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The Cub, la recensione di un videogioco di parkour post-apocalittico

Demagog Studio confeziona un videogioco platform breve ma intenso, capace di divertire e di far riflettere sul presente e sul futuro del nostro pianeta.

The Cub, la recensione di un videogioco di parkour post-apocalittico
RECENSIONE di Giulia Martino   —   17/01/2024

La distopia è da molti anni il genere di fantascienza d'elezione per portare avanti riflessioni di carattere politico, ambientale, sociale sul nostro mondo. È sicuramente distopico il mondo abitato dal cucciolo d'uomo protagonista di The Cub, una sorta di Mowgli del nuovo millennio che ammira i razzi di Muskovitch sparire in lontananza per condurre i più ricchi dell'umanità verso Marte, alla ricerca di un futuro, in fuga da una Terra ormai quasi inabitabile a causa della Grande Catastrofe Ecologica.

Il "quasi" è importante, perché il bimbo riesce a sopravvivere benissimo in questo ambiente disastrato e lo fa con l'aiuto di un branco di lupi. Sono queste le premesse narrative di The Cub, seguito di Golf Club: Nostalgia (il nome originale, Golf Club: Wasteland, è stato cambiato per ragioni di copyright). A livello di gameplay, ci troviamo davanti a un classico gioco platform che si ispira ai lavori di SEGA degli anni '90, da Aladdin a Il Libro della Giungla. Salvo alcune piccole sbavature, The Cub riesce a risultare un'esperienza appassionante per tutta la sua durata.

Scopriamo di più su questa Terra post-Grande Catastrofe Ecologica e sulle avventure del nostro cucciolo d'uomo nella recensione di The Cub.

Cucciolo d'uomo

Il nostro Mowgli del futuro si trova a muoversi tra le splendide rovine di una Terra che non si è arresa, e sta riuscendo ad andare avanti nonostante la massiccia catastrofe ecologica causata dagli esseri umani
Il nostro Mowgli del futuro si trova a muoversi tra le splendide rovine di una Terra che non si è arresa, e sta riuscendo ad andare avanti nonostante la massiccia catastrofe ecologica causata dagli esseri umani

Lo studio di sviluppo serbo Demagog Studio si sta impegnando in questi anni a creare una serie di avventure videoludiche appartenenti a generi diverse, ma tutte accomunate dalla medesima ambientazione. Sono partiti con Golf Club: Nostalgia, in cui un terrestre trasferitosi su Marte torna sul suo pianeta d'origine per giocare a golf tra le rovine della civiltà umana. E poi c'è stato il prequel Highwater, con combattimenti a turni in visuale isometrica, ambientato prima della partenza dei razzi di Muskovitch. Al quadro si aggiunge anche The Cub, sequel immediato rispetto agli eventi di Golf Club: Nostalgia, cui si lega con un colpo di scena che forse potrebbe essere previsto dai giocatori più attenti e appassionati dell'avventura del golfista galattico.

Con un'ironia sferzante, Demagog Studio ci fa sfilare tra i grattacieli in rovina di compagnie come Fakebook e Goopgle, e ci racconta di come il grande Muskovitch torni periodicamente sulla Terra per una partita a golf. La genuinità e la feralità del bambino, Mowgli del prossimo futuro, sono il contraltare perfetto per raccontare una storia di resilienza e di calma rivalsa, resa possibile dalla coalizione con le forme di vita non umane di cui i terrestri avevano approfittato per millenni. Insieme a opere come Saltsea Chronicles, The Cub è un esempio perfetto di videogioco capace di indicare una strada differente per il nostro futuro. E scusate se è poco.

Un gameplay semplice e immediato

Questa Terra post-Grande Catastrofe Ecologica è un luogo pericoloso: tra inseguimenti e fasi di esplorazione in cui un passo falso può portare alla morte, dovremo fare molta attenzione per portare il bimbo a destinazione nel suo viaggio
Questa Terra post-Grande Catastrofe Ecologica è un luogo pericoloso: tra inseguimenti e fasi di esplorazione in cui un passo falso può portare alla morte, dovremo fare molta attenzione per portare il bimbo a destinazione nel suo viaggio

The Cub è un videogioco platform che non sacrifica l'importanza del suo messaggio (fieramente anticapitalista e di denuncia rispetto alla mentalità predatoria di molti esseri umani) sull'altare di compromessi legati a un certo modo quantitativo di concepire l'esperienza di gameplay. Niente oggetti da recuperare con salti astrusi per incrementare il punteggio e nessuna indicazione a schermo sullo stato di salute del bimbo; i collezionabili reperibili nell'ambientazione sono giornali e libri funzionali a costruire un contesto per l'avventura, raccontando un mondo che ha attraversato momenti drammatici, ma che sta trovando il modo per andare avanti. Esattamente come il nostro protagonista.

Il bambino si muove da sinistra verso destra e deve affrontare una lunga serie di ostacoli nell'arco delle quattro ore necessarie a completare la sua avventura. I checkpoint sono particolarmente clementi e non ci siamo mai trovati a incorrere in situazioni frustranti: The Cub scorre che è un piacere, con un livello di sfida abbordabile anche per i principianti del genere, ma grazie alla sua storia e alla sua straordinaria direzione artistica (sia dal punto di vista estetico che che da quello sonoro) riesce a tenere all'amo anche gli appassionati di videogiochi platform, rivelandosi un'eccellente aggiunta a questo insieme di videogiochi ambientati sulla Terra post-Grande Catastrofe Ecologica.

The Cub è semplicemente stupefacente dal punto di vista visivo e sonoro. Torna Radio Nostalgia from Mars, e tornano le visioni di una Terra abbattuta, ma non sconfitta
The Cub è semplicemente stupefacente dal punto di vista visivo e sonoro. Torna Radio Nostalgia from Mars, e tornano le visioni di una Terra abbattuta, ma non sconfitta

La continuità e il filo del discorso vengono preservati da Radio Nostalgia from Mars, che continua con le sue trasmissioni anche quando il bambino incorre in un ostacolo mortale. Rapidissimo il riavvio della partita, con una sensazione di urgenza e velocità che invita il giocatore a non mollare e proseguire nell'avventura e nel racconto. A voler essere rigorosi, le sezioni stealth risultano talvolta opache, a causa di una non chiara gestione del campo visivo dei nemici e della presenza di inquadrature fisse: se l'avversario esce dallo schermo, non c'è modo per capire dove si trovi e dove stia guardando.

E poi c'è la questione delle animazioni: una maggiore fluidità, specie in certe fasi specifiche (ad esempio, quando ci si aggrappa a una sporgenza) avrebbe certamente incrementato quello spirito di velocità che Demagog Studio ha voluto imprimere alla sua creatura, capace di muoversi tra le rovine della Terra e di sopravvivere dove i marziani devono ormai indossare tute protettive e caschi. Ottima, invece, la gestione del ritmo dell'avventura, che vive nel contrasto tra momenti di calma esplorazione e fasi più concitate, tra inseguimenti e attraversamenti di zone pericolose, con un passo impresso soprattutto da un elemento sonoro: la radio che il bambino può ascoltare tramite il casco dei marziani.

Radio Nostalgia from Mars

Radio Nostalgia from Mars è un elemento essenziale nella gestione del ritmo dell'avventura e nella definizione dell'ambientazione di gioco: tra storie e pezzi appartenenti ai più vari generi musicali, Radio Nostalgia from Mars è il collante dei videogiochi di Demagog Studio
Radio Nostalgia from Mars è un elemento essenziale nella gestione del ritmo dell'avventura e nella definizione dell'ambientazione di gioco: tra storie e pezzi appartenenti ai più vari generi musicali, Radio Nostalgia from Mars è il collante dei videogiochi di Demagog Studio

Torna Radio Nostalgia from Mars, stavolta ascoltabile grazie a un convincente elemento diegetico: il bimbo trova il casco di uno degli umani tornati da Marte per visitare la Terra. La gestione del sound design è a dir poco affascinante: Radio Nostalgia from Mars è vera e propria fautrice del ritmo dell'avventura, alternando i racconti dei marziani alla musica disco a tutto volume, in maniera assolutamente funzionale rispetto a questa iterazione del racconto di Demagog Studio, decisamente più rapido e scattante rispetto a Golf Club: Nostalgia. Peccato per alcune fasi importanti per la costruzione del personaggio che vengono raccontate tramite una serie di semplici graffiti: specie verso il finale dell'avventura, avremmo gradito una traduzione di queste fasi in gioco vero e proprio.

Sotto il profilo visivo, Demagog Studio conferma il talento straordinario dei suoi artisti. Il bambino e le sue animazioni sono disegnati a mano, e lo stesso vale per i fondali. A più riprese ci siamo trovati a scattare freneticamente foto delle schermate, che mostrano una Terra disastrata, eppure bellissima: un'alba che trafigge i grattacieli in rovina; una caverna piena di radioattività e di curiosi organismi luminosi; un museo pieno di capolavori del passato, con al centro la statua di una donna che si scatta un selfie. Segnaliamo che The Cub è disponibile in lingua inglese e non è stato tradotto in italiano.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 5
Digital Delivery PlayStation Store
Multiplayer.it
8.0
Lettori (6)
8.4
Il tuo voto

L'ultimo capitolo in ordine temporale di quella che è finora la trilogia della Grande Catastrofe Climatica di Demagog Studio si rivela un'avventura intensa e dal messaggio potente. Seguito dell'acclamato Golf Club: Nostalgia, di cui conserva l'ambientazione e la fenomenale Radio Nostalgia from Mars, The Cub cambia tutto per quanto riguarda il gameplay e riesce perfettamente nel suo intento di proporre un percorso accessibile, ma non per questo banale. Spogliandosi da elementi - come punteggi e invadenti interfacce - che sarebbero risultati inadatti al messaggio che Demagog Studio desidera trasmettere, gli sviluppatori spediscono dalla Serbia al mondo un'opera importante per la nostra contemporaneità. The Cub, con il suo parkour post-apocalittico, è il modo perfetto per iniziare questo 2024: non perdetevelo.

PRO

  • Torna Radio Nostalgia from Mars
  • Esplorazione scattante e sempre stimolante
  • Non complicato da elementi inutili e/o potenzialmente dannosi per il suo messaggio

CONTRO

  • Qualche animazione da rivedere
  • Alcune fasi importanti a livello narrativo non sono giocabili