprie intuizioni. C'è un limite, una linea di demarcazione che segna il punto massimo di una coesistenza pacifica tra questi e altri elementi all'interno del proprio lavoro. Superato tale confine, la torre crolla. La tentazione di arrivare sempre più vicini a quel limite ultimo è una costante che contraddistingue qualsiasi tipo di autore-artigiano alle prese con la creazione di un'opera dell'ingegno. Molti ci si avvicinano senza strafare; altri superano quella linea, schiacciati dalla loro stessa creatura. Altri ancora, invece, vi si fermano esattamente sopra, scatenando un connubio di emozioni e sensazioni uniche, invasive, infestanti, che si incastonano per sempre nella mente di chi assiste a tali risultati. Queste ultime sono le creazioni dell'uomo che resisteranno alla prova del tempo. Tale preambolo serve per dare inizio a un discorso riguardante un piccolo gioco indipendente, sviluppato da un altrettanto ristretto studio croato, Under The Stairs, con sede a Zagabria.

Vediamo se questo team è riuscito a non lasciarsi prendere dall'entusiasmo e a mirare il più possibile vicino a quella linea in questa recensione di Eyes in the Dark: The Curious Case of One Victoria Bloom.

Un roguelite luminoso

Eyes in the Dark: la luce è un'arma fondamentale
Eyes in the Dark: la luce è un'arma fondamentale

Uscire sul mercato con un titolo che non abbia almeno un minimo di meccaniche roguelite sembra impossibile per i nuovi studi indipendenti desiderosi di affermarsi. Anche Eyes in the Dark non fa eccezione. Infatti, pur presentandosi con una struttura narrativa in capitoli e uno stile audiovisivo che farebbe pensare più a un'avventura lineare, il gioco si rivela essere tutt'altro. La struttura del genere la conosciamo: il nostro obiettivo è arrivare al "boss finale" senza morire, altrimenti bisogna ricominciare da capo, anche se con alcuni aiuti a nostra disposizione che ci permetteranno di avanzare con sempre maggiore facilità all'interno dell'ostile mondo di gioco.

Eyes in the Dark prende queste dinamiche e le adatta a una mappa molto "ristretta", dato che l'avventura è tutta ambientata all'interno della villa dei Bloom, una famiglia di inventori, ricercatori e scienziati. Impersonando la piccola Victoria Bloom, il nostro compito è quello di esplorare le nove zone della tetra dimora (sbloccate tre alla volta lungo lo svolgimento di altrettanti capitoli narrativi) per trovare nostro nonno, rapito da delle misteriose creature oscure, che si muovono nell'ombra.

Qui entra in gioco quella che, in un certo senso, è la "protagonista" del gioco, ovvero la luce. Infatti, sarà proprio una torcia elettrica l'arma con la quale sarà possibile difendersi dagli artropodi mortiferi che infestano la villa. Se inizialmente è solo una normale torcia a pile, è in grado di trasformarsi ben presto in una vera e propria arma da fuoco, grazie a dei potenziamenti che permettono di modificare questa e le altre due componenti dell'equipaggiamento: la fionda e le scarpette. Ogni potenziamento conferisce miglioramenti statistici ed effetti elementali (oltre a differenze di approccio agli scontri), ma al costo di pochi slot da poter riempire (espandibili fino a un massimo di cinque). Le migliorie in eccesso risultano comunque utili, dato che ricompensano con una manciata di Scintille, la valuta di gioco con la quale è possibile comprare oggetti dal corvo Edgar, ossia il mercante, presente con il suo emporio itinerante in ogni area della villa.

Ogni zona presenta diverse stanze e tre porte: quella del negozio, quella del "potenziamento" (dove bisogna affrontare una sfida per poi venire ricompensati con un oggetto a scelta tra tre) e quella del boss. Solo dopo aver sconfitto quest'ultimo sarà possibile procedere a una a scelta tra le aree adiacenti a quella in cui si trova il giocatore. Prima di oltrepassare la soglia, tuttavia, verrà richiesto di selezionare una coppia di bonus e imprevisti che rimarranno attivi fino alla fine della partita.

Eyes in the Dark: i bonus e gli imprevisti possono cambiare drasticamente le sorti della partita
Eyes in the Dark: i bonus e gli imprevisti possono cambiare drasticamente le sorti della partita

Man mano che si procede, i nemici diventeranno sempre più agguerriti e zone magari superate con facilità perché affrontate in precedenza all'inizio della partita potrebbero diventare il vostro nuovo ostacolo (c'è, però, da dire che il gioco non è affatto difficile; anzi, non avrebbe guastato un livello di sfida leggermente più alto, dato non tanto dalla presenza di molteplici nemici a schermo, ma da un'effettiva complessità generale attribuita ai singoli avversari).

Dopo aver ucciso tutti i Guardiani del capitolo o aver incontrato la sconfitta, il gioco ricomincia, ma con una planimetria della villa mutata e alcuni punti da spendere alla "Libreria". Qui è possibile scegliere se investire su oggetti casuali da selezionare subito prima di entrare nella villa oppure se acquistare potenziamenti o bonus che poi appariranno durante il corso della partita.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo: Windows 11
  • Processore: Intel Core i7-10700
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce RTX 3070
  • DirectX: Versione 12

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows 7
  • Processore: Interl Core2 Quad Q9500 o AMD Phenom II X4 840
  • Memoria: 4 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GT 520, 1 GB o AMD Radeon HD 5570, 1 GB o Intel HD Graphics 4400
  • Memoria: 800 MB di spazio disponibile

Divergenze generazionali

Eyes in the Dark: la schermata che introduce alla stanza di Insector, il primo Guardiano affrontato dal giocatore
Eyes in the Dark: la schermata che introduce alla stanza di Insector, il primo Guardiano affrontato dal giocatore

Eyes in the Dark presenta un comparto audiovisivo veramente superbo e pulito, che dovrebbe dare l'esempio a tutti coloro che hanno intenzione di comunicare un universo di gioco attraverso l'immagine e il suono. Peccato solo che questi due elementi seguano due traiettorie divergenti. Sin dai primi secondi è evidente l'influenza visiva che hanno esercitato il cinema muto, da una parte, e il gotico "à la Tim Burton", dall'altra. Le scene d'intermezzo ne racchiudono l'essenza in maniera eccellente, catapultando chi le guarda all'interno di un mondo dall'atmosfera ben delineata... almeno fino a che non entra in gioco il commento musicale vero e proprio, che pesca a piene mani dai videogiochi anni '80.

I due universi, pur funzionando per conto loro, non riescono mai veramente a unirsi armoniosamente. Il risultato è un senso di distacco da quanto proposto, tanto che non sembra azzardato pensare che ci sarà chi aspetterà con ansia le parti di gameplay e chi, invece, non vedrà l'ora di tornare all'atmosfera delle scene d'intermezzo, come non sembra azzardato neanche prevedere l'unanime dispiacere nel trovare in un prodotto del genere, che sembra tanto curato e tecnicamente pulito, una certa quantità di bug e glitch minori, che non influenzano realmente lo scorrimento del gioco, ma che svalorizzano senz'altro l'esperienza complessiva.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, Epic Games Store
Prezzo 12,49 €
Multiplayer.it
7.8
Lettori
ND
Il tuo voto

Eyes in the Dark è un titolo che sembra non avere troppe pretese ma che, al contrario, nasconde molte nature. Da una parte abbiamo un'anima narrativa fortemente marcata, desiderosa di spiccare. Da l'altra abbiamo la volontà di omaggiare ciò che ha condotto alla realizzazione di un'opera di questo tipo. Da un'altra ancora troviamo uno spirito più "imprenditoriale", desideroso di attaccare il mercato con aggressività. Tutte queste nature possono coesistere all'interno dello stesso progetto, ma non è facile evitare che le redini sfuggano di mano e che il carro travalichi quella linea di demarcazione che discerne, in un battito di ciglia, il capolavoro dalla massa. Il team di Under The Stairs, seppur di poco, quella linea l'ha superata. Ma ciò non significa che il loro lavoro sia inefficace. L'importante non è tanto fermarsi su quel confine con precisione millimetrica, quanto avvicinarsi a esso il più possibile, tentando di migliorarsi a ogni occasione che viene concessa. Ed essendo questo il loro primo tentativo, ci sono andati anche fin troppo vicini.

PRO

  • Stilisticamente concreto
  • Buona struttura roguelite

CONTRO

  • Alcuni glitch e bug minori
  • Livello di sfida un po' basso