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Trek to Yomi, la recensione dell'ultima piccola gemma pubblicata da Devolver Digital

L'amore per il giappone feudale e per il cinema di maestri come Kurosawa si uniscono in Trek to Yomi, nuova piccola gemma imperfetta pubblicata da Devolver Digital.

RECENSIONE di Emanuele Gregori   —   05/05/2022

Il progetto Trek to Yomi è stato capace, fin dal momento dell'annuncio, di attirare su di sé l'attenzione. L'accoppiata Giappone feudale e Devolver Digital è stata per molti sufficiente a tenere le antenne alzate e siamo arrivati ora al momento del giudizio finale. Abbiamo giocato (e rigiocato) a questa piccola gemma per potervene parlare al meglio in questa recensione di Trek to Yomi. Nonostante alcuni limiti produttivi evidenti e inevitabili, Leonard Menchiari e i Flying Wild Hog sono riusciti a mettere in mostra la propria passione e l'attenzione per una cultura tanto particolare quanto affascinante.

A spasso per lo Yomi

Trek to Yomi: scorci davvero suggestivi
Trek to Yomi: scorci davvero suggestivi

Trek to Yomi fa della componente narrativa il suo maggior vanto, non tanto per la complessità di un intreccio a ben vedere parecchio semplice e banale, quanto per la sua capacità di rispettare e onorare le storie dalle quali prende forma e ispirazione. Giusto qualche giorno fa abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere virtuali col game designer del gioco. Vi consigliamo di andare a recuperare l'intervista dedicata a Leonard Menchiari, certamente importante per comprendere alcune dinamiche nel processo di sviluppo.

Per farla breve la storia ci mette nei panni di un uomo, cresciuto e addestrato dal proprio mentore che, di punto in bianco, si ritrova a dover mettere da parte la propria giovinezza per affrontare gli invasori del proprio popolo. I briganti infatti stanno facendo brandelli dei pacifici abitanti di alcuni villaggi. Tutto va per il peggio e il protagonista si ritrova morto, intrappolato in questa natura di eterno dannato destinato a scavare nei propri fantasmi personali e sentimentali, così da capire finalmente ciò che è avvenuto alla propria gente e alla sua presunta amata.

Classicone, come già detto, con la volontà di ripescare dalla grande tradizione del cinema giapponese degli anni '50 e '60. È infatti qui che si basa tutta l'estetica e anche in buona parte le scelte che porteranno a dinamiche di gameplay chiare e marcate. Tutto del viaggio di Trek to Yomi punta sull'eroe, sul suo viaggio e sulle responsabilità, senza dimenticare le scelte, che possono cambiare l'intera visione del racconto.

Le quattro o cinque ore necessarie a concludere il gioco si rivelano quelle giuste, senza andare a esagerare e diluire più del dovuto l'esperienza. È però proprio nelle scelte sopracitate che si genera un primo particolare cortocircuito di Trek to Yomi. La scelta d'includere finali multipli e scelte personali importanti dovrebbe per conseguenza generare la volontà di provare a capire come sarebbe potuta andare. L'effetto "What If" in Trek to Yomi è invece poco incisivo.

Complice anche l'impossibilità di rigiocare i singoli capitoli, ma obbligati ogni volta a ricominciare dall'inizio. A onor del vero, proprio nel corso della nostra intervista, ci è stato rivelato che le scelte sono lì proprio per permettere d'indirizzare il proprio viaggio verso la strada che preferiamo. Tutto questo senza necessariamente indurre il giocatore a rivivere tutte le differenti possibilità. Per quanto sia possibile comprendere l'intenzione, è indubbio che si potesse fare di più per gestire meglio questo aspetto nodale.

Scontro d’onore

Trek to Yomi: l'esplorazione tridimensionale quando non si combatte per la vita
Trek to Yomi: l'esplorazione tridimensionale quando non si combatte per la vita

Trek to Yomi è senza dubbio un'opera che tenta di superare le barriere del proprio valore produttivo. Seppur consapevole e intelligente nell'evitare di strafare, il gioco di Menchiari è anche dannatamente ispirato. Cercando d'inquadrare al meglio l'esperienza, si potrebbe dire che Trek to Yomi è un action adventure a scorrimento, che mischia fondali tridimensioni a una progressione ibrida.

Alle fasi di combattimento si alternano altre di pura esplorazione, il tutto senza soluzione di continuità. Quando si combatte la camera si fissa, la prospettiva si finta e il movimento diventa puramente orizzontale. Quando invece si rinfodera la propria katana gli ambienti diventano liberamente esplorabili e questo genera sia varietà che straniamento

A spingere ancor di più su questo aspetto ci pensano i collezionabili. Molto belli nella realizzazione e nei testi che li accompagnano, capaci di approfondire la cultura e la mitologia giapponese, richiedono spesso di essere recuperati in strade alternative che però non sempre risultano di facile individuazione. Questo non rappresenta un problema di per sé, ma quando si sceglie una strada che sembrerebbe a tutti gli effetti la giusta via per proseguire e ci si trova bloccati pochi metri più avanti senza poter tornare indietro allora si storce il naso, per ovvi motivi. Ed è qui che torna la schizofrenia generata dall'impossibilità di rivivere i singoli capitoli, soprattutto considerata la divisione dei collezionabili proprio in pagine dedicati alle varie porzioni di avventura.

Trek to Yomi: onore e rispetto
Trek to Yomi: onore e rispetto

Ovviamente Trek to Yomi è anche combattimento, non solo all'arma bianca, ed è qua che tenta di mostrare le sue carte. Tutto il gioco è basato sull'idea dello scontro uno contro uno (o quasi). Quando si incrociano degli avversari questi si posizionano di fronte a noi o alle nostre spalle, mettendo in moto una danza che richiama a gran voce la scherma e il suo svolgimento "bidimensionale". Anche quando gli avversari si presentano in gruppo, il gioco tende a mantenerli sullo sfondo, quasi come fossero degli spettatori, in attesa che una delle due posizioni sia nuovamente vuota dopo la morte di uno dei nemici.

Parata e contrattacco: una tecnica che in Trek to Yoki assume un valore duplice, vista anche la presenza di una stamina e la velocità con la quale è possibile capitolare. La voglia del team di rendere brutali e veloci gli scontri la si ritrova anche nelle varianti di avversari che è possibile incontrare. Almeno finché non si arriva alle fasi finali, quando accanto ai semplici briganti che muovono nel giro di un paio di fendenti, si vanno ad aggiungere versioni più resistenti e aggressive o veri e proprio elementi provenienti dall'aldilà.

A tentare di generare un senso di profondità, seppur senza riuscirci davvero fino in fondo, ci pensano le abilità e lo sblocco di alcune nuove combo, che è possibile recuperare sotto forma di pergamene. Che sia la katana, l'arco o una sorta di archibugio, tutto in Trek to Yoki resta al servizio continuo della narrazione e della messa in scena, sacrificando qua e là la parte ludica pur di dare valore al viaggio. Tutto lecito seppur piagato da alcuni piccoli problemi di risposta ai comandi, che a volte ci hanno lasciato inermi, ma che speriamo possano essere risolti con qualche patch.

A chiudere il pacchetto di contenuti ci pensano i boss, unici nemici a presentare una propria barra della salute e che sono presenti anche in un buon numero, senza però rappresentare quasi mai una vera minaccia. A voler proprio essere pignoli non abbiamo capito per quale motivo inserire una difficoltà aggiuntiva che permette di uccidere ed essere uccisi in un singolo colpo, lasciando però i boss fuori da questa dinamica, perdendo quasi del tutto il bilanciamento dell'esperienza.

Tecnica e stile

Trek to Yomi: lo Yomi è una particolare visione distorta della realtà
Trek to Yomi: lo Yomi è una particolare visione distorta della realtà

Trek to Yomi è un prodotto indipendente e in quanto tale tenta, con successo a nostro parere, di ovviare ai limiti tecnici con una ricerca e una cifra stilistica deliziose. Dimenticatevi grandi modelli poligonali o il motion capture dei tripla A, ma ciò non toglie che l'opera dei Flying Wild Hog sia un gioiellino espressivo. Le architetture, i fondali, la cura per i dettagli e la colonna sonora sprizzano passione da ogni poro, sollazzando il palato degli appassionati della cultura nipponica.

Purtroppo lo stesso non lo si può dire per quel che riguarda la cura nei testi e nei dialoghi, che seppur seguono anch'essi gli stilemi del genere, non riescono a lasciare davvero il segno. È proprio qui che si gioca tutta la realtà stessa di Trek to Yomi, nel bene e nel male. Ciò che funziona va sempre a braccetto con qualche elemento meno riuscito e ispirato, generando infine un minimo di rimpianto per una piccola gemma grezza che non riesce a tramutarsi in diamante.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Multiplayer.it
7.5
Lettori (38)
7.6
Il tuo voto

Trek to Yomi è un buon gioco, anzi, è soprattutto una buona esperienza. Mischia con sapienza l'azione e la riflessione. Il combattimento e l'esplorazione. Peccato davvero per alcune ingenuità che lo rendono spesso poco user friendly e che sembrano derivare tutte più dall'inesperienza che dalla mancanza di tempo. Se siete amanti del folklore e della cultura giapponese avrete comunque di che cibarvi, seppur per il poco tempo della durata dell'esperienza.

PRO

  • Una storia semplice, ma ben proposta
  • La passione per il Giappone è viva e vibrante
  • Dura il giusto

CONTRO

  • È un'esperienza fine a sé stessa
  • Il level design genera qualche confusione di troppo
  • Il combat system è profondo, ma poco incisivo sul lungo periodo