7

In cinque è meglio

Abbiamo provato la modalità versus di Battleborn

PROVATO di Antonio Fucito   —   30/10/2015

Il panorama dei MOBA e degli altri giochi online competitivi e cooperativi è ancora piuttosto florido, ma le nuove leve fanno sempre più fatica ad imporsi laddove i cosiddetti "big" spopolano in termini di giocatori e profitti. Ad inizio del prossimo anno si aggiungerà a questa folta schiera di titoli tale Battleborn: FPS, sparatutto, RPG e un po' MOBA sviluppato da Gearbox Software.

In cinque è meglio

Sì, quelli che hanno raggiunto lo Star System videoludico grazie alla serie di Borderlands, e che con questo titolo hanno deciso di sperimentare qualcosa di nuovo, seppur figlio dell'esperienza maturata con le loro precedenti produzioni. Battleborn in realtà è difficile da inquadrare perché rappresenta una commistione di diversi generi e sotto-generi, per un risultato che se da un lato potrebbe dare varietà e un'impronta differente rispetto agli altri potenziali contendenti, dall'altro rischia di produrre una minestra insipida incapace di spiccare il volo e possedere una propria identità. Al Paris Games Week era presente una nuova versione del titolo, che proponeva la modalità Versus. Qualche mese addietro abbiamo avuto modo di provare la componente cooperativa del titolo, nella quale una squadra composta da cinque personaggi doveva ripulire alcuni livelli avanzando poco alla volta; quella Versus segue un'impostazione molto simile, mettendo però a confronto due squadre all'interno di un'arena assieme ad alcuni droni prodotti costantemente sul campo, che hanno l'obiettivo di impossessarsi degli avamposti presenti per aumentare velocemente il punteggio prima dell'avversario: vince chi raggiunge per primo 500 punti o chiude in vantaggio allo scadere del tempo limite.

Al Paris Games Week abbiamo provato nuovamente Battleborn, questa volta in modalità Versus

Questione di squadra

Nella versione di Battleborn che arriverà nei negozi ci saranno venticinque eroi tra i quali scegliere, discretamente caratterizzati in termini di abilità e di più per quanto riguarda i canoni estetici, con Mech che ricordano quelli di Evangelion, combattenti con la testa a forma di fungo e altri dai tratti vampireschi. Il linguaggio visivo propone uno stile colorato e fumettoso, chiaramente ispirato a quello di Borderlands ma con contaminazioni che ci hanno ricordato ad esempio film come i Guardiani della Galassia. Nella demo vi era una selezione limitata a quindici combattenti, tra i quali la nostra scelta è ricaduta su Rath, dotato di due spade e quindi votato agli attacchi ravvicinati. Scrutando le altre postazioni abbiamo notato cecchini, personaggi con armi pesanti e a medio raggio, per una varietà di configurazioni classica ma interessante in termini numerici. Dopo un piccolo briefing ci siamo lanciati nell'arena di gioco per sperimentarne il gameplay; ogni partita comincia col proprio personaggio a livello uno, e in seguito a ogni uccisione, assist o altro si ottiene un certo quantitativo di punti esperienza, che permettono di raggiungere un livello massimo pari a dieci.

In cinque è meglio
In cinque è meglio

Ad ogni scalino è possibile selezionare il potenziamento desiderato tra due scelte differenti - utilizzando la croce digitale verso l'alto - e quindi migliorare il proprio eroe anche in termini energia, man mano che la partita entra nel vivo. Il timer della demo in fiera era fissato a 30 minuti, ma siamo riusciti a vincere il match con una decina di minuti di anticipo e finendo primi tra tutti i partecipanti: è sempre una soddisfazione avere la meglio in un gruppo composto totalmente da baldi giovani francesi. Durante la partita si ottengono anche cristalli che fungono da valuta di gioco, i quali possono essere spesi per costruire torrette e aumentare il proprio vantaggio sul campo, proprio come accade nel più classico dei MOBA. Gli scontri, quindi, non avvengono soltanto contro altre persone reali, ma bisogna tenere conto dei droni controllati dall'intelligenza artificiale e delle difese avversarie, mentre aumentare il controllo sugli avamposti permette di ottenere un punteggio migliore rispetto alla squadra avversaria. Il nostro personaggio disponeva inizialmente di due abilità - una per accecare i nemici che spostava la telecamera in terza persona, l'altra in grado di scagliare due lame alla distanza - poi una terza dopo il quinto livello, una sorta di trottola che ci faceva roteare esponendo le nostre spade, tecnica estremamente letale. Ogni abilità necessita prevedibilmente di un tempo di ricarica, gli eroi invece dispongono di uno scudo ricaricabile, alla stessa maniera di Borderlands. E proprio mutuato da quest'ultimo abbiamo la visualizzazione del danno procurato sulla testa dei nemici, così come tutta una serie di statistiche quando si muore e si è in attesa di resuscitare. Terminata la nostra sessione ci siamo trovati a riflettere sul fatto che il gioco sia una mescolanza dei diversi sotto-generi elencati in precedenza, per un gameplay che non richiede solamente di avere riflessi fulminei come nei migliori shooter competitivi online, ma anche di scegliere il momento giusto per utilizzare le abilità e muoversi sul campo per accrescere il vantaggio della propria squadra. In Battleborn si muore con meno frequenza rispetto ad altri giochi simili e gli scontri tra personaggi possono durare anche parecchio quando si cominciano ad utilizzare in maniera efficace le abilità a propria disposizione. Il gioco arriverà in versione completa ad inizio del prossimo anno e dovrà vedersela con tante produzioni che dispongono di una base utenti importante; nelle prossime settimane sarà disponibile invece la beta per i possessori di PlayStation 4, che ci permetterà di capire nella comodità del divano di casa se la scommessa di Gearbox Software può essere vinta, o se ci dovremo accontentare di un gioco dal fiato corto e non memorabile.

CERTEZZE

  • Un mix di generi per un risultato perlomeno intrigante
  • Le contaminazioni da Borderlands sono chiaramente avvertibili

DUBBI

  • Rischia di diventare un mix di generi senza capo né coda