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La strada per il successo

Come e perché League of Legends sta ottenendo un successo planetario

SPECIALE di Umberto Moioli   —   04/03/2015

L'aspetto forse più interessante della Game Developers Conference di San Francisco è come, tra le centinaia di conferenze a cui è possibile partecipare, ogni tanto capiti di assistere a due appuntamenti che sembrano involontariamente completarsi uno con l'altro. Succede così di essere seduti ad ascoltare una lettura tenuta da Amazon dedicata alle migliori soluzioni per rendere la propria applicazione un successo commerciale, e ottenere alcune informazioni complementari a un altro incontro organizzato da Riot Games per spiegare quale approccio le abbia permesso di rendere League of Legends un gioco da decine di milioni di giocatori attivi ogni mese, l'eSport più praticato del pianeta e una proprietà intellettuale da miliardi di dollari. Non è ovviamente semplice riassumere quali sono le ragioni del fenomeno LoL né è banale spiegare, anche per Riot Games, quali sono le mosse che le permettono di mantenere questo primato, ma ci sono senza dubbio dei dati e dei processi ben ideati che fanno prosperare questo incredibile movimento globale.

League of Legends riesce mese dopo mese a crescere come il più grande fenomeno videoludico globale

Giocatori o fan?

Nel 2017 ci saranno più di trecentocinquanta milioni di spettatori appassionati di e-sport. Quasi il doppio rispetto a quelli registrati nel 2014. Una crescita impressionante che aiuterà a raggiungere il mezzo miliardo di fatturato - si parla solo di quello legato alle attività "sportive", non agli acquisiti dei client o alle microtransazioni - e ad espandere ulteriormente l'universo che vi ruota attorno, sempre più grande e variegato.

La strada per il successo

Nel frattempo, accanto a figure presenti da parecchio tempo, come i giocatori professionisti, se ne sono affiancate altre che riescono a guadagnarsi da vivere e ottenere una popolarità globale grazie ad iniziative differenti, ad esempio gli streaming online su Twitch e il live broadcasting degli eventi oramai sparsi per il globo. Riot Games ha lavorato su più fronti riuscendo nell'obiettivo di costruire una community dedita a League of Legends e capace, grazie anche ad una serie di incentivi, di creare un passaparola positivo che per ogni nuovo utente ne porta potenzialmente altri sul gioco. Durante la GDC 2015 Ryan Scott di Riot Games ha spiegato come, per mantenere l'esperienza godibile tanto dai professionisti quanto dai giocatori occasionali, si affidino solo in parte all'aiuto dei team più quotati e solo per valutare eventuali strategie e opzioni che non avevano preso in considerazione durante la fase di design. Tra l'altro da quest'anno ci sono un paio di dipendenti che competono a livello Challenger e quindi possono pensare alle esigenze dei giocatori più forti del mondo senza che l'azienda debba sempre interpellare terzi. Per il resto il focus è sempre l'utenza di decine di milioni di persone che hanno fatto di League of Legends il loro passatempo preferito.

L'approccio allo sviluppo, ha spiegato Scott, è diventato nel tempo più scientifico e mosso dallo studio dei dati, ma c'è la ferma volontà di non abbandonare lo spirito pionieristico, spesso mosso dall'iniziativa di singoli individui, che ha permesso al genere dei MOBA di muovere i primi passi come mod di Warcraft III.

La strada per il successo

Lo scopo finale è creare un'esperienza quanto più interattiva e gratificante da padroneggiare, obiettivo che non sempre viene centrato. I recenti cambiamenti alla "jungle", ad esempio, non sono stati accolti favorevolmente ed è Scott ad ammettere come ad una maggior profondità non sia forse in questo corrisposto un maggior divertimento. L'obiettivo finale è comunque sempre lo stesso: allargare il più possibile la base di giocatori dediti a League of Legends e possibilmente quella di spettatori incollati agli schermi dei loro PC per seguire i tornei. Con la consapevolezza che sarà quasi impossibile renderne la fruizione godibile anche a chi non ha mai praticato la disciplina elettronica, un po' come invece accade per il calcio e il football americano. La strada da fare verso un riconoscimento universale è ancora lunga e i risultati sono e saranno per molto tempo incerti.