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Zombi a Tokyo

Cosa è peggio zombi affamati di sangue o scontri casuali ad ogni angolo di strada?

PROVATO di Matteo Santicchia   —   20/02/2012

Come ogni anno, col solito ritardo annuale rispetto all'uscita giapponese, è tempo di tornare ad impersonare il dragone dei Dojima Kazuma Kiryu, sempre a Kamurocho, ma questa volta oltre agli yakuza delle altre famiglie il nemico da schiantare sono gli zombi. Yakuza: Dead Souls è quindi uno spin off vero e proprio, che al pari del Kenzan! modifica il gameplay del gioco, sconvolgendo i tratti tipici della serie.

Zombi a Tokyo

Ecco quindi che oltre a prendere a calci in faccia i criminali agli angoli delle strade, il nostro compito è quello di, fucile alla mano, ripulire il quartiere dall'orda sanguinaria, per fare quello che l'esercito non è riuscito a fare, il tutto con meccaniche da vero e proprio sparatutto in terza persona. Durante il nostro test, in attesa della recensione prevista per metà marzo, abbiamo potuto solamente scalfire il solito, intricatissimo universo narrativo del gioco, ma da quello che si è potuto capire tutto ruoterà su due figure chiave, una sorta di zombi alfa, che sconvolgendo il canone classico è immune al piombo piantato nelle cervella, e il solito grande capo col dente avvelenato che ha rapito uno dei bambini dell'orfanotrofio di Kazuma, la piccola Haruka, portandola in una Kamurocho in fiamme.

In quattro è meglio

Kazuma non è solo nella sua duplice veste di padre premuroso e massacratore di zombi. A lui si uniranno (saltando tra le varie storyline) tre vecchie conoscenze della serie, ovvero Goro Majima, benda sull'occhio e enorme fucile a pompa, Ryuji Goda, con tanto di enorme mitragliatrice a canne rotanti innestata sul braccio e Shun Akiyama con doppia pistola stile John Woo. Non c'è solo questo, è possibile anche unirsi a particolari NPC, impartirgli degli ordini e curarli alla bisogna, andando anche a modificare il loro arsenale e loro caratteristiche, cosa questa che rende ancor più stimolanti le lunghe fasi shooter del gioco, aggiungendo un certo mordente a meccaniche che per quanto provato non raggiungono la perfezione degli sparatutto in terza persona più blasonati occidentali.

Zombi a Tokyo

L'introduzione delle armi, tutte customizzabili e passibili di migliorie, si porta in dote anche una accentuata distruttibilità dell'ambiente che rappresenta il vero plus degli scontri. Le meccaniche shooter hanno dato l'impressione di essere piuttosto legnose, con un blando aggancio costante al corpo degli zombi quando ci si trovano davanti con telecamera libera, uno più preciso - con la visuale che si sposta alle spalle del protagonista mediante la pressione del tasto L1 -, mentre è possibile fermarsi e prendere la mira col tasto L2 e muovere il mirino con lo stick sinistro, soluzione questa decisamente scomoda e poco immediata visto il layout tipico degli sparatutto in terza persona concettualmente simili. Con la giusta arma, magari con una pistola per mano o con il mitra dall'abbondante caricatore è possibile, lavorando di piccoli e numerosi aggiustamenti con la telecamera correre in mezzo alle orde di zombi facendone strage, cercando anche preziosi headshot.

Zombi a Tokyo

Se questo non bastasse e si rimanesse impallati tra oggetti da raccogliere e non morti che ci sorprendono alle spalle, gli sviluppatori hanno implementato un sistema ingegnoso per mettere a segno dei veri e proprio colpi ad area per ripulire in tutta fretta spazi brulicanti di corpi in putrefazione. Il sistema chiamato Heat Snipe ci da la possibilità, una volta raggiunto l'apice di una barra posta vicino a quella della salute (che si riempie semplicemente alzando la conta delle kill) di sparare, magari di concerto con gli alleati che ci accompagnano, a particolari oggetti con esiti decisamente pirotecnici previo il solito quick time event. Bidoni esplosivi e tubi del gas vengono segnalati a bella posta, nel bel mezzo di una scorribanda in un magazzino abbiamo sparato ad un quadro elettrico per generare una bella tempesta a centomila volt; se poi non c'è nulla in vista, come scritto precedentemente i nostri compagni di lotta possono lanciare in aria delle granate per generare una sorta di effetto da bomba a grappolo. Ovviamente non stiamo parlando di un sistema rivoluzionario ma senza dubbio è qualcosa di certamente gradito.

Piombo e karaoke

Abbiamo visto decine di zombi in giro per la città, certamente molti anche se nulla rispetto ai formicai di Dead Rising, tra questi ci siamo scontrati anche con due più coriacei, mid boss se volete, decisamente più resistenti al piombo e ai calci per guadagnare spazio nei corpo a corpo. La testa è il punto debole di un enorme mutante praticamente corazzato, fatto fuori più sparando in modalità Heat Snipe ai soliti barili esplosivi che mirando in mezzo agli occhi, mentre una terribile bambina urlante è stata fatta fuori dalla distanza a colpi di Magnum evitando quindi il suo potere stordente.

Zombi a Tokyo

Insomma la varietà di situazioni sembra essere garantita, vedremo andando avanti con la storia se ci sarà il giusto mix tra armi da fuoco, combattimenti vecchia maniera e la solita debordante narrazione. Yakuza: Dead Souls però non è solo caccia agli zombie. La nostra prova si è conclusa con un bel passaggio sotterraneo che ci ha portato fuori della zona di quarantena chiusa ermeticamente da enormi paratie, in una Tokyo in tutto e per tutto uguale a quella che abbiamo conosciuto negli altri episodi della serie. La vita continua e con essa il nostro girovagare perdendo tempo tra slot machines, ufo catcher, golf, club vari, un Goro Majima versione idol canterina e più in generale tutto quello che da sempre è un punto di forza della serie. Insomma l'impressione è che zombi o no i tratti salienti del franchise siano rimasti intatti, solo una prova più approfondita potrà raccontarci il bilanciamento generale dell'esperienza di gioco.

CERTEZZE

  • La solita, vasta città da esplorare
  • Quattro personaggi, quattro storie
  • Sparatorie potenzialmente molto divertenti...

DUBBI

  • ...ma che non sembrano supportate da un adeguato combat system
  • Sottotitoli solo in inglese