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Diavoli messicani

Una nuova prova per lo shooter in terza persona cooperativo sviluppato da Visceral Games

PROVATO di Umberto Moioli   —   01/11/2012

Nata senza enormi ambizioni, la serie Army of Two ha rappresentato una vera e propria sorpresa generazionale. Nonostante il livello qualitativo dei primi due capitoli non verrà ricordato come uno degli apici più alti della storia videoludica, infatti, la proprietà intellettuale inaugurata da Electronic Arts nel 2008 è stata in grado di interpretare i desideri di parecchi giocatori in cerca di un'esperienza cooperativa immediata, frenetica e condita da uno stile da action movie hollywoodiano.

Diavoli messicani

Giunti al terzo episodio in meno di un lustro e con lo sviluppo passato da EA Montreal a Visceral Games, gli stessi di Dead Space e Dante's Inferno, non ci sono dubbi su cosa attendersi da The Devil's Cartel in termini di approccio al genere degli sparatutto in terza persona e di tono scelto per la narrazione, lasciandoci quindi solo la curiosità di scoprire se finalmente potremo assistere ad un salto in avanti qualitativo che possa giustificare l'interesse di un pubblico più ampio. Di recente, nel corso di un evento tenutosi in quel di Londra, abbiamo avuto modo di provare un livello inedito di una decina di minuti.

Città fantasma

In Army of Two: The Devil's Cartel due giocatori vestono i panni di Alpha e Bravo, soldati della Tactical Worldwide Operations depositati sul suolo messicano con il compito di porre fine ad una sanguinosa guerra tra bande che sta coinvolgendo i principali cartelli della droga locale. Prevedibilmente le armi a disposizione della coppia non saranno diplomazia e buon senso ma mitragliatori e granate, mentre l'unico compito assegnato ai giocatori quello di farsi strada crivellando e smembrando qualsiasi cosa si muova. Il nostro test si è svolto all'interno di un livello avanzato posto circa a metà gioco, Ghost Town, tra le case e poi il cortile di un magazzino all'interno di una città abbandonata oramai da qualche tempo. Preso in mano il controller, ci vogliono istanti per acquisire confidenza con i controlli e le poche variabili messeci sul piatto da Visceral Games: dai movimenti del personaggio all'uso delle coperture, dal reticolo per prendere la mira fino al sistema per risollevare da terra il compagno ferito prima che sia troppo tardi, il gioco riprende e fa proprie idee che hanno letteralmente spopolato negli ultimi anni, in particolare da Gears of War in avanti.

Il level design è lineare ma gli sviluppatori puntano su un gran numero di script per far comparire decine di nuovi nemici, dividerci brevemente e mettere in scena momenti più cinematografici come l'abbattimento di un elicottero mentre sospesi dal cornicione di un palazzo, tenuti per una mano dal fido commilitone.

Diavoli messicani

Si tratta evidentemente di qualcosa di già visto e non troppo sofisticato, ma c'è un'utenza in cerca di questo genere di avventure guidate e Army of Two: The Devil's Cartel non fa nulla per mostrarsi diverso da quello che è. Siamo quindi avanzati tra arti che si staccano dai legittimi proprietari ed esplosioni ad ogni angolo, raggiungendo il massimo della violenza una volta attivato l'Overkill. E' il classico potenziamento temporaneo offerto dopo aver accumulato sufficiente energia all'interno di una barra, che qui ci rende devastanti e permette di giocare per alcuni istanti allo scoperto facendo letteralmente saltare per aria tutto e tutti. Come se non bastasse, coordinandosi con l'altro giocatore e attivandolo contemporaneamente i risultati diventano ancora più esagerati e tamarri. Stando al poco provato si tratta di un titolo che non può certo essere incasellato tra i più ambiziosi dell'anno (prossimo) ma che non manca neppure di divertire senza troppe pretese, nonostante ancora servano parecchie rifiniture. Al momento ci sono infatti diversi problemi relativi alle animazioni e all'impatto dei colpi sui nemici che non hanno una resa ottimale. Il Frostbite 2, motore sviluppato da DICE e già utilizzato per Battlefield 3, fa un discreto lavoro nella modellazione degli scenari e nell'offrire un certo grado di interazione con gli stessi, anche se la resa del suddetto shooter in prima persona resta distante.

Diavoli messicani

Discreta l'illuminazione e gli effetti. Detto questo l'adozione dei nuovi tool a discapito dell'Unreal Engine 3 ha portato più benefici che problemi e The Devil's Cartel sarà senza troppi problemi il capitolo esteticamente migliore dell'intera serie. Il gameplay sembra abbandonare alcune meccaniche pretenziose come le scelte morali, implementate con risultati altalenanti in passato, per mettere al centro sempre e solo l'azione. Nonostante questo a dare corpo e senso di progressione dovrebbe esserci un qualche sistema di upgrade, di cui però non abbiamo potuto osservare nulla in azione. La valutazione finale sarà suscettibile ad un numero di importanti variabili, su tutte la longevità e la rigiocabilità della campagna, ma dovrebbe essere chiaro a ciascuno se Army of Two: The Devil's Cartel possa venire incontro ai propri gusti. Intelligentemente l'uscita è stata posta a marzo 2013, lontana dalla bagarre natalizia, quando potrà trovare più spazio sugli scaffali e tentare un numero maggiore di utenti in cerca di qualcosa da giocare in compagnia.

CERTEZZE

  • Azione cooperativa immediata
  • Frostbite 2 offre grandi margini di lavoro su grafica e interazione ambientale

DUBBI

  • Aspetti tecnici necessitano rifiniture
  • Formula già vista e priva di grandi ambizioni