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Transformers: Il risveglio, la recensione del nuovo film sui robottoni Hasbro

Il reboot cinematografico dei Transformers prosegue con un film spettacolare, ma anonimo: scopriamolo nella recensione di Transformers: Il risveglio.

SPECIALE di Christian Colli   —   08/06/2023
Transformers: Il risveglio, la recensione del nuovo film sui robottoni Hasbro

Quattro anni fa Bumblebee ha dimostrato che un altro Transformers è possibile: un nuovo modo di intendere il franchise Hasbro dopo che Michael Bay lo aveva portato al cinema per un decennio tra mille esplosioni, tanta computer grafica e ben poco rispetto per i giocattoli con cui sono cresciuti milioni di bambini dagli anni '80 in poi. Il film di Travis Knight, sfruttando come assoluto protagonista l'Autobot giallo - e la brava Hailee Steinfeld - era riuscito a reinterpretare i Transformers in salsa Amblin, con una specie di favola fantascientifica che prima metteva in scena i sentimenti e poi le mazzate robotiche. La rotta era tracciata, insomma: tutta nuova, un reboot da scrivere seguendo nuove regole.

E poi è arrivato Transformers: Rise of the Beasts, così si intitola in inglese. Il timone è stato affidato a Steven Caple Jr. (Creed II) che ha proseguito la storia cominciata nel 2019, scegliendo però un'altra direzione ancora, una sorta di compromesso col cosiddetto Bayverse che non ci ha convinti al 100% e nella nostra recensione di Transformers: Il risveglio, com'è stato ribattezzato in italiano, vi spieghiamo perché.

Tutti contro Unicron

Optimus Prime in una scena di Transformers: Il risveglio
Optimus Prime in una scena di Transformers: Il risveglio

Fortemente ispirato a Beast Wars, sequel/spin-off in computer grafica che risale al 1996 e che ancora oggi resta una delle serie animate più famose e apprezzate nell'immaginario dei Transformers, Il risveglio è un film che prende spunti un po' di qua e un po' di là, mescolandoli in modo confuso per imbastire una nuova storia che spunta un elenco di caratteristiche arcinote: c'è il giovane eroe che non crede in sé stesso ma che trova il coraggio nel momento della disfatta; il leader tormentato che cambia prospettiva prima che finisca il film; l'immancabile spalla comica; il cattivone spietato; la battaglia finale contro un esercito di nemici in maggioranza numerica. Tutte cose che abbiamo visto e rivisto nei film di Michael Bay, con la differenza che in Transformers: Il risveglio la trama si capisce, i personaggi non sono odiosi e i robot hanno una personalità.

Noah Diaz è il nuovo protagonista, un incrocio tra il Sam Witwicky dei primi Transformers e la Charlie Watson di Bumblebee: ex militare col pallino per l'elettronica, Noah cerca un lavoro nella Brooklyn del '94 per sostenere la famiglia e, in particolare, aiutare il fratellino malato. Una serie di sfortunate circostanze lo porta a conoscere Mirage, uno degli Autobot giunti sulla Terra anni prima, proprio mentre una giovane archeologa, Elena, attiva involontariamente un manufatto che potrebbe riportare sul pianeta Optimus Prime e i suoi su Cybertron... ma anche attirare l'attenzione di Unicron, un immenso e mostruoso Transformer che si nutre di pianeti. Braccati da un trittico di Terrorcon capitanati dal micidiale Scourge, gli Autobot e i loro nuovi compagni umani stringono un'alleanza coi Maximal, un'altra specie di Transformer arrivati sulla Terra milioni di anni prima proprio per sfuggire alla furia di Unicron: è una corsa contro il tempo che condurrà i protagonisti da un angolo all'altro del mondo.

Da sinistra a destra: Optimus Primal, Cheetor, Wheeljack e Arcee
Da sinistra a destra: Optimus Primal, Cheetor, Wheeljack e Arcee

La trama di Transformers: Il risveglio si perde negli andirivieni della nuova mitologia, che fa un riferimento di sfuggita agli eventi di Bumblebee e toglie ogni dubbio circa la natura del film, un sequel a tutti gli effetti di quella pellicola che a quelle di Bay - qui ancora in veste di produttore - si rifà soltanto nelle dinamiche e nei richiami musicali. Il compromesso di cui si parlava sopra è proprio questo: Staple Jr. ricalcola al ribasso i sentimenti per schiacciare l'acceleratore sull'azione. Non c'è neppure una storia d'amore, e persino il personaggio di Bumblebee - da sempre idolo dei più piccini - è messo da parte quasi subito per fare spazio a Mirage, una spalla comica un pelino più adulta che rappresenta il lato più umano dei Transformers: personaggio riuscito fino a un certo punto, non tanto per l'ironia forzata quanto per i dialoghi infarciti di bro, yo! e cool che rasentano lo stucchevole.

Mirage e Noah (Anthony Ramos) in una scena del film
Mirage e Noah (Anthony Ramos) in una scena del film

Nonostante abbiano un ruolo decisamente meno incisivo, gli Autobot e i Maximal sono sufficientemente caratterizzati attraverso scene e dialoghi, ma sarebbe stato interessante esplorarli meglio, specie il rapporto tra Optimus Primal e Airazor: in un certo senso, Staple Jr. ha fatto benissimo a metterli in disparte per concentrarsi solo su alcuni personaggi, laddove Bay si ostinava a ricordarci della loro esistenza con pessime battute e un umorismo livello Vanzina, ma si avverte il sospetto che abbia sprecato un'occasione, anche perché il film dura poco più di due ore e qualche minuto si sarebbe potuto dedicare a raccontare meglio il legame che unisce gli Autobot sulla Terra. Invece, Transformers: Il risveglio si concentra tutto sulla diffidenza di Optimus Prime nei confronti dell'umanità e sul suo ruolo di leader, una storia già raccontata nei film e nei cartoon.

Più positivo il nostro giudizio sui protagonisti umani, anche se Elena batte Noah di diverse lunghezze. Dominique Fishback è semplicemente più espressiva e accattivante, ed è un peccato che il suo personaggio non viva una vera e propria evoluzione come succede a Noah. Quest'ultimo è un eroe convincente, se non altro perché ci è apparso molto più credibile rispetto ai suoi predecessori nel Bayverse, ma Anthony Ramos, che lo interpreta, manca di carisma. E questo potrebbe essere un problema se si considera il finale del film e il futuro che suggerisce per il franchise.

Bee o Bay?

Scourge è il principale antagonista di Transformers: Il risveglio
Scourge è il principale antagonista di Transformers: Il risveglio

I nemici, d'altro canto, sono il punto debole di una narrativa frettolosa, ma messa a fuoco. Pur non essendo Megatron, Scourge funziona nel suo essere malvagio per il solo gusto di esserlo, mentre i suoi compari Battletrap e Nightbird esistono solo per suonarle agli Autobot con cattiveria. Sotto questo punto di vista, non si può dire che Transformers: Il risveglio sia un film mal riuscito: sospesa l'incredulità di vedere dei robot giganti che si menano per cinque minuti abbondanti in mezzo alla strada senza che passi anima viva o arrivino le forze dell'ordine, le scene d'azione ci sono apparse misurate e comprensibili. Forse è anche per questo che la sceneggiatura sposta l'azione nelle praterie del Perù durante la seconda metà del film, dove il regista può sbizzarrirsi con una lunga battaglia campale - caratterizzata anche da qualche interessante piano sequenza - in cui i robot in computer grafica si affrontano alla loro massima potenza, impiegando armi da fuoco e da mischia.

In questo senso, Transformers: Il risveglio è un film indubbiamente spettacolare e soprattutto è un film sui Transformers. Gli umani hanno un ruolo importante anche nello scontro finale, ma Staple Jr. si ricorda sempre chi sono i veri protagonisti della pellicola e inscena tutto con intelligenza... anche quando il film sembra diventare una pellicola di Vanquish, ma a quel punto siamo nelle battute finali e tutto è così esageratamente assurdo che si perdona quella che apparentemente sembra una scelta ardita, ma che nell'ottica dei prossimi film ha perfettamente senso, specie se si ha una certa familiarità coi giocattoli Hasbro.

Gli Autobot incontrano i Maximal in una scena di Transformers: Il risveglio
Gli Autobot incontrano i Maximal in una scena di Transformers: Il risveglio

Pur essendo molto più avventuroso e ambizioso di Bumblebee, Transformers: Il risveglio manca quasi completamente di quell'intimità familiare che impreziosisce la pellicola precedente - qui limitata al rapporto di Noah col fratellino - preferendole una spettacolarità chiassosa e commerciale. Quantomeno la produzione ha limitato le influenze dei primi film, pertanto anche la caratterizzazione dei personaggi è rimasta in linea col reboot, e quindi più asciutto e reminiscente dei vecchi cartoni animati rispetto ai look confusi e inutilmente complicati di quelli che oggi chiamiamo Bayformers.

In questo senso, Il risveglio sembra decisamente una pellicola di transizione, come del resto è visto che Paramount Pictures ha messo in conto almeno altri due film; al contempo, tuttavia, si ha la netta sensazione che ancora non abbiano capito cosa fare con questo franchise, che direzione prendere, a quale pubblico rivolgersi. Sembrava che Bumblebee avesse tracciato la rotta, si diceva, ma ora non ne siamo più tanto sicuri.

Conclusioni

Multiplayer.it

6.5

Transformers: Il risveglio si spoglia delle caratteristiche che ci avevano fatto apprezzare Bumblebee per abbracciare la natura più action della fortunata serie cinematografica, pur restando nei confini della decenza che Michael Bay aveva scavalcato senza neppure guardarsi indietro. Il risultato è un film chiassoso ma spettacolare, con una trama dritta e un cast umano piacevole e mai invadente, che però si perde in una baraonda di cliché e combattimenti che stentano a meravigliare. Da vedere se amate i Transformers o cercate un film avventuroso che non duri troppo per una serata in compagnia.

PRO

  • Ottimi i Maximal e i nuovi protagonisti umani
  • Una storia dritta con scene d'azione chiare e spettacolari
  • Siamo davvero curiosi di scoprire come proseguirà la storia

CONTRO

  • Non tutti i personaggi sono caratterizzati a dovere
  • Alcuni dialoghi sono davvero imbarazzanti
  • Bumblebee era una pellicola più intima e coraggiosa