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Masters of the Universe: Revolution, la recensione della nuova serie di He-Man su Netflix

Netflix e Kevin Smith ci riprovano: Revolution è la nuova serie in cinque episodi incentrata su He-Man e i Masters of the Universe e questa è la nostra recensione.

Masters of the Universe: Revolution, la recensione della nuova serie di He-Man su Netflix
RECENSIONE di Christian Colli   —   27/01/2024

Accolta con entusiasmo da nostalgici, cresciuti a pane e giocattoli Mattel, e curiosi, conquistati soprattutto da un trailer confezionato ad arte, Masters of the Universe: Revelation alla fine non ha convinto proprio tutti. La decisione del nerdissimo regista Kevin Smith di proseguire la storia del leggendario cartone Filmation con un approccio decisamente insolito, che metteva da parte il protagonista He-Man nei primissimi episodi per concentrarsi sui suoi amici e nemici - i Dominatori dell'universo del titolo, appunto - non ha riscontrato il consenso globale sperato. Anche perché ogni spettatore vive i cosiddetti revival in modo personalissimo e diverso, spesso influenzato dal proprio vissuto.

Così Smith ci ha riprovato con una seconda miniserie che approda su Netflix in cinque episodi. Nella nostra recensione di Masters of the Universe: Revolution vi racconteremo se ci è piaciuta e se è veramente così rivoluzionaria come promette il nuovo sottotitolo.

He-Man tra spada e corona

He-Man torna ad essere il personaggio centrale della serie
He-Man torna ad essere il personaggio centrale della serie

"A ogni rivelazione segue una rivoluzione," recita l'introduzione della nuova miniserie, il che fa un po' sorridere perché, in un certo senso, era stata un po' più rivoluzionaria la miniserie precedente con le sue ardite scelte già nei primissimi episodi, che spostavano i riflettori sui compagni di He-Man e in particolare su Teela, cambiando profondamente un equilibrio che nei fanciulleschi cartoni degli anni '80 restava sempre immutabile.

Tuttavia, il sottotitolo Revolution calza a pennello soprattutto nell'ultimo episodio della nuova miniserie, che rappresenta un vero e proprio cambio di passo per la mitologia di Eternia: Smith attinge ancora una volta a praticamente tutto l'immaginario dei Masters - dai fumetti più antichi a quelli più moderni, dai giocattoli al film con Dolph Lundgren del 1987 - per proseguire la storia e chiuderla in un finale che può sembrare un vero epilogo, ma anche un punto di ripartenza.

Per comprendere Revolution bisogna passare per forza da Revelation: la narrativa riprende le questioni lasciate in sospeso fin dai primissimi minuti, ma si sviluppa subito in direzioni inaspettate. Smith ha firmato questa volta solo tre dei cinque episodi, facendo da supervisore nei restanti, e tuttavia le nuove trame hanno un sapore più coeso e dritto: sviluppa principalmente quattro personaggi, eppure muove un maggior numero di pedine, dando a ciascuna uno spazio per maturare e incidere in modo significativo sulla storia. Il protagonista a tutti gli effetti stavolta è proprio He-Man... anzi Adam, visto che ora tutti conoscono la sua doppia identità: dovrà decidere se salire al trono di Eternia o continuare a lottare in prima fila.

Teela, la nuova Sorceress, intraprende una trasformazione - in tutti i sensi - alla ricerca di un modo per ripristinare Preternia. L'aiuta Evil-Lyn, chiaramente il personaggio preferito di Smith. Doppiata da una straordinaria Cinzia de Carolis (in lingua originale è Lena Headey, la Cersei Lannister de Il Trono di Spade) ci è sembrata molto più a fuoco rispetto alla schizofrenica caratterizzazione di Revelation - Parte 2.

Skeletor in arte Skeletek è ancora più cattivo e infido che in passato
Skeletor in arte Skeletek è ancora più cattivo e infido che in passato

E poi ovviamente c'è Skeletor, che ha abbandonato la magia per abbracciare la tecnologia della Scheda Madre e Hordak, trasformandosi in un cyborg e in un villain più machiavellico e riuscito, smarcandosi dal ruolo di fallito che gli conferivano i cartoni per bambini. Smith si ispira ai retroscena inventati per il personaggio nella serie animata del 2002, dandogli un passato importante che potrebbe sembrare un po' forzato, a questo punto della storia, ma che conferisce al conflitto con He-Man una sfumatura molto più intima e profonda.

Tutti gli altri personaggi di contorno sono più o meno riusciti, da Hordak (il Thanos dei Masters, se vogliamo) che domina ogni scena in cui compare, a Orko, ora un vero e proprio mago all'altezza degli altri Dominatori, passando per il sempre paterno Man-at-Arms e la grintosa Andra introdotta in Revelation, ora in un ruolo più contenuto. Smith riesce a infilare nella nuova miniserie addirittura Gwildor, facendo dei riferimenti poco velati al film del 1987 che, a questo punto, potremmo considerare canonico: il Thenuriano sostituisce Orko nel ruolo di spalla comica, formando col mago un duetto irresistibile.

Un epilogo ma anche una promessa

Teela diventa sempre più potente, ma in Revolution è molto meno centrale rispetto a Revelation
Teela diventa sempre più potente, ma in Revolution è molto meno centrale rispetto a Revelation

Nonostante i tantissimi riferimenti mordi e fuggi a giocattoli e cartoni d'antan, tra veicoli, castelli e personaggi semisconosciuti del calibro di Snout Spout, Rio Blast, Mantenna o Granamyr, Masters of the Universe: Revolution non perde mai la bussola. La miniserie, forse proprio grazie al numero risicato di episodi, tira dritta senza troppe deviazioni, intrecciando le diverse sottotrame fino a farle convergere in un finale sfolgorante e catartico che riesce a combinare lo spirito goliardico della serie animata Filmation con le tematiche più adulte e moderne care a Smith.

In questo modo, anche Revolution - così com'era successo con Revelation - riesce a equilibrare i conflitti e le scene di pura azione con i momenti più drammatici e commoventi: non manca qualche gag o battuta ironica ma proprio per la direzione della nuova miniserie, e forse anche un po' per l'adattamento italiano, in qualche caso si sconfina nello stucchevole. L'umorismo e la spavalderia servono soprattutto a stemperare in modo efficace una tensione riuscita, non a strappare sonore risate.

Gwildor è la nuova spalla comica al posto di Orko che, finalmente, è diventato un mago a tutti gli effetti
Gwildor è la nuova spalla comica al posto di Orko che, finalmente, è diventato un mago a tutti gli effetti

Da un punto di vista tecnico, Powerhouse Animation Studios ha sicuramente alzato l'asticella. In generale, Revolution ci è apparsa disegnata e animata meglio rispetto a Revelation: il character design è rimasto quello tagliente e modernizzato del revival Netflix, che peraltro insiste sulle molteplici trasformazioni di alcuni personaggi per farne, naturalmente, nuove action figure da vendere soprattutto ai collezionisti. E fin qui, non c'è nulla di strano, la serie Mattel negli anni '80 esisteva fondamentalmente per questo motivo. Tra l'altro abbiamo apprezzato il ridotto utilizzo della computer grafica, che in Revelation era un pugno in un occhio, mentre in Revolution si confonde in modo più naturale con i disegni animati.

Le animazioni, a parte qualche fotogramma salterino, sono decisamente più fluide rispetto a tre anni fa e impreziosiscono le battaglie più esaltanti, che peraltro pescano a piene mani nello sconfinato immaginario nipponico con citazioni abbastanza palesi - e probabilmente volute - ad anime shonen famosi come Dragon Ball, Le bizzarre avventure di JoJo e così via. In definitiva, e grazie anche all'ottimo doppiaggio e all'incalzante colonna sonora di Bear McCreary, non possiamo che promuovere il comparto tecnico di Masters of the Universe: Revolution, insieme a una narrativa che forse non rivoluziona davvero i Masters a tutto tondo, ma sicuramente li proietta in un'era totalmente nuova e ricca di possibilità.

Conclusioni

Multiplayer.it

8.5

Masters of the Universe: Revolution è un sequel vero e proprio, nonché un potenziale epilogo, per la serie animata degli anni '80 con cui sono cresciuti tantissimi spettatori. Anche se, considerata l'ultimissima scena prima dei titoli di coda, sarebbe un vero delitto finirla qui e non affidare a Kevin Smith una nuova tranche di episodi. Revolution è molto più fedele allo spirito dell'originale Filmation sotto diversi aspetti, pur non rinunciando al piglio moderno di Revelation, ma trova un equilibrio migliore in generale tra l'azione, la nostalgia, la drammaticità e la promessa di nuove action figure con cui tramandare lo spirito dei Masters alle future generazioni di collezionisti.

PRO

  • È una storia più contenuta ed equilibrata rispetto a Revelation
  • Animazioni e disegni sensibilmente migliori

CONTRO

  • Ironia un po' stucchevole
  • Sacrifica molti personaggi secondari per concentrarsi sui protagonisti