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Call of Duty: WWII, il ritorno alla Seconda Guerra Mondiale ha fatto centro?

Call of Duty: WWII risolleverà l'attenzione dei giocatori verso la serie?

NOTIZIA di Davide Spotti   —   03/11/2017

Al debutto nella giornata di oggi, Call of Duty: WWII ha già raccolto ottimi pareri nelle prime recensioni apparse online nelle ultime ore. Nel complesso sembra proprio che il ritorno alla Seconda Guerra Mondiale sia stata una scelta azzeccata e forse anche inevitabile per tornare a un approccio più classico dopo la svolta futuristica degli ultimi anni, quella stessa svolta che ha provocato un lento ma progressivo disinteresse da parte del grande pubblico e una flessione dei numeri cui ci aveva abituato il franchise all'apice del successo.

Nei mesi che hanno preceduto la release, Sledgehammer Games e Activision hanno cercato di calcare la mano sulla nuova avventura single-player che si può vivere nel gioco. Nei panni del soldato Ronald "Red" Daniels si attraversano varie fasi del conflitto, viste rigorosamente dalla prospettiva americana, dall'immancabile sbarco in Normandia fino al cuore del Terzo Reich. Come viene sottolineato da Tommaso Valentini in sede di recensione, le note positive legate al miglioramento delle fasi stealth in alcuni segmenti della campagna si contrappongono agli annosi problemi che ancora affliggono l'intelligenza artificiale, con passi in avanti pressoché nulli rispetto al passato.

Call of Duty: WWII, il ritorno alla Seconda Guerra Mondiale ha fatto centro?

Senza sorprese, la storia di guerra che viene raccontata in Call of Duty: WWII non offre particolari guizzi rispetto alle vecchie campagne ambientate nei primi anni '40. La trama si dispiega con buon ritmo e pur nella sua abituale brevità non manca di offrire alcuni momenti particolarmente coinvolgenti. Sensazioni che sono state ottimamente riassunte nell'ultimo, spettacolare trailer mostrato proprio all'inizio della settimana alla Paris Games Week. Ciò nondimeno chi sperava in una rilettura del conflitto con nuovi filtri, qualche colpo di scena di spessore e più in generale quel coraggio creativo di cui si avrebbe bisogno per tratteggiare un argomento complesso come il secondo conflitto mondiale, potrebbe comunque non restare completamente soddisfatto.

La novità che più di tutte si fa portatrice di questo ritorno al passato è la rigenerazione della salute, non più automatica ma da guadagnare mediante il recupero dei medikit presenti nelle mappe o l'ausilio del supporto medico sul campo di battaglia. Si rivede insomma una caratteristica di gioco molto classica e come ha spiegato il game director Michael Condrey in questa intervista, si è trattato di una decisione presa nella piena consapevolezza di fare una cosa gradita ai fan.

"È stata una decisione molto consapevole e intenzionale. Una delle cose di cui abbiamo parlato è il tema del soldato comune, dell'uomo comune. Era un ragazzo di 20 anni mandato in guerra con tutto quello che avevano a disposizione all'epoca. Non era un soldato super esperto, con l'equipaggiamento, l'addestramento, l'arsenale e le informazioni per essere un soldato d'elite, come invece è stato nei nostri ultimi giochi. Quando si ascoltano le storie delle condizioni brutali, della paura, della fame e del freddo che hanno sofferto... non ci si concentra più solo sulla battaglia nel momento in cui si trova una mitragliatrice tedesca proprio di fronte a sé. Si rende necessario essere molto più ponderati e strategici. La squadra diventa più importante e il medico assume un ruolo cruciale per rimanere in vita".

Peraltro Sledgehammer dice anche di aver rivisto la struttura dei checkpoint per risparmiare il più possibile sensazioni negative ai giocatori durante la progressione. Il risultato è un'esperienza un po' più avvincente da fruire senza mai sfociare nella frustrazione. "Non vogliamo che siate troppo frustrati dalla difficoltà; vogliamo che riusciate a padroneggiare il sistema dei medikit. Abbiamo speso molto tempo osservando i dati sulle morti dei giocatori, per valutare se alcuni strumenti non fossero posizionati come si deve".

Call of Duty: WWII, il ritorno alla Seconda Guerra Mondiale ha fatto centro?

Per quanto la modalità single-player giochi ancora la sua parte agli occhi di una fetta del pubblico - basti pensare a titoli come Titanfall o Star Wars: Battlefront che ne erano sprovvisti e poi hanno cambiato rotta - è quasi scontato dire che la componente principale di Call of Duty: WWII rimane ancora quella multiplayer. Alcune novità non mancano nemmeno su questo versante, a partire dall'hub centrale dove i giocatori possono scegliere le missioni quotidiane o provare i mini giochi e gli scontri uno contro uno, ma abbiamo anche l'avvincente modalità Guerra e la nuova ripartizione dell'utenza in divisioni. Come era logico aspettarsi, il ritorno alle origini ha avuto influssi positivi anche sullo svolgimento stesso delle partite, che sono state liberate da inutili orpelli e rese un po' meno frenetiche rispetto agli ultimi capitoli della serie. Chiude il quadro il ritorno dell'apprezzata modalità zombie fino ad un massimo di quattro giocatori, che peraltro si dimostra perfettamente in linea con la tradizione.

Detto questo, non ci resta che attendere il responso del mercato per capire se il cambio di rotta impartito da Activision si rivelerà vincente anche dal punto di vista commerciale. E voi che ne pensate? Darete un'altra possibilità a Call of Duty o questo ritorno alle origini vi lascia comunque qualche perplessità? Fatecelo sapere nei commenti!