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In diretta da Mira

Abbiamo cominciato a esplorare il fantastico mondo del nuovo JRPG targato Monolith Soft

PROVATO di Christian Colli e Mattia Comba   —   20/11/2015

Xenoblade Chronicles X è sicuramente uno dei giochi più attesi del 2015, ma per i possessori di Wii U è probabilmente il gioco che definirà la loro console dopo un anno piuttosto povero in termini di grandi uscite e titoli eclatanti. La nuova creatura di Tetsuya Takahashi, leader del team Monolith Soft che in passato ha dato i natali a franchise del calibro di Xenogears e XenoSaga, deve comunque vedersela con aspettative altissime, generate anche e soprattutto dalla controversa scelta del titolo: Xenoblade Chronicles X non è il sequel né il prequel di quello Xenoblade Chronicles uscito per Wii qualche anno fa che ha incantato i fan dei JRPG e non solo, ridefinendo il genere e settando nuovi standard. I due giochi, a parte qualche citazione a livello di easter egg, non sono minimamente collegati tra loro: la scelta del titolo Xenoblade Chronicles X è stata una pura e semplice mossa di marketing. Significa forse che ci troviamo di fronte a un prodotto deludente o al di sotto delle suddette aspettative? A giudicare dalle nostre prime dieci ore di gioco e da quanto mostratoci da Nintendo, si direbbe proprio di no...

Vi raccontiamo le nostre prime dieci ore di gioco in Xenoblade Chronicles X con uno sguardo al futuro

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Il prologo di Xenoblade Chronicles X è abbastanza scioccante: ci mostra il nostro pianeta Terra sotto scacco, nel fuoco incrociato di due specie aliene che hanno deciso di contendersi proprio quella fetta di universo in un futuro non troppo lontano. Purtroppo la guerra non volge a nostro favore, e la Terra viene letteralmente vaporizzata, obbligando gli esseri umani a migrare nello spazio a bordo di gigantesche astronavi.

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Una di esse, forse l'unica ad avercela fatta, viene inseguita e assediata dagli alieni, quindi danneggiata e costretta a un atterraggio di emergenza su un pianeta sconosciuto: dopo averlo chiamato Mira, gli umani decidono di colonizzarlo e di ritrovare le capsule criogeniche disperse durante la manovra d'emergenza. Noi siamo proprio dentro una di esse. Dopo aver creato il nostro personaggio con un soddisfacente editor - ed esserci rassegnati a una delle varie facce da pesce lesso disponibili - veniamo risvegliati da Elma, una giovane e sexy BLADE incaricata di cercare quelli come noi. Xenoblade Chronicles X non perde tempo, e ci catapulta immediatamente nell'azione: a questo punto possiamo già esplorare Mira entro certi limiti, e combattere con i nemici che si frappongono tra noi e la nostra meta, la città di Neo Los Angeles. Il che ci ha un po' spaesato: il primo continente, Primordia, è immenso e spettacolare proprio come ce lo aspettavamo dopo aver visto decine di foto e filmati. Xenoblade Chronicles X, fin dall'inizio, sommerge il giocatore di possibilità senza spiegare alcunché. Durante i primi combattimenti, una sorta di Quick Time Event ci sprona a premere B in certi momenti, ma perché lo fa? A cosa serve? Elma non ce lo spiega, e solo navigando tra i menù abbiamo scoperto che si tratta di una tecnica chiamata Urla del guerriero, innescata da determinate azioni e utile a curare il gruppo o infondere specifici bonus. Smanettando col GamePad, siamo riusciti anche a lanciare una sorta di telecamera che riprende la scena dall'alto, ma nessuno ci ha spiegato a che cosa serva. Né ci è stato illustrata la differenza in termini tattici tra le armi a distanza e quelle da mischia: possiamo cambiare arma in qualunque momento, perché ci dice come fare una nota a schermo. Dopo aver raggiunto Neo L.A. appare finalmente il titolo del gioco e comincia un lungo, lunghissimo tour pieno di cinematiche che ci spiega il senso e la struttura di questa metropoli, presentandoci vari personaggi tra cui il burbero Doug e la piccola e geniale Lin. In men che non si dica, il nostro alter ego, pur afflitto da amnesia, viene coscritto nei BLADE, un acronimo che sta per l'assurdo Battaglione di Liberazione Artefice di un Destino Eroico: sono guerrieri e professionisti che si occupano di difendere Neo L.A. ed esplorare Mira, nel tentativo di trasformarla nella nuova casa dell'umanità. Dopo aver scelto la nostra divisione (la quale ci permetterà di guadagnare dei bonus in base a determinate attività) la nostra prima missione consisterà nel piantare una sonda che ci permetterà di ricevere dati sulla zona interessata, trasmettendoli direttamente all'interfaccia del nostro GamePad: le funzioni del "tablet/controller" si vanno pian piano sbloccando, permettendoci di accedere alle mappe di Mira e di consultarne i dettagli. Ovviamente è anche possibile riprodurre il gioco direttamente sul piccolo schermo del GamePad, ma anche se tutto funziona a meraviglia si perde la magnificenza dei dettagli e lo splendore delle ambientazioni. Le texture in bassa risoluzione e l'anti-aliasing possono far storcere il naso, ma non intaccano minimamente il colpo d'occhio, impreziosito da un ciclo giorno/notte, effetti atmosferici e tanti altri piccoli dettagli.

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Il continente di Primordia che possiamo esplorare all'inizio è popolato da creature di ogni tipo, dimensione (e livello) che pascolano tranquillamente o ci inseguono, ansiose di scoprire quale sarà il nostro posto nella loro catena alimentare. La sonda che abbiamo piantato ci permetterà di scoprire che una squadra di BLADE in missione non ha ancora fatto ritorno, e le nostre indagini ci condurranno a una terrificante rivelazione: non solo non siamo gli unici alieni su Mira, ma le altre specie sanno che siamo terrestri e per qualche motivo vogliono farci fuori. Lo scontro si risolve con la nostra vittoria, ovviamente, e con l'entrata in scena di Tatsu: è un Nopon come quelli incontrati in Xenoblade Chronicles, ma ancora una volta si tratta di un easter egg che sembra non collegarsi in alcun modo all'altro gioco. Tatsu si unirà al nostro gruppo dopo una buffa cinematica, e una volta tornati a Neo Los Angeles si concluderà la nostra prima avventura da BLADE: a questo punto abbiamo già giocato per più di cinque ore, e ci rendiamo conto di aver appena completato una specie di lunghissimo tutorial. Ora Xenoblade Chronicles X spicca letteralmente il volo nel suo essere un free roaming; per proseguire nella storia dobbiamo soddisfare determinati requisiti (aver raggiunto un certo livello e aver esplorato una determinata percentuale di Primordia, per esempio) e lo stesso vale per le missioni di affinità che approfondiscono le sottotrame dei personaggi secondari. Nel frattempo, siamo liberi di andarcene a zonzo per Neo L.A. e parlare con i suoi abitanti, formare un party con i BLADE a disposizione, ricevere degli incarichi attraverso l'apposito terminale e correre a completarli fuori dalla città. Si tratta perlopiù di raccogliere oggetti, sconfiggere nemici comuni o mostri rari che appaiono soltanto in certi momenti della giornata, piantare altre sonde e, in generale, conoscere meglio il pianeta. Le nostre peripezie ci permetteranno di migliorare il nostro equipaggiamento, aumentare di livello e imparare nuove abilità, determinate dalla professione che possiamo cambiare in qualunque momento, in modo da assumere ruoli precisi in battaglia e brandire armi specifiche. Per pilotare gli Skell, tuttavia, bisognerà aspettare: il brevetto è conferito ai BLADE di alto rango, perciò dovremo faticare qualche altra ora prima di poter salire a bordo dei mech trasformabili e scoprire tutte le sfumature del sistema di combattimento di Xenoblade Chronicles X.

Un mondo da esplorare...

Come avrete capito, Xenoblade Chronicles X punta ad offrire un'esperienza piuttosto atipica per i giochi di ruolo giapponesi, mettendo nelle mani del giocatore un open world immenso completamente esplorabile capace di offrire tantissimi contenuti anche in end game. In tal senso, il pianeta Mira diventa un comprimario a tutto tondo, un fedele compagno di viaggio che senza proferire parola ci rapisce e ci travolge con la sua storia misteriosa e cinque continenti caratterizzati da scorci meravigliosi, che anche una volta completata la trama principale saranno lì ad aspettarci brulicanti di vita. Avremo quindi tantissimi spunti per portare il nostro personaggio e i suoi comprimari fino al massimo livello 60, collezionando armamenti ed equipaggiamenti per soffrire il meno possibile contro i mostri più potenti. La fauna di Mira, infatti, arriva fino al livello 120, costringendo quindi il giocatore a tornare sui propri passi esplorando ogni zona per dare spazio a scontri che qualche decina di ore prima aveva accuratamente evitato. La costante coesistenza di creature élite e comuni è la base dell'ecosistema dei vari continenti che non andranno ad adeguarsi al livello del giocatore, ma proporranno sempre una sfida variegata.

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Tuttavia il livello dei mostri non è l'unico aspetto che conta nel combattimento, visto che intervengono altri fattori fondamentali quali la grandezza e la differenza di dimensione: ad esempio i più mastodontici non ci vedono neanche se gli camminiamo tra le zampe, ma potrebbero accorgersi di noi e attaccarci in un batter d'occhio se facciamo troppo rumore a bordo degli Skell oppure se utilizziamo alcune abilità specifiche mentre stiamo combattendo nelle vicinanze contro una creatura alla nostra portata. Allo stesso modo, una volta che ci saremo adeguatamente potenziati saranno i nemici più deboli a darsela a gambe al nostro arrivo, fiutando il pericolo. L'esplorazione è vitale sia per la prosecuzione delle missioni, sia per approfondire il mastodontico sistema di gioco del titolo Monolith Soft che non manca di sommergere il giocatore con una miriade di sottosistemi e sfaccettature differenti che vanno a mescolarsi in un'esperienza di rara profondità. Per darvi un'idea delle proporzioni, il pianeta Mira occupa all'incirca una superficie di 400 chilometri quadrati, quindi più ampia dei mondi di Skyrim, Fallout 4 e The Witcher 3: Wild Hunt combinati assieme. Per viaggiare in un territorio così vasto sarà obbligatorio fare largo uno degli Skell, i robottoni da utilizzare in combattimento ma anche per muoversi via terra più velocemente e soprattutto solcare i cieli, guadagnando l'accesso a vere e proprie isole sospese a mezz'aria anch'esse completamente esplorabili. Questi sono molto costosi e ci toccherà comprarli non solo per noi, ma anche per i nostri compagni del party dopo aver accumulato un bel po' di risorse, senza parlare del costo dell'assicurazione, necessario per poterne ritirare uno nuovo in concessionaria in caso di esplosione durante un combattimento. Ce ne sono vari modelli per ognuna delle tre classi disponibili, tutti caratterizzati da statistiche e da un pool di armi specifiche, oltre che dalle tante differenze estetiche figlie di un mecha-design particolarmente ispirato. Se per i personaggi le abilità dipendono dalla classe, per gli Skell a fare la differenza sono proprio le armi equipaggiate negli otto slot disponibili che vanno a dare corpo al sistema della Arti, ovvero mosse speciali legate a doppio filo all'arma utilizzata che permettono di mandare a segno colpi particolarmente efficaci. C'è però il problema del livello degli armamenti, che deve rientrare nelle specifiche dello Skell utilizzato per poter essere compatibile: in altre parole è bene continuare ad accumulare risorse ad ogni battaglia, perché per equipaggiare le armi con un livello maggiore dovremmo necessariamente acquistare i modelli di Skell più potenti, una stoccata non da poco per le nostre finanze.

... da soli o con gli amici

Sul fronte online ci sono parecchie novità tutte molto interessanti e volte alla cooperazione tra i giocatori per portare a termine missioni specifiche, con alcune attività che ricordano pesantemente le classiche istanza PvE degli MMO. Innanzitutto nonostante Xenoblade Chronicles X non richieda assolutamente una connessione internet per poter giocare, fin dall'inizio ci verrà chiesto di entrare a far parte di un clan, con tre possibilità di scelta in base alla tipologia di esperienza che andiamo cercando in compagnia di altri giocatori. La prima tipologia di gruppo è rivolta ai giocatori maggiormente inclini al single player, che non amano avere altri umani che gli scorrazzano attorno nel mondo di gioco: in questo caso il clan acquista un senso solamente nella connotazione di scambio di informazioni con gli altri membri, magari per discutere le strategie da utilizzare contro i mostri più potenti o confrontarsi sui migliori equipaggiamenti per il proprio Skell. Le altre due invece sono orientate verso il multiplayer, ma con una sostanziale differenza.

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In uno si viene raggruppati con giocatori completamente casuali fino a raggiungere il limite di 32, mentre nell'altro abbiamo la possibilità di dare la precedenza ai giocatori presenti nella nostra lista amici, per poi riempire le postazioni mancanti con giocatori casuali. Si tratta quindi di entrare a far parte di una sorta di gilda formata da un massimo di 32 giocatori, nella quale si possono completare obiettivi comuni, comunicare tramite un sistema di messaggistica istantanea, scambiarsi risorse e partecipare ad eventi specifici creati appositamente per il multigiocatore. Al di là della tipologia di gruppo di appartenenza, se vi siete fatti catturare dal titolo Monolith Soft non disdegnerete gli eventi settimanali che comprendono mostri potentissimi ai quali sono associate ricompense altrettanto allettanti. Ogni creatura che saremo chiamati ad affrontare potrà essere sfidata singolarmente da ogni membro del clan in maniera asincrona e quindi senza richiedere necessariamente la presenza contemporanea di più giocatori per dare il via allo scontro. Si tratta di mostri parecchio potenti, con pattern di attacco e caratteristiche peculiari che dovranno essere sconfitti decine di volte prima di cedere definitivamente e premiarci con il tanto agognato bottino, che per ogni giocatore sarà proporzionale al contributo dato al clan durante la settimana per portare a termine l'evento. Essendo il sistema di ricompense particolarmente approfondito e intrinsecamente legato alla natura del nostro avversario, battere nemici unici che non è possibile incontrare altrimenti nel mondo di gioco darà accesso a materiali e ricompense non ottenibili durante le missioni in solitario, aprendo nuove vie per il crafting di armi e oggetti. Oltre agli eventi settimanali con multiplayer asincrono ci sono le sfide più tradizionali da affrontare in un party di quattro giocatori, che comprendono missioni con un livello di sfida più elevato e meccaniche pensate appositamente per un gruppo di giocatori in carne ed ossa e non controllati dall'intelligenza artificiale, dei boss da riaffrontare con l'applicazione di opportuni modificatori e le sfide a tempo che arricchiscono il bottino in base alla prestazione cronometrica. Insomma una quantità incredibile di cose da fare, che si spera troveranno terreno fertile nella community nonostante la natura spiccatamente solitaria di un titolo già di per sé mastodontico.

CERTEZZE

  • Un gigantesco pianeta tutto da esplorare
  • Tantissime missioni da completare da soli o in compagnia

DUBBI

  • Profondità del sistema di combattimento da verificare
  • La storia sarà all'altezza dei precedenti Xeno?