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Il caro, vecchio orrore di The Evil Within 2

Siamo volati a Londra per una "toccata e fuga" da Bethesda, che ci ha permesso di provare di nuovo il promettente horror di Tango Gameworks. Abbiamo visto cose orribili, in senso buono

PROVATO di Aligi Comandini   —   21/09/2017

The Evil Within non era un gioco perfetto, ma la presenza di Shinji Mikami alla regia del progetto lo ha trasformato automaticamente in un erede dei Resident Evil dei bei tempi andati nell'immaginario collettivo. E peraltro era obiettivamente vicino alla filosofia originale della storica serie di Capcom. Uno status più che sufficiente - assieme a un discreto quantitativo di vendite - per assicurare l'arrivo di un seguito e il futuro del marchio, eppure dopo la conferma del cambio di director erano molti i dubbi sul secondo capitolo delle (dis)avventure del detective Castellanos. Dubbi che, in tutta sincerità, sono scomparsi quasi subito dopo una prova di circa un'ora alla Gamescom di Colonia, dove il titolo ha non solo dimostrato di essere tecnicamente più solido del predecessore, ma anche ricco di interessanti novità e di un immaginario ancora più distorto e psicologicamente disturbante rispetto al passato. Noi però oggi non siamo qui a descrivere nuovamente quei capitoli: volati a Londra grazie a Bethesda, abbiamo potuto provare la fase immediatamente successiva a quella vista durante la fiera tedesca. Una fase più lineare, ma anche più ispirata che mai...

Natura morta

Il capitolo 5 era il palco della nostra prova, estremamente più lineare della fase aperta nella devastata cittadina vista poco prima, ma anche più incentrato sulla narrativa e sui personaggi. In particolare il fulcro delle vicende è sembrato essere Stefano Valentini - fotografo folle e uno dei principali antagonisti del gioco - pronto a schernire il protagonista ad ogni possibilità, e a trasformare l'edificio comunale in cui questi viene a trovarsi, in una speciale mostra dell'orrore a lui dedicata. La forza di The Evil Within risiede dopotutto nel fatto che le sue location non sono altro che estensioni della psicologia malata di certi individui, una caratteristica che ha permesso ai Tango Gameworks di sbizzarrirsi con illusioni ottiche, imprevedibili cambi di setting e trasformazioni, e che nella nostra demo si è resa in poco tempo evidentissima.

Il caro, vecchio orrore di The Evil Within 2

Prima di poter esplorare la malattia di Valentini dall'interno però, la prova ci ha accolto con una durissima boss fight, la cui vicinanza ai resistenti e ostici boss dei primi Resident Evil era quantomai evidente. Avevamo già visto quel mostro: una massa informe e sanguinante di cadaveri col volto di donna, armata di tutto punto; combatterlo è stata però tutt'altra esperienza, anche perché lo abbiamo affrontato alla difficoltà "incubo" e siamo stati praticamente costretti a usare oculatamente tutte le risorse a nostra disposizione per uscire vincitori dallo scontro, compreso l'ambiente circostante. Gli sviluppatori, in parole povere, hanno deciso di attenersi agli stilemi tipici dei survival horror classici, ma di ampliare la formula con una maggiore interattività ambientale (nella boss fight sopra descritta ad esempio era possibile utilizzare sia delle pozze di benzina per dare fuoco al mostro che delle casse per rallentarne l'avanzamento) e una notevole enfatizzazione delle armi. I proiettili dopotutto sono pochi, ma frecce stordenti, munizioni del fucile e altri strumenti sono fondamentali alle alte difficoltà per bloccare temporaneamente il mostro ed evitare che vi faccia a pezzi in pochi secondi. Sebastian poi, non è né un super uomo né un atleta particolarmente dotato: correre consuma la stamina a vista d'occhio, costringendoci poi ad arrancare lentamente per qualche secondo, e bastano una manciata di colpi per fare una visitina al creatore.

Paura e illusione

Nonostante l'esaltante boss fight comunque, il meglio è cominciato quando siamo entrati nell'edificio, dove circondati dalle "opere" del folle fotografo ci siamo improvvisamente trovati ad affrontare uno strano labirinto illusorio, capace di metterci una strizza non indifferente tra inquietanti giochi di luce, manichini accuratamente posizionati e fotografie concepibili solo da un serial killer. È stato piacevole constatare, in mezzo a tanta angoscia, la volontà del team di sviluppo di preservare l'elemento puzzle del genere: abbiamo incontrato un paio di enigmi di facile risoluzione durante il nostro avanzamento, ma li abbiamo trovati molto più sensati e adatti all'ambientazione del solito misto di medaglioni da trovare e meccanismi da attivare. Rompicapo simili, uniti alle fasi esplorative free roaming, agli elementi survival e ai lenti ma tesissimi combattimenti, contribuiscono a dare notevole sapore all'esperienza complessiva.

Il caro, vecchio orrore di The Evil Within 2

Il capitolo non si è ad ogni modo concluso con il viaggio nella psiche dell'antagonista: ad attenderci nell'ultima stanza c'era un altro boss, strutturato però diversamente dalla mostruosità incontrata a inizio demo. Qui infatti le armi non andavano utilizzate per ucciderlo visto che era a tutti gli effetti indistruttibile, ma solo per stordirlo in modo da assicurare l'attivazione di uno specifico marchingegno; una sorta di battaglia survival a tempo, in pratica. Una variazione interessante, anche se per noi ha rappresentato l'unico punto debole di una demo di altissima qualità; dopotutto è difficile capire quali boss siano effettivamente eliminabili e quali abbiano "fasi a tempo" che permettano di risparmiare proiettili. In un gioco dove una manciata di munizioni può fare la differenza tra la vita e la morte si tratta di una distinzione importante, la cui mancanza potrebbe portare a situazioni "trial and error" piuttosto irritanti.

La nuova demo testata di Evil Within ha confermato le ottime impressioni della prova di Colonia. Nonostante l'assenza di Mikami alle redini del progetto è evidente come Tango Gameworks abbia ben chiara la strada da seguire, e sia perfettamente in grado di evolvere la serie affinandone le caratteristiche. Già le fasi da noi provate sono parse sensibilmente più solide e ispirate di alcuni dei migliori capitoli del primo titolo; ora non resta che constatare la qualità del gioco completo.

CERTEZZE

  • Ricco di atmosfera e ottime trovate
  • Boss impegnativi e orridi quanto basta
  • Grossa enfasi sull'elemento survival e sulla narrativa

DUBBI

  • Validità di trama e antagonisti ancora tutta da constatare