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Draghi dal Giappone

L'eco dei tempi che furono arriva al lancio di Xbox One con un titolo molto atteso dagli hardcore gamer

RECENSIONE di Antonio Jodice   —   18/11/2013
Draghi dal Giappone

Per quanto possa sembrare strano, Crimson Dragon ha condiviso lo stesso destino di Ryse: Son of Rome. Entrambi, infatti, erano nati come giochi per Kinect su Xbox 360 e sono poi diventati due dei titoli di lancio di Xbox One che del Kinect fanno uso solo marginalmente. Diversa, di molto, è però la qualità produttiva e laddove Ryse è diventato un tripla A che spinge Xbox One anche e soprattutto sotto il profilo tecnico, Crimson Dragon si limita a uscire tra i titoli in digital delivery apportando a una struttura evidentemente current gen una risoluzione più alta e qualche effetto di luce. Il gioco merita tutta l'attenzione possibile, però, perché è frutto del lavoro di quel che resta del Team Andromeda, ovvero quel gruppo di programmatori che avevano dato vita alla saga di Panzer Dragoon, uno degli shooter più famosi e amati della storia di Sega Saturn, poi sfociata sulla prima Xbox con l'ottimo Orta.

I draghi di Crimson Dragon volano meno alti di quanto avremmo sperato

Cosa resta degli anni '90

Le meccaniche di Crimson Dragon sono le stesse dei giochi di cui è l'ideale successore con il giocatore che cavalca un drago e percorre una serie di ambientazioni su binari, avendo solo la possibilità di spostarsi sullo schermo e di indirizzare i colpi che partono dalle fauci dell'animale. La storia è assolutamente pretestuosa ed è raccontata solo attraverso una voce narrante su schermate animate in due dimensioni con degli artwork o attraverso una serie di dialoghi con i personaggi dell'esercito che cercano di debellare un'epidemia che sta dilagando sul pianeta Draco, in via di colonizzazione.

Draghi dal Giappone

Non ci sono scene in computer grafica, ma neanche col motore di gioco, facendo ben capire che il fulcro di tutto è il gameplay vero e proprio, che è, come detto, molto simile agli originali, ma che differisce in alcuni punti molto importanti. Ogni livello si divide in più fasi, le sezioni in cui si eliminano i nemici che via via si presentano su schermo, quelle in cui si devono raccogliere dei power up che danno crediti e oggetti e i boss fight. Al termine di un livello, un riepilogo ci dice quanti crediti abbiamo accumulato, quali poteri da poter attivare e gli anticorpi che sono necessari per avere accesso alle missioni successive in aree in cui il nostro drago sulle prime non può volare. Tra una missione e l'altra ci si dirige alla parte gestionale, molto complessa, con la quale si può dar da mangiare al drago per farlo salire di livello, gli si possono dare nuove abilità, lo si può far evolvere a una specie superiore, riportandolo al primo livello, o gli si può cambiare l'allineamento rispetto a uno degli elementi terrestri. Ci sono due draghi tra cui poter scegliere, ma se ne possono comprare altri, a seconda del proprio stile di gioco, ovviamente. Nello store si possono poi comprare pacchetti di oggetti per il drago, gemme che consentono di continuare a giocare quando si muore e quelle che servono per l'evoluzione, lo si fa utilizzando i crediti vinti in gioco, non ci sono microtransazioni di sorta.

Draghi dal Giappone

Questo ci dice molto sulla struttura dei livelli che sono una serie di brevi missioni, che dividono le stesse ambientazioni, da ripetere per collezionare quel che serve per potenziare il drago e andare avanti nel gioco. Il sistema funziona, considerando che ci sono aggiunte come la possibilità di portarsi dietro un altro dragone che agisce da companion e che può essere posizionato davanti o dietro a noi e col quale si possono effettuare degli attacchi in combo. Tra l'altro, avendo degli amici in lista che stanno giocando con Crimson Dragon, il loro drago può essere acquistato, sempre coi crediti, e usato nella propria campagna. Il problema è che la struttura scarna e i livelli, evidentemente disegnati per essere giocati più volte per accumulare esperienza e crediti, disperdono quasi completamente l'epicità che ci si aspetterebbe da questo gioco, a cui mancano battaglie indimenticabili, livelli più strutturati, ripetendo la sensazione che si provava giocando alla versione per mobile sviluppata un anno fa, sempre dallo stesso team. Foreste, laghi e caverne sono spogli e i brividi che si provavano giocando a Panzer Dragoon qui sono solo un ricordo. Anche dal punto di vista tecnico è stato fatto poco, se non nulla, per il passaggio a Xbox One coi livelli e le ambientazioni che hanno evidentemente un dettaglio pensato per un altro hardware, aiutati solo dai 1080p, dall'alta risoluzione e da alcuni effetti di luce che qui vanno via senz'altro più lisci, ma a parte questo c'è davvero poco altro.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.0
Lettori (43)
5.5
Il tuo voto

Crimson Dragon è figlio di un budget non stellare e farà piacere a chi aveva voglia di respirare un'aria che manca dal mondo dei videogiochi da troppo tempo, ovvero da quando Panzer Dragoon faceva sognare gli amanti di un certo tipo di shooter che oramai non si fanno più, o quasi. Purtroppo, se dal punto di vista della gestione del drago, Crimson Dragon offre tante sfaccettature, tutto il contorno e l'epicità che ci si aspetterebbe di trovare sono smorzati da un contesto tecnico e artistico risicato che non riesce a coinvolgere quanto sarebbe lecito aspettarsi. È un gioco in digital delivery e quindi il costo è contenuto, i nostalgici avranno comunque la curiosità di vedere e di provare a vedere l'effetto che fa.

PRO

  • Meccaniche antiche, ma sempre valide
  • La gestione dei draghi complessa al punto giusto
  • Niente microtransazioni

CONTRO

  • Tecnicamente non è next gen
  • Il level design lascia a desiderare