38

Far Cry 3 Blood Dragon: retrospettiva

Sono passati poche settimane dall'annuncio di Far Cry 6. E noi nostalgici cosa facciamo? Riscopriamo insieme quel piccolo gioiellino di Blood Dragon!

SPECIALE di Claudio Camboni   —   25/06/2021

Ne è passata di acqua sotto i ponti dal primo aprile del 2013. Sembra un secolo fa, ma era esattamente la data in cui venne annunciata quella bizzarra espansione stand-alone di Far Cry 3 battezzata Blood Dragon. La data faceva presumere a un sicuro pesce d'aprile. In molti guardarono il trailer pubblicato da Ubisoft con divertimento misto a curiosità, ma senza dargli il giusto peso. Perché, si sapeva, il gioco base era ambientato nella giungla, non in un futuro distopico di fantascienza anni '80. Insomma c'erano troppi elementi che non tornavano.

La verità venne fuori piano piano nei giorni successivi grazie a molti elementi che indicavano che Far Cry 3: Blood Dragon fosse in realtà un progetto vivo e vegeto, non una semplice burla di qualche programmatore annoiato.

Furono tre gli indizi principali. Il primo era dato da alcuni screenshot trapelati in rete che ritraevano il gameplay vero e proprio. Poi arrivarono addirittura ad hackerare i server di uPlay (il servizio online di Ubisoft) e pubblicare un piccolo estratto di gioco. Infine, il gruppo che curò la colonna sonora caricò inavvertitamente (o forse no?) la soundtrack su un popolare sito di cloud musicale. Insomma, Blood Dragon era un progetto vero e ormai tanta gente non vedeva l'ora di metterci le mani sopra.

Scopriamo il perchè in queste retrospettiva di Far Cry 3: Blood Dragon.

Laser e colori fluo

Non sappiamo precisamente come sia nato Far Cry 3: Blood Dragon, ma nel 2021 siamo sicuri di una cosa: Ubisoft ci aveva visto lungo, anticipando di qualche anno il ritorno in grande stile degli anni '80 tutti laser e colori sparati. Da lì a breve, infatti, tutto il mondo dell'entertainment mondiale si è letteralmente colorato di fucsia e verde fluo.

La musica ha riscoperto certe tonalità, ritmi e sound tipici di quegli anni: pensate che Dangerous di David Guetta è stato pubblicato, per l'appunto, un anno dopo. Nel 2013 la fascia d'età che andava dai 30 ai 40 anni era il target perfetto di questo genere di operazioni nostalgia. Giovani uomini e donne appassionati di videogiochi e musica, generalmente con un lavoro e pronti a spendere soldi per provare anche solo per un attimo a tornare giovani: Ubisoft ci avevi già conquistati dopo pochi secondi di presentazione.

Ci sono almeno tre o quattro elementi chiave che rendono Far Cry 3: Blood Dragon un progetto interessante e attrattivo per noi "vecchi". Il futuro distopico è sicuramente uno di questi: Blood Dragon è ambientato in un ipotetico 2017, ma visto come era immaginato negli anni '80. Molto lontani dalle linee morbide che sarebbero effettivamente state, distanti anni luce dai colori neutri predominanti al bianco della futura realtà, tutta un'altra cosa pensando alla pulizia del design industriale che poi avrebbe preso piede. Blood Dragon è bello proprio per questo, per il suo modo di essere alternativo e totalmente diverso. Caciarone, ultra colorato, spigoloso e luccicante. Un altro elemento, oltre alla distopia, è il fatto di rappresentare comunque buona parte della cultura fantascientifica di quell'epoca, con decine e decine di citazioni spettacolari e nemmeno troppo velate. Non per ultimo, il retaggio della cultura pop cinematografica e televisiva ancora una volta magistralmente rappresentata, volutamente in modo ironico, sicuramente con una leggerezza che ci piace e fa divertire.

Tra gameplay e cultura pop

Il logo di Far Cry 3: Blood Dragon
Il logo di Far Cry 3: Blood Dragon

Far Cry 3: Blood Dragon sfrutta il know-how del terzo capitolo principale per proporre qualcosa di diametralmente opposto e innovativo per il genere. Trattandosi di un DLC stand alone dal peso relativamente leggero (circa 2GB di spazio su hard disk) si può dedurre che il punto forte del gioco Ubisoft non è certo la ricchezza dei contenuti, ma tutt'altro. Il gameplay è stato semplificato e ha abbandonato tutta quella parte simil ruolistica attorno alla quale girava il capitolo principale. In Blood Dragon il livello di esperienza sale automaticamente con l'avanzare dell'avventura senza possibilità di personalizzazione delle abilità o delle statistiche. Ma la sua semplicità è anche il punto di forza.

Blood Dragon vuole tenere incollato il videogiocatore in modo leggero, ironico e irriverente, senza troppi ragionamenti o difficoltà di qualsiasi sorta. Esattamente come la cultura degli anni '80 ci ha insegnato, si deve sparare senza porci troppe domande (Commando, Cobra, A-Team e tanti altri... docet!). Nell'avventura vestiamo i panni del sergente Rex Colt, catapultato in una isola remota all'interno di uno scenario post-nucleare apocalittico e dominato da cyborg. C'è da evitare un ulteriore conflitto. I robot vogliono impossessarsi di una potentissima arma e noi andremo a risolvere la situazione semplicemente radendo al suolo qualsiasi cosa si muova su schermo.

Nostalgia canaglia e il fascino delle citazioni

Una sparatoria di Blood Dragon
Una sparatoria di Blood Dragon

Questo piccolo gioiellino Ubisoft ci è piaciuto per il suo mix di gameplay, fluido e senza tanti fronzoli, la grafica dal sapore fluo come uno zaino Invicta, la colonna sonora elettronica sparata a mille. La giocabilità e le meccaniche sono le stesse di Far Cry 3, ma l'azione stealth è pressoché stata sostituita da lunghe sessioni di shooting senza respiro. La fitta vegetazione del capitolo principale ha lasciato spazio a livelli molto più aperti e ariosi, adatti ad affrontare i nemici "a viso aperto" senza tanti pensieri. In mezzo a questi elementi che sorreggono il gioco principale, però, ci sono decine e decine di chicche che ogni ragazzone cresciuto a pane e G.I. Joe sicuramente apprezzerà. Pensate che il doppiatore del protagonista del gioco è addirittura Michael Biehn, attore statunitense che ha girato sia in Terminator che Aliens di Cameron (era Hicks).

Lo stesso occhio robotico rosso è un evidente omaggio al T800 di Schwarzenegger. La sua arma finale, chiamata Stella della Morte, ricorda molto quella già vista nel film Krull, altro film iconico degli anni '80. Ci sono citazioni multiple a Rocky 4 (uno livello si chiama addirittura "ti spiezzo in due"), pensando anche alla soundtrack degli allenamenti di Stallone che ascoltiamo anche durante la fase in cui il protagonista scopre la bioarma finale. La bellezza di Blood Dragon è anche quella di scoprirsi tutte queste citazioni da soli durante la campagna di gioco, che dura dalle 4 alle 6 ore in base a come viene affrontata (è comunque un open world). C'è veramente di tutto. Le Tartarughe Ninja, Robocop, Star Wars, Karate Kid, L'impero delle Tenebre, Predator, Michael Jackson... e addirittura Amici Miei, merito dell'ottima localizzazione della filiale italiana di Ubisoft.

Complice il lungo periodo passato dall'uscita, Blood Dragon si può trovare oggi a prezzi irrisori su tutti gli store digitali. Il nostro consiglio è quello di recuperarlo e godervelo adesso, prima che inizino ad andare di moda gli anni '90.