Nel 2007 tale era la meraviglia di vedere i Transformers prendere vita sul grande schermo che diventava facile perdonare gli scivoloni di Michael Bay, regista più attento al volume delle esplosioni che alla profondità di una sceneggiatura. Le brutte gag scivolavano in secondo piano insieme alla superficialità del protagonista: insomma, Optimus Prime e Megatron se le davano di santa ragione in un turbinio di straordinari effetti speciali, che altro importava? Nel sequel però cominciava a essere già più complicato giustificare i peti di Jetfire o i testicoli penzolanti di Devastator e se nel terzo film la spettacolarità dell'ultimo atto poteva farci perdonare un'ora e mezza di pessima cinematografia, gli ultimi due lungometraggi, una volta esaurito quel senso di meraviglia, sono riusciti a essere semplicemente indifendibili. Grimlock ridotto a un cagnolino anche no, eh.
I Transformers di Michael Bay parlavano come teenager in piena crisi ormonale; rozzi e antipatici, erano il retroscena delle beghe di un cast umano meschino e materialista al limite della sopportabilità. E soprattutto mancava il rispetto nei confronti di un franchise storico che vantava una mitologia ricca e sfaccettata, nei film costantemente riscritta e contraddetta senza motivi precisi. In questo senso, Bumblebee non è neanche un prequel, ma una specie di reboot. Diretto dal bravo Travis Knight di Kubo e la Spada Magica, il nuovo film sui Transformers ci ha stupito ed emozionato come non ci capitava da tempo, ricordandoci i film della Amblin Entertainment con cui siamo cresciuti negli anni '80 e '90, in particolare E.T. Paragone azzardato? Continuate a leggere.
La storia in pillole
I primissimi minuti di Bumblebee sono un tributo ai Transformers degli anni '80, a chi ha posseduto almeno un giocattolo della Hasbro e a tutti quei videogiocatori che sono rimasti orfani dei bellissimi action game sviluppati da High Moon Studios qualche anno fa: Travis Knight ci racconta la disperata resistenza degli Autobot e ci spiega come Bumblebee sia partito alla volta della Terra. Inseguito dai Decepticon, il cybertroniano si imbatte in un convoglio militare, perde la voce - ormai una caratteristica iconica del personaggio, inaugurata proprio da Bay nel primo lungometraggio del 2007 - e si imbatte in Charlie Watson, una ragazzina problematica interpretata dalla brava Hailee Steinfeld.
Charlie non è una bomba sexy come la Mikaela di Megan Fox e non è stupida e superficiale come il Sam di Shia LeBeouf: è un personaggio sfaccettato che cerca disperatamente di ritrovarsi dopo la morte del padre. L'incontro con Bumblebee le cambierà la vita. Persa la voce e una parte della memoria, Bee è un gigantesco cucciolo alieno smarrito che stringe con la ragazza un'amicizia importante, pur combinando guai a più non posso a causa della sua stazza e della sua goffaggine. L'arrivo di un paio di Decepticon, però, incasinerà la vita di entrambi e Bumblebee dovrà combattere per la propria salvezza e anche quella della Terra, nuovo obiettivo dei cybertroniani malvagi che adesso conoscono la nuova meta di Optimus Prime e dei suoi alleati.
Bumblebee telefono casa
Che ci sia un regista diverso dietro la macchina da presa si capisce nell'arco di cinque minuti. Bumblebee non è una storia fantascientifica di guerra e battaglie all'ultimo proiettile: quest'ultime, anzi, si ritagliano qualche minuto all'inizio e alla fine, lasciando molto più spazio al rapporto tra Charlie e l'Autobot giallo. Knight calca la mano sull'espressività e la mimica facciale di Bumblebee, sfruttando l'escamotage della voce non tanto come un elemento iconico forzato, ma come uno strumento narrativo vero e proprio che dà spessore al personaggio. Charlie, dal canto suo, è una protagonista con cui è facile relazionarsi. Steinfeld si rivela più a suo agio nei momenti drammatici che in quelli umoristici, ma ha una carica e un entusiasmo contagiosi e il suo percorso, nell'arco delle due orette che dura Bumblebee, è davvero coinvolgente.
Anche la famiglia Watson si ritaglia dei siparietti molto più divertenti e gustosi rispetto al cattivo gusto dei Witwicky nella pentalogia di Michael Bay. È in particolare la mamma di Charlie - la sempre bravissima Pamela Adlon - a rubare la scena al marito e al figlioletto, ma la loro esistenza, nell'economia della storia, è giustificata e contestualizzata in modo intelligente. Un po' meno incisivo il vicino di casa e spasimante di Charlie, Memo: Jorge Lendeborg Jr. non ha molto materiale su cui lavorare, ma risulta comunque un comprimario piacevole. John Cena interpreta invece il colonnello Jack Burns del Settore 7, un antagonista piuttosto banale che incarna la figura del soldato tutto d'un pezzo, pur riservando qualche sorpresa che non lo rende completamente scontato. Da notare che Bumblebee mantiene alcuni collegamenti col franchise cinematografico di Michael Bay, come il suddetto Settore 7 e il giovane agente Simmons, pur deviando in modo importante dalla storia originale.
Sul fronte della computer grafica, invece, Bumblebee rappresenta un altro, eccellente punto di distacco nei confronti dei cosiddetti Bayformers. Knight ha preferito snellire il design dei robot, eliminando gli ingranaggi e le lamiere che li contraddistinguevano per rappresentarli con fattezze più simili a quelli della mitica Generation 1. Bumblebee si trasforma in un maggiolino e mantiene una silhouette riconoscibile per tutto il film, mentre i suoi avversari - Dropkick e la spietata Shatter - sono Decepticon capaci di trasformarsi sia in velivoli che in automobili. Il risultato non è solo un aspetto più coerente e morbido, ma anche più chiaro soprattutto nelle scene d'azione nitide, comprensibili e ottimamente coreografate. Nel film compaiono diversi Transformers - per esempio Cliffjumper e Blitzwing, tra gli altri - ma le scene cruciali sono incentrate su un numero risicato di cybertroniani, una scelta saggia che dà agli scontri un sapore più intimo, consentendo anche una maggiore caratterizzazione dei personaggi coinvolti.
Conclusioni
Multiplayer.it
8.0
Bumblebee vuole essere un punto di ripartenza che mira a dare ai Transformers quella dimensione e quel rispetto che sono mancati per almeno quattro film su cinque. In questo senso, il film di Travis Knight è una bella favola, un'avventura decisamente anni '80 - come ci ricorda continuamente la colonna sonora - che fa sorridere e fa riflettere e in qualche caso pesca a piene mani nella cinematografia spielberghiana, instaurando quel senso di meraviglia, stupore e compiacimento che avevamo dimenticato tra un'esplosione e l'altra per quasi dieci anni.
PRO
- Personaggi ottimamente caratterizzati
- Scene d'azione chiare e comprensibili
CONTRO
- La storia non è esattamente originalissima
- Avremmo voluto vedere più scene su Cybertron