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Teamfight Tactics: tutto quello che è emerso ai Mondiali di Alicante

Ad Alicante i migliori giocatori di Teamfight Tactics si sono scontrati per il titolo mondiale e grandi novità sono in arrivo per l'auto-chess di Riot Games.

Teamfight Tactics: tutto quello che è emerso ai Mondiali di Alicante
SPECIALE di Riccardo Lichene   —   21/11/2022

Teamfight Tactics non è il figlio preferito di mamma Riot Games ma, se i mondiali appena svolti ad Alicante ci hanno insegnato qualcosa, le cose stanno per cambiare. Siamo volati in Spagna per vedere il dietro le quinte della competizione per capire il presente, ma soprattutto il futuro, dell'esport di TFT perché ci sono molte novità in arrivo.

Purtroppo, i mondiali di Dragonlands (l'ultimo set prima del nuovo Monsters Attack) non si sono svolti con i giocatori in presenza ma online, una scelta che non abbiamo compreso fino in fondo. Questo non ha impedito a Riot Games di riempire un intero studio televisivo sulle colline di Alicante con un set da più di 500 metri quadrati per ospitare caster e analisti.

In questo speciale sui Mondiali di Teamfight Tactics, però, non parleremo solo della competizione perché a margine dell'evento siamo riusciti a confrontarci con chi, in Riot Games, è incaricato del futuro esportivo del gioco. Abbiamo dovuto leggere tra le righe, ma l'intento della casa di sviluppo è chiaro e decisamente in controtendenza con il modo in cui ha gestito le competizioni fino ad ora.

Scontro tra strateghi

Ecco la squadra di caster e analisti da tutto il mondo che ha commentato e analizzato i mondiali di Teamfight Tactics
Ecco la squadra di caster e analisti da tutto il mondo che ha commentato e analizzato i mondiali di Teamfight Tactics

TFT non è un MOBA e non è un cardgame ma un brillante mescolarsi dei due. Il genere a cui appartiene, quello degli auto-chess, spiega molto bene il suo fascino: vivere la fantasia di giocare con degli scacchi che si animano e combattono fino all'ultimo pezzo. Assistere allo scontro tra i migliori giocatori al mondo ha riconfermato il potere di questo esport che nel corso di 3 giorni di competizioni ha eletto il suo campione del mondo. 32 giocatori da tutto il mondo (5 dall'Europa, una delle regioni più rappresentate) si sono scontrati con un nuovo sistema a punti (8 al primo classificato, 7 al secondo e così via). I primi due giorni di battaglie hanno visto un totale di 10 partite in cui i giocatori, divisi in 4 lobby, si sono scontrati per accumulare quanti più punti possibile. Il terzo giorno i primi 8 classificati hanno disputato la finale che ha usato il nuovo sistema dello scacco.

Dopo aver azzerato il punteggio dei giorni precedenti, il primo degli 8 finalisti ad aver accumulato 18 punti ha messo gli altri sotto scacco, da qui gli sarebbe bastata una singola vittoria per essere incoronato campione del mondo. Ci sono volute cinque partite ma alla fine, a confermare l'andamento dei primi due giorni che ha visto i giocatori cinesi dominare la classifica, è stato XunGe a portarsi a casa il titolo di campione mondiale e 150mila dei 456mila dollari di montepremi. La vittoria, purtroppo, è stata leggermente anti-climatica perché il vincitore si trovava su un palco in Cina quando è diventato campione del mondo e la distanza tra caster, presentatori e giocatori si è sentita parecchio in quel momento. Michael Sherman Global Esports Manager di TFT, ha voluto rassicurare i fan per quanto riguarda proprio questo aspetto: "Siamo attivamente esplorando delle opzioni per creare degli eventi fisici perché sappiamo che i nostri fan li vogliono - ha detto - Non siamo ancora pronti a portare i giocatori in LAN ma possiamo dirvi che ci saranno eventi di persona".

“Premeremo il testo reset”

XunGe è il nuovo campione mondiale di Teamfight Tactics
XunGe è il nuovo campione mondiale di Teamfight Tactics

Nonostante il relativo successo di questo mondiale, che ha avuto 18mila spettatori medi sulla stream ufficiale, Teamfight Tactics si trova a un crocevia che determinerà il suo futuro esportivo. Sei mesi fa, quando Michael Sherman ha accettato il ruolo di Global Esports Manager di TFT, lo ha fatto a una condizione: "poter premere il tasto reset. Abbiamo ripensato la nostra missione con l'obiettivo di rendere le competizioni di TFT ancora più accessibili quindi questo sarà uno dei pilastri su cui costruiremo". Una volta superata la barriera di ingresso data dalla struttura di gioco e delle tantissime icone, Teamfight Tactics diventa un gioco tanto rilassante quanto competitivo e in questa unicità Riot vuole andare a costruire una nicchia di giocatori appassionati.

"In Cina - continua Sherman - c'è un torneo open a cui possono partecipare decine di migliaia di giocatori; è una cosa che ci piace e che potrebbe arrivare anche da noi. É questo che intendo quando dico che voglio prendere il meglio di ogni regione per portarlo sulla scena globale. Il 2023 sarà l'anno 1 degli esport di TFT ma non sarà un anno di cambiamento radicale, prendete ad esempio l'esport di Valorant, solo l'anno prossimo sarà nella sua forma definitiva e il gioco è uscito nel 2018. Teamfight Tactics inizia ora la sua evoluzione esportiva che si completerà nei prossimi 2/3 anni. TFT è stato molto facile da sviluppare, ci abbiamo messo 5 mesi, mentre per fare Valorant ci abbiamo messo 5 anni. Costruendolo abbiamo sempre pensato agli esport ma stiamo ancora affrontando le conseguenze dell'essere arrivati sul mercato così velocemente".

Una questione di identità

Il grande palco costruito da Riot Games e GGTEch per ospitare i mondiali di Teamfight Tactics
Il grande palco costruito da Riot Games e GGTEch per ospitare i mondiali di Teamfight Tactics

Due cose ci hanno particolarmente colpito analizzando più a fondo Teamfight Tactics in occasione di questi mondiali: la prima è che la modalità competitiva è la più giocata del titolo e la seconda è il supporto che Riot sta dando al sistema delle co-stream. Essendo un gioco individuale, seguire un content creator è molto più intuitivo che seguire una trasmissione in cui 8 partite vengono disputate contemporaneamente. Per questo le collaborazioni e le trasmissioni dei singoli giocatori/content creator saranno una parte fondamentale del nuovo corso di TFT. Il problema, però, è più identitario che organizzativo perché nel mondo sono nati modi molto diversi di vivere il lato competitivo dell'auto-chess di Riot.

"Ci siamo chiesti fin da subito - continua Sherman - 'come facciamo a creare un'identità chiara per gli esport di TFT?' Andare in una direzione omogenea, globale e conforme, non è la strada giusta secondo me. Vogliamo rendere queste competizioni più popolari, certo, ma dobbiamo avere aspettative specifiche per ogni regione. Quando guardiamo ai giocatori capiamo quanto il gioco sia accessibile dal fatto che le partite classificate sono la modalità più usata, un unicum nel nostro parco titoli. Vogliamo assicurarci che l'ecosistema sia fedele a tutto ciò che in Teamfight Tactics motiva i giocatori a competere e migliorare. Per realizzare questa visione ci servono più persone ma prima di assumerle dobbiamo capire in quali aree ci serve dell'esperienza specifica".

Un esport per giocatori prima che per spettatori

Michael Sherman, al centro, Global Esports Manager di TFT, racconta il futuro dell'esport
Michael Sherman, al centro, Global Esports Manager di TFT, racconta il futuro dell'esport

La soluzione a cui sta lavorando Riot è rendere Teamfight Tactics un esport per giocatori, prima che per spettatori, sfruttando l'accessibilità della modalità classificata e un nuovo sistema di gestione delle competizioni. Non abbiamo avuto conferme dirette ma, come faranno per Valorant, è probabile che vedremo un sistema di organizzazione di tornei "in client" ovvero direttamente nel menù di gioco. In quest'ottica tutti i tasselli presentati finora si allineano: ecosistema diffuso, bassa barriera di ingresso, content creator con cui familiarizzare e, in cima alla piramide, competizioni di massimo livello che, per i più dediti, risultano accessibili. Se Riot sposerà questo approccio realmente grassroots (quindi legato alla base di giocatori e fan) l'industria dei videogiochi competitivi non potrà che uscirne più solida.

Per quanto riguarda la sostenibilità di questi grandi piani, Sherman ha sottolineato che "la nostra priorità è l'engagement, non la revenue, non vogliamo spendere il nostro tempo nell'irrigidirci come abbiamo fatto con LoL perché i partner mettono barriere e limiti. Tutto diventa più imballato nelle operazioni e per cambiare le cose devi coinvolgere più stakeholder. Ora il nostro primo obiettivo non sono i partner e come Riot possiamo permetterci questa mossa. Io sono contento della strada su cui TFT è, quando ho accettato questo ruolo mi sono detto 'il mio intervento non possono essere aggiustamenti, serve ricostruire e il mio obiettivo è rivoluzionare quello che le persone pensano dell'eSport di TFT".