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Tim Schafer parla della difficoltà negli attuali videogame

Qualcuno gli ha fornito anche suggerimenti particolari

NOTIZIA di Tommaso Pugliese   —   23/06/2015

Nel corso di una lunga intervista con USGamer, il leggendario game designer Tim Schafer ha fatto il punto sull'accessibilità dei videogame e sul grado di difficoltà di alcuni di essi, parlando in particolare dei meccanismi puzzle che caratterizzano le sue avventure.

Nel pianificare un titolo come Broken Age, Schafer ha provato a far sì che i giocatori usassero la testa, ma senza indurli a chiudere il gioco per la frustrazione di fronte alle difficoltà. Un approccio che però spesso si scontra con il suo opposto, vale a dire l'assoluta mancanza di sfida, spesso messa in campo proprio per evitare che determinati utenti vengano tagliati fuori dall'esperienza.

"Ricordo che un'importante persona che lavora per Microsoft mi disse: 'Ci sono vincitori e perdenti, là fuori. Dovresti fare giochi per perdenti, perché sono in netta maggioranza'", ha rivelato Schafer. "Penso che però ci sia stata una reazione in tal senso, vedi ad esempio le persone che giocano con Super Meat Boy, Spelunky o Bloodborne. C'è una certa nostalgia per il non sapere sempre cosa sta succedendo, per il non sentirsi dire sempre cosa fare e doverlo capire da soli. (...) Una risposta a un periodo, quello dal 2000 al 2005, in cui i videogame fornivano troppa assistenza ai giocatori."