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Lorelei and the Laser Eyes: Simogo racconta il suo misterioso videogioco

Abbiamo intervistato Simon Flesser e Magnus "Gordon" Gardebäck, che ci hanno svelato i segreti del gameplay di Lorelei and the Laser Eyes.

INTERVISTA di Lorenzo Mancosu   —   08/07/2023
Lorelei and the Laser Eyes: Simogo racconta il suo misterioso videogioco
Lorelei and the Laser Eyes
Lorelei and the Laser Eyes
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Nel corso dell'Annapurna Interactive Showcase, la casa di produzione statunitense ha puntato i riflettori su Simogo, una piccola bottega nel cuore della città svedese di Malmo caratterizzata da una storia molto distante dai classici schemi dell'industria. In seguito a una prima era punteggiata di progetti mobile dalla grafica accattivante e le meccaniche accessibili - come per esempio Kosmo Spin e Bumpy Road - la casa ha improvvisamente deviato dal binario del facile successo per inseguire un'offerta diversa, decisamente più complessa e radicata nel genere puzzle, virando verso titoli quali Year Walk, The Sailor's Dream e Device 6. E poi, ancora una volta, la coppia di sviluppatori ha deciso di abbandonare quella piccola oasi attraverso la pubblicazione di Sayonara Wild Hearts, un "rhythm game" d'azione che si presentava come un concept album di musica pop in movimento, un gioiello da vivere e ascoltare tutto d'un fiato.

Con il successo di Sayonara Wild Hearts sembrava che lo studio si fosse ritagliato una precisa identità creativa destinata finalmente a durare nel tempo, ma fin dall'emersione delle prime immagini di Lorelei and the Laser Eyes è risultato immediatamente chiaro che le cose sarebbero cambiate nuovamente. Il prossimo lavoro di Simogo è infatti una folle esperienza che vuole sparigliare le carte per l'ennesima volta, tornando a esplorare le radici dello studio per condensare l'esperienza maturata negli anni in una folle avventura inedita.

Quello di Lorelei and the Laer Eyes è uno dei trailer più misteriosi e inquietanti incontrati in epoca recente, uno di quelli che lasciano decisamente più spazio alle domande che alle risposte, ed è proprio per questa ragione che abbiamo deciso di rivolgerci direttamente alla fonte.

Abbiamo intervistato Simon Flesser e Magnus "Gordon" Gardebäck di Simogo, gli autori di Lorelei and the Laser Eyes, che ci hanno svelato qualche segreto riguardo il misterioso progetto che hanno in cantiere. Ecco tutto ciò che ci hanno raccontato dell'avventura che è al tempo stesso un'indagine, un "escape the room", un tradizionale survival horror, e tantissime altre cose.

Colpo d'occhio

Simon Flesser e Magnus 'Gordon' Gardebäck
Simon Flesser e Magnus "Gordon" Gardebäck

L'elemento che più d'ogni altro ha catturato l'attenzione nel corso delle apparizioni pubbliche di Lorelei and the Laser Eyes è il particolare stile artistico, capace di trasmettere vibrazioni vicine al celebre Killer 7 di Gōichi Suda e Shinji Mikami, fatto di silhouette in bianco e nero alternate con scenari che sembrano pescati dagli sfondi di un film noir. Uno stile che, fra le altre cose, si posiziona agli antipodi rispetto alle accese colorazioni retrowave di Sayonara Wild Hearts, che tra sfumature di viola e luci LED parevano sbucate direttamente dallo psichedelico immaginario di Tron. "Per lo stile volevamo cercare di trovare qualcosa che sembrasse un collage in 3D, un mondo frammentato di ricordi che fosse un mix di stili diversi, utilizzando fotografie sovrapposte a geometrie low-poly distrutte, semplici linee mescolate con un personaggio che fosse invece in alta definizione, dotato di ombre più distinte rispetto all'ambiente", ci hanno raccontato gli sviluppatori.

"Abbiamo sviluppato un metodo per balzare velocemente tra diversi stili di rendering senza caricamento, cosa che aiuta ulteriormente a costruire l'idea di un mondo frammentato". Si tratta dunque di un'atmosfera e un'impronta artistica che dovrebbero mettersi al servizio della narrazione e del gameplay, entrambe componenti dell'opera che mirano a spaziare fra tante diverse ispirazioni. "Inoltre, ancor prima di iniziare a sviluppare il gioco, avevamo deciso che dopo Sayonara Wild Hearts il prossimo titolo avrebbe dovuto essere in bianco e nero, perché nel corso di quel progetto abbiamo fatto molta fatica con i colori"; questo processo di semplificazione, tuttavia, ha avuto luogo solamente per quanto riguarda il senso della vista, perché sul piano delle meccaniche l'opera promette di fare parecchie acrobazie.

Dove nasce l'idea

Modelli low-poly si alternano a geometrie più definite in un folle connubio
Modelli low-poly si alternano a geometrie più definite in un folle connubio

Per chi non se ne fosse reso conto, Lorelei and the Laser Eyes ha messo i giocatori di fronte al suo primo enigma proprio durante l'Annapurna Interactive Showcase, dal momento che il trailer ospitava all'interno un crittogramma: risolvendolo si arrivava a comporre la frase: 'Presto nuove informazioni'; parole che di per sé non comunicano quasi nulla, ma dicono molto della natura del progetto. "Il gioco finito avrà molti puzzle più coinvolgenti: al momento di quest'intervista ne abbiamo inseriti circa 130 nell'opera, ma una volta che il cerchio sarà chiuso dovrebbero essere oltre 150 puzzle". La presenza e l'impatto degli enigmi, nella pratica, mirano a riesumare radici di Simogo, la cui storia è costellata di esperienze assimilabili al genere: "Lorelei and the Laser Eyes è disseminato di tracce di ogni singolo videogioco che abbiamo creato. Alcune di queste sono davvero molto concrete. La verità è che vediamo questo titolo quasi come se fosse un progetto 'commemorativo' della storia di Simogo".

"All'inizio avevamo in mente solo il nome, nient'altro, e da quel punto di partenza abbiamo cercato in prima persona di comprendere cosa avrebbero significato i 'Laser Eyes'. È stato un processo molto iterativo, si può dire che a un certo punto avevamo in mano due videogiochi completamente diversi, poco prima di selezionare quella che sarebbe stata la forma definitiva. Tutto il percorso è stato fortemente trasformativo, qualche volta rimaniamo anche noi sorpresi dalla direzione verso cui i videogiochi ci trascinano". Ascoltando queste parole sembra quasi che l'alone di mistero che pervade i trailer aleggiasse anche nei corridoi dello studio di Simogo, impegnato al lavoro su un progetto che cambiava forma costantemente, ma il tessuto del gameplay parrebbe posizionarsi in un'orbita decisamente più precisa e finita.

Il gameplay

Il gameplay è ancora un grande punto di domanda, nonostante le risposte
Il gameplay è ancora un grande punto di domanda, nonostante le risposte

"In realtà Lorelei and the Laser Eyes è un videogioco piuttosto tradizionale sotto diversi punti di vista. È un gioco in terza persona in cui si esplora un luogo particolare, che si espande man mano che si risolvono i puzzle che consentono di accedere a nuove aree". Una struttura, questa, che ci ha riportato alle mente esperienze del calibro del The Witness di Jonathan Blow, ai suoi tempi capace di dar vita a una nuova corrente creativa; ma nel titolo di Simogo c'è di più: "Ciò detto, ci sono anche diverse interazioni concentrate, come la lettura di documenti ed estratti di libri al fine di trovare indizi ed esplorare nel dettaglio la storia, giocherellare con oggetti come lucchetti, telecamere, videogiochi interni al gioco, computer e così via". Una definizione, questa, che ci ha fatto a sua volta pensare a una narrativa radicata nell'esplorazione nello stile di Outer Wilds, ma l'accostamento sarebbe valido solo in parte.

"Certo, si possono tracciare dei paralleli con i giochi che avete menzionato, ma Lorelei and the Laser Eyes è qualcosa di molto più tradizionale, ha più elementi in comune con videogiochi degli anni '90 come Resident Evil e Silent Hill, e questo nonostante l'azione non sia per nulla presente, perché volevamo realizzare un'esperienza nella quale la prontezza di riflessi non contasse niente". Insomma, si tratta di una serie di puzzle nel senso più tradizionale del termine, vicini all'anima dei classici survival horror, con la grande differenza che molti di essi saranno 'randomizzati', in modo tale da rendere inefficace qualsiasi genere di soluzione o video-guida. "Siamo convinti che la casualità dei puzzle sarà un elemento determinante per far interagire le persone le une con le altre anziché spingerle a leggere soluzioni. Significa che dovranno comprendere gli enigmi, senza poter cercare risposte immediate nelle guide. Al momento non ho sotto mano i numeri esatti, ma direi che circa la metà dei puzzle hanno all'interno un elemento di randomizzazione o di casualità con il fine di mescolare le carte".

Telecamere fisse si alternano ad altre soluzioni di continuo
Telecamere fisse si alternano ad altre soluzioni di continuo

D'altro canto, quando si lega un'esperienza narrativa alla costruzione di un mondo in costante espansione, diventa difficile bilanciare entrambe le anime: nei trailer si è parlato di un'indagine per omicidio, di un esperimento governativo, di tutta una serie di strati del racconto che sembrano coesistere sul medesimo fondale. Ma qual è la natura dell'opera? "Il nostro scopo è quello di realizzare un videogioco che si possa capire, giocare e apprezzare anche solamente per i suoi enigmi, mentre chi è davvero interessato alla storia dovrà cercarla oppure dedurla. Dunque esiste un lato molto concreto del gioco che è interamente dedicato alla risoluzione dei puzzle, e ce n'è un altro decisamente più astratto e sfuggente. Esistono diversi fili che si muovono all'interno dell'opera, ma tutti quanti conducono verso una singola conclusione". Se, dunque, non bisogna aspettarsi una narrazione premiale volta a svelare i segreti più oscuri solo ai giocatori più attenti, chi volesse sciogliere il nodo della storia dovrà farlo da sé, trovandone e deducendone l'essenza.

Un altro elemento che ha catturato la nostra attenzione è l'apparente varietà del gameplay, che nel trailer dell'annuncio sembrava variare costantemente tra telecamere fisse in stile Resident Evil, sezioni in prima persona, e segmenti che portano modifiche in tempo reale all'architettura. "Tutto, in Lorelei and the Laser Eyes, è ricamato attorno all'idea di frammenti di memoria, frammenti nei quali sembra quasi che il videogioco stesso non sia nient'altro che il 'ricordo di un videogioco'. Quando si tratta delle inquadrature, invece, abbiamo proseguito lungo il sentiero esplorato con Sayonara Wild Hearts, nel quale l'obiettivo era rendere la gestione della telecamera un nostro problema, anziché un problema del giocatore". Simogo, dunque, mira a impadronirsi nuovamente della regia, forse proprio con il fine di rinchiudere il giocatore in una dimensione onirica nella quale si trova privo di controllo.

Il mistero si infittisce

Si tratta di uno fra i titoli artisticamente e meccanicamente più interessanti all'orizzonte
Si tratta di uno fra i titoli artisticamente e meccanicamente più interessanti all'orizzonte

Se da una parte le parole degli sviluppatori hanno contribuito ad alimentare ulteriormente la fitta nube di mistero che - dopo ben due trailer - continua ad avvolgere Lorelei and the Laser Eyes, dall'altra alcune delle risposte hanno sciolto dei nodi fondamentali. L'esperienza mira a condensare tutto il passato di Simogo in una sorta di grande tributo, strizzando l'occhio agli enigmi dei grandi survival horror degli anni '90, mettendo in scena oltre 150 puzzle che, oltre il velo del gameplay, custodiscono i cancelli di una componente narrativa. Le prime sensazioni che l'opera ci ha trasmesso hanno riportato alla memoria anche gli antichi titoli in Flash da giocare su browser - su tutti la serie The Room di Toshimitsu Takagi - ma gli sviluppatori hanno voluto rimarcare ancora una volta la principale ispirazione. "Sicuramente il genere 'escape' è stato una grande ispirazione dietro Lorelei and the Laser Eyes, è corretto. Ma ancor di più lo sono stati i videogiochi dei tardi '90 e dei primi 2000, perlomeno quando si tratta di idee pescate da questo specifico medium".

Una chiusura, questa, che sembra suggerire la presenza di influenze provenienti da altri media, magari qualcosa nello stile del romanzo Casa di Foglie di Mark Z. Danielewski, che tanto sembra avere in comune con l'idea di un mondo frammentato. Resta da chiarire se l'opera ha in mente di sfondare direttamente la quarta parete, portando la persona che impugna il gamepad a dubitare non solo dell'esperienza, ma anche di sé stesso, una suggestione alla quale gli sviluppatori hanno risposto con uno sfuggente: "Può darsi...", ponendo l'accento sui puntini di sospensione. Se Lorelei and the Laser Eyes, sin dal momento dell'annuncio, si è presentato come uno fra i videogiochi più interessanti all'orizzonte, beh, i retroscena svelati da Simogo non hanno fatto altro che gettare benzina sul fuoco della curiosità, una fiamma che si potrà spegnere solo nel momento imprecisato del 2023 in cui l'opera vedrà finalmente la luce del sole.