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Io shaddai, tu shaddasti, egli shaddò

Stiloso, bizzarro, biblico: sono tutti aggettivi che definiscono El Shaddai, che abbiamo provato in versione demo all'interno dello stand di Ignition

PROVATO di Fabio Palmisano   —   14/06/2011
Io shaddai, tu shaddasti, egli shaddò

Versione testata: Xbox 360

El Shaddai: Ascension of the Metatron è l'opera prima di Sawaki Takeyasu, artista che vanta nel curriculum lavori di indubbio prestigio quali i disegni per Okami e la serie di Devil May Cry. E' anche il più fulgido esempio di quello che si può ottenere se si danno in mano ad un simile visionario le redini di un action game: un prodotto fondamentalmente privo di una struttura di gioco classica, un'avventura dai toni onirici che, dopo una demo di una decina di minuti, lascia tanto confusi quanto meravigliati...

Un gioco che purifica

Qualche premessa prima di parlare del gameplay vero e proprio: El Shaddai: Ascension of the Metatron è una liberissima interpretazione del testo giudaico che descrive le gesta di Enoch, qui incaricato da Dio di catturare sette angeli caduti impegnati nella costruzione della torre di Babele. Già solo il character design è qualcosa di assolutamente originale: il protagonista è un giovane con dei lunghi capelli biondi che veste un'armatura bianca ed un paio di jeans, la sua guida è un Lucifero in giacca e cravatta costantemente impegnato a parlare al cellulare, i nemici sono un indefinibile mix tra demoni della tradizione nipponica ed angeli dell'immaginario cattolico che indossano delle t-shirt...insomma, se si ha un minimo di propensione all'eclettismo, il titolo Ignition Entertainment è assolutamente da vedere. E sottolineiamo vedere, perché al momento il punto forte di El Shaddai: Ascension of the Metatron è indubbiamente rappresentato da una veste grafica difficile da descrivere a parole, per la quale vi rimandiamo alle immagini a corredo dell'articolo. Si tratta comunque di uno scenario onirico, dalle tinte acide e dai contorni non definiti, che spazia da ambientazioni in cui dominano il nero ed i colori fosforescenti a sezioni dai toni più soffusi, in una successione che nella demo non sembrava avere un senso logico ma che probabilmente conserverà questa natura anche nella versione finale. Non che la struttura ludica sia meno, bizzarra, beninteso: sulla superficie il gioco è un action game in terza persona, ma a conti fatti si tratta di una definizione che gli sta piuttosto stretta: tanto per cominciare, non esiste alcun indicatore su schermo, e la salute del protagonista può essere determinata solo dal numero di pezzi di armatura che ricoprono il suo petto. In secondo luogo i combattimenti, pur poggiando su un sistema di controllo classico che ospita un tasto deputato all'attacco, uno alla parata ed uno al salto, danno sfoggio di dinamiche del tutto particolari.

Io shaddai, tu shaddasti, egli shaddò

Dopo aver stordito gli avversari con qualche colpo, infatti, Enoch può sottrargli l'arma ed utilizzarla contro di loro, con il doppio vantaggio di renderli inoffensivi e di aumentare il danno procurato. La cosa peculiare sta nel fatto che gli strumenti nemici vanno purificati prima di utilizzarli, premendo un tasto dedicato: operazione che va ripetuta con una certa costanza, pena la perdita di efficacia dell'arma. A tal proposito, la demo offriva solo due esemplari, ovvero una lama ed un aggeggio (non c'è altro modo di definirlo) a lungo raggio, ma sono stati comunque sufficienti a notare come cambiasse l'approccio alle battaglie in base all'equipaggiamento, anche perché Enoch è in grado di portare con se solo uno strumento per volta. Prima che potessimo cominciare ad inquadrare bene El Shaddai: Ascension of the Metatron, la demo era già finita, lasciandoci con l'impressione che il titolo Ignition sarà sicuramente un prodotto da tenere d'occhio per tutti coloro che non disdegnano qualcosa di diverso -e soprattutto bizzarro- nell'ambito spesso piuttosto piatto degli action game.

CERTEZZE

  • Stilisticamente unico
  • Veste grafica ammaliante
  • Concept originalissimo

DUBBI

  • Rischia di essere più forma che sostanza