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PC Magazine #146

Tutto il mondo del gioco su PC nella rubrica settimanale di Multiplayer.it!

RUBRICA di La Redazione   —   25/01/2014

Come spesso accade su queste pagine, dobbiamo dare spazio a Valve e al sempre più ricco e fluido ecosistema che ruota attorno a Steam. Sono oramai passati un po' di giorni dagli Steam Dev Days, appuntamento dedicato agli sviluppatori che è servito all'azienda di Seattle per dare un'idea ai team sulle prossime novità che sarà possibile sperimentare sul suo servizio, anche tramite le sempre più vicine Steam Machine, ma tutto sommato non ci sono stati moltissimi contributi online che ne hanno riassunto lo svolgimento. I migliori sono, probabilmente, quelli apparsi su Reddit: nel primo lo sviluppatore del survival horror Rebirth ha risposto alle domande dei lettori, nel secondo quello di No Time to Explain e SpeedRunners ha di suo pugno messo nero su bianco quelle che ritiene siano stati gli highlights dell'incontro. La lettura che consigliamo assolutamente di non farsi mancare è però un'altra, ovvero quella del documento attraverso il quale Valve stessa delinea caratteristiche e potenzialità della realtà virtuale da qui a due anni, in preparazione all'oramai imminente carica di giochi che sfrutteranno Oculus Rift e tutti gli altri eventuali competitor per un mercato che si appresta ad essere inventato quasi da zero.

Tutto il mondo del gioco su PC nella rubrica settimanale di Multiplayer.it!

PC Magazine #146

COMPONENTECARATTERISTICHEPREZZO
ProcessoreAMD FX-6350 € 115.00
Scheda MadreASUS M5A99X EVO R2.0 AM3+ € 105.00
Scheda Video AMD Radeon HD 7870 € 155.00
RAM CORSAIR XMS3 8Gb (2x4Gb) ddr3 1600 MHz € 75.00
Alimentatore CORSAIR cx500 v2 500 Watt € 55.00
Hard DiskHard Disk Seagate - Barracuda 500 GB SATA-II 3.5LP 12.4MS 7200RP € 45.00
Lettore-Masterizzatore Ottico Masterizzatore Samsung SH-S223Q € 20.00
CaseCooler Master Elite 360 € 40.00
CONFIGURAZIONE COMPUTER ENTRY LEVEL € 610.00

PC Magazine #146


Grazie a Playism abbiamo potuto giocare a La-Mulana in inglese, scoprendo così il piccolo capolavoro di NIGORO. Forte del suo successo, lo sviluppatore si è alleato con Playism per lanciare su Kickstarter una raccolta fondi in favore di La-Mulana 2, con l'ambizioso obiettivo di scoprire fin dove si può spingere un videogiochi in due dimensioni. La cifra richiesta è alta, 200.000 dollari, ma i fan di NIGORO sono tanti, e infatti sono già stati raccolti più di 100.000 dollari quando manca ancora quasi un mese allo scadere del bando. E pensare che sono solo pixel.

Chucklefish ha già Risk of Rain e Starbound nel suo catalogo ma, non contento di potersi giocare questi due assi, decide di pubblicare anche Treasure Adventure World, seguito spirituale dello splendido Treasure Adventure Game, che potete giocare gratuitamente per la vostra felicità. Il nuovo gioco deve ancora essere rilasciato, ma ha già ottenuto la luce verde su Steam. Quale occasione migliore quindi per rilasciare una bella demo con due isole esplorabili. La prima è un lungo tutorial, indispensabile per imparare le basi del gioco, mentre la seconda ci getta fin da subito nel vivo dell'azione. Se avete dato un'occhiata al video vi sarete resi conto che Treasure Adventure World offre un mondo aperto stracolmo di eventi, nemici, personaggi non giocanti e oggetti magici, ma soprattutto di tesori da scoprire. Se vi piacciono i giochi che introducono sempre nuove situazioni e vi attira l'idea di esplorare un mondo misterioso, questo potrebbe essere il titolo che insieme a Starbound vi terrà impegnati parecchie ore del 2014. Comunque avete l'occasione di provarlo di persona e, nel caso vi piaccia, potete fare subito il preordine, che come sempre vi fa risparmiare qualche euro. Oppure potete aspettare la nostra recensione, che di certo non tarderà ad arrivare.

A rafforzare la nostra autostima di pcisti senza se e senza ma arriva Revolver360 RE:ACTOR, seguito di Revolver360. Il predecessore infatti uscì solo per Xbox mentre questo seguito è previsto anche per PC. Speriamo che il malcostume della pirateria faccia pentire gli sviluppatori, perché RE:ACTOR è uno sparatutto molto interessante, interamente sviluppato in 3D. Nel corso dell'azione possiamo ruotare lo schermo di 360 gradi per evitare i colpi dei nemici e arrivare così a tiro per infliggere la nostra dose di dolore. Il raggio di azione dell'astronave infatti è limitato, perciò è necessario fare buon uso dello spazio a disposizione. Il genere degli sparatutto a scorrimento non va più di moda da un bel pezzo e forse è questo il vero genere che rischia di scomparire, altro che le avventure grafiche. D'altronde questi titoli si rivolgono per lo più a un pubblico di giocatori appassionati, che investono volentieri molte ore per ottenere il primo posto in classifica. Sfide ardue, insomma. Roba per pochi. Se comunque siete tra quegli eletti che non vogliono giocare a tutto ma preferiscono sviscerare pochi titoli all'anno, meglio ancora se con spirito competitivo, Revolver360 RE:ACTOR è un gioco da tenere d'occhio. Magari partendo con un bel provato della demo, da poco disponibile per il download.

Proprio quando pensavamo che questa rubrica dovesse cambiare nome - di giochi underground ormai non ce ne sono più - ecco che sbuca CoinOP Story, una dedica appassionata agli anni d'oro delle sale giochi, quando ancora erano luoghi di ritrovo e non di triste gioco d'azzardo. Ma bando all'amarezza. CoinOP Story è ancora in fase pre-alfa, ciò significa che c'è molto lavoro da fare, ma dal video si può apprezzare l'ironia dei dialoghi e la felice trovata di fare di un vecchio cabinato il protagonista di un gioco di piattaforme e avventura. Tutto comincia con un fulmine che risveglia la coscienza del suddetto cabinato e di una calcolatrice, che gli fluttua intorno dando suggerimenti pedanti, un po' mentore un po' grillo parlante. All'inizio il povero cabinato, che era stato dimenticato tra i rifiuti, può ben poco contro le avversità che lo circondano, ma ben presto scopre che può ottenere nuove abilità integrando nei suoi circuiti le ROM di vecchi giochi. Grazie a questa idea ci imbatteremo nei grandi classici dell'epoca, come Donkey Kong, Toki, Street Fighter e infiniti altri giochi, conosceremo cabinati che hanno fatto la storia, come quello di Afterburner, collezioneremo gettoni e chissà cos'altro. Non ci resta quindi che prendere nota di questo nuovo gioco e invitarvi nel frattempo a provare la demo. Possiamo comunque confermarvi che CoinOP Story è e resterà gratuito, a causa dei tantissimi giochi protetti dal diritto d'autore che si trovano al suo interno. Potete immaginare quindi che per il suo sviluppatore sarà un bel sacrificio concludere il gioco. Ecco perché vi consigliamo di prendere in considerazione la possibilità di fare una donazione. Pensate che lo state facendo per salvare la memoria di giochi senza i quali non esisterebbe nessuno dei titoli che oggi amiamo di più.

A conferma del fatto che i videogiochi sono diseducativi, vi proponiamo WideShut, un browser game ispirato alla setta di benestanti dediti alle orge che si vede in alcune scene del film Eyes Wide Shut di Kubrick. Il nostro scopo è bilanciare il livello di droghe, sesso e alcol per soddisfare il maggior numero possibile di accoliti, e avere così un bel gruppo di viziosi felici e contenti. Da giocare soprattutto se non siete capaci di distinguere la finzione dalla realtà.

di Andrea Rubbini

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Big Rigs: Over the Road Racing
Se volessimo paragonare Big Rigs: Over the Road Racing a un film saremmo costretti a scomodare classici immortali come "Grazie Padre Pio" di Amedeo Gianfrotta, con attori del calibro di Gigione e il figlio Jo Donatello, oppure "Alex l'Ariete" di Damiano Damiani, con un indimenticabile (nel senso che ci tormenta ancora negli incubi) Alberto Tomba nel ruolo di uno stoccafisso. Il primo gioco noto, forse è più giusto dire famigerato, di Sergey Titov, quello che l'anno scorso ci ha regalato l'affare The War Z, ottenne un'incredibile notorietà per una sola, grande caratteristica, ossia quella di essere il videogioco più brutto di sempre, roba che Superman per Nintendo 64 al confronto era uno Zelda. Diciamo meglio: Big Rigs era ed è così brutto da essere sublime. Alex Navarro, storico redattore di Gamespot, ora in Giant Bomb, diede una grossa spinta alla sua carriera proprio recensendo il titolo di Stellar Stone, in un'indimenticabile video senza parole, in cui, dopo averlo giocato un po', fugge dalla redazione e, sceso in strada, si lascia cadere sull'asfalto. Ma non solo lui, perché molti moderni youtuber, tra i quali il famosissimo PewDiePie, hanno deciso di affrontare il capolavoro di Titov e soci, proprio in virtù della "fama" conquistatasi alla sua uscita. La verità è che Big Rigs non è semplicemente poco riuscito o pieno di difetti, ma è oltre la bruttezza e la bellezza. È talmente sotto ogni standard da essere diventato uno standard esso stesso, anche se negativo, per questo è degno di memoria e, paradossalmente, di essere recuperato (giocato è una parola grossa).
Chi scrive questo articolo riuscì ad averne una copia dopo mille peripezie. Ora, vi sembrerà strano, ma è stata una delle esperienze videoludiche più divertenti che abbia mai provato (è bello raccontare di se stessi in terza persona), nonostante la ormai quasi trentennale carriera di videogiocatore che si porta sulle spalle. Non fate quelle facce da Justin Bieber arrestato per guida in stato di ubriachezza (il momento più alto della sua carriera artistica), perché il divertimento è uno stato relativo dell'essere umano, che può essere determinato da fattori spesso imprevedibili e contrari al sentire comune. Ecco, Big Rigs è un fattore imprevedibile. Ad esempio come non ricordare con profondo amore le risate scaturite dal vedere l'accelerazione infinita della rotazione del nostro camion? Come dimenticarsi dei viaggi oltre le mappe, in schermate completamente grigie (pura filosofia)? E le collisioni con gli oggetti dello scenario praticamente inesistenti? E quando si finiva sotto al ponte e si poteva comunque proseguire la corsa? E l'ormai aneddotica scritta "You're Winner" che appariva sullo schermo illuminandolo d'immenso? E l'assoluta assenza di una qualsiasi colonna sonora decente? E l'intelligenza artificiale della CPU paragonabile a quella di una fan di Justin Bieber fattasi arrestare per guida in stato di ubriachezza per imitare il suo idolo? Su, non scherziamo. Non riuscire assolutamente in niente, e farlo con tale classe, è difficile quanto realizzare un'opera eccellente. Qui non stiamo parlando solo di un gioco immesso sul mercato in una forma incompleta, ma di un'imperfezione perfetta, oltre che di tanto coraggio nel ritenere che pubblicare un prodotto in uno stato simile fosse comunque possibile. Insomma, a suo modo Big Rigs: Over the Road Racing è un classico indimenticabile, avvicinato solo da capolavori come Gioventù Ribelle o Wingers, che però non hanno avuto altrettanta risonanza (se non in Italia).

di Simone Tagliaferri

Titolo: Big Rigs: Over the Road Racing
Sviluppatore: Stellar Stone
Anno di pubblicazione: 2003
Come reperirlo: Purtroppo è davvero difficile da reperire, se non nel mercato dell'usato.
Perché giocarlo oggi: In effetti non c'è nessun motivo per farlo, se non per sperimentare un classico dell'orrore.

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World of Warcraft
Cominciamo questa settimana ricca di notizie in pillole con un giretto dalle parti di Azeroth.

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Come anticipato la scorsa settimana, è stata finalmente mostrato un altro revamp dei vecchi modelli dei personaggi, che saranno adeguati al nuovo standard visivo imposto da Mists of Pandaria e dalla prossima espansione Warlords of Draenor. Abbiamo già visto gnomi, non morti e nani: questa volta è toccato alle donne umane, che sono state graziate da modelli poligonali più dettagliati, snelli e, be', sexy. Il reveal è stato accompagnato da un'interessante bloggata del senior art director Chris Robinson, che ha spiegato un po' la filosofia di questo revamp grafico generale. A detta di Robinso, non si tratterebbe neppure di un vero e proprio revamp, ma di una specie di "aggiornamento spirituale", perché, nonostante si stiano ricostruendo i modelli da capo, l'obiettivo è quello di restare fedeli al concept originale dei personaggi. Il numero dei poligoni è stato portato da meno di mille a più di cinquemila, la risoluzione delle texture è stata raddoppiata e le animazioni sono state rielaborate praticamente da zero. Per i fan di World of Warcraft, insomma, si tratta di un intervento imperdibile.

Shroud of the Avatar
Un piccolo aggiornamento per i fan di Richie Ri--- ehm, Garriot e del suo nuovo MMO, erede spirituale del leggendario Ultima Online che promette, letteralmente, una vita virtuale parallela e che ha raggiunto già degli ottimi risultati in termini di crowdfunding.

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Il mese scorso vi abbiamo proposto un hands-on della prima fase di early access, e adesso già si parla di Release 2 e di tutte le novità e le feature che introdurrà questo aggiornamento: tra di esse spiccano il municipio completamente esplorabile di Kingsport, un comando per visualizzare un elenco dell'inventario, una maggior quantità di dettagli da modificare per il nostro personaggio e, finalmente, la possibilità di saltare. L'aggiunta più importante, però, è il crafting: in realtà, è presente soltanto nelle sue primissime fasi e si concentra più che altro sulla metallurgia, la sartoria e la falegnameria. I tester potranno comunque provare e sperimentare più di cento progetti. La raccolta delle risorse, la riparazione degli oggetti e il potenziamento dell'equipaggiamento si vedranno soltanto in futuro.

The Elder Scrolls Online
Per l'imminente MMO ambientato nell'universo concepito da Bethesda è stata una settimana carica di notizie piuttosto succulente che hanno aumentato sensibilmente l'interesse nei confronti di un progetto che molti guardano in tralice per vari motivi (la minzione di un franchise amatissimo, il gameplay fin troppo classico, il modello a sottoscrizione mensile... fate vobis). Tempo addietro si era parlato di un costo stratosferico di duecento milioni di dollari, rumor presto smentito dallo sviluppatore Zenimax stesso. Qualche giorno fa, però, è stato confermato un cast stellare che presterà la voce ai vari personaggi di Tamriel e che include John Cleese (Un pesce di nome Wanda) nei panni di un folle eroe di nome Cadwell; Bill Nighy (I pirati dei Caraibi) sarà il il re dei mercanti Emeric; Kate Beckinsale (Underworld) doppierà la regina degli elfi Ayrenn; Linda Carter, la storica Wonder Woman, riprenderà il ruolo di Azura, che aveva già interpretato in The Elder Scrolls V: Skyrim. Non è finita qui, perché ci sono parecchie altre star nella lista pubblicata da Zenimax e Bethesda: Alfred Molina (l'indimenticabile dottor Octopus di Spider-Man 2), Michael Gambon (il professor Silente di Harry Potter), Malcolm McDowell (Arancia Meccanica), Peter Stormare (Fargo) e altri ancora. L'annuncio, decisamente appetitoso, è stato preceduto da un'infornata di gameplay: i devs hanno infatti pubblicato un videodiario che mostra alcuni contenuti che i giocatori potranno affrontare in gruppo e che spiega quali sono gli obiettivi del team in termini di game design. Tra essi spicca proprio la volontà di non costringere i giocatori a giocare in compagnia ma di sottolinearne i vantaggi. Per esempio, il sistema di trasporto permette di raggiungere istantaneamente il compagno di gruppo più vicino, rendendo più rapida e intuitiva ogni partita. Se state aspettando The Elder Scrolls Online, vi suggeriamo di dare un'occhiata a questo video.

Wildstar

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Chiudiamo con il nuovo titolo NCSoft, che questa settimana ha pubblicato un'interessante bloggata dedicata alle gilde e al loro funzionamento nell'ecosistema del Nexus. Oltre alle funzioni più tradizionali e basilari, come la possibilità di creare un'emblema (olografico, naturalmente!) e di sfruttare una banca apposita, le gilde di WildStar offrono ai loro membri varie abilità e bonus che si sbloccano guadagnando punti "influenza": inutile dire che questi punti si guadagneranno intraprendendo svariate attività insieme ai propri compagni di gilda. La filosofia alla base di questa scelta è piuttosto intelligente, e permetterà anche alle piccole gilde di essere competitive e autonome se i loro giocatori collaboreranno spesso, al contrario di quelle gilde enormi composte perlopiù da cani sciolti e profittatori che si vedono tanto spesso in giro.

di Christian La Via Colli

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Bob Hope difende il cinema dai Google Glass
I Google Glass, ancora in possesso di pochi fortunati, stanno per invadere il mercato e molti hanno esternato la preoccupazione che la diffusione di occhiali capaci di registrare in modo continuo e invisibile possa sferrare un duro colpo alla già provata privacy dell'uomo moderno. Ma ci sono altre questioni in ballo che non includono la ripresa non autorizzata di momenti intimi e una di queste è emersa, in modo eclatante, quando un uomo è stato bloccato e interrogato da un manipolo di agenti federali per aver visto la nuova pellicola Jack Ryan: Shadow Recruit indossando il dispositivo oculare targato Google. Poco importa che l'occhiale fosse stato equipaggiato con lenti da vista e fosse spento, i federali hanno comunque interrogato l'uomo sulla sua vita privata e chiedendo anche quanti computer avesse in casa, che informazioni pretende Google dai tester in cambio degli occhiali, quanto viene (eventualmente) pagato dalla compagnia e chi fosse colui che lo aveva mandato a registrare il film con il dispositivo.

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Domande che si fanno a un criminale e come tale è stato trattato il protagonista di questa vicenda, un uomo dell'Ohio, al quale è stato intimato di cooperare per non incorrere in gravi conseguenze. Un comportamento assurdo che mette a nudo la preoccupazione dell'ambiente governativo americano e della Movie Association per il diffondersi di dispositivi di registrazione indossabili e utilizzabili in qualsiasi momento. Ma non si tratta di una preoccupazione fondata visto che in circolazione ci sono piccole telecamere in alta definizione che sono facilmente occultabili in un borsello e sono decisamente meno riconoscibili dei Google Glass. E poi, con l'eventuale diffusione capillare di dispositivi di questo tipo, la Movie Association si troverebbe costretta a far interrogare centinaia di persone per ogni proiezione. Un'eventualità implausibile ma d'altronde sembrerebbe impossibile anche che investigatori impegnati sul fronte della pirateria abbiano controllato solo alla fine dell'interrogatorio se i Google Glass del presunto pirata avessero registrato qualcosa. Ebbene, secondo quanto riportato la memoria non conteneva registrazioni del film e ovviamente il nostro uomo dell'Ohio ha potuto andarsene in santa pace, dopo aver subito un trattamento non proprio etico e professionale, con la magra consolazione di due biglietti del cinema gratuiti e una giustificazione assai misera. Secondo una dichiarazione della "vittima" il tutto è partito da un uomo che ha presentato un biglietto da visita a nome Bob Hope, come il leggendario showman e attore, e ha affermato che la Movie Association lo ha inviato a controllare proprio in quel cinema e per quello specifico film. Questo contesto avrebbe portato il "controllore" ad alzare il radar e colpire il portatore dei Google Glass, sospetti strumenti del demonio studiati per distruggere il settore cinematografico.

Seiki Digital SE39UY04 - 4K in classe economica
Presentato in occasione del CES 2014, che si è tenuto nella prima metà di gennaio nella luminosa Las Vegas, il Seiki Digital SE39UY04 è uno dei primi televisori 4K a basso prezzo. Siamo al di sotto, di circa 300 dollari, della soglia dei mille dollari per un pannello da 39 pollici con tre porte HDMI, VGA, USB, DTV, coassiale, component e connettori audio. La dotazione standard odierna, insomma, c'è tutta e le dimensioni non sono male se pensiamo che il costo è di circa 700 dollari quando i pannelli 4K costano diverse migliaia di euro. E il tutto è corredato da un sostegno piuttosto robusto e da un pannello di buona qualità.

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Ma da qualche parte Seiki deve aver risparmiato e le magagne, non a caso, vengono subito al pettine. Tanto per cominciare le porte HDMI non sono in versione 2.0 e sarà necessario aspettare mesi per vedere un modello dotato del nuovo standard. Inoltre i report parlano di un downscaling tremendo con l'immagine che diventa letteralmente pasticciata quando non si usa la risoluzione nativa di 3840x2160. Ma quello che preoccupa di più è la frequenza di aggiornamento che in 3840x2160 è limitata a 30Hz. Abbastanza per castrare la resa di molti videogiochi e anche delle nuove fonti video registrate con un frame rate superiore a quello standard, che è inferiore ai 30 frame al secondo. Ed è in questi casi che il televisore Seiki rende adeguatamente sfornando, dopo aver ritoccato le impostazioni video, un'immagine vivida ed estremamente definita. Chi ha avuto la fortuna di provare un 4K in casa, con fonti adeguate, ha parlato di un salto di definizione superiore a quello che è intercorso tra DVD e Blue Ray. Un traguardo che rende l'immagine morbida e praticamente priva di difetti al di là di quelli legati alla fonte. In definitiva il Seiki Digital SE39UY04 sembra valere quei 700 dollari, almeno per ora visti i costi dei pannelli concorrenti. Ma i difetti ci sono e i compromessi sono parecchi. Considerando che il mercato sarà presto invaso da soluzioni similari e sempre più performanti è il caso di pensarci bene prima di indossare la rossa maglietta dell'early adopter.

di Mattia Armani