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Final Fantasy 14 si può considerare il miglior capitolo di Final Fantasy mai realizzato?

I fan hanno votato e il creatore della serie Hironobu Sakaguchi non ha dubbi: Final Fantasy 14 è uno dei migliori capitoli dell'intera saga.

Final Fantasy 14 si può considerare il miglior capitolo di Final Fantasy mai realizzato?
SPECIALE di Lorenzo Mancosu   —   26/10/2023

Al termine del Final Fantasy 14 Fan Fest di Londra è accaduta una cosa molto particolare: quando gli sviluppatori si sono raccolti sul palco per accogliere il calore del pubblico, il creatore della saga Hironobu Sakaguchi si è impadronito del microfono per ringraziare apertamente Naoki Yoshida, responsabile - a suo dire - di aver migliorato la sua creatura come nessuno aveva fatto prima. Sakaguchi ha iniziato da tempo a giocare l'MMORPG di Square Enix, completando l'interezza della storia e affrontando persino le battaglie più difficili in assoluto, quelle varianti Ultimate che riescono a spaventare anche gli appassionati più esperti; ormai trascorre diverse ore delle sue giornate avventurandosi lungo i fondali di Hydaelyn, un universo virtuale nel quale ha riscontrato l'essenza stessa della serie.

Una semplice trovata pubblicitaria? A ben vedere no: Sakaguchi ha grande dimestichezza con l'opera e le sue meccaniche - è a tutti gli effetti un giocatore hardcore - e ha effettivamente trasformato le scorribande in quel di Eorzea in un momento centrale del suo tempo libero, per non dire in una passione totalizzante. Numerosi panel tenutisi nel corso dell'evento l'hanno visto infatti protagonista di fitti confronti con Yoshida per riflettere sulla genesi della saga, analizzando diversi retroscena e discutendo della particolare natura del MMORPG. Ma la sua non è un'opinione isolata: nel corso della celebrazione per il trentacinquesimo anniversario della saga in Giappone, gli utenti hanno eletto Final Fanasy 14 come il miglior capitolo dell'intera serie.

Raramente Hironobu Sakaguchi si era avvicinato così tanto a un capitolo moderno di Final Fantasy
Raramente Hironobu Sakaguchi si era avvicinato così tanto a un capitolo moderno di Final Fantasy

Che cos'è Final Fantasy? Nel corso degli ultimi mesi - specialmente nell'orbita di Final Fantasy XVI - questa particolare domanda ha scatenato una vera e propria guerra ideologica tra le file degli appassionati. C'è chi non è mai riuscito a scendere a patti con il fatto che la saga sia una creatura mutevole, c'è chi non perdonerà mai la svolta d'azione dell'ultima istanza, ma soprattutto c'è chi non ha mai considerato il quattordicesimo episodio un "vero" Final Fantasy proprio a causa della sua peculiare natura da MMORPG, così vicina eppure così lontana dalle radici creative di una volta. Ora che è arrivato l'ennesimo endorsement, stavolta da parte di Hironobu Sakaguchi in persona, è lecito porsi seriamente la questione.

Final Fantasy 14 è davvero il miglior capitolo di Final Fantasy mai realizzato? Milioni di Warrior of Light, nel corso degli ultimi dieci anni, hanno cercato in ogni modo di convincere amici e altri appassionati a vivere il viaggio nel cuore di Eorzea; al tempo stesso, le recensioni della critica lasciano spazio a pochi dubbi, avendo incorniciato l'opera di Yoshida come un'eccellenza assoluta, raccontando la narrazione legata a Hydaelyn e Zodiark come una fra le vette più elevate mai toccate nei trentacinque anni del marchio. Come bisogna approcciare oggi l'opera magna di Yoshi P e della Creative Business Unit III?

Un MMO che non è un MMO

La trama ha avuto un'importanza fondamentale nel successo di Final Fantasy XIV
La trama ha avuto un'importanza fondamentale nel successo di Final Fantasy XIV

Final Fantasy 14 presenta una grossa differenza rispetto ai suoi congeneri: la componente della narrazione è di gran lunga l'elemento più importante della ricetta, al punto tale che l'intera avventura si può vivere quasi completamente giocando in solitaria. Il Warrior of Light creato da ciascun giocatore è un protagonista a tutti gli effetti anziché una mera comparsa in un fondale di simili, mentre al suo fianco si muove un cast di comprimari - nello specifico gli Scions - che sono esattamente uguali ai membri del party di qualsiasi episodio "tradizionale". Ciascuno di essi è dotato di una ricco background narrativo e di una profonda caratterizzazione che li configurano come attori non passivi pronti ad affiancare il Warrior of Light nelle situazioni che si trova a vivere: ciò è diventato ancor più vero al momento dell'introduzione del Trust System, una nuova funzionalità fortemente desiderata da Yoshida che consente di affrontare la maggior parte dei Dungeon e dei boss relativi alla trama proprio assieme agli altri Scions, senza necessità di coinvolgere altri giocatori umani.

Al tempo stesso, la Creative Business Unit III ha capitalizzato perfettamente sulle possibilità offerte da una trama orizzontale: invece di mettere in scena episodi autoconclusivi, ciascuna espansione si è posizionata come il singolo tassello di un grande mosaico volto a rappresentare un'odissea duratura e profonda. Avendo avuto a disposizione dieci anni per limare il mondo di gioco, caratterizzare i personaggi e portare avanti una visione macroscopica della narrazione, Final Fantasy 14 ha trasceso i limiti che solitamente stringono i capitoli classici, confezionando un immenso universo espanso che non ha mai cessato di evolversi sino al momento in cui l'espansione Endwalker ha calato un primo sipario. E questo è un lusso che solamente i giochi come servizi possono concedersi, ma che nessun Games as a Service era riuscito a sfruttare quanto l'opera di Yoshida.

Il cast di comprimari ha dato i natali ad alcuni dei personaggi più amati del franchise
Il cast di comprimari ha dato i natali ad alcuni dei personaggi più amati del franchise

Cosa bisogna aspettarsi, quindi, nel momento in cui si avvia Final Fantasy 14? Dopo aver creato il proprio personaggio si viene catapultati nei confini di Eorzea, regione geopolitica guidata da tre potenze che orbitano attorno alla vicenda 1.0: vivere l'intera componente narrativa, infatti, è condizione necessaria e indispensabile per poter accedere ai contenuti di fine gioco, cosa praticamente impensabile per qualsiasi altro MMORPG contemporaneo, che pensa prima di tutto all'immediatezza della fruizione. Ovviamente è possibile immergersi nel costrutto virtuale, esplorare, 'farmare' esperienza e dunque salire di livello, ma il mondo si rifiuta categoricamente di andare avanti se non si segue la missione principale - ovvero la Main Scenario Quest - che è studiata al millimetro per traghettare i giocatori fino al livello massimo senza bisogno di svolgere nessun altro compito e funziona esattamente come un JRPG per il giocatore singolo. A questo proposito, la versione Free Trial del gioco permette a oggi di godere gratuitamente di A Realm Reborn, di Heavensward e di Stormblood, in sostanza oltre la metà dell'esperienza completa, vivendo l'interezza della trama antecedente la rivoluzione di Shadowbringers.

Ma parliamo un po' della sinossi, o per lo meno dei primi battiti di una fra le più grandi epopee maturate sotto l'egida di Final Fantasy. Al momento dell'incipit, il mondo si sta riprendendo da una calamità apocalittica: il terrificante Primal Bahamut si è liberato dalla luna artificiale che lo teneva prigioniero, devastando in modo irreparabile l'intero pianeta; Eorzea si trova divisa in nazioni costrette a fronteggiare la minaccia militarista del Garlean Empire, mentre un male sotterraneo - nella forma dei misteriosi Ascians - si muove per conquistare il potere degli altri Primal, che ovviamente sono incarnazioni di creature del calibro di Ifrit, Titan, Garuda e le altre Summon che gli appassionati hanno imparato a conoscere. Questo, tuttavia, è solo il capitolo zero in un tuffo attraverso lo specchio nel quale niente è come sembra: antichi imperi caduti, guerre che perdurano da generazioni, misteriose civiltà estinte e frammenti di dimensioni parallele s'intrecciano nel grande affresco che ha conquistato il cuore di decine di milioni di appassionati. Ancora oggi, a distanza di dieci anni dalla pubblicazione di A Realm Reborn, c'è chi si abbona al servizio solamente in congiunzione delle espansioni, per vivere l'ultimo capitolo di una storia che è divenuta molto simile a un'immensa serie televisiva maturata per una decade intera.

Il grande parco a tema Final Fantasy

La scelta di puntare sul passato glorioso della saga ha dato grandissimi risultati
La scelta di puntare sul passato glorioso della saga ha dato grandissimi risultati

Descrivere cosa sia effettivamente Final Fantasy 14 a chi non l'abbia vissuto è estremamente difficile: certo, prima di tutto è un classico capitolo di Final Fantasy punteggiato di storie e personaggi che non temono il confronto con gli episodi più amati, ma l'universo che orbita attorno a questo nocciolo ha raggiunto proporzioni fuori dall'ordinario. Questo MMORPG è infatti una celebrazione vivente dell'immaginario della saga, un monumento in continua crescita pensato per accarezzare tutte le sfumature che hanno tracciato l'evoluzione della serie. Ci sono per esempio interi filoni narrativi volti a rispolverare e arricchire l'eredità del passato, per esempio la vicenda della Crystal Tower pescata direttamente da Final Fantasy III, oppure il raid "Omegascape" che riporta sul palcoscenico cattivi come lo stregone Exdeath e l'intramontabile Kefka Palazzo.

Ci sono dozzine di battaglie volte a iniettare nuova linfa vitale in entità amate come Ultros, oppure Gilgamesh, o magari in intere location come il Gold Saucer, un gigantesco hub dedicato ai minigiochi che potrebbe costituire in sé un videogioco autosufficiente. Basti pensare solo al fatto che si tengono i tornei multigiocatore del Triple Triad, l'apprezzato gioco di carte originariamente introdotto in Final Fantasy VIII che mette sul piatto una vasta selezione di carte da collezionare o utilizzare nelle competizioni. Il medesimo discorso resta valido per le corse dei Chocobo, che aprono a un profondo e intricato sistema di allevamento che strizza l'occhio a Final Fantasy VII e consente ai giocatori di mettere in piedi genealogie di pennuti da gara.

I contenuti lifestyle anno allargato enormemente il target del progetto
I contenuti lifestyle anno allargato enormemente il target del progetto

È stata proprio questa natura caleidoscopica a spingere oltre il limite il successo del MMORPG: certo, molto spazio è stato riservato ai giocatori hardcore che possono dedicarsi all'inseguimento degli equipaggiamenti e al completamento di sfide impegnative nella forma dei Raid Savage e soprattutto dei combattimenti Ultimate, ma si tratta solamente di una piccola frazione dell'immensa folla che riempie le strade virtuali. Sono infatti decine i contenuti pensati per regalare al pubblico un'esperienza più rilassata: il segmento dell'Housing che consente di costruire e arredare una casa, assieme al sistema di Glamour che regola l'estetica dei personaggi, hanno tratteggiato i contorni di un'anima "lifestyle" che ha reso il tutto una sorta di The Sims tematico, capace di attrarre una fetta d'utenza molto distante dalla natura "tecnica" dei MMORPG. Di recente, a questo scopo, è stata introdotta anche la modalità Island Sanctuary, praticamente una piccola conversione di Animal Crossing votata alla creazione di un angolo di paradiso personale.

Insomma, persino limitandosi a grattare la superficie emerge un ricettacolo di meccaniche che si spingono ben oltre i confini delle due anime del progetto: quella da puro e semplice capitolo di Final Fantasy e quella da MMORPG sociale. Il colpo da maestro della Creative Business Unit III è stata la capacità di conservare la dignità di ogni singolo elemento cardine del marchio, dai Moguri ai Chocobo, dai Primal fino alle più leggendarie fra le entità del passato, passando per minigiochi e attività opzionali, per arrivare infine a una selezione di personaggi e ambientazioni originali capaci di competere a testa alta con le controparti introdotte nei classici.

Il miglior capitolo di Final Fantasy?

Alla domanda di quale sia il miglior Final Fantasy ogni appassionato offre una risposta diversa
Alla domanda di quale sia il miglior Final Fantasy ogni appassionato offre una risposta diversa

L'elezione del miglior episodio nella saga di Final Fantasy non è un'operazione oggettivabile: a fronte di tantissime pubblicazioni di qualità straordinaria, ciascun appassionato finisce per conservare vicino al cuore determinate istanze per dozzine di ragioni differenti. Se tuttavia si esaminano le valutazioni della critica, le classifiche di preferenza stilate dal pubblico che ha vissuto l'esperienza, nonché l'importante benedizione ricevuta dal padre della saga Hironobu Sakaguchi, Final Fantasy 14 concorre senza ombra di dubbio al podio dell'eccellenza. Non c'è bisogno di dire che si tratta di gran lunga del capitolo numerato più venduto in assoluto, a fronte di 51 milioni di giocatori dei quali si stima che una media di 19 milioni siano ancora attivi su base mensile. Ma come mai questo capitolo è così tanto amato?

Parte della risposta risiede senza dubbio nell'elemento della scrittura: il quattordicesimo capitolo ha recuperato gran parte delle tematiche che hanno reso grande la serie, dalla questione ambientale alla presenza della divinità, dalla caduta dell'eroe al racconto della discriminazione, mettendo in scena la guerra e l'intrigo politico, la dimensione fantastica e concreti problemi sociali. Il mondo di gioco è stato costruito nell'arco di dieci anni, raggiungendo un livello di profondità impossibile da eguagliare per un episodio canonico, portando gli appassionati a stringere legami particolarmente profondi con i comprimari: se i classici membri del party sono "semplici" compagni di viaggio destinati a lasciare impronte tutto sommato superficiali, gli abbonati hanno letteralmente trascorso l'ultima decade in compagnia degli Scions.

Emet Selch è considerato uno dei migliori personaggi dell'intera saga
Emet Selch è considerato uno dei migliori personaggi dell'intera saga

Bisogna poi ritagliare uno spazio per la tradizionale figura del "villain" all'orientale, elemento cardine di Final Fantasy: se in passato intere opere hanno raggiunto la celebrità grazie al carisma di figure quali Sephiroth o Kefka, la passerella del quattordicesimo episodio ha messo in scena diversi antagonisti di grandissimo spessore, culminati nell'immagine di quell'Emet Selch che, a oggi, è considerato il migliore cattivo mai emerso da una sceneggiatura della doppia F. Anche in questo caso si torna a quel concetto di continuità che è unico di questo progetto: gli sviluppatori di Final Fantasy 14 hanno infatti potuto contare su tempistiche che sfuggono ai videogiochi tradizionali al fine di evolvere il carattere di tali personaggi, esplorandone il passato in una maniera che semplicemente non sarebbe riproducibile in una produzione da una cinquantina di ore. Il medesimo discorso resta valido ovviamente per la narrazione, specialmente per quanto riguarda le dozzine sotto-trame di cui l'opera è costellata, dal momento che ciascuna di esse è stata rifinita nell'arco di due lustri.

Resta infine da calcolare il valore artistico del progetto, anch'esso strutturalmente difficile da paragonare a produzioni di stampo tradizionale: per quanto riguarda la musica, ad esempio, Masayoshi Soken è subentrato a Nobuo Uematsu, coinvolgendo artisti, cantanti e musicisti di grande caratura non solo per confezionare una straordinaria colonna sonora originale, ma soprattutto per reinterpretare storici brani del passato tratti anche dagli spartiti di altri brand. Anche l'elemento della collaborazione ha avuto infatti il suo peso: nel corso degli anni Yoshida ha coinvolto nel progetto Yasumi Matsuno da Final Fantasy XII, Yoko Taro da Nier: Automata, ha cercato la mano di Tetsuya Nomura per dare forma a determinati contenuti e ha lasciato che fosse Yoshitaka Amano a disegnare alcuni boss, di fatto realizzando un amalgama di ispirazioni creative difficilmente riscontrabile in altri lidi.

Ormai Hironobu Sakaguchi è un Warrior of Light
Ormai Hironobu Sakaguchi è un Warrior of Light

In definitiva, Final Fantasy 14 è una creatura molto particolare, un essere dai mille volti che presenta pregi e difetti sostanzialmente diversi da quelli che toccano i capitoli tradizionali. Il pubblico continua a piazzarlo nelle prime posizioni delle classifiche di riferimento, eppure ci sono tantissimi appassionati che ancora oggi non gli hanno dato un'occasione in ragione della sua natura di MMORPG, mentre altri che addirittura ritengono che proprio per questo suo peccato originale non si possa considerare un "vero" Final Fantasy. Probabilmente non sarà mai possibile affermare con certezza quale sia il miglior capitolo della saga, ed è un bene che sia così: ciascun appassionato conserverà sempre un ricordo speciale dell'istanza che ha amato più di tutte le altre. Tuttavia, a dieci anni di distanza dalla pubblicazione, l'opera di Naoki Yoshida è riuscita a intrufolarsi silenziosamente all'interno di tantissimi cuori, persino in quello del creatore della serie Hironobu Sakaguchi; e questo, quando ci si trova affiancati da pietre miliari come il settimo, il sesto, il nono e il decimo episodio, è già un traguardo straordinario.