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Cosa ci rende degli esperti?

Esiste il vero esperto di videogiochi? E quali competenze dovrebbe avere? Proviamo ad analizzare alcune figure del settore per scoprire quale sia avvicina di più al titolo di Guru

SPECIALE di Giordana Moroni   —   15/05/2016

Ogni esser umano anche senza saperlo possiede le potenzialità per diventare esperto in qualcosa e ogni ambito della nostra società possiede i suoi luminari, i suoi conoscitori, i suoi esperti. Nel mondo dei videogiochi cosa rende un giocatore un esperto in materia? Sono tanti gli aspetti e chi eccelle solo sotto un particolare profilo non è detto possa essere ritenuto un esperto. In questo speciale esamineremo vari fattori, andando alla ricerca della perfetta alchimia che può rendere un giocatore, un vero e proprio "grandmaster".

Chi nel settore dei videogiochi può essere ritenuto un esperto a tutti gli affetti?

I professionisti sportivi

Gli studi sociali e psicologici riguardo alle capacità d'apprendimento e alla padronanza eccelsa di un talento sono state svariate nel corso degli anni. Una delle più famose è probabilmente quella proposta dagli studiosi Herbert Simon e William Chase circa quarant'anni fa: secondi i loro studi, mediamente una persona per arrivare al massimo livello di conoscenza e capacità in un particolare ambito ci mette circa una decina d'anni, che sia un giocatore di scacchi, un compositore musicale o uno scienziato.

Cosa ci rende degli esperti?

Una teoria simile è stata quella espressa da Malcom Gladwell nel suo libro del 2008, Outliers, nel quale lo scrittore analizza quali siano i punti salienti per il raggiungimento del successo e tra questi viene inserita anche "la regola delle 10.000 ore", ovvero allenarsi correttamente per un totale di venti ore e settimana per cinquecento settimane consecutive. Facendo un conto approssimativo, cinquecento settimane sono appunto circa dieci anni, una periodo spaventosamente lungo anche per il più grande appassionato di videogiochi! Sicuramente tra voi lettori c'è chi segue i videogiochi da molti più anni ma non siamo abbastanza certi che nessuno ha mai tenuto ritmi di giochi così ferrei solo per il gusto di giocare. Ovviamente l'allenamento costante e duraturo non basta e alla quantità è da preferire la qualità di un allenamento; inoltre la determinazione della persona e il contesto sociale in cui l'allenamento viene svolto sono fattori altrettanto importanti. Le teorie sulla predisposizione genetica e sul talento sono ormai concetti superati e per capirlo basta guardare un po' più in là, verso oriente, nella patria dei videogiocatori professionisti, la Korea del Sud. Di certo i coreani non sono geneticamente più portati di noi occidentali in ambito videoludico, non esiste il gene di League of Legends, si allenano semplicemente in modo più produttivo. Più allenamento, più studio e parecchi sacrifici (spesso anche a scapito della stessa salute fisica), per non parlare di tutte quelle motivazioni che spingono i ragazzi ad entrare nel settore dell'eSport; in Corea infatti non solo l'eSport è socialmente riconosciuto ma fornisce prestigio e guadagni che probabilmente nemmeno le medaglie d'oro olimpioniche hanno mai visto. Quindi vuol dire che sono loro i più grandi esperti di videogiochi? Certo che no, perché non conta solo l'abilità pratica, ci vuole ovviamente qualche capacità in più.

Pratica e teoria

Come per ogni cosa non c'è pratica senza la teoria. L'abilità manuale è ovviamente importante perché più si è capaci più si ha la possibilità di mettere alla prova un videogioco, come se fosse un test sotto sforzo, spingendolo al massimo per vedere fin dove arriva la sua giocabilità. Ma come dicevamo questo non basta perché per ambire al titolo di esperto ci vogliono dei termini di paragone, è sempre una questione d'esperienza, ma più su vasta scala.

Cosa ci rende degli esperti?
Cosa ci rende degli esperti?

Il problema dei giocatori professionisti o di qualsiasi altro appassionato di un solo gioco o saga è la limitatezza delle sue conoscenze perché puoi anche essere il top player di StarCraft II, ma se giochi solo a StarCraft tutti i giorni da anni e non hai mai provato nient'altro nel frattempo, la tua esperienza è di certo ampia ma allo stesso tempo estremamente specifica. Quando questa limitazione è circoscritta ad un singolo titolo o saga penalizza sicuramente un videogiocatore (a meno che ovviamente non ambisca ad essere il massimo esperto di XXX gioco) ma quando è più ampia ed abbraccia ad esempio un intero genere le cose cambiano: un gamer che ha infatti parecchie ore di gioco sulle spalle "macinate" con vari titoli sempre dello stesso genere possiede sicuramente un buon bagaglio d'esperienza. E chi se non uno sviluppatore possiede quest'esperienza in ambito videoludico? Chi crea videogiochi possiede effettivamente una forte conoscenza del medium, lo sviluppatore parla la lingua dei videogiochi: ne conosce gli elementi costruttivi e li sa padroneggiare al fine di creare un'esperienza, inoltre deve per forza di cosa conoscere il passato dei videogiochi perché solo imparando dalla storia si può creare qualcosa di innovativo. Tutto questo però è niente senza un'altra, essenziale abilità, ovvero una buona capacità di giudizio. Come dicevamo è necessario possedere più punti di riferimento nella propria esperienza, avere a disposizione dei termini di paragone ma vien da sé che è necessario saper impostare correttamente un paragone. Più ci spingiamo avanti nell'analisi più è chiaro che ore, anni e titoli finiti sui nostri scaffali non bastano, ma serve anche tatto, una particolare delicatezza che non tutti possiedono, nemmeno gli sviluppatori perché anche laddove c'è competenza critica tutto è volto esclusivamente a migliorare il proprio prodotto mentre l'esperto solitamente ha una natura più disinteressata.

Professionista o amatore?

Impostare un paragone o un giudizio tecnico del resto è abbastanza semplice, certo, richiede capacità di giudizio ma soprattutto richiede la massima imparzialità: forse è per questo motivo che negli ultimi anni i giocatori chiedono a gran voce alle testate giornalistiche di ritornare a delle recensioni parametriche, dove vengono valutati singolarmente i vari comparti del gioco: game design e gameplay, comparto tecnico, artistico e così via. Le recensioni migliori però sono quelle fatte da un esperto del singolo gioco, che ha avuto quindi modo di giocarlo per parecchie ore (competenza specifica) ed conoscitore del genere (bagaglio d'esperienza) e che, oltre a fornire un giudizio imparziale (competenza tecnica), ha la giusta sensibilità per scorgere le potenzialità del gioco e coglierne gli aspetti più intimi (tatto e sensibilità). Ma allora abbiamo la risposta pronta: i veri esperti di videogiochi sono i redattori delle testate giornalistiche! No, non è detto, ma la relazione professione - esperienza per un redattore è completamente l'opposto rispetto all'esempio fatto poc'anzi per i giocatori professionisti. Mentre il l'agonista si allena e cerca di migliorare le sue capacità per ambire ad una posizione da professionista, il redattore è quella persona a cui viene riconosciuta la posizione grazie ai "meriti" accumulati nei suoi anni di esperienza. Ovviamente ogni testata decide su chi puntare e fortunatamente nel panorama c'è sempre una buona commistioni di veterani e giovani leve, che portano avanti il loro impegno nella modo più professionale possibile.

Cosa ci rende degli esperti?

Ecco perché ricoprire un carica professionale non rende automaticamente degli esperti in senso assoluto: è obbligatoriamente richiesta a chi opera nel settore (del resto è ciò che giustifica un compenso) e comporta una serie di responsabilità, come seguire un codice etico e mantenere la propria integrità ed educazione anche di fronte alle peggio risse da web, come si suol dire "fa parte del gioco". Ma non è detto che un giocatore con un approccio più amatoriale ai videogiochi ma di pari esperienza, non possa ambire al titolo di esperto. È la "crisi" che sta vivendo un po' tutto il settore dei videogiochi dopo l'arrivo anni fa di Youtube, e di personaggi competenti e carismatici ce ne sono a bizzeffe. L'errore che spesso commettiamo è quello di confondere la competenza con l'intrattenimento, e i personaggi di cui parliamo possiedono sia l'esperienza che quell'innata capacità d'intrattenere il pubblico... poi ci sono quelli che intrattengono e basta e con i videogiochi non c'entrano nulla, ma questa è un'altra storia. Quindi? Chi è il vero esperto? Il giocatore professionista, lo sviluppatore, il giornalista o l'appassionato intrattenitore? La verità è che il vero esperto di videogiochi probabilmente non esiste perché un videogioco andrebbe valutato sotto tutti i aspetti, compresi anche quelli finanziari di cui non abbiamo tenuto conto, quindi un vero esperto di videogiochi dovrebbe avere un ottima manualità, conoscere più o meno tutti i generi, la storia e le regole sintattiche del videogioco, possedere un buon grado di esperienza, competenze tecniche e critiche, ambire alla professionalità ma essere contemporaneamente capace di trasmettere il suo punto di vista in modo immediato e comprensibile e conoscere tutti i risvolti creativi e commerciali. Capite bene che un personaggio di questo tipo non esiste e forse non esisterà mai. L'unica cosa che possiamo fare è mettere a disposizione tutte le nostre competenze, più o meno settoriali, e condividerle con gli altri, cercando ogni giorno di fare al meglio ciò che sappiamo meglio fare.