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Windows 10 e i DRM

I DRM incompatibili con Windows 10 aprono questioni più grandi?

SPECIALE di Simone Tagliaferri   —   30/08/2015

Una delle poche note stonate del lancio di Windows 10, che in realtà ha colpito una ristrettissima fetta di persone, è stato l'annuncio dell'incompatibilità del nuovo sistema operativo di Microsoft con alcune vecchie protezioni, o DRM che dir si voglia, molto in voga nello scorso decennio.

Windows 10 e i DRM

Di fronte ad alcune richieste di chiarimento sul malfunzionamento di alcuni giochi, Boris Schneider di Microsoft ha dichiarato:

"Tutto ciò che gira su Windows 7 dovrebbe farlo anche su Windows 10. Ci sono solo due eccezioni: i software antivirus e tutto ciò che va a installarsi nelle profondità del sistema operativo e va aggiornato con le nuove specifiche - la maggior parte degli sviluppatori ci sta già pensando - e i vecchi giochi su CD-Rom che hanno dei DRM. Questi DRM vanno a infiltrarsi nelle profondità del vostro sistema, lì dove Windows 10 gli dice 'ci dispiace ma non possiamo permetterlo, perché potrebbero crearsi dei buchi dai quali potrebbero passare dei virus'. È per questo che ci sono dei giochi risalenti al periodo 2003-2008 protetti con Securom e altri sistemi che non possono girare senza una patch no-CD o roba del genere. Noi non possiamo supportare dei software che rappresentino un rischio potenziale per i nostri utenti. Alcuni titoli sono stati già aggiornati dagli sviluppatori e ci sono siti come GOG dove troverete versioni funzionanti di molti di questi giochi."

Riassumendo: non possiamo permettere l'installazione di questi software perché vanno a installarsi nei meandri del sistema operativo creando porte d'accesso per virus e schifezze varie. A quel punto alcuni hanno guardato le confezioni dei loro vecchi giochi "protetti" da SecuROM o SafeDisc e si sono sentiti privati di qualcosa, anche perché attualmente l'unico modo per poter utilizzare i software che contengono è proprio il ricorso al motivo per il quale teoricamente le protezioni sono state inventate: la pirateria. Ossia bisogna scaricare i classici eseguibili no-CD, che superano in agilità le protezioni e che si trovano comodamente sui siti dei barbanera. Chiariamo che Microsoft ha fatto soltanto bene a impedire il funzionamento di questi software, visto i rischi che comportavano, ma non di meno si è acceso un dibattito in rete con spunti davvero interessanti, il primo dei quali è perché a essere penalizzati debbano essere sempre quelli che hanno scelto la via della legalità.

Parliamo dell'incompatibilità dei vecchi DRM con Windows 10 e dei problemi che pone

Che mi avete fatto installare?

Come affermavamo a inizio articolo, il problema riguarda relativamente poche persone, visto che in generale stiamo parlando di videogiochi vecchi, attualmente irreperibili nei negozi se non in quelli digitali, quindi, tranne alcuni casi specifici, c'è poco da lamentarsi. In effetti è facile immaginare che molti non si siano nemmeno accorti del problema. Alcune domande rimangono però appese.

Windows 10 e i DRM

La più urgente è: ma che ci avete fatto installare nei nostri computer per tutti questi anni? Il motivo ufficiale per il quale i videogiochi PC sono schermati dai DRM, ieri come oggi, è la pirateria. In realtà è facile affermare che i DRM non sono mai stati efficaci per combattere il fenomeno e i pirati hanno prosperato senza troppi problemi a prescindere dai tentativi fatti. Alcune protezioni si sono rivelate più difficili di altre da bucare, ma nessuna ha resistito agli attacchi degli hacker. Anzi, spesso i più colpiti dalle protezioni sono stati gli acquirenti delle versioni originali, che si sono trovati di fronte a vari problemi (impossibilità di verifica dei codici seriali, copie originali non riconosciute e così via). A parte questo, i DRM su PC hanno sempre avuto un secondo fine: ammazzare il mercato dell'usato. Limitando le attivazioni dei codici seriali diventava impossibile per le catene che vendono prodotti di seconda mano garantire che un gioco non fosse esaurito. Qui sicuramente il successo è stato maggiore, ma sarebbe interessante discutere di come tutti questi accorgimenti non abbiano portato a nessun incremento di vendite di videogiochi su PC, incremento che si è avuto solo con l'affermazione del mercato digitale. Ma questa, come si suol dire, è un'altra storia. Quello che ci preme di capire è come mai ci viene detto solo oggi che queste protezioni sono pericolose. Esplicitiamo: perché per anni si è permesso che fossero installati nelle profondità dei nostri sistemi operativi dei software così insicuri, mentre oggi improvvisamente ci si è accorti che mettono a rischio i PC? Dieci anni fa la nostra sicurezza non era importante? Si tratta di domande che non troveranno mai una risposta. In realtà non c'è nemmeno bisogno che ci sia, visto che la situazione non cambierebbe di una virgola e il quadro è abbastanza chiaro. Per l'utente finale cambia poco: chi vuole usare i vecchi giochi PC scatolati con SecuROM e SafeDisc può scegliere se installarli su un vecchio sistema, oppure se ricorrere alla già citata pirateria. Da questa storia emergono però altre questioni leggermente più profonde.

Problemi di conservazione

La prima riguarda il vero valore delle copie fisiche dei giochi. Parliamo esplicitamente: non esiste un oggetto che non subisca una certa usura con il tempo, sia esso un supporto elettronico, un libro, una canna da pesca o qualsiasi altra cosa vi venga in mente o che abbiate di fronte agli occhi.

Windows 10 e i DRM

Tutto con il tempo si consuma e non ci si può fare nulla. Nel caso specifico l'usura è data dal cambiamento delle tecnologie software di riferimento, che hanno imposto misure di sicurezza diverse. Il processo di invecchiamento delle tecnologie è difficilmente reversibile e apre un conflitto evidente con uno dei miti del mondo dei videogiochi: il valore delle copie fisiche rispetto a quelle digitali. Di fatto, attualmente chi possiede una copia fisica originale di Bioshock ha in mano un valore inferiore rispetto a chi la possiede in digitale, perché la seconda mantiene la sua piena funzionalità, mentre la prima richiede accorgimenti che semplicemente o non sono alla portata dell'utente medio, oppure sfociano nell'illegalità. Ormai sono solo spazio occupato, legato magari a dei bei ricordi e nulla più. Da questo problema ne deriva un altro: la difficoltà di conservazione dei vecchi videogiochi. Su console è sempre stata una pratica considerata normale il passaggio generazionale. Se possiedo dei giochi per SEGA Master System è scontato che per lanciarli debba avere anche un SEGA Master System. Per questo gli appassionati di retrogaming tendono a voler far sopravvivere i vecchi sistemi, nonostante la diffusione di rom ed emulatori. Esistono anche le riedizioni, ma riguardano solo una ristretta selezione di titoli, quelli che solitamente hanno lasciato una eco dietro di sé, e non certo l'intero corpus di videogiochi commerciali prodotti dall'Odyssey a oggi. Ergo, se per un gioco come il già citato BioShock non ci saranno sicuramente problemi e un modo per traghettarsi verso le future generazioni lo troverà di sicuro, ci sono tutta una serie di titoli che rischiano letteralmente di sparire con l'avanzamento tecnologico. Si tratta di un problema non da poco, nonostante sia poco sentito dall'utenza media, più interessata alle soddisfazioni immediate del qui e ora. La questione è quella di sempre, che riguarda i videogiochi come qualsiasi altro medium: l'assenza di memoria storica, che non è soltanto la conoscenza dei titoli del passato, ma anche la capacità di tracciare strade che portano ai titoli del presente, rischia di imbarbarirci, invece di farci progredire. Insomma, magari tra di voi c'è qualcuno arrabbiato perché si ritrova delle scatole morte in libreria, ma la storia dell'incompatibilità di Windows 10 con i vecchi DRM ci insegna ben altro, ossia quanto sia fragile questo nostro medium e quanto basti davvero pochissimo per cancellarne ampi pezzi, facendoli diventare codice morto.