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Alle origini del mito

La collection della trilogia dei remake delle conversioni degli originali? Obiezione!

RECENSIONE di Michele Maria Lamberti   —   18/12/2014

Ah, cara vecchia Capcom. Oggi come oggi vanno molto di moda raccolte e rimasterizzazioni varie, complice il passaggio di generazione, ma bisogna dare il "merito" alla casa di Osaka di essere stata la prima, in tempi nient'affatto sospetti (parliamo delle tremila edizioni di Street Fighter II, primi anni '90!) ad intraprendere questa politica, e di averla portata in avanti di lì in poi con una persistenza ed una nonchalance assolutamente commoventi. Se poi la commozione debba essere per Capcom che si ostina a mungere non già i propri franchise, ma proprio i singoli giochi, anche quando è chiaro che latte non ce n'è più, o per il pubblico che evidentemente continua ad assecondare pratiche di questo tipo, sarà oggetto di un altro articolo. Come tante altre serie della Grande C, seguire la storia commerciale dei vari episodi di Ace Attorney è un compito arduo, tra gli episodi originali per Game Boy Advance, i remake su Nintendo DS, le localizzazioni di questi ultimi e le conversioni per altri formati, portatili e non. Senza contare poi seguiti, spin-off e crossover, che qui non interessano, sappiate solo che tutto questo ha portato al qui presente Trilogy, ossia la collezione dei primi tre storici titoli, per molti fan, non senza ragione, ancora insuperati.

I primi tre grandiosi Ace Attorney in un unico, comodo pacchetto, ma c'è spazio per qualche obiezione.

Il processo del secolo

Visto il proliferare di conversioni di cui diciamo poco sopra, c'è una buona possibilità che una larga fetta di videogiocatori abbia avuto a che fare perlomeno con uno tra Phoenix Wright: Ace Attorney, Justice For All e Trials And Tribulations, i tre titoli inclusi in questa raccolta. Conoscerne anche uno solo equivale, dal punto di vista della struttura ludica, a conoscerli tutti.

Alle origini del mito

Siamo di fronte sostanzialmente a delle visual novel, genere tutto giapponese ma che proprio l'avvocato Wright ha contribuito a sdoganare alla grande qui da noi, vale a dire un gioco estremamente lineare, il cui obiettivo principe è raccontare una storia molto complessa, tramite schermate semi-animate e tonnellate di testo. Per via della particolare ambientazione giudiziaria, Ace Attorney però ha sempre accompagnato alla sua anima da visual novel una sezione investigativa riminiscente delle vecchie avventure grafiche, con tanto pixel hunting alla ricerca di ogni singolo indizio utile, e la necessità, per andare avanti, dell'uso della logica nelle fasi processuali. Fasi processuali e sezioni investigative sono proprio i due "tronconi" nei quali si suddivide l'azione di gioco, e se queste ultime, come dicevamo, ci vedono spostarci di ambientazione in ambientazione, a caccia di indizi e di prove nonché di eventuali testimoni con cui intavolare lunghi dialoghi, le prime si svolgono interamente in aule di tribunale dove non vige la classica presunzione d'innocenza, bensì il suo esatto contrario.

Alle origini del mito

L'accusato si presenta davanti al giudice praticamente già condannato e sta a Wright scagionarlo, contro interrogando i vari testimoni prodotti dall'accusa, pressandoli su ogni punto debole delle loro dichiarazioni e mostrando al momento giusto la prova che smaschera le loro bugie e contraddizioni. In questa struttura s'inseriscono infine delle particolarità: nell'ultimo spicchio del primo episodio c'è la possibilità di manipolare alcuni oggetti tridimensionali per scoprire nuove prove, sezione che fu inserita al momento della conversione su DS per sfruttare le capacità poligonali e il touch screen del portatile Nintendo; negli altri due giochi fa invece la propria comparsa lo Psyche-Lock, una sorta di minigioco sempre però legato a prove e interrogatori, e che è la prima delle varie "digressioni di gameplay" che appariranno poi nei successivi episodi. Fin qui, come si conviene ad ogni indagine che si rispetti, la fredda e oggettiva analisi della struttura ludica, che per sua natura non è certamente appetibile al pubblico più di massa possibile, come dimostra peraltro il fatto che il genere cui appartiene non ha mai sfondato al di fuori del Giappone fino a pochi anni fa. Ma cosa ha fatto, allora, dei vari Ace Attorney alcune tra le visual novel più belle di tutti i tempi, capaci di ammaliare e coinvolgere anche un pubblico sino ad allora ben poco avvezzo a sorbirsi cascate di testo e ragionamenti logici tra i più fini?

Colpi di scena

La risposta è semplice: ambientazioni, trame e personaggi sono spesso e volentieri assolutamente fuori parametro. In poche parole, la scrittura, qui opera esclusiva dello stesso ideatore della serie Shu Takumi (tornato alla grande solo recentemente col crossover tra Phoenix Wright e il Professor Layton) raramente abbandona livelli d'eccellenza.

Alle origini del mito

Potreste andarvi a rileggere le nostre recensioni originarie dei tre titoli e poi tornare qua, per scoprire che anche a distanza di anni la parte narrativa rimane eccezionale: i personaggi così esageratamente nipponici nella loro caratterizzazione, eppure, almeno alcuni di loro, di una profondità sconcertante; le varie trame, intricate ed avvincenti di per sé, ma ancor di più quando si cominciano a capire i legami e i collegamenti tra i vari casi di un titolo e poi ancora (e questa collection rende ciò ancora più chiaro) tra i vari episodi della serie; i momenti di assoluta esaltazione, sottolineati da musiche incalzanti, nei quali si smaschera un testimone bugiardo, si ribaltano completamente le carte in tavola e d'improvviso giudice e pubblico sono tutti con noi mentre il procuratore, baldanzoso e sprezzante fino all'attimo prima, si produce in impagabili espressioni di sconfitta; il tenore generalmente molto comico ma che non risparmia efficacissimi momenti di tensione, minaccia incombente, dramma, persino alcune digressioni nel soprannaturale.

Alle origini del mito

E alla scrittura quasi sempre impeccabile si aggiungono, come forse avrete intuito, anche grafica e sonoro decisamente ben fatti ma mai invasivi, tesi come sono a rinforzare e mai a disturbare le varie sensazioni e stati d'animo che si alternano nel giocatore lungo il dipanarsi della trama. Complice il genere non esattamente dinamicissimo e in virtù di quanto detto sinora, possiamo affermare senza tema di smentite che, anche se i successivi episodi, specie Dual Destinies per Nintendo 3DS, hanno introdotto diverse novità, la trilogia originale è invecchiata in maniera eccellente, come un buon vino, e riaffrontare i vari casi è stato un estremo piacere anche per chi scrive, che già li conosceva abbastanza bene. Se la recensione dovesse concludersi qua, non potremmo fare altro che un paio di osservazioni banali ma vere e sincere: l'appetibilità di Phoenix Wright: Ace Attorney Trilogy, a meno che non odiate il genere, è massima per chi non ha mai provato nessuno di questi tre episodi, restando pur alta, per via del prezzo, se ne avete da recuperare due o anche solo uno, così come è massima per chi ha conosciuto Wright e la sua cricca solo successivamente e vuole andare a scoprire da dove sia partito tutto. Prima di congedarci, però, nella più classica tradizione del legal thriller restano almeno tre questioni a cui dare risposta, e forse vedremo che le cose non stanno sempre esattamente come sembrano all'inizio.

L'effetto 3D

Si limita, in alcune schermate, a staccare nettamente i ritratti dei personaggi e gli elementi dell'interfaccia dai fondali. Niente di eccezionale quindi, non influisce in nulla sul gameplay, ma è comunque una, piccolissima, cosa in più.

Don't call me “Dick”!

Il primo aspetto da esaminare riguarda il valore aggiunto della collection rispetto ai singoli giochi: c'è qualcosa che è in grado di invogliare all'acquisto anche chi conosce alla perfezione la trilogia originale? Dal punto di vista dei contenuti, assolutamente no. I titoli sono rimasti perfettamente identici a se stessi, nei loro tanti pregi e anche nei loro difetti, come la logica non sempre stringente quando si tratta di capire quale prova presentare e in risposta a quale affermazione dei testimoni. Miglioramenti si vedono solo sul fronte estetico: le schermate, sempre a partire dagli asset originali, sono state ridisegnate per adattarle allo schermo del Nintendo 3DS (con tanto di effetto 3D stereoscopico che analizziamo nel solito box), con risultati a volte difficili da valutare a meno che non si abbiano di fronte anche le versioni Nintendo DS e/o Game Boy Advance, ma sicuramente migliori di quelli della versione iOS, nella quale la transizione all'alta risoluzione non è sempre andata benissimo.

Alle origini del mito

Anche le musiche sono state riarrangiate e remixate, a volte in maniera molto leggera, altre in maniera notevole, come nel caso della bellissima traccia che è possibile ascoltare nel menu principale. Tutto qui: niente bonus, che sarebbero stati molto ben accetti dai fan così come dai novizi, niente artwork, curiosità, materiale inedito, niente di tutto quello che insomma renderebbe giustificabile l'acquisto anche per i veterani. Un lavoro di conversione in definitiva abbastanza pigro, che si è limitato quasi interamente a impacchettare i tre episodi, laddove gli aggiustamenti portati sono così sottili che difficilmente saranno notati. In secondo luogo, c'è da discutere del modello di distribuzione. Così come Dual Destinies, anche questa Trilogy viene rilasciata (in tutto il mondo, peraltro, mentre l'altro almeno in Giappone è reperibile fisicamente) esclusivamente in formato digitale su Nintendo eShop. Capiamo i dubbi di collezionisti e di chi in generale non si fida del digital delivery, ma non ci sentiamo di affermare che questo sia, in sé, un difetto: i modelli di distribuzione del nostro passatempo preferito sono ormai radicalmente cambiati, e se una casa pensa di poter abbattere i costi di produzione e distribuzione in questo modo, ben venga, avremo così comunque un'offerta maggiore e più varia e vedremo l'uscita di titoli che altrimenti non sarebbero mai stati disponibili. La prospettiva cambia leggermente quando però a tutto il discorso si aggiunge l'elemento prezzo: 30 Euro per tre giochi, con un impegno che va tranquillamente tra le 40 e le 60 ore, è sicuramente un esborso congruo e conveniente, un po' meno quando però su sistemi iOS esiste la stessa identica collection, differente solo in qualche particolare visivo/sonoro, ad un prezzo che è esattamente la metà.

Alle origini del mito

Per chi ha un dispositivo compatibile capirete che l'appetibilità della versione Nintendo 3DS non è più così alta, e gli altri magari possono aspettare uno dei tanti sconti che Capcom organizza con regolarità su eShop. Infine, il problema della localizzazione. Tutti e tre gli episodi sono interamente in inglese e, volendo, aggiunta gradita sebbene solo per un piccolo segmento di pubblico, in giapponese. Non è un problema di qualità: la localizzazione in inglese, nonostante i problemi e le contraddizioni derivanti dall'aver voluto trasportare negli USA delle vicende che sono chiaramente ambientate in Giappone, è decisamente splendida, vibrante, ricca di giochi di parole, battute anche abbastanza forti, riferimenti culturali e pop. Ma bisogna avere una conoscenza perlomeno di base della lingua per andare avanti, figuriamoci poi per afferrare tutte queste battute e riferimenti, e questo automaticamente taglia fuori una grossa fetta di pubblico. Non faremo qua il discorso, pure giusto, che l'inglese è sempre bene conoscerlo, o diremo, da giocatori attempati, che "ai nostri tempi" l'italiano in un videogioco era una vera e propria chimera, e quanti di noi hanno imparato la lingua di Albione solo per giocare a questo o quel RPG: il fatto è che oggi come oggi la quasi totalità dell'offerta ludica prevede la localizzazione per il nostro Paese, e se Ace Attorney Trilogy non ce l'ha significa che ha un qualcosa in meno rispetto alla concorrenza e che perde appetibilità per una fascia d'utenza. Tutto questo reso ancora più deludente dal fatto che le traduzioni in italiano, non splendide come quelle inglesi ma comunque ottime, esistono, sono ufficialissime e si trovano in tutte le schede dei primi tre giochi per Nintendo DS! Contenimento dei costi, okay, declino delle vendite della serie da noi, va bene, ma questa semplice constatazione rende quasi del tutto inspiegabile e masochista la scelta di Capcom.

Conclusioni

Digital Delivery Nintendo eShop
Prezzo 29,99 €
Multiplayer.it
7.0
Lettori (11)
7.3
Il tuo voto

Parliamoci subito chiaramente: siamo di fronte a tre delle più belle visual novel mai create, impacchettate comodamente in un unico prodotto ad un prezzo comunque almeno ragionevole. Quindi, se sapete già di amare il genere, se volete entrare nel pazzo ed esaltante universo di Phoenix Wright, o se ci siete già entrati ma con uno degli episodi più recenti, non fatevi scrupoli e accomodatevi senza timore: sarete ripagati da un'esperienza che davvero, per tanti motivi, vi resterà nel cuore. Ma qua dobbiamo analizzare anche altri aspetti, quali la qualità dell'operazione, l'appetibilità per i vecchi fan, l'esistenza di altre versioni e la localizzazione, e come avrete letto nel corpo dell'articolo, tante cose da questo punto di vista lasciano a desiderare. Un'operazione insomma parecchio pigra da parte di Capcom, che non può non penalizzare il voto finale, a maggior ragione quando il materiale di base è così bello.

PRO

  • Tre delle più belle visual novel mai viste
  • Sottili ma efficaci miglioramenti estetici
  • Il prezzo in sé sarebbe conveniente...

CONTRO

  • ... se su iOS non costasse la metà!
  • Niente bonus per i fan vecchi e nuovi
  • Localizzazione italiana scomparsa nel nulla