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Moon Knight 1x04, la recensione del nuovo episodio della serie Marvel su Disney+

A due episodi dalla fine, Moon Knight 1x04 fa una rischiosissima inversione di marcia per adattare uno dei più celebri cicli di storie a fumetti di Moon Knight

RECENSIONE di Christian Colli   —   20/04/2022

Attenzione, ci sono spoiler dei precedenti episodi di Moon Knight.

Ricapitoliamo un attimo perché in queste ultime quattro settimane sono successe un sacco di cose e potremmo cominciare a perdere il filo del discorso. Allora, c'è questo Steven Grant che lavora in un museo: è timido e impacciato e crede di soffrire d'insonnia, solo che invece ha un disturbo da personalità multipla e ogni tanto a prendere possesso del suo corpo è Marc Spector, un mercenario che ha stretto un patto col dio egizio della Luna, Khonshu. E fin qui, fatta salva qualche incongruenza, rientriamo nei canoni Marvel. Ora, Marc è sposato con una grintosa archeologa, Layla El-Faouly che, tra le altre cose, sta cercando anche l'assassino di suo padre.

Com'è come non è, Marc/Steven e Layla incrociano la strada di Arthur Harrow, l'ex avatar di Khonshu che, perduti i suoi poteri, intende risvegliare la dea Ammit e ha riunito una specie di culto di disadattati come lui. L'Enneade egizia, che ha deciso di non impicciarsi nelle faccende umane, un po' come fecero gli Eterni, non crede alle parole di Khonshu, e così i nostri decidono di prendere l'iniziativa e scovare da soli la tomba di Ammit prima che lo faccia Harrow. L'intervento del dio egizio scatena l'ira dell'Enneade, che lo imprigiona, privando Marc/Steven dei suoi poteri da Moon Knight.

Fin qui ci siamo, giusto? Bene. E se vi dicessimo che tutta questa storia potrebbe essere stata solo nella testa di Marc Spector, rinchiuso in un istituto psichiatrico? Vi sembra assurdo? Vi spieghiamo nella recensione di Moon Knight 1x04 perché non lo è.

La tomba

Moon Knight, Steven Grant e i predatori del sarcofago perduto
Moon Knight, Steven Grant e i predatori del sarcofago perduto

Partiamo dal presupposto che il nuovo episodio dura quasi 50 minuti e per due terzi sembra una cosa completamente diversa rispetto ai precedenti. Superata l'introduzione, che vede Steven prendere sempre più coraggio e carattere, arrivando persino a baciare Layla, pur mantenendo il suo buon cuore e altruismo, una buona parte di Moon Knight 1x04 sembra appartenere a una serie TV tipo Relic Hunter, ma con una recitazione nettamente migliore e un budget sopra i cinque euro. A metà tra Tomb Raider e Indiana Jones, con quel pizzico di horror che appartiene a quest'ultimo e un'oncia de La mummia, La tomba è un episodio claustrofobico con punte di vera suspense che, oltretutto, si incentrano sulla figura di Layla.

Quest'ultima, finora rilegata a ruolo di circostanza, classica donna cazzutissima ma comunque sensibile, non è ispirata a nessun personaggio a fumetti in particolare. Ve lo avevamo anticipato qualche settimana fa che non poteva essere la Layla Miller degli X-Men, e infatti è un'eroina inedita che finalmente si è ritagliata uno spazio suo.

Moon Knight, May Calamawy interpreta la grintosa Layla
Moon Knight, May Calamawy interpreta la grintosa Layla

Abbiamo apprezzato la scena tutta dedicata alla sua fuga e alla conversazione col flemmatico Harrow di Ethan Hawke: May Calamawy riesce a trasmettere le emozioni contrastanti che prova il suo personaggio, creando finalmente quel legame di empatia con lo spettatore che aspettavamo da tempo.

Per il resto, ci ha abbastanza stupefatto l'approccio gore di Moon Knight, che resta pur sempre una produzione Marvel Studios su Disney+ e cioè qualcosa che possono vedere anche i bambini. La serie non ha mai nascosto i suoi toni più maturi rispetto alle precedenti, ma questo quarto episodio sconfina davvero nel body horror e bisogna dire che i due registi, Aaron Moorhead e Justin Benson, se la sono giocata bene, sfruttando ombre e inquadrature per alimentare una tensione crescente che sfocia poi nella violenza dell'aggressione.

Moon Knight, Ethan Hawke nei panni di Arthur Harrow
Moon Knight, Ethan Hawke nei panni di Arthur Harrow

Nel frattempo, abbiamo Oscar Isaac che gigioneggia. Il suo Steven Grant è complicato: un attimo prima fa tenerezza, quello dopo è francamente insopportabile; fa un passo avanti e due indietro e per la maggior parte del tempo vorremmo solo vedere Marc Spector, magari con addosso il costume da Moon Knight che, insomma, dà il titolo a una serie TV supereroistica che di supereroistico finora ha avuto ben poco.

A un certo punto, però, qualcosa cambia. Arthur Harrow sembrerebbe avere la meglio e lo scenario si trasforma completamente in un cliché tipico delle serie TV in cui i protagonisti potrebbero o non potrebbero avere un disturbo mentale. La prima opera che ci è venuta in mente, in questo senso, è Buffy l'ammazzavampiri, e per la precisione l'episodio 17 della sesta stagione, "Di nuovo normale": in quella circostanza, il Trio scagliava un incantesimo sulla Cacciatrice, convincendola che tutta la sua vita era stata la fantasia di una schizofrenica.

Non ditelo a Martin Scorsese

Moon Knight, un primo piano di Oscar Isaac imbottito di psicofarmaci
Moon Knight, un primo piano di Oscar Isaac imbottito di psicofarmaci

Ecco, in Moon Knight 1x04 a un certo punto succede qualcosa di molto simile. Marc si risveglia in un ospedale psichiatrico; Layla è una paziente come lui e indovinate un po' chi è lo psichiatra che lo ha in cura? Ovviamente è Arthur Harrow. Steven Grant sarebbe stato solo il protagonista di una brutta serie di avventure cinematografiche in cui il nostro si è immedesimato, ma questa soluzione narrativa ha due problemi giganteschi. Il primo è che non è nulla di nuovo. Non puoi fregare gli spettatori con questo escamotage, perché loro sanno già dove stai andando a parare. Non è che all'improvviso Moon Knight può essere diventato Shutter Island, intendiamoci.

Fortunatamente Oscar Isaac, che prima gigioneggiava, nel ruolo del Marc imbottito di psicofarmaci invece giganteggia. La sua confusione è credibile, quasi straziante, e fa pensare che dai, tutto sommato alla fine questo colpo di scena può funzionare.

Moon Knight, il quarto episodio è ambientato quasi tutto in una tomba egizia
Moon Knight, il quarto episodio è ambientato quasi tutto in una tomba egizia

Poi sorge l'altro problema monumentale, che è quelle delle tempistiche. Questo arco narrativo si ispira a una run a fumetti di Jeff Lemire e Greg Smallwood del 2016 che, da sola, avrebbe potuto coprire l'intera stagione televisiva, sviluppando enormemente tutti i personaggi che, in una vicenda raccontata così frettolosamente, hanno sofferto tantissimo in termini di caratterizzazione. Riflettiamoci: le precedenti serie Marvel Studios erano incentrate su eroi e villain che abbiamo già conosciuto in ore e ore di film, perciò non c'era bisogno di "spiegarli" da capo. Moon Knight non ha avuto questo lusso e ci sembra che fare questo salto dello squalo a solo due settimane dalla fine sia non solo un'occasione sprecata, ma anche inopportuna. I paragoni con Legion, altra serie TV incentrata su un personaggio Marvel ma targata Fox, sono ingenerosi, ma calzanti, e in questo caso è lo show ispirato all'omonimo X-Man a uscirne vincitore.

Conclusioni

Il quarto episodio di Moon Knight fa una giravolta azzardata sul finale, ispirandosi a un celebre ciclo di storie a fumetti per stupire gli spettatori, ma abbiamo qualche dubbio che possa funzionare e il tempismo non ci sembra dei migliori. Non ci resta che sperare in due cose: che la scrittura la prossima settimana riesca a risolvere in modo soddisfacente questo intermezzo, e che Moon Knight prosegua con una seconda stagione in cui riusciremo a vederlo rievocare davvero le sue imprese a fumetti, visto che mancano solo due episodi alla fine e si rischia di arrivare alla conclusione col fiato molto, molto corto.

PRO

  • Le atmosfere nella prima parte dell'episodio
  • La serie finalmente si concentra su Layla nel modo giusto

CONTRO

  • Il colpo di scena nella seconda parte dell'episodio è prevedibile e tardivo
  • È previsto che si veda Moon Knight in una serie che si chiama Moon Knight?